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Autore: alaal    13/03/2011    1 recensioni
Un allenatore assetato di potere, un Pokémon leggendario, una maledizione. La nostra storia non si incentra in questo incontro tra umano e Pokémon leggendario, ma gli effetti di questo scontro si ripercuotono nel futuro, a tre anni di distanza.
Recensite, per favore! Sono uno scrittore in erba, ogni commento (insulti compresi) è bene accetto! ^__^
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Riassunto del capitolo precedente...
Abbiamo lasciato i nostri amici a Miramare, la località costiera proprio nei pressi di Celestopoli. Il gruppo ha fatto conoscenza con il signor Macmadison, direttore nonché proprietario dell'Asilo dei Pokémon. Hanno fatto anche la loro comparsa i membri del Team Richardson, Elio e Cassandra: per un evento imprevisto i loschi membri del team hanno desistito alla conquista dell'edificio di proprietà dei Macmadison. E ora che cosa succederà??


Grazie alle proprietà curative di alcuni attacchi dei Bellossom ospiti del parco dell’Asilo dei Pokémon, Ash Ketchum, Pikachu ed il signor Macmadison furono sbloccati dalle loro assurde posizioni causate dall’attacco Paralizzante del Gloom del Team Richardson. Mentre il Master dei Pokémon ed il suo fedele Pokémon eseguivano qualche esercizio per sgranchire i muscoli, il signor Macmadison preferì ringraziare Brock e Laura ed i loro Pokémon per essere tempestivamente intervenuti contro il losco Team e per avere salvato l’Asilo dei Pokémon di Miramare. Butterfree, ancora in cima all’albero del pesco, afferrò il cucciolo di Bulbasaur per il tenero bulbo che era impiantato sulla sua schiena e con lui planò verso terra, la cui direzione finale era costituita dalle braccia di Brock. Butterfree depositò delicatamente l’ancora spaventato Pokémon erba tra le mani dell’allevatore di Pokémon e, quando questa operazione venne terminata con successo, il signor Macmadison iniziò a ridacchiare ed agitarsi come un forsennato.
Macmadison: -Ragazzi, avete salvato me ed i Pokémon da me custoditi! Se non fosse stato per voi, ragazzi, sì, sì! Proprio per merito vostro! Se non fosse stato per voi, il Team Richardson avrebbe sicuramente conquistato questo angolo di paradiso! E cosa sarebbe accaduto di me? Avrebbero preso il comando di questo edificio! Ma ora è tutto a posto, grazie al vostro intervento!- Brock e Laura vennero letteralmente travolti dalla fiumana di parole del prolisso Macmadison. Lo strampalato vecchietto, i cui occhiali avevano dalle lenti a fondo di bottiglia, afferrò con decisione le mani dei ragazzi e le strinse con esagerata forza, facendole ondeggiare su e giù. Ash, Pikachu, Dratini e Alex rimasero a guardare in disparte, divertiti dall’improvvisato teatrino. Si spaventarono quando osservarono i loro amici trascinati via dalla carica dirompente dell’incredibile vecchietto. Il signor Macmadison, infatti, stava portando con sé i due ragazzi verso la porta dell’edificio che stava sul retro. Il problema era che Brock e Laura non stavano minimamente toccando terra con i piedi, il signor Macmadison stava correndo all’impazzata e in pochi secondi svanirono alla vista di Ash e Alex. I due ragazzi si guardarono in volto sorpresi, poi scoppiarono a ridere a crepapelle.
Procedettero a passi lenti verso la porta che conduceva al corridoio dei quadri illuminato artificialmente, e quando finalmente varcarono completamente quell’angusta stanza, videro i due amici nella hall principale afferrare qualcosa dalle mani del signor Macmadison. Ash e Alex raggiunsero finalmente l’atrio dall’acciottolato regolare e dalle decorazioni ampollose e videro l’energico vecchietto alla scrivania, che stava facendo dei cenni ai due ragazzi di avvicinarsi verso di lui. Ash e Alex aprirono leggermente gli occhi, un poco intimoriti da quella mano che intimava loro di avvicinarsi verso il proprietario dell’Asilo dei Pokémon.
Macmadison: -Ehi, voi due! Ho qualcosa per voi! La vostra ricompensa!- I due ragazzi ridacchiarono e scossero la testa, imbarazzati da quello che il signor Macmadison stava afferrando in quel momento in mano: erano quattro sfere Poké di colore blu, contraddistinte da due protuberanze rosse sulla cima colorata della Ball. Erano delle Mega Ball. Alex non aveva mai visto ancora una Mega Ball, fino a quel momento aveva sempre maneggiato le comuni Poké ball bianche e rosse.
Ash: -Noi non abbiamo fatto nulla… non siamo neanche intervenuti!- Alex annuì, dando ragione al suo maestro.
Alex: -Non… non possiamo accettare la ricompensa…- Pikachu e Dratini, però, parevano in netto contrasto con il pensiero dei loro allenatori. Senza tante storie balzarono dalle spalle dei due ragazzi verso la scrivania di mogano del signor Macmadison ed afferrarono (Pikachu con le zampe, Dratini attorcigliandosi attorno alle Mega Ball) la ricompensa generosamente offerta dal proprietario dell’Asilo dei Pokémon.
Macmadison: -Beh, chiunque sia amico del sottoscritto, il signor Sam Macmadison, dovrebbe essere trattato nel migliore dei modi! Sareste comunque intervenuti se non fosse stato per quegli inconvenienti!- Sam Macmadison si riferiva chiaramente all’attacco Paralizzante di Gloom che aveva immobilizzato Ash e Pikachu e all’impossibilità da parte di Alex di muoversi a causa della stampella che venne strappata via dalle sue mani. Ora la stampella l’aveva recuperata ed i vestiti furono energicamente ripuliti da un potente Getto d’acqua da parte di Pelipper. I vestiti di Alex, infine, furono rapidamente asciugati dall’alito infiammabile di Magcargo. Un servizio degno di un lavasecco. Gratis, per giunta. Ash e Alex accettarono il regalo del signor Macmadison ma, appena vennero gentilmente consegnate dai loro Pokémon le quattro Mega Ball, la luce improvvisamente partì. Era quasi ora di pranzo, ma il sole era coperto da una pesante coltre di nebbia e, a settembre inoltrato, il sole non era più così luminoso come invece lo era stato fino ad allora, quando era ancora estate. In quel luogo senza finestre, inoltre, il buio si notava ancora di più. Laura si guardò attorno, quasi spaventata dell’improvviso blackout. Non era mancata la corrente solo nella hall, ma anche nel corridoio. I fari che illuminavano i quadri dei Pokémon erba erano anch’essi inspiegabilmente spenti. Alex si guardò attorno, perplesso.
Alex: -Cosa è successo? È mancata la luce all’improvviso?- Il signor Macmadison non perse occasione per ridacchiare e quell’avvenimento non deturpò la sua ondata d’ottimismo e di vitalità. Con un nuovo balzo dalla sedia fu sulla scrivania e, con un altro saltello, atterrò elegantemente in terra. A passetti piccoli e veloci si indirizzò dall’altra parte della hall, ovvero verso il portone d’entrata, meglio precisamente la porta di destra. Accanto c’era un piccolo scompartimento scavato nel muro di mattoni, dove risiedeva il contatore elettrico. Il loculo era coperto da un’anta che si poteva aprire comodamente con un pomello d’ottone.
Macmadison: -Calma, ragazzi, niente panico! Ogni tanto scatta il salvavita, sapete io devo consumare molta energia elettrica per rendere il parco giochi dei Pokémon il più accogliente possibile! Il calore non deve mai mancare, soprattutto con il sopraggiungere dell’autunno! Ogni tanto si eccede e raggiungo la quota massima dei megawatt consentiti. Il salvavita, che di solito è collocato sulla posizione 1, scivola sulla posizione 0, bloccando così l’erogazione dell’energia elettrica!- La spiegazione terminologica del signor Macmadison tranquillizzò un poco i due allenatori novizi, i quali stavano già temendo un nuovo attacco da parte del Team Richardson. A Celestopoli, quando ebbe luogo l’attacco in massa da parte dell’intero esercito del Team, la corrente elettrica era mancata più di una volta. Per un momento era sembrato proprio ai due giovani che Elio e Cassandra avessero voluto isolare completamente l’edificio, privandolo dell’energia elettrica necessaria per salvaguardare il comfort dei Pokémon erba che dimoravano temporaneamente al parco. Brock sorrise e si avvicinò a lenti e moderati passi verso il signor Macmadison, il quale stava ancora osservando perplesso il contatore elettrico.
Brock: -Bene! Ora credo proprio che sia giunto il momento di salutarci! Noi dobbiamo proseguire per il nostro viaggio per le città di Kanto. Dobbiamo procedere per il TunnelRoccioso, la nostra prossima destinazione è Lavandonia!- Quando terminò di parlare, Brock era giunto alla sinistra del vecchietto vestito in doppiopetto. L’attenzione del simpatico anziano però era ancora focalizzata verso il contatore e l’ex capopalestra di Plumbeopoli rimase quasi sconvolto quando osservò il volto del proprietario dell’Asilo. Il signor Macmadison era serio, gli occhi leggermente spalancati, la bocca semiaperta. Il vecchietto, da quando gli amici lo conobbero, non lo avevano mai visto serio. O sempre felice e spaventato a morte. Mai serio. Brock si avvicinò un altro po’ al vecchietto, il quale continuava imperterrito a fissare il contatore elettrico.
Brock: -Signor Macmadison, cosa sta succedendo?- Ash, Laura e Alex si avvicinarono anch’essi al vecchietto, il quale finalmente scostò lo sguardo dal lettore elettronico. Osservò l’ex capopalestra di Plumbeopoli in volto e scosse la testa, leggermente imbronciato.
Macmadison: -Che strano… il salvavita non è scattato. La luce è mancata sul serio.- Alex e Laura, quando udirono le parole del vecchietto, addirittura inorridirono. I loro sospetti, forse, stavano per diventare fondati. Il Team non se ne era andato davvero da Miramare, il ritiro e le belle parole di Cassandra erano state soltanto uno specchietto per le allodole, solo per far abbassare la guardia ai ragazzi. I due allenatori novizi vollero comunicare agli altri le loro supposizioni, ma in quel momento il PokéNav di Ash si mise a squillare. Il maestro di Pokémon afferrò l’oggetto ovale e lo aprì con uno scatto. Diversamente da quelli di Alex e Laura, il PokéNav di Ash aveva anche un piccolo schermo LCD in centro, e su di esso apparve il volto della madre di Ash, Delia. La madre appariva in penombra, tutto intorno a lei era scuro.
Delia: -Ash, mi senti?- Ash osservò il volto della madre: sembrava molto preoccupata. La donna, con quell’oscurità che avvolgeva i lineamenti delicati del suo viso, ricordava molto un ritratto ottocentesco, caratterizzato da colori scuri e dalla quasi assenza di luce nell’uso degli oli. L’allenatore col cappello impiegò un po’ di tempo prima di rispondere al quesito della madre dai capelli color castano ramato. Sapeva perfettamente che, quando sua madre era inquieta, era neccessario soppesare per bene le parole da pronunciare.
Ash: -Mamma… che cosa è successo?- Delia si sentì leggermente rincuorata nell’avere finalmente udito la voce del suo adorato figliolo. Sospirò e chiuse gli occhi, suscitando una crescente apprensione in Ash Ketchum. Gli amici del Master dei Pokémon si avvicinarono al ragazzo e riuscirono a vedere sullo schermo LCD del Pokémon Navigator il volto della madre di Ash.
Delia: -Oh, caro Ash, è una tragedia! La luce è venuta a mancare! In tutta la città! Anche il Laboratorio è rimasto senza corrente, tu ne sai qualcosa?- A quanto parve, il problema della corrente elettrica non era limitato soltanto alla cittadina di Miramare. Anche a Biancavilla il problema esisteva, ed il problema stava iniziando a diventare un grosso grattacapo. Se il problema dell’energia elettrica che è venuta a mancare si fosse esteso a macchia d’olio su tutta la regione di Kanto, si sarebbero creati pericoli per tutti. I criminali ne avrebbero approfittato per seminare il panico nelle città, derubando e creando scompiglio. I Pokémon Center non avrebbero potuto funzionare e non avrebbero potuto curare i Pokémon feriti. Insomma, sarebbe stata una vera catastrofe. La luce tardava a ricomparire nei filamenti al tungsteno delle lampadine e la preoccupazione negli animi dei ragazzi iniziava a tormentarli non poco. Ash era il più inquieto di tutti, pensava alle possibilità con cui il Team Richardson avrebbe potuto utilizzare per impadronirsi facilmente delle città di Kanto. Poco bastava perché il losco Team occupasse Celestopoli in passato.
Ash: -Che cosa possiamo fare? Come tentare di comprendere la fonte del problema?- Brock, Pikachu, Alex, Laura ed i due Dratini iniziarono a pensare su come risolvere quell’improvviso problema. Abbassarono tutti quanti il capo e, chi poteva, incrociarono le braccia al petto. I ragazzi si lambiccarono il cervello per qualche minuto, ma non cavarono un ragno dal buco. Il signor Macmadison, molto preoccupato dall’improvvisa ed inspiegabile sospensione dell’energia elettrica, tornò a passetti veloci verso la sua scrivania. Fece il giro del tavolo, si sedette nuovamente sulla sua poltrona ed aprì un cassetto alla destra dello scrittoio. Ne estrasse diversi fogli e scartoffie varie e li poggiò sul piano in legno. Iniziò a sfogliare nervosamente, alla ricerca di chissà cosa.
Macmadison: -Che strano… eppure le bollette le ho pagate tutte! Se non è un sovraccarico di energia, se non sono stati tagliati i fili, che cosa mai potrebbe essere?- La madre di Ash, ancora collegata telefonicamente con il figlio attraverso il PokéNav, tornò a parlare. Il tono di voce, questa volta, apparve molto più sicuro di sé.
Delia: -Ash, tesoro, sei a Miramare, vero? Ma da quelle parti non c’è per caso la Centrale Elettrica?- Ash, dapprima confuso per avere pensato troppo nella ricerca di una possibile soluzione a quel problema, trovò la proposta della madre particolarmente ingegnosa e degna di rappresentare l’unica risposta veramente accettabile in quel delicato momento. Il ragazzo col cappello annuì sorridente e tornò a pensare alle volte in cui Ash era già stato alla Centrale Elettrica, periodo in cui aveva catturato il suo Muk.
Ash: -Ma certo! La Centrale Elettrica! Come ho fatto a non pensarci? Grazie, mamma! Se non ci fossi tu…- L’allenatore di Pokémon più forte al mondo ringraziò sua madre, concluse la conversazione con Delia con un caloroso ed affettuoso saluto e, una volta riposto il PokéNav nella tasca anteriore dello zainetto, condivise le informazioni datogli da sua madre ai suoi amici. Brock, Laura, Alex ed il signor Macmadison trovarono la proposta molto interessante ed i ragazzi decisero di partire immediatamente per la Centrale Elettrica. Quel piccolo contrattempo, ragionando a mente fredda, non era affatto un altro ostacolo nel cammino dei ragazzi verso la prossima città e verso la prossima palestra. Al contrario, quel contrattempo venne in aiuto per il percorso degli amici. Un poco più distante della Centrale si estendeva infatti il TunnelRoccioso. Il signor Macmadison era il più entusiasta di tutti e, buttando le carte che stava leggendo in aria, spiccò un nuovo salto verso il pavimento ed in quattro passi fu addosso al gruppetto di allenatori. Con un solo colpo di mano afferrò le mani destre dei ragazzi e, serrandole tutte quante con la sua mano destra, le strinse contemporaneamente. Ash, Brock, Alex e Laura dovettero simultaneamente inchinarsi per raggiungere l’altezza (o la bassezza?) del bislacco ma vivace proprietario dell’Asilo dei Pokémon.
Macmadison: -Andate alla Centrale Elettrica? Fantastico! Allora vi prego, ragazzi! Dovete assolutamente trovare la fonte del problema! Ancora mille grazie per avere salvato i cuccioli dati in custodia al sottoscritto! Ah, dovete proseguire per Lavandonia? Proseguendo per Sludge City, luogo dove è situata la Centrale Elettrica, ci arriverete in un baleno! Mi raccomando, siate prudenti!- Dopo avere ringraziato i quattro allenatori di Pokémon, il signor Macmadison lasciò finalmente andare le mani dei ragazzi. Ash ridacchiò imbarazzato ed intanto si massaggiò la mano forse troppo vigorosamente stretta dal vecchietto vestito in giacca e cravatta.
Ash: -Faremo del nostro meglio, promesso!- Ultimi saluti al signor Sam Macmadison ed i quattro ragazzi, finalmente, uscirono da quell’edificio dall’arredamento un po’ troppo sontuoso e dal personale un po’ troppo dinamico. Il gruppetto tagliò di larghezza la stradina sabbiosa e si inoltrò per l’angusta scalinata fatta di pietre che conduceva dabbasso alla spiaggia di Miramare. L’aria si era ulteriormente impregnata di umidità, segno che il maltempo stava iniziando a peggiorare. Un vento fresco da nord-ovest iniziò a soffiare prepotentemente dal mare verso i volti dei ragazzi e delle minuscole gocce di piogge cominciarono a cadere dal cielo plumbeo. La nebbia avvolgeva la spiaggia come un sudario, e la foresta in cui si diramavano i sentieri per Sludge City e per il TunnelRoccioso sembrava scomparsa nel nulla. Brock, per maggior sicurezza, chiese a Laura di impugnare il suo PokéNav e di studiare a fondo la cartina geografica incorporata nello strumento ovale. Con quella scarsa visibilità, i quattro amici si sarebbero di certo persi.

Appena raggiunsero Sludge City, i quattro allenatori ed i loro Pokémon rimasero impressionati alla vista della città. Secondo i ricordi ed i racconti di Ash e di Brock, Sludge City sarebbe dovuta essere un territorio costituito unicamente da fabbriche, inceneritori, fiumi dal colore grigiastro e dalla popolazione assente. Davanti agli occhi dei quattro giovani, però, i fatti erano ben diversi. Dapprima osservarono i fabbricati che costituivano il piccolo centro industriale. Non vi erano più le disgustose ciminiere che emanavano quei cattivi odori e che ammorbavano l’aria, non vi erano più tubi di scarico che dalle fabbriche perennemente attive giungevano ai canali d’acqua vicino, riversando liquami stomachevoli e dai componenti interni molto dubbi, non vi erano più grigiore e tristezza. Ora la cittadina di Sludge City si presentava con una fisionomia del tutto diversa. La cittadina industriale, dalle vie tracciate quasi con maniacale perfezione, era un quadrato assoluto. A nord di questo centro artificiale vi erano alcune fabbriche color verde scuro, ai cui tetti svettavano imponenti lastre di vetro azzurre, sollevate da diversi sostegni di metallo, visibili a diversi chilometri di distanza. Quelle fabbriche ricavavano energia dai pannelli solari, ma in quel giorno uggioso non avrebbe potuto convogliare molta energia. Queste fabbriche, allora, erano collegate attraverso molteplici fili della corrente elettrica alle fabbriche centrali, e la fabbrica più centrale tra tutte era l’edificio cui Ash e gli altri si sarebbero dovuti dirigere ben presto. A ovest e ad est, lungo le spiagge che contornavano Sludge City, vi erano alcune fabbriche, colorate di rosso, le quali ricavano energia da diversi aeromotori disposti uno accanto all’altro, le cui ventole erano proiettate verso il mare. Queste fabbriche di colore rosso erano le centrali eoliche, ed i mezzi di produzione di energia pulita e rinnovabile erano costituiti da queste ventole, o per meglio dire dalle giranti assiali, dalle bandiere per l’orientamento automatico delle giranti e da alberi di trasmissione, i quali convogliavano la forza del vento e la convertivano in energia elettrica, distribuendola in queste fabbriche e poi nella Centrale Elettrica. A sud, invece, alcune fabbriche di colore giallo erano addossate al ciglio di un torrente le cui acque, pulite e chiare, scorrevano tumultuose e piuttosto agitate. Enormi pale, attaccate ad una turbina, giravano in senso orario spinte dalla forza impetuosa delle acque e, grazie a questi mulini costruiti in metallo ed in ghisa, l’energia dell’acqua venne anch’essa impiegata e trasformata in nuova energia elettrica. Tutte queste fabbriche costruite ai limiti di Sludge City erano collegate, attraverso i fili dell’alta tensione, alla Centrale Elettrica, il più grande edificio della città. Le vie erano sì deserte, perlomeno erano linde e pulite. La città appariva dunque agli occhi dei ragazzi completamente diversa da come se la ricordavano Ash e Brock. Il Master dei Pokémon, dall’entrata per la città (si accedeva da sud), poteva vedere tutte le fabbriche in azione voltando la testa da destra verso sinistra: le centrali eoliche erano in piena attività, poiché il vento si era notevolmente ingrossato; le centrali idroelettriche producevano tonnellate di kilowatts all’ora, grazie alla sorprendente forza dell’acqua del torrente vicino; le centrali solari, in quei giorni, lavoravano poco o nulla, ma la loro produzione era ben compensata dalle altre industrie della città. Tutto procedeva dunque alla perfezione a Sludge City, la città dell’elettricità. Tutte le officine svolgevano egregiamente il loro lavoro, dove era dunque il problema dell’assenza di luce nelle varie città di Kanto? Ash notò inoltre le varie torri di metallo che sostenevano i fili dell’alta tensione, i quali si espandevano in tutte le direzioni, diretti in tutte le città. I collegamenti erano dunque garantiti. L’unica cosa da fare, dopo una rapida conclusione, era andare a controllare di persona alla Centrale Elettrica.
Mano a mano che i quattro ragazzi si avvicinavano all’edificio più importante di Sludge City, ovvero la Centrale Elettrica, il Pikachu di Ash acquistava sempre più vigore e vitalità. Il Pokémon elettrico, vivacizzato dalla grande tensione elettrica presente nell’aria, sorrideva, rideva e si agitava sulla spalla sinistra del Master dei Pokémon. A stento il suo allenatore riusciva a contenere la sua contentezza. Gli altri Pokémon (Bulbasaur ed i due Dratini) non sembravano assorbire le onde magnetiche prodotte dalle fabbriche circostanti la Centrale Elettrica. Brock sorrise nel notare la grande allegria del topo elettrico.
Brock: -Sembra che qualcuno, da queste parti, sia spensierato! Ash, - ed osservò il suo amico – dovresti prendere esempio dal tuo Pokémon!- Ash annuì e sorrise anch’egli nel notare lo stato di salute del suo migliore amico colorato di giallo. L’allenatore di Pokémon più forte al mondo ricordava, infatti, il malessere avuto da Pikachu la prima volta che i ragazzi si erano avventurati alla Centrale Elettrica dieci anni prima. Il rinnovo delle fabbriche e la produzione di energie alternative per la creazione di energia elettrica pura non avrebbe potuto fare altro che bene al prediletto di Ash. La voce di Laura catturò immediatamente l’attenzione del ragazzo col cappello e quella dei suoi amici. La figlia dei Ferguson si era bloccata in mezzo alla strada lastricata e stava indicando un edificio avanti a sé.
Laura: -Ehi, ragazzi, guardate quanta gente!- L’edificio indicato dall’allenatrice era nientemeno che quello ricercato con tanta foga e tanto desiderio dal gruppetto, la Centrale Elettrica, situato quasi in fondo alla strada. Anche la fabbrica più importante di Sludge City era stato rinnovato: era un edificio colorato di viola scuro, di dodici piani, dalle ampie vetrate e costruito tra altri due edifici praticamente uguali però più piccoli. Di fronte all’entrata principale della Centrale Elettrica, come indicato poc’anzi da Laura, vi era una moltitudine di gente. Pareva che fossero diversi giornalisti e reporter, con microfoni, taccuini e telecamere in mano, che facevano ressa per entrare nell’edificio viola. I ragazzi riuscirono a scorgere inoltre l’Agente Jenny ed altri poliziotti tentare in qualsiasi modo di respingere la calca che continuava a spingere per entrare nella fabbrica. Ascoltarono inoltre la poliziotta dai capelli azzurri gridare minacce verso il gruppo apparentemente inferocito di giornalisti, purtroppo invano.
Jenny: -STATE INDIETRO! Non c’è niente da vedere qui! Allontanatevi, o vi farò arrestare tutti!- Brock, appena udita la voce della “sua” Agente Jenny, iniziò a tremare violentemente e, senza chiedere alcun consiglio o parere ai suoi compagni di viaggio, corse avanti verso la fabbrica di dodici piani, verso il gruppo di giornalisti e verso la sua meta finale, ovvero la bella poliziotta. Con una forza sovrumana, l’ex capopalestra di Plumbeopoli si fece largo tra i reporter, salì gli scalini e si avventò sull’Agente Jenny, la quale sovrintendeva che tutto fosse sotto controllo con la sua squadra. Jenny quasi si spaventò quando si vide arrivare quel ragazzo con il Bulbasaur tra le braccia contro.
Brock: -AGENTE JENNYYYY!!!- Ma, appena Brock ebbe riuscito a salire le scale, la poliziotta, spaventata, aveva già estratto il randello il quale era attaccato alla sua cintura e, con un colpo magistrale, colpì in pieno volto il povero Brock il quale, a causa del contraccolpo e della perdita d’equilibrio, volò giù dagli scalini ed andò a cozzare contro la comitiva di giornalisti alla base dei gradini. L’esito fu disastroso: tutti si ritrovarono sdraiati in terra e Brock, stordito dalla percossa del randello dell’Agente Jenny, giacque svenuto sul pavimento umano di reporter. Poco più in là, gli amici dell’amico infortunato scossero la testa, leggermente divertiti dal piccolo spettacolo appena creato dall’improvviso avvento di Brock.

L’ex capopalestra di Plumbeopoli aprì gli occhi di scatto e comprese di trovarsi sdraiato su una panca di legno. Questa panca, attaccata ad una parete vicino ad una porta che conduceva alle scale, era un po’ piccola per contenere tutto il corpo per lungo di Brock ed i piedi del primogenito dei Peters toccavano terra, con le gambe penzoloni. Brock comprese inoltre di trovarsi all’interno di un edificio. Il soffitto, bianco come il latte, era piuttosto basso e le pareti erano tutte piastrellate con un marmo di colore blu scuro. L’aria che si respirava era molto pesante e si sentiva un forte odore di grasso per macchine e di bruciato. Brock si levò dalla panca e si dovette tenere la testa con una mano: il colpo preso poc’anzi non era stata di certo una carezza.
Brock: -Ehi… che sta succedendo… dove mi trovo?- L’unica cosa che riusciva ad intendere fu che non aveva più Bulbasaur tra le braccia. L’ex capopalestra di Plumbeopoli si spaventò molto per quel fatto ed iniziò a guardarsi a destra ed a sinistra. A quanto parve, Brock si era ritrovato in una sorta di sala macchine con due mega generatori di corrente a turbina magnetica al centro della stanza, dai quali partivano una miriade di fili di rame e di tungsteno di qualsiasi colore. Non vi era neanche una finestra in quella stanza larga, ma dal soffitto molto basso, ma vi erano molte grate disseminate lungo le pareti che sprigionavano molta aria fresca. Dentro a quelle grate dal colore grigiastro, molto probabilmente, vi erano dei ventilatori che mantenevano fresca la stanza e che, cosa ancora più verosimile, non facevano surriscaldare i due generatori. A Brock, però, non interessava assolutamente quello che vi era all’interno di quella stanza, bensì la misteriosa scomparsa del suo cucciolo di Pokémon erba. La sua attenzione, però, fu ben presto catturata da delle voci a lui note. Intravide nei pressi dei due generatori di corrente elettrica il suo vecchio amico Ash con in braccio il suo oggetto di ricerca, Bulbasaur. Brock tirò un sospiro di sollievo e, conscio di potere ancora camminare senza dover barellare, recuperò il suo zaino (che nel frattempo era stato appoggiato a terra, vicino alla panca) e si indirizzò verso il Master dei Pokémon. In sua compagnia c’erano Alex, Laura ed i due Dratini, ed il gruppetto stava ascoltando le parole di un ometto dall’aria professionale, il quale stava spiegando il funzionamento della macchina ai tre allenatori. L’ometto in questione era il capoingegnere già incontrato a MonteLuna, quello minacciato dagli operai edili. Quando Brock raggiunse il gruppetto, il primo ad accorgersi della presenza dell’ex capopalestra di Plumbeopoli fu il cucciolo di Pokémon erba, il quale saltò letteralmente dalle braccia dell’allenatore col cappello verso quelle dell’allevatore di Pokémon. Ash sorrise quando finalmente comprese che il suo amico di vecchia data si fosse completamente rimesso dal colpo subito poco tempo fa.
Ash: -Tutto bene, Brock?- Il ragazzo annuì, poi rivelo anche ai due allievi di Ash le sue condizioni fisiche. Il capoingegnere fu lieto di rivedere l’ex capopalestra di Plumbeopoli, ma non ricominciò il discorso interrotto dall’avvento di Brock. Riattaccò proprio dal punto in cui si era fermato.
-…e l’energia convogliata in queste macchine fa sì che la corrente elettrica venga distribuita equamente in tutto il palazzo! Questi fili – ed indicò la miriade di fili elettrici colorati – come potrete ben capire, sono collegati tutti alla centralina elettrica che da qui, partono verso il muro – ed indicò la parete dove i fili si dirigevano – e vengono distribuiti poi in tutto il palazzo! Naturalmente il punto nevralgico del passaggio della corrente elettrica attraverso i fili di rame è all’esterno di questo palazzo. Se dovesse svilupparsi un incendio repentino, saremmo già preparati ad estinguerlo, e gli ambienti interni sarebbero al sicuro!- Ash annuì, leggermente annoiato dai discorsi teorici del capoingegnere. Non aveva tempo da perdere, il blackout che aveva colpito Miramare non aveva ancora accennato a smettere, neppure per una breve interruzione di ritorno di corrente.
Ash: -Interessante… ma come ci spiegate i blackout improvvisi? Qual è il problema principale?- Il capoingegnere rimase per un istante in silenzio. Passò in rassegna con lo sguardo i quattro ragazzi, poi i loro Pokémon. Fece un cenno ai quattro di seguirlo in una stanza dall’altra parte dell’ambiente. Ash, Brock, Laura e Alex seguirono a ruota l’uomo con l’elmetto giallo in testa e non dissero una parola. Quando entrarono nella stanzetta e videro il suo interno, rimasero quasi sconcertati da quello che riuscirono a vedere. La stanza, completamente oscura salvo per dei monitor accesi, conteneva unicamente un computer. Questo computer, però, era gigante ed occupava quasi per intero il piccolo ambiente. Tre monitor LCD sovrastavano sulle pareti, ed alle loro basi postazioni di lavoro con tastiere, microfoni, case di computer di ultima generazione e pulsanti luccicanti da tutte le parti. Un solo uomo, seduto su una sedia girevole, stava in mezzo alla stanza, a controllare l’andamento dei tre computer, contemporaneamente. L’uomo che stava di guardia ai computer, una volta che scorse il capoingegnere, smise ogni sua attività lavorativa e balzò in piedi, posizionandosi sull’attenti. Salutò il capoingegnere ed i ragazzi con fare militare, portando una mano posizionata a taglio sulla fronte.
-Buongiorno, signor capoingegnere! Tutti i sistemi sono sotto controllo e pienamente operativi! Non si riscontrano cali di tensione!- L’attenzione dei ragazzi fu attratta dalle scritte che si potevano osservare sugli schermi LCD: vi era una miriade di numeri senza senso uno accavallato sull’altro e, unico dato comprensibile a prima vista, vi era un tachimetro su ogni schermo con la lancetta proiettata all’estrema destra del marchingegno virtuale. Una scritta rossa, al di sotto del chissà-conta-cosa, mutava in continuazione. Era un numero in percentuale del voltaggio che veniva prodotto, molto probabilmente, dai due generatori di corrente a turbina magnetica. Il numero si aggirava dal 97 al 99.7%. Tutto funzionava, dunque. Ma perché, allora, i blackout? La risposta dell’ometto con il camice bianco non si fece attendere.
-Da qualche giorno in qua abbiamo riscontrato dei cali improvvisi di tensione, col passare delle ore sempre più prolungati ed intensi. I cali di tensione, abbiamo finalmente appurato, si concentrano sempre in un unico luogo.- Il capoingegnere si avvicinò verso uno dei tre schermi LCD e, con un dito, sfiorò il vetro del monitor a cristalli liquidi. Automaticamente il videoterminale, probabilmente un touchscreen, mutò il suo output e mostrò ai ragazzi una pianta del palazzo di dodici piani della Centrale Elettrica, i cui livelli erano divisi in più parti. Il video, però, si concentrò soprattutto sulla pianta del pian terreno dell’edificio viola. La mappa, completamente colorata di verde scuro per il terreno circostante l’edificio e di verde chiaro per identificare gli ambienti interni della Centrale Elettrica, apparve molto semplice da comprendere ai ragazzi. Vi erano infatti scritte che identificavano vie di fuga, estintori in caso di incendio, i punti in cui erano presenti le scale, i nomi delle rispettive stanze e così via. Solo un minuscolo punto, però, non era colorato di verde, bensì in rosso. Il capoingegnere appoggiò il dito proprio sul punto in questione e la mappa si allargò ulteriormente, proprio come se la mappa in questione fosse una carta geografica fotografata dall’alto dei satelliti circolanti nello spazio orbitante intorno alla Terra.
-Ecco, questo è il punto in cui avvengono i cali di tensione.- Ash, Brock, Laura e Alex rimasero sbalorditi quando capirono che il punto di “fuga” di elettricità fosse il luogo più esterno e, forse, più indifeso dell’intera Centrale Elettrica. Il convoglio di passaggio della corrente elettrica posto all’esterno dell’edificio, onde evitare cortocircuiti e dispersioni inutili di corrente. Ash iniziò ad immaginare come le cose fossero potute andate e, per rendere certe le sue supposizioni, tornò a parlare al capoingegnere.
Ash: -E’ possibile che si tratti anche di furto, non è vero?- Gli amici del Master dei Pokémon si voltarono verso Ash, quasi increduli di quanto appena espresso dal ragazzo col cappello. Il capoingegnere, anch’egli alquanto sorpreso dalla considerazione del campione di Pokémon, lo squadrò perplesso, massaggiandosi la poca barbetta che gli spuntava dal mento.
-Furto… furto, hai detto? È un’evenienza che abbiamo escluso a priori… ma ripensandoci, non potrebbe esserci una risposta più esauriente e convincente di questa. L’unica cosa che possiamo fare è capire come questi misteriosi ladri abbiano potuto sottrarre energia elettrica dai cavi di corrente!- Brock iniziò a capire che l’ipotesi del suo amico non fosse così malvagia come si era frainteso in un primo momento. Il Team Richardson avrebbe potuto utilizzare il diversivo del rapimento del Dratini di Alex per poter concedere del tempo ai loro colleghi di scorribande di prosciugare la Centrale Elettrica della corrente d’energia necessaria per far funzionare le altre fabbriche intorno. Un evento imprevisto accadde tutto ad un tratto: l’allarme iniziò a squillare con inaudita prepotenza e la stanzetta di controllo quasi perennemente buia fu illuminata, pressoché abbagliando gli allenatori e gli elettrotecnici, con una forte luce rossa ad intermittenza. Il tecnico adibito al controllo dell’afflusso costante di energia elettrica attraverso i cavi di corrente si voltò verso i monitor e quasi esplose in un grido lancinante quando osservò la lancetta del tachimetro deviare pericolosamente verso sinistra, ed il numero in percentuale scritto in rosso scemare sempre più. Il capoingegnere sgranò gli occhi quando si accorse che anche uno dei tre computer, a causa della mancanza improvvisa di corrente, si spense.
-Signor capoingegnere! La potenza di elettricità della Centrale Elettrica… si sta prosciugando a vista d’occhio! Siamo al 47…no, al 43… al 39… al 24… al 12% di potenza….!- La mappa di uno dei tre monitor rimasti ancora accesi si concentrava ancora nel punto rosso indicato poc’anzi dal capoingegnere. Molto probabilmente, chi stava prosciugando le scorte di energia elettrica, stava attaccando proprio nel punto nevralgico di tutta la Centrale Elettrica, situato proprio all’esterno dell’edificio. I dubbi di Ash stavano diventando sempre più certezze ogni secondo inesorabile che passava. Il Master dei Pokémon decise di entrare in azione e consigliò all’uomo con l’elmetto in testa ed ai suoi amici di andare a controllare di persona quello che stava accadendo in quel momento. I cinque abbandonarono la sala di controllo e si diressero verso le scale. Scesero i gradini molto velocemente e, in meno di un minuto, si ritrovarono al pian terreno. Raggiunsero ben presto l’uscita e scesero la rampa degli scalini dove ancora l’Agente Jenny ed i suoi colleghi poliziotti stavano tentando di tenere a bada la calca dei giornalisti, che nel frattempo era diventata ancora più folta e numerosa.
-La centralina di passaggio di corrente elettrica, da cui si dipanano successivamente i cavi dell’alta tensione, è sul retro! Andiamo!- I ragazzi annuirono e seguirono a ruota il capoingegnere. Corsero intorno all’edificio di dodici piani ed oltrepassarono uno dei due edifici più piccoli uniti al fabbricato principale più grande. Appena riuscirono a superare l’ultimo edificio, lo spettacolo che si mostrò al gruppetto fu abbastanza singolare. La centralina era abbastanza grossa e la si poteva scorgere anche da diverse centinaia di metri di distanza. Da quella centralina partivano i cavi di tensione, e da lì i cavi si disperdevano per ogni dove, sia in direzione delle fabbriche, sia in direzione delle altre città. Oltre le fabbriche generali si estendeva un fondovalle molto ampio, di cui non si riusciva a scorgere il fondo, talmente il suolo si inabissava in basso. Più in là un bosco che si estendeva a vista d’occhio. Ciò non procurò nessun interesse ai ragazzi, poiché la loro attenzione venne catturata da un gruppetto di Pokémon, i quali stavano nei pressi proprio della centralina.
-Cosa… che sta succedendo?! Chi sono quei Pokémon?- Il grido del capoingegnere catturò subito l’attenzione dei Pokémon. I loro denti e le loro zampe erano tutte attaccate ai cavi della corrente elettrica, i quali erano stati letteralmente strappati e sbrindellati dagli artigli di quei Pokémon. Ash era rimasto scioccato di vedere davanti a sé dei Pokémon che si comportavano da ladri, ma il fatto che lo sconvolgeva ancora di più fu che, una volta, tanto, una sua supposizione fosse corretta. Alex e Laura sfruttarono il momento di attesa per conoscere l’identità di quelle due razze di Pokémon con i loro Pokédex.
Mareep, Pokémon Lana. Se il suo corpo si riempie d'elettricità, il volume della lana raddoppia. Il contatto causa uno shock.” “Flaaffy, Pokémon Lana. È la forma evoluta di Mareep. Avendo immagazzinato troppa elettricità, su intere parti del corpo non cresce neppure la lanugine.” Ecco dunque scoperti i misteriosi ladri di elettricità, colti in flagrante con le mani nel sacco. Dei Mareep e dei Flaaffy. Laura non riusciva a credere ai suoi occhi: dei graziosi e paffuti Mareep che utilizzavano la loro capacità di immagazzinare elettricità allo scopo di rubarla! I Pokémon pecora non parvero molto contenti di avere ricevuto visite e, una ventina in tutto (più Mareep che Flaaffy), si disposero quasi con una formazione a piramide, pronti a difendersi dagli attacchi degli aggressori. Il capoingegnere puntò un dito contro i ladri di energia elettrica, quasi tremando.
-Voi…! Voi avete causato le interruzioni di energia elettrica!- Poi, quando osservò lo stato inaccettabile in cui si trovavano i cavi della corrente elettrica, sgranò nuovamente gli occhi. Era stato fatto un danno di entità abbastanza grave, la centralina era stata quasi distrutta da quei Pokémon vandali. Ash e Pikachu erano già pronti per la battaglia, il topo elettrico aveva già le tasche guanciali colme di elettricità statica. Il Master dei Pokémon aggrottò le sopracciglia ed osservò i Pokémon belanti, pronti ad attaccare gli allenatori.
Ash: -Ehi, voi! Perché avete causato tutti questi danni? Se volevate dell’elettricità, potevate chiederla gentilmente! E non rubarla, come avete fatto in questi giorni!- Le pecore iniziarono a belare tutte insieme e le orecchie dei ragazzi iniziarono a fischiare con prepotenza. Brock, con difficoltà, spiegò all’amico che i Flaaffy stavano eseguendo un attacco Stridio.
Ash: -Pikachu, cosa stanno dicendo quelle pecore del malanno?!- Il Master dei Pokémon aveva chiesto al suo Pokémon elettrico di tradurre per lui e per i suoi amici quello che quei ladri di elettricità stavano gridando contro. Il topolino elettrico, a causa delle acute grida delle pecore e anche a causa del possente attacco Stridio, non riuscì a comprendere neanche una parola.
Pikachu: -Non…non si capisce nulla! Stanno parlando tutti insieme…!- Ash comprese, dalle parole pronunciate con evidente difficoltà da Pikachu, che in quel momento non si poteva scendere a patti. I Mareep ed i Flaaffy non sembravano allontanarsi dalla centralina di convoglio di corrente elettrica, non si smossero di un millimetro. Il Master dei Pokémon osservò con un certo sbigottimento quei Mareep e quei Flaaffy. Non si aspettava di certo l’entrata in scena di tutti quei Pokémon di tipo elettrico, era persuaso fino al midollo di trovarsi di fronte il Team Richardson. Ash aveva in mente di organizzare una battaglia Pokémon, qualora Elio e Cassandra fossero stati in quei paraggi, e l’allenatore col cappello non scartò questa opzione malgrado la sconcertante scoperta. Il ragazzo afferrò una Poké Ball, ma fu anticipato da Brock, il quale aveva già scagliato una sfera Poké sul campo di battaglia erboso. Il Pokémon chiamato in causa dall’ex capopalestra di Plumbeopoli fu il fido Geodude, non ancora abbastanza provato dallo scontro con il Team Richardson avuto poco tempo prima. Il Master dei Pokémon osservò il suo amico perplesso, ed il primogenito dei Peters si limitò ad esprimere un sorriso sicuro di sé.
Brock: -Con tutti questi Pokémon di tipo elettrico, l’unico modo per vincere questa battaglia è mandare in campo dei Pokémon di tipo roccia, oppure di tipo terra!- Anche Laura volle partecipare alla sfida e mandò in campo Sandshrew, come suggerito dal commento di Brock. Ash, nel frattempo, parlò nuovamente a Pikachu, il quale sembrava che si fosse ripreso dall’attacco Stridio usato poco tempo prima dai Pokémon pecora.
Ash: -Pikachu, riesci ad interrogare quel Mareep? – Ed indicò il Pokémon in testa alla piramide – Vorremmo sapere che cosa sta accadendo!- Pikachu annuì e si avvicinò di un poco alla pecora. Domandò a Mareep quello che Ash gli aveva appena chiesto e la pecora, di tutta risposta, voltò la testa da un’altra parte, snobbando in tutti i sensi il topo elettrico. Pikachu non desistette e riprovò a domandare a Mareep cosa stesse succedendo, ma Mareep non volle sentire ragioni. Infastidita dalle continue domande di Pikachu, la pecora elettrica partì con uno slancio sorprendente e colpì in pieno Pikachu con un Attacco Azione. Pikachu, impreparato nel cogliere quell’offesa, incassò il colpo completamente e volò dalla sua posizione, finendo nelle braccia del suo allenatore. Il colpo era stato violento, e Pikachu lo aveva percepito.
Ash: -Pikachu! Ti senti bene!?- Laura sgranò gli occhi, leggermente infuriata dall’attacco inatteso da parte di Mareep. Lo scontro era dunque inevitabile, i ragazzi ed i loro Pokémon erano pronti a menare le mani di santa ragione, ma qualcosa di imprevisto accadde. Buona parte del gruppetto di Mareep e di Flaaffy, forse spaventati dall’azione fortuita di Mareep e dall’ingresso in campo di Geodude e di Sandshrew, retrocessero molto velocemente, salvo per il Mareep che aveva colpito Pikachu, il quale non si levò dalla sua salda posizione. Questo Mareep (il quale era proprio in testa alla piramide creata poc’anzi dai Pokémon pecora) aveva lo sguardo accigliato e, a quanto parve, non provava nessun timore nel fronteggiare due avversari in un colpo solo. Sì, da solo, perché frattanto gli altri Pokémon stavano scappando nel fondovalle. Forse non volevano combattere. Alex li indicò meravigliato: erano in soprannumero, avrebbero potuto vincere facilmente, perché fuggire?
Alex: -Ehi! Stanno scappando via!- Il capoingegnere non fu preoccupato per la ritirata delle pecore, ma i suoi occhi erano incollati alla centralina ormai completamente rovinata. Il guaio combinato da quei Pokémon ladri era piuttosto evidente e, a causa di questo inconveniente, le altre città presenti nella regione di Kanto avrebbero potuto ritrovarsi senza corrente elettrica per un buon periodo di tempo. Brock e Laura osservarono dubbiosi l’unico Mareep rimasto nei pressi della Centrale Elettrica: dall’atteggiamento e dallo sguardo fiero, sembrava che fosse il capo di quella brigata di Pokémon pecora.
Laura: -Che dobbiamo fare, Brock? Gli altri Pokémon stanno scappando, se dovessimo rincorrerli questo Mareep ci bloccherebbe sicuramente la strada!- Per appurare il dubbio dell’allieva di Ash, Brock fece uno scatto alla sua destra e, come ipotizzato dalla figlia dei Ferguson, Mareep tagliò la strada all’ex capopalestra di Plumbeopoli. Brock tentò più di una volta di “dribblare” il suo avversario, ma Mareep non lo mollò per un istante, impedendogli ogni via di fuga. Brock tornò al suo posto indietreggiando e scosse la testa, leggermente innervosito dal bloccaggio della pecora.
Brock: -Niente da fare! Dobbiamo far combattere i nostri Pokémon, per forza!- Purtroppo per gli allenatori, Brock non riuscì neppure a terminare la frase che Mareep, con un sorprendente Attacco Rapido, sottomise Sandshrew. I quattro ragazzi rimasero sbalorditi dalla straordinaria velocità di quel Mareep, sebbene nella sua lana trattenesse un’elevata quantità di elettricità statica. La lanugine che avvolgeva il suo corpo, infatti, era molto ampia ed a stento si riusciva ad osservare il volto del Pokémon, talmente la lana copriva il fisico. Brock non perse ulteriore tempo e, senza consultarsi con i suoi amici, ordinò a Geodude di scagliarsi contro Mareep, conscio che il suo guerriero fosse in vantaggio a livello elementale.
Brock: -Geodude! Attacco Azione!- Il Pokémon roccia partì immediatamente alla carica e si scaraventò contro il Pokémon pecora. Mareep, però, non era così addormentato quanto si aspettasse Brock: il Pokémon elettrico evitò con disinvoltura l’offensiva dell’avversario e utilizzò a sua volta l’attacco Azione contro Geodude. Lo colpì violentemente alle spalle ed il Pokémon di Brock, colto alla sprovvista, andò a cozzare contro la parete posteriore dell’edificio della Centrale Elettrica. L’allevatore di Pokémon rimase più che sorpreso anche dalla forza degli attacchi di quel Pokémon elettrico. Iniziò a riflettere su una sua possibile cattura per un duplice scopo: togliersi d’impiccio da quella situazione e farsi dire cosa stava accadendo con quei furti di energia elettrica.
Brock: -Ash, ascolta una cosa.- Il Master dei Pokémon si avvicinò al suo amico, stupito di sentirsi chiamato in causa. Pikachu, nel frattempo, si era leggermente ripreso dall’Attacco Azione di Mareep.
Brock: -Io ho deciso di catturare quel Mareep. Dammi una mano…- Ash, dapprima sorpreso dalla decisione del suo amico, volle controbattere. Quella cattura spettava ad uno dei suoi allievi, ma la determinatezza presente nella voce di Brock nel momento in cui l’ex capopalestra di Plumbeopoli gli aveva parlato fece ben presto cambiare idea all’allenatore col cappello. E poi bisognava rimettere in riga quello sfrontato Mareep, aveva colpito il suo Pikachu di proposito! Afferrò anch’egli una sfera Poké e chiamò in causa uno dei suoi Pokémon. Alex e Laura rimasero ad osservare piuttosto meravigliati il proseguirsi degli eventi.
Ash: -Natu, abbiamo bisogno di te! Utilizza l’attacco Stordiraggio su Mareep!- Il Pokémon piumatino eseguì immediatamente l’ordine. Il suo sguardo si concentrò intensamente sul corpo della pecora ed i suoi occhi iniziarono a brillare sinistramente. Una strana onda distorta si prolificò davanti al Pokémon psico e questa onda incominciò a vorticare su se stessa, come una spirale. L’attacco Stordiraggio assunse un colore bluastro e, in pochi secondi, la mossa fu scaraventata su Mareep, il quale non si era ancora accorto dell’attacco lanciato dal Pokémon di Ash. Il bersaglio fu centrato con successo e lo Stordiraggio ebbe immediatamente effetto. Mareep cadde in un pesante stato di confusione e Brock, senza perdere ulteriormente tempo, afferrò una delle due Mega Ball regalategli dal signor Macmadison quella mattina e la lanciò verso il Pokémon frastornato. La sfera di colore blu e rosso toccò il vello elettrificato di Mareep e la pecora, con un bagliore rosso, scomparve nella Mega Ball. La sfera Poké cadde in terra ed iniziò a muoversi a destra ed a sinistra. Mentre Mareep continuava a dimenarsi per riottenere la libertà, Ash parlò al suo amico, senza però staccare gli occhi dalla Mega Ball che continuava a danzare sul prato inumidito ancora di rugiada.
Ash: -Brock, era proprio necessaria questa cattura?- Il ragazzo annuì, certo di avere eseguito la mossa migliore con la cattura del Pokémon pecora. Anche Brock non distolse lo sguardo dalla sfera Poké.
Brock: -Non vuoi andare a fondo di questo mistero? Con questo Mareep dalla nostra parte, finalmente riusciremo a sapere di più su questi inspiegabili furti di energia elettrica!- Finalmente la Mega Ball smise di dondolare e di muoversi, la luce sul cerchio bianco si era spenta. Mareep era stato catturato abbastanza facilmente. Brock si avvicinò verso la Mega Ball e la raccolse. Ash, Alex e Laura si accostarono all’ex capopalestra di Plumbeopoli, poi attesero fino a quando lo stesso Brock tornò a parlare. L’ex capopalestra di Plumbeopoli sembrava soddisfatto della cattura appena eseguita. Mostrò ai suoi amici la Mega Ball contenente il suo Pokémon appena catturato.
Brock: -Molto bene! Direi che è giunto il momento di interrogare il nostro amico!-

Così i misteriosi responsabili del furto di elettricità sono i Mareep! Ma una domanda sorge spontanea... perché rubare elettricità, quando loro stessi sono Pokémon elettrici? La risposta a questa domanda verrà svelata nel prossimo capitolo! Ciaoooo! ^__^
   
 
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