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Autore: LonelyBoy    13/03/2011    0 recensioni
L'opera "Ricongiungimento" presenta gli eventi avvenuti a distanza di un anno dall'ultimo "Ringraziamento" (segue quindi la puntata 4x11).
La vicenda ruota attorno a Dan, affiancato da Blair, nel tentativo di ricongiungimento del ragazzo con Serena. Tuttavia, gli eventi prendono una piega assolutamente inaspettata.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Dan Humphrey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I want you so much that…

Dopo circa mezz’ora Dorota e Vanya si erano diretti al luogo del loro tanto atteso appuntamento, lasciando Dan e Blair in compagnia della piccola Anastasia.
Dan sembrava avere la situazione sotto controllo: reggendo la bambina fra le sue braccia, si dilettava infatti in piroette che facevano intrattenere la stessa, sotto lo sguardo attento e interessato di una sorridente Blair. Quando Anastasia parve rasserenata e stanca, il ragazzo la distese dolcemente nel suo comodo passeggino. Blair, in un certo senso, era nervosa perché, paragonata alla straordinaria di Dan, si sentiva incredibilmente inferiore. Dan, da parte sua, non potè non constatare il disagio dell’amica, che si improvvisava occupata disponendo le posate sulla tavola lignea e pregiata.
- Va tutto bene? – chiese forzatamente Dan, per intraprendere una conversazione con l’unica anima presente nella casa oltre Anastasia e lui stesso.
- Considerando l’assenza di Dorota e il fatto che tu la stia sostituendo in modo efficace in tutto ciò che non mi compete, direi alla grande – rispose Blair, mentre continuava a fissare la tavola e a predisporre il materiale per il pranzo.
Calò un breve silenzio, giusto il tempo necessario per permettere a Dan di riorganizzare le proprie idee.
- Ti aiuto.
- No, almeno non in questo! – esclamò Blair, stavolta a testa alta, mentre scrutava Dan. – Non farmi sentire ancora più incapace di te.
- Ma cosa..? Non sei incapace Blair, sennò non saresti la “dittatrice del buon gusto”.
Blair guardò ancora Dan negli occhi. Già, “dittatrice del buon gusto”, fu proprio lui a definirla in quel modo parecchio tempo addietro, quando le cose fra i due erano ancora piuttosto complesse.
Blair, comunque, sospirò e spostò lo sguardo alla piccola Anastasia, che tenera si era appisolata alla loro presenza. Subito dopo spostò la sedia adiacente alla sua postazione e indicò a Dan di fare altrettanto.
- Vogliamo accomodarci? – chiese ancora la ragazza, con un sorriso malizioso.
Non molto tempo dopo, i due si ritrovarono a gustare i prelibati piatti che Dorota aveva gentilmente preparato. Si trovavano l’uno di fronte all’altro e si fissavano, non avevano parlato ancora molto. Preferivano mangiare in silenzio, probabilmente per la difficoltà nel sapere di dover trascorrere un’intera giornata insieme, cosa che, a quanto pare, a loro non era ancora successa. Come spesso accadeva, era Dan a fare la prima mossa. La sua caparbietà nelle situazioni, in un certo senso, “difficili” permetteva a Blair, nella maggior parte dei casi, di liberarsi da quel gran peso in cuore che quasi le impediva di esprimersi.
- Ho una cosa da dirti – disse Dan, con la pretesa di cominciare una conversazione. Blair non rispose, però, ovviamente, era tutta orecchie.
- Lascio il W Magazine – continuò il ragazzo in modo quasi rapido e indolore. Stavolta Blair alzò lo sguardo; non parve aver compreso quanto aveva detto il compagno, e anche volendo rispondere, quello più veloce.
- Mi hanno proposto un posto fisso al Times. Ci ho pensato su: ho deciso di accettare l’offerta.
- Grandioso – notò Blair poco convinta.
- Non dirlo come se non ti importasse. Sei delusa perché me ne vado, ma non solo, pensi di non potercela fare senza il mio appoggio – sbottò Dan, che sembrava aver centrato perfettamente l’animo di Blair, come nessun altro avrebbe mai saputo fare.
- Non dire certe... Oh ma certo, in fondo è proprio così – concluse lei, inaspettatamente, aveva subito il colpo.
- Blair, hai d’avanti un futuro certamente più “luminoso” del mio, costellato da grandi traguardi. E non ti serve di certo Dan Humphrey per raggiungerli, perché sai di farcela benissimo anche con le tue sole forze.
- E poi ciò non significa di certo che non dovremo più vederci con la solita regolarità, perché siamo amici, giusto? – chiese Blair, con una voce flebile e accennando ad un sorriso.
- Non avresti potuto cogliere meglio nel segno – esordì il ragazzo sorridendo anch’egli.
Blair, dunque, si alzò da tavola e si diresse verso un comò posto all’angolo della stanza e ne estrasse, da uno dei cassetti, una custodia contenente un film. Si girò e lo mostrò rapida all’amico.
- Il più classico dei film: La guerra delle due rose, millenovecentosessantaquattro, con David Warner, Peggy Ashcroft e Charles Kay. Che ne dici?
- Perfetto – Dan si fermò un attimo, sempre sorpreso dai cambiamenti camaleontici nello stato d’animo di Blair.
- Vado a sistemare il lettore in salotto – continuò il ragazzo, alzandosi da tavola.
- Oh, non ce ne sarà bisogno. Vedremo la pellicola in camera mia, se non ti dispiace.
A tale affermazione Blair parve arrossire, mentre tentava, come meglio poté, di dimostrare una certa convinzione nell’affermare la propria idea.
Dan, da parte sua, era sorpreso. C’era qualcosa nella ragazza che non riusciva a comprendere a pieno, era diversa. Già, una diversità molto simile a quella di qualche tempo addietro, quando i due, beh, si guardavano con occhi diversi.
Quasi due ore dopo, i due si trovavano sul letto di Blair, vicini fra loro e avvinghiati alle coperte, con il computer sulle gambe, che lasciava scorrere i titoli di coda. Il gelo di una “torrenziale” nevicata pomeridiana penetrava appena le mura possenti di Casa Waldorf, protette dal tepore dell’imponente camino di marmo del salotto. Blair aveva avuto il cuore palpitante per l’intera durata della pellicola, fino a quando, vittima delle fatiche dell’intera e solita settimana di alto impiego, crollò sulla calda spalla del ragazzo. Dan, ammirando il dolce viso assopito di Blair, poggiò il capo sul suo, chiudendo gli occhi, nell’incanto di quel rilassante momento.
Quando il sole calò del tutto, un non-troppo-dolce lamento, riportò alla realtà i due ragazzi. Anastasia era evidentemente sveglia e non rifiutava di certo di farsi sentire. A destarsi per primo fu Dan, che, involontariamente, si mosse provocando il conseguente risveglio di Blair. Quest’ultima si sgranchì, mentre Dan tentava di ristabilire la quiete della bambina.
La ragazza, ancora seduta sul suo comodissimo letto, fissava la scena: non c’era dubbio, Dan ci sapeva fare in tutto, o quasi. Sapeva farla sorridere, sapeva sorprenderla, sapeva commuoverla e consolarla, sapeva anche farla arrabbiare e, cosa più importante, sapeva esserle amico, come nessun’altro, eccetto Serena, lo era mai stato. Essendo conscia di tutto quanto, quindi, Blair incominciava a tormentarsi su quanto poteva accadere nella sua testa e, soprattutto, nel suo cuore. Non aveva più il controllo dei suoi stati d’animo e dei suoi sentimenti nei confronti di Dan, e ciò portava ad un’unica, pesante e dura verità: il desiderio implacabile e crescente di poter ancora amare, e di sentirsi, ancora una volta, amata.
Alla realtà dei fatti, intanto, Dan si era diretto all’esterno della stanza, per testare la sua estrema e segretissima tecnica, sperimentata sul suo quasi-figlio Milo, per destare la piccola Anastasia dai suoi sconclusionati piagnucolii: la ninna nanna di Rufus Humphrey.
Blair, con molta cautela, aprì la porta che la separava dal ragazzo e, mettendo in azione la sua capacità uditiva massima, cercò di percepire la sua dolce melodia. Questa riuscì a placare il cuoredella medesima Waldorf quanto quello della piccola e innocente Anastasia. Un equilibrio interiore si era stabilito nella ragazza.
Ogni tentativo di fuga a questo punto era vano. E poi, d’altronde, Blair Cornelia Waldorf non voleva fuggire. In quel preciso istante era pronta ad affrontare, anzi no, a sconfiggere del tutto i suoi timori oppressivi. 
Daniel Randolph Humphrey era di nuovo lì, all’ingresso della stanza, che sospirava e fissava Blair, probabilmente per farle intendere che l’animo della bambina era stato placato.
- Humphrey.
- Lo so, non sono stato del tutto intonato. L’importante è comunque che Anastasia si sia riaddormentata.
- In realtà sei stato grandioso. Ma c’è dell’altro di cui ho urgente bisogno di parlarti.
- Sarò lieto di ascoltarti – proseguì Dan, in volto decisamente interessato.
- Mi piaci. Incredibilmente. Mi piaci.
I due si guardarono dritto negli occhi, per qualche lungo secondo. Lei aveva il cuore che le esplodeva in petto, lui era, invece, decisamente scombussolato.
- Desidero baciarti, – continuò Blair - e se me lo permetterai, lo farò. Lo voglio davvero.
Dan, stavolta, portò lo sguardo al gelido pavimento di marmo. Poi alzò nuovamente il capo, sospirando.
- In realtà non avrei mai pensato che fossi tu a chiederlo. E, considerata la situazione, devo dirti che lo voglio anch’io.
Ancora silenzio, il cuore della ragazza battè all’impazzata. Pareva quasi esplodere.
- Quindi, Blair, te lo concedo.
A tali parole, Dan fece due, tre, quattro passi in avanti, spingendosi in prossimità della ragazza. Lei fece lo stesso, arrivando a sfiorargli il petto. Lo guardò per una frazione di secondo, poi lo baciò.
Nel momento più dolce che i due avessero mai trascorso da diverso tempo addietro, Blair portò le sue braccia al collo di lui, lo strinse così fortemente, la sua lingua finalmente si incontrava con quella di Dan, e non voleva di certo separarsi. Dan, da parte sua, si avvinghiò al corpo seducente e caldo della ragazza dai capelli color cioccolato. Era evidente, entrambi erano consapevoli di volere di più. Blair, così intraprendente, si sfilò la parte superiore del suo vestito e strappò via la giacca a Dan, che rispose sollevandola e portandola sul suo nobile e dignitoso letto.
Le gambe eccitanti della ragazza aggrappate al corpo di lui, la schiena forte e sudata graffiata dalle unghie di lei. Entrambi, finalmente, si desideravano, portando alla clamorosa svolta che precede, solitamente, il vero amore.
  
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