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Autore: Blacket    13/03/2011    3 recensioni
Grazie per aver aperto la lettera, spero tu legga.
Ti sarei grato se tu, cara nazione, venissi a passare un po' di tempo qui, a casa mia.
Sarai accolta con tutti gli onori. Non sarai sola, credo ritroverai delle persone che conosci.
Potrai ignorare il tutto, se ciò non ti importa o non ti è gradito. Nel caso tu voglia accettare, c'è l'indirizzo dietro e un grazie da parte mia.
Forse questa è l'unica maniera. Venire ti farà bene in ogni caso.
Mi scuso per il disturbo.
Firmato: Mondo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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firmato il mondo 5 [Pov Gilbert]
Prussia aveva sempre voluto che suo fratello cominciasse a vivere. Vivere per davvero, soprattutto in quell'occasione. C'era il panico, la paura, le preoccupazioni aumentavano sempre di più, ed era proprio per questo motivo che lo voleva sentire forte e sicuro. In quelle occasioni c'era bisogno di dare sfoggio del proprio carattere, dimostrarsi pronti al peggio con un sorriso sulle labbra, godendosi i momenti belli, seppur brevi ed effimeri, fino all'ultimo. Ludwig non era mai stato espansivo o solare, ma doveva sforzarsi almeno per una volta.
Fino a poco tempo prima non aveva capito nemmeno il perchè avesse lasciato perdere Feliciano, trattandolo quasi con un disprezzo innaturale. Italia l'aveva sempre adorato, e probabilmente ogni truce occhiata che gli aveva rivolto il fratello fino ad allora doveva essere stata una pugnalata al cuore.
Aveva osservato Ludwig, attento a non farsi sfuggire ogni minimo particolare delle sue espressioni, cavando dalle sue occhiate pensieri e sensazioni con una costanza quasi maniacale. Era come mettere assieme dei pezzi inesistenti di un puzzle mai completo, intriso solemente da confusione.
Anche perchè era l'unica cosa che riusciva a scorgere chiaramente negli occhi azzurri di Germania. Confusione.
Aveva cominciato a comprendere un po' per volta il dubbio che attanagliava l'altro, cercando di non invadere troppo la sua privacy, e ci era riuscito in silenzio, senza farsi scoprire. All'inizio aveva pensato che Ludwig avesse realmente paura di essere amato dall'italiano, anche se trovava l'ipotesi abbastanza scontata e fin troppo sentimentale. Ci doveva essere perforza un altro motivo. Ne era certo, esisteva quel qualcosa che riusciva a bloccare Ludwig quasi totalmente.
Si trattava di una persona, importante più del dovuto, dimenticata e che sarebbe dovuta rimanere tale in quel momento.
Non si parlava di nazione, avevano davanti un impero.
L'aveva visto che lui sgattaiolare veloce verso il buio, convinto che avrebbe potuto proteggerlo. Se lo ricordava bene, e non avrebbe mai potuto scambiarlo per qualcun'altro. Aveva fatto cadere il grande cappello nero mentre provava a nascondersi, inciampando nel tappeto che ricopriva interamente il corridoio. Non aveva fiatato, ma era sicuro di averlo sentito sospirare ansioso.
E di ciò, non avrebbe detto nulla.
Ludwig per ora non doveva sapere che anche lui l'aveva visto. Probabilmente Germania aveva avvertito da subito la sua presenza, e dirgli che pure lui aveva la certezza di averlo visto avrebbe peggiorato solo l'umore del fratello.
Forse per quel motivo lo voleva in camera con lui quella notte.
Non voleva che stesse da solo con i suoi pensieri, a rodersi l'anima in completa solitudine. Era sbagliato, perfino Ludwig lo sapeva anche se non faceva nulla per rimediare. Gli aveva ripetuto più volte di non farsi ingoiare dai problemi, che puntualmente si presentavano alla sua porta. Doveva piantarla di crogiolarsi nel dolore a quel modo, e almeno quella volta lui gliel'avrebbe impedito.
Certo, con Antonio e Francis in camera non avrebbe nemmeno dormito, ma almeno quegli allegri schiamazzi l'avrebbero distratto. O almeno così sperava.
-Il letto singolo te lo devi guadagnare- Gli disse ghignando, sottoponendolo all'ennesima prova della sua pazienza. Lo vide disperarsi totalmente, e in un certo senso fu perfino felice.
Disperarsi era da Ludwig sano, non da Ludwig con paturnie mentali.
Già un passo avanti.
Sperò solo che Francis non fosse troppo irruento, e la smettesse di fissare suo fratello come se dovesse saltargli addosso da un momento all'altro. Ma cosa poteva farci? Al massimo avrebbe tramortito il francese mentre si appiccicava a Ludwig, o, molto più sadicamente, si sarebbe goduto lo spettacolo.
-Gilbert...per favore, sono stanco.- Biascicò il tedesco ancora fermo sulla porta, abbassando impercettibilmente le spalle dopo la sua affermazione.
-C'è un letto comodo, qua.- Fece poi Bonnefoy, passando una mano sulle coperte del matrimoniale sghignazzando. L'albino si girò verso di lui, non sapendo bene se dargli l'approvazione o rimproverarlo con lo sguardo. Con la coda dell'occhio colse il movimento fulmineo del fratello verso la porta, e non fece a meno di sorridere mentre si chinava a prendere la sua valigia per tirare fuori il pigiama.
-F-Francis, pe favore...- Il teutonico cominciava a preoccuparsi seriamente, a giudicare dallo sguardo. -Mais Chère! Tu mica cercavi un letto? Eccolo qui!- Francis ammiccò nella sua direzione, passandosi una mano nei capelli biondi e accavallando le gambe. Faceva tanto "Famme Fatale". Nel mentre Antonio aveva afferrato la sua fida chitarra, e cominciava a strimpellare le prime note fissando concentrato -e con un sorriso- le corde che vibravano sotto le sue dita. Gilbert si rilassò un poco, vedendo che gli ingranaggi cominciavano a girare nel verso giusto, oliati in segreto da lui. il fratello - che aveva afferrato la bajour per difenersi da Francis in caso di attacco- ora aveva la testa da un'altra parte, trasportata finalmente lì con loro con un po' di fortuna. Non l'avrebbe detto, ma era felice quando lo vedeva un po' impacciato, ma libero e perfino umano, senza quella rigidità che lo invadeva troppo spesso.
-Io non ho detto che cercavo un "letto".-
-In ogni caso qui è comodo, Nh!-
-Soy el verme solitarioooo....- (?!?! WTF? N.D.A)
Gli sarebbe piaciuto immortalare la scena, solo per farsi due risate quando un giorno avrebbe ritrovato la foto per sbaglio, magari in una tasca della valigia che teneva fra le mani in quel momento.
Come aveva fatto qualche giorno prima, mentre spolverava dei vecchi libri nella sua bliblioteca, nella vana ricerca di notizie sul Mondo. Mentre apriva svogliatamente l'ennesimo tomo gli era scivolata fra le mani una fotografia ingiallita dal tempo, dimenticata lì da chissà quanto.
Era spiegazzata in alcuni punti, rovinata e sbiadita, ma i tre ragazzi raffigurati lì si potevano vedere bene. Precisando: due ragazzi e una splendida ragazza, giovane e bella, nel fiore dei suoi anni.
I tre sguardi erano puntati proprio su di lui, quasi a ricordargli qualcosa che non avrebbe più potuto avere. Il prussiano si trovava in mezzo, e abbracciava gli altri due facendo un sorriso a 32 denti. Liz ricambiava inaspettatamente, mentre Roderich inarcava leggermente le labbra verso l'alto, come a suo solito. Si potevano identificare come i tre migliori nemici che avessero abitato quel pianeta, a detta sua. Quella semplice immagine, gli sguardi innocenti stampati sulla carta rovinata, lo fecero stare peggio di quanto avrebbe potuto pensare. Avvertì le emozioni arrivare più tardi, la nostalgia che lo avvolgeva crudelmente nelle sue spire. Gli tremò appena la mano, e nemmeno cercando di imitare il sorriso che aveva nella foto riusciva a respingere il groppo in gola che si stava formando pian piano. Era una sensazione orribile, che non gli si addiceva per nulla e lo intristiva fin troppo.
Quindi, al mondo c'era qualcosa che nemmeno il Magnifico poteva avere. Roderich e Liz.
Si riscosse dai suoi pensieri quando scorse Ludwig sfiorare la maniglia della porta cercando protezione dal francese, che ora si avvicinava a lui con passi felpati, incurante che il tedesco avrebbe potuto fare strage solo con la temibile bajour nella sua mano sinistra.
Gilbert allarmato scattò in piedi, afferrando l' I-pod  e cominciando ad agitarlo quasi fosse una mazza ferrata. Germania non doveva assolutamente uscire da lì. L'incantesimo della "distrazione" che l'aveva avvolto fino ad ora l'avrebbe abbandonato all'istante una volta che se ne sarebbe andato.
Fece roteare più velocemente il malcapitato lettore musicale, affiancandosi minaccioso a Francis e stando bene attento alla lampada che Ludwig avrebbe successicamente usato come scudo.
-Lud, tu non ti muovi di qui!-
-Come sarebbe?!- Stizzito il fratello lasciò la maniglia, e rivolse uno sguardo scocciato all'albino che ghignava impugnando con fierezza la sua arma. -Io posso uscire quando voglio!- Puntò poi lo sguardò cristallino sui due pseudo maniaci, che ghignarono inquietantemente all'unisono.
Ciò che dava davvero una bella atmosfera, oltre alle improvvisate armi dei tedeschi, erano le vivaci note che regalava loro Antonio, mentre ridacchiava rapito dalla scena continuando sempre a suonare.
-Sei un crucco!-
-Lo sei anche tu, idiota!-
-Gigante!-
-Vecchio!-
-Freddo!-
-Megalomane!-
-HEIDI!-
Ludwig rimase alquanto interdetto dall' "insulto" pronunciato dal fratello con così tanta convinzione, e fece l'errore di abbassare la guardia, convinto che avrebbe riso trionfante e l'avrebbe lasciato in pace. Abbassò la bajour che fino ad ora aveva tenuto alla larga Francis,e questo non ci pensò un secondo di più per fiondarsi sul tedesco, che cadde per terra con un tonfo sordo.
Gilbert sbiancò, e cominciò a ricoprire di improperi il francese, anche se stava più ridendo che altro. Quando finì si sgolarsi insultando Francis, si buttò anche lui nella mischia, incerto su chi difendere veramente, sghignazzando vedendo Lud in quelle condizioni.
Forse non era un fratello buono, bravo e gentile, ma almeno si preoccupava per lui, e lo aiutava. Almeno, ci provava.  Rise più forte, quella sera, per dimenticarsi della foto, piombata nella sua mente all'improvviso; per far svagare Ludwig e rendere felice Francis, e infine per valorizzare l'incredibile resistenza dello spagnolo, che non smetteva di suonare nonostante tutto quello che stava succedendo a pochi passi da lui. Si impresse nella memoria l'atmosfera leggera, quasi brilla, che lo portava a vivere tutto alla giornata, a divertirsi e mandare al diavolo tutto il resto.
Era come una breve tregua da una guerra non dichiarata, e bisognava divertirsi, bisognava vivere fino a che si aveva l'opportunità e la forza, ritornare in quei momenti ad essere qualcuno, per poi immergersi nell'incertezza del domani.

[Pov Matthew]
Da quando era arrivato, nessuno si era accorto della sua presenza, anche se era stato praticamente appiccicato ad Alfred. Ad essere sinceri, nemmeno lui l'aveva calcolato poi molto.
Oramai era abituato all'emarginazione da parte degli altri,  a quella sensazione di abbandono che lo contraddistingueva.
Non capiva il perchè di quell'atteggiamento nei suoi confronti.
Maledizione, era uno degli stati più grandi del mondo! Si trovava a confinare con l'America, vedeva il fratello ogni santo giorno, ma allora come mai non gli restava al fianco? Il punto è che, in ogni caso, non riusciva ad imporsi agli altri, a fare presente quel problema; secondo lui irrisolvibile.
Vagava per i corridoi passeggaindo tranquillo, sicuro che non avrebbe dato fastidio a nessuno. Cercava solo di rimettere in ordine i pensieri, dopotutto. Sentiva quel rilassante brusio provenire dalle camere, mentre scendeva le scale appoggiandosi al corrimano.
Sorrise pacatamente, trovandosi davanti Inghilterra e Italia.
Italia? A quanto sapeva era appena stato colpito da un presunto pazzo, che si era volatilizzato subito dopo lasciando solo un grosso bernoccolo a Feliciano. Poi, come mai Arthur stava parlando con lui? Non sapeva fossero amici, anzi, era sicuro del contrario.
Stando zitto e in disparte, la maggiorparte delle volte riusciva a captare informazioni che gli altri non percepivano nemmeno. Conosceva le singole espressioni di ognuno, i significati nascosti dietro ad un semplice sguardo.
E almeno da ciò che ricordava, Inghilterra e Italia non avevano mai avuto nè un rapporto di amicizia nè tantomeno di odio. Eppure erano lì. Uno di fronte all'altro, che parlottavano; l'uno sorridendo, l'altro più serio.
-Italia, torna a dormire.- Lo ammonì per l'ennesima volta Arthur. Matthew nel frattempo si era avvicinato, anche se da copione i due non si accorsero della sua presenza.
Vide lo sguardo di Feliciano intristirsi, e tenere stretto nelle mani il piatto di pasta fumante, capace solo di fargli venire fame.
-Non posso!- l'italiano abbassò la testa, arrossendo di poco e dondolando appena con la parte superiore del corpo. -Voglio portare questo a Doitsu...-. L'inglese restò impassibile, anche se qualcosa nel suo sguardo cambiò. Probabilmente il gesto di Feliciano gli pareva inconsueto e alquanto invadente, soprattutto dato lorario tardo. Però si era addolcito, anche se di poco. Lo vide chiaramente nei suoi occhi, quella luce che mutava impercettibilmente e che solo lui poteva notare.
-Non so dove sia, in ogni caso. Credo che sia a dormire adesso. Mangiala tu, no?- La risposta aveva confermato la sua teoria. Un Arthur così affabile non era il solito scorbutico inglese che tutti conoscevano. Non sapeva bene se provava compassione per Italia, dato che era appena stato ferito, oppure era stata la sua infantilità.
Italia fece un broncio insoddisfatto, fissando Arthur di sottecchi. -Va bene...- Disse, sorridendo solare. Tornò poi nella sua camera, lasciandosi scapare un "Veeh" che lo caratterizzava più di quanto pensasse.
Inghilterra, invece, era sparito. Senza salutarlo, ovvio.
Sospirò affranto, rivolgendo uno sguardo triste e abbattuto al pavimento. Non poteva andare avanti così, per tutta la durata di quell'assurda situazione, e lo sapeva. Doveva svegliarsi, affrontare i suoi demoni personali, e capire il perchè di quei perenni comportamenti.
Gli sarebbe bastato parlare chiaramente a qualcuno disposto ad ascoltarlo. Non chiedeva poi molto, no?
Senza che se ne rendesse conto, si era incamminato verso il fondo del corridoio, andando in contro ad una camera -che, se lo sentiva- più ampia e luminosa, ordinata ed elegante. Perfetta per un eroe.
Deglutì leggermente ansioso, e cercò di rassicurarsi pensando che prima o poi avrebbe dovuto affrontare suo fratello. Alzò il braccio, che avvertì più pesante del normale, e bussò tre volte alla sua porta.



Note dell'Autrice.
Okay. Insomma, Sono ancora scoinvolta per ciò che ho fatto dire ad Antonio. "Soy el verme solitario".
Me ne farò una ragione col tempo.
Ho aggiunto dettagli importanti sullo Sconosciuto. Credo che qualcuno abbia indovinato, ora XD
Un immenso Grazie ai lettori, chi mette nelle preferite, seguite, ricordate e soprattutto a chi lascia un commento. *^*
Grazie a:
medinspower Ari
hanta97
Cuore_di_ciambella
Sidereal Space Seed
Julya91 (Sei davvero tu? Wow! *^*)
Eren Raimizu
Ivan_Kirkland
_Valchiria_



  
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