25.
Le parole usate e logore non esprimevan in parte il male.
04
settembre 2010.
“Ti ha lasciata?”
“Parti”.
Fu la prima parola che dissi, l’unica durante il
viaggio di ritorno a casa per essere precisi.
Non sapevo come mi sentivo.
O meglio, non mi sentivo affatto. Non mi sentivo
più io, volevo solo star tranquilla, pensare, capire.
Non riuscivo ancora a connettere bene, anzi, non
riuscivo a connettere affatto tutto quello che era successo.
Mi aveva lasciata. Ok. Nessun problema. Tanto, che
me ne importava? Rispondeva sì e no a un messaggio su cinque. Mi dava buca. C’era
e non c’era.
Che differenza faceva allora stare insieme o no? Il
fatto che non lo potevo baciare?
Beh, non sarei mica morta per questo!
E allora perché le lacrime continuavano ad ornare
gli occhi?
“Vado a farmi la doccia” dissi appena entrata in
appartamento.
E così feci: mi buttai sotto il getto d’acqua calda
bollente, e restai un quarto d’ora buono così.
Due parole continuavano a risuonare prepotenti
nella mia testa.
Due semplici parole, che non sembravano poi così
malvagie.
Sto bene. Sto
bene. Sto bene.
Quando uscii dalla doccia, e mi guardai allo
specchio, me lo dissi anche ad alta voce.
“Sto bene”.
Fu allora che scoppiai a piangere, silenziosamente.
Le lacrime si erano – finalmente – decise a
scendere, e a liberarmi almeno un po’.
Mi sedetti contro il termosifone attendendo di calmarmi,
quando il telefono cominciò a vibrare.
Cristian.
“Pr-Pronto?” dissi cercando di parer normale.
“Francesca, ciao. Scusami se non mi sono fatto più
sentire, ma sono sempre impegnato”.
Sospirai forte, per cercare di calmarmi, invano.
“Mi ha lasciata” dissi d’un tratto.
“Come?” chiese Cristian.
“Mi ha lasciata” ripetei, e dentro di me si sentiva
l’eco di quelle tre parole.
Mi ha
lasciata.
“Mi dispiace, ma te l’avevo detto che non sarebbe
durata” rispose.
“Tr-tranquillo”.
“Ce’, appena torno ti racconto come sono qui le
cose, sul serio, è fantastico. Suoniamo tutto il giorno, Cecilia ed Alessandro
sono davvero bravi. E poi ho conosciuto un sacco di persone! Soprattutto c’è
una ragazza, si chiama Sara, è bellissima, non faccio altro che pensare a lei…”
Com’è che era iniziato tutto?
Ah sì, con Cristian che mi telefonava e mi diceva
che gli piaceva una creta Giorgia.
E com’è che tutto è finito?
Con Cristian che mi chiamava e mi diceva che gli
piaceva una certa Sara.
Me ne parlò un bel po’ al telefono, ma non lo
ascoltavo, captavo qua e in là qualche parola, non parlavo.
Pensavo solo che rivolevo Zeno.
E le lacrime non smisero di fermarsi, mai.
Poi un pensiero mi passò per la testa: Cristian
aveva detto di amarmi durante tutto quel tempo.
Ed ora gli era passata così, di nuovo, con una
ragazza che aveva conosciuto cinque giorni prima.
A lui importava di me solo quando non ero più
libera.
Quando sapeva che non ero di proprietà di nessuno,
mi lasciava andare.
Se invece cominciavo a provare qualcosa per un
altro ragazzo, eccolo lì che rivendicava il suo diritto.
Gli sbattei il telefono in faccia: se era così
poteva benissimo tornarsene dalla sua Sara.
Mi chiusi in camera e non uscii per due giorni.
Cristian mi chiamò… Non risposi… Mi mandò messaggi…
A cui non risposi…
Il giorno dopo cominciò a tornare tutto come prima.
L’estate era finita, avevo superato gli esami, sarebbe ricominciata scuola,
avevo di nuovo un migliore amico e non un ragazzo innamorato di me.
E a me in quei giorni mancava solo una persona, che
non pensavo mi sarebbe potuta mancare così tanto.
La cercai a lungo. Cercai anche di contattarlo,
vederlo nei modi più impensati, di incontrarlo “per caso” (mai perse tante
corriere come quei primi giorni di scuola), passavano gli autobus e vi leggevo
il suo nome, nei treni, nelle strade, persino in un libro che lessi e rilessi
all’infinito.
Eh sì, mi mancava.
E la cosa più assurda è che non credo di averlo mai
avuto.
Zeno.
{ Spazio HarryJo.
A Martina, ti ho
sempre detto che Zeno è il ragazzo più intelligente del mondo. Almeno lui ha
avuto il coraggio di lasciarmi. E non mi ha presa in giro.
Lo so, lo so.
Cristian è un cretino.
Zeno è un cretino.
Francesca è una cretina.
La storia è assolutamente una scenetta di Beautiful.
Eppure andò proprio così.
Un appunto: alla fine parlo di leggere il suo nome negli autobus,
nei treni, nelle vie e in un libro. Sì, perché qui da me esiste un paese
chiamato “San Zeno” e ci passa l’autobus n°7. Il libro è, ovviamente, “La
coscienza di Zeno”.
Ora, questo è l’ultimo capitolo.
La prossima settimana pubblico sempre qui un capitolo extra che
spiega come sono le cose ora.
Poi se vi interessa c’è sempre quella shot su me e Davide (Francesca
e Cristian).
E poi… Beh, poi è finita.
Per ora, grazie mille per avermi seguito.
Ma vi ringrazierò meglio nell’extra.
Se volete farmi sapere che cosa avete pensato di tutta la storia,
lasciate pure una recensione, a me fa piacere.
Per domande/chiarimenti sono sempre qui.
A presto,
Erica :)