13/03/2011
1 recensioniC’è solo buio.
Silenzio.
Credo di stare per impazzire.
Improvvisamente sento caos, un insieme di voci che si aggrovigliano ed iniziano una danza confusa nella mia testa.
Poi di nuovo silenzio. E una voce, una voce limpida che mi sgrida: “Alzati!”.
Come potevo non ascoltare quella voce? Non potevo farlo.
Mi sono alzata, ho asciugato le lacrime su quel viso da bambina che mi ritrovavo e ho mandato il mondo a farsi fottere, proprio così.
Salve a tutti, io sono Michelle Boulevard e questa è la mia storia.
“Cazzo, cazzo! E’ tardissimo!”. Come al solito, mi sono svegliata tardi. Questa volta il professore mi fa il culo.
“Michelle! Cosa sono queste parole?! Smettila! Sei una signorina non dovresti parlare così!”. Tipico discorso di quella donna che mi ha messa al mondo. Ogni mattina mi sveglio con questo tipo di urli, carino vero?
Cerco di non darle troppo retta e torno ai miei amati pensieri, del tipo: “Dove li trovo i soldi per comprare quel fottutissimo cd?”. Rimugino sul da farsi mentre mangio i miei cereali.
“Oh Michelle, ma perché ti trucchi così tanto? Sembri un panda! Sei più bella senza trucco”. Dice mia madre, convinta della sua idea.
“bella.. figuriamoci. E comunque non sono affari tuoi”.
Mi guarda quasi rassegnata ed esce di casa, con il suo completo colorato.
Io e lei siamo due persone completamente opposte. Lei è il tipo che se andrebbe ancora al liceo, sarebbe la più popolare, probabilmente starebbe a capo di una qualche associazione. Avrebbe voti altissimi. E’ solare, bellissima, anche simpatica a volte. E’ praticamente perfetta.
E io.. io beh, sono l’opposto. Ho pochissimi amici, la mia media scolastica è abbastanza scadente e in più sono quasi sempre cinica. Vesto sempre di nero; vi sfido a trovare un capo colorato nel mio armadio.
In realtà inizialmente non ero così. Prima scherzavo su tutto e tutti, anche su me stessa. Ma.. da quando mi è crollato il mondo addosso vedo solo nero. Mio padre è morto, circa un anno fa.. la ferita brucia, ancora troppo.
Come ogni mattina, un mio pensiero è rivolto a lui e, come ogni mattina, sorrido al cielo, perché so che lui può vedermi.
“Buongiorno papà” , dico. E mi sento attraversare da un brivido, che mi penetra fin dentro le ossa.
E’ lui. Si, lo so per certo.
Sospirando, tiro avanti il motorino e mi dirigo verso scuola, tutt’altro che impaziente di iniziare una nuova monotona giornata.