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Autore: Isyde    12/03/2011    2 recensioni
La Seconda Guerra è finita e Susan Bones deve fare i conti con la sua vita. Sola e senza una famiglia dovrà riuscire a trovare un senso a ciò che sta succedendo e riuscire a costruirsi un futuro solido. Insieme ai suoi più cari amici, Ernie, Hanna, Justin, decidono di compiere un viaggio metafisico...Alla ricerca della Primavera.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ernie Macmillan, Hannah Abbott, Justin Finch–Fletchley, Theodore Nott, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Fidarsi

 

Susan si guardò intorno, o meglio ci provò.

Non riusciva a distinguere i contorni degli oggetti accanto a lei.

Tavoli, piatti, mobili non erano altro che chiazze blu o marroni, a volte troppo chiare da farle lacrimare gli occhi.

Quegli, odiosi, occhiali scuri li teneva per tutto il giorno, persino nelle ore più buie, giusto per precauzione.

La prudenza, una virtù che pensava di aver perso durante la guerra, l'aveva portata a comprensere altre paia che teneva nel cassetto della cucina e nella borsa in caso di emergenza.

Se ne stava seduta nel salotto spoglio della sua vecchia casa quando sentì il secco rumore di una porta chiusa.

Si alzò ed istintivamente sfilò la bacchetta dalla tasca dei jeans.

-Chi è?- disse con voce tremante, cercando di non farsi prendere dal panico.

Attese qualche secondo e s'incamminò verso il piccolo corridoio che portava alla porta.

-Sono...Sono io, Susan.-

A quelle parole, brevi lettere che s'incatenavano fra loro, Susan perse l'equilibrio e si aggrappare al muro.

-Theodore...- sussurrò a sè stessa, quasi come non ritenesse possibile averlo a pochi metri da lei.

 

 

 

Ricordava con molta chiarezza come sua nonna, Primulae Bones, avesse insistito per regalarle il "Galateo per gli Ospiti" edito da quel giornaletto per donnine "StregaOggi".

Non rammentava nessuna regola, se non quella di offrire qualche pietanza al povero ospite.

Piccola regola che quel pomeriggio preferì ignorare, così si accomodò sulla vecchia poltrona di suo padre e rimase a fissarlo, nei limiti della sua vista cecata.

I suoi capelli scuri e la forma del suo naso, lungo e leggermente adunco, erano le uniche caratteristiche che riusciva a vedere.

Si tormentava le dita delle mani, leggermente affusolate, con una violenza e velocità che la vista confusa di Susan riusciva a vedere solamente un grosso ammasso di carne che si muoveva.

-Perché sei qui, Theodore?- domandò cercando in tutti i modi di rimanere impassibile.

-Come perché...- cominciò Theodore fissandola. -Per scusarmi.-

Le labbra di Susan si stirarono in un sorriso spento. -Già, come ho fatto a non pensarci! Un'altra richiesta di scuse.-

Theodore non rispose e rimase a guardarla.

Fissò quelle leggere cicatrici sul polso, quegli occhiali che nascondevano i suoi occhi chiari ed infine quel vezzo di attorcigliarsi le dita intorno alle ciocche castane.

-Hai ragione. Ma queste scuse...-

-Non me ne faccio nulla delle scuse, Theo. Nulla. Non spiegherebbe il perchè tu non mi abbia minimamente ascoltato!- sbottò Susan.

-Ti ho solo chiesto di non farlo, di non uscire da quella maledetta stanza. L'Ordine avrebbe testimoniato sulla tua innocenza.-

-L'Ordine non mi avrebbe mai creduto.- borbottò Theodore.

-Io ti ho creduto.- ammise sommesamente. -Io ti credo ancora.-

Theodore si alzò, troppo agitato e nervoso.

Quella conversazione si stava concludendo non nella maniere che aveva sognato durante le sue notti ad Azkaban.

Susan non gridava.

Susan non piangeva.

Susan non era arrabbiata.

Susan era delusa.

-Io ti...Amo.- riprese lui, prendendola per un braccio e facendola alzare bruscamente, tirandola verso di sè.

-Io ti amo Susan. Non so se riuscirai mai a perdonarmi, ma credimi se ti dico che ti amo.-

Susan scosse la testa e sciolse quell'abbraccio forzato.

-Te l'ho già detto Theodore. Io ti credo.-

Quest'ultimo aggrottò la fronte, cercando di avvicinarsi a lei. -E allora, cosa è cambiato?-

-L'unica cosa che è cambiata fra noi, è che io non mi fido più di te.-

 

 

 

 

 

Era ormai buio e Susan riusciva a distinguere le poche luci del vialetto.

Due o tre lampioni erano rimasti illesi dopo lo scempio dei Mangiamorte mesi prima.

Aveva provato a dormire, quella sera, ma non ci riusciva.

Si era rifugiata nell'unico luogo che adorava; i piccoli gradini davanti al portone principale.

E una volta seduta lì, si sciolse in quel lento pianto che aveva tenuto da troppe ore ingabbiato fra le sue fragili ossa.

Erano lacrime amare quelle di Susan, intrise di quella consapevolezza, tipica degli adulti, che niente sarebbe tornato come prima.

Né Theodore.

Né la sua vita.

Si accorse solo qualche minuto dopo di una figura che si era seduta accanto a lei.

-Perché piangi?- domandò Ernie con un tono di voce rassegnato.

-Per niente.- rispose lei.

Lui ridacchiò appena. -Se piangi per niente, dovrò abituarmi all'idea di vederti in lacrime ogni santo minuto.-

-Già. Eccoti la nuova Susan, hai ottenuto la versione piangente.- rispose a tono Susan, cercando di asciugare gli occhi da sotto le lenti.

Ernie la fissò per un po', incerto se intromettersi o rimanere in silenzio.

-Hanna...Oggi è passata da me.-

-E allora?-

-Mi ha detto di riferirti che domani, volente o nolente, passerà con le varie pozioni che devi prendere per la vista.- disse lui serio.

-Bene, domani non mi farò trovare.-

-Dovete parlare.-

-No.-

-A volte sei una bambina cocciuta. Un mulo parlante.-

-Grazie mille. Ma ti fidi di me se ti dico che non voglio vedere Hanna?-

-Mi sono sempre fidato di te, Susan.- disse Ernie alzandosi dal gradino e camminando verso il cancello di legno.

-Grazie.- gridò Susan, avendo come risposta solo un confuso braccio che si alzava verso il cielo scuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

____

 

Il capitolo forse non è realmente collegato agli altri e di questo me ne rammarico.

Spero vi sia piaciuto comunque, in fondo Nott ha fatto la sua comparsa e non mollerà l'osso facilmente.

Hanna ritornerà.

A breve vedremo Justin e Zacharias Smith ed altri Tassorosso, in una specie di riunione.

Vi mando un bacione e appena riesco, vi risponderò. Il tempo per scrivere è sempre meno.

Un bacione,

Isy

 

   
 
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