XXXXII CAPITOLO
La mattina dopo la mamma di Giovanni, era molto pallida e con
i grandi occhi azzurri assai spenti. Giovanni si sedette a tavola per fare
colazione senza dire nulla a Simona che guardava con sguardo vuoto la tv spenta
alla sua sinistra, mentre Silvia lanciava dei cornflakes contro il fratello.
-riguardo ieri sera…..- cominciò esitante la madre ma venne
subito bloccata da Giovanni.
-complimenti- disse a bassa voce lui.-
-Giò scusa, non era mia intenzione metterti in imbarazzo coi
tuoi amici ma….-
-non è quello, mamma- disse a denti stretti il ragazzo mentre
Silvia, ignara di tutto, giochicchiava con un pupazzino trovato nella scatola
dei cereali…
-TI SEI UBRIACATA!!! È qUELLO IL DRAMMA!!!- le urlò Giovanni
– E PER DI PIU’, DAVANTI A TUA FIGLIA!!
Silvia ora osservava la scena a bocca aperta stringendo in
mano il pupazzino che non veniva degnato di uno sguardo.
-è vero Giò, lo sai non è facile per me, volevo solo tirarmi
un po’ su…-
-CON UN BICCHIERE PIENO DI COGNAC?? LO DICEVI ANCHE TU CHE
BISOGNAVA ANDARE AVANTI… E TU COSA FAI?? TI UBRIACHI ADDIRITTURA DAVANTI A
SILVIA???- Detto questo Giovanni si alzò, prese la giacca e uscì di casa
sbattendo la porta.
-cos’è mamma la ubriacada?- chiese innocentemente Silvia.
-niente Silvia- sbottò sua madre – forza siamo in ritardo
prendi la giacca e la cartella.-
Quella mattina non incontrò Francesca prima dell’intervallo.
Camminando nei corridoi pieni di schiamazzanti ragazzi Giovanni si sfogò con
lei.
-bè ma devi capirla Giò, cambiare città, casa, tutto non deve
essere facilissimo, poi tuo papà che è sempre al lavoro non l’aiuta
sicuramente…- cercò di convincerlo Francesca, ancora ignara della morte del
padre di Giovanni.
-lo so però…- ribattè Giovanni –non me la sarei aspettata una
cosa del genere, soprattutto da una donna ormai matura e soprattutto da mia
madre…-
-vuoi avvertire tuo padre?- chiese la ragazza.
-no no. Si creerebbero altri problemi. Meglio di no- concluse
Giovanni.
Poco dopo si avvicinò un gruppo di ragazzi del loro hanno.
Non avevano una buona reputazione a scuola, e tutti ne stavano il più possibile
alla larga.
-EHI GUARDINO!!!- gli urlò uno di loro – HA SMESSO DI NITRIRE
TUA MAMMA???- i compagni cominciarono a ridere sguaiatamente . Giovanni non
rispose, si limitò a guardarli male e a girarsi. Evidentemente la notizia era
già girata…
-MA
CERTO- urlò poi un altro ragazzo –POVERINA, COME FA TUA MAMMA A SFOGARSI
SENZA IL SUO STALLONE???- il gruppo non
ebbe modo di esplodere in un’altra maligna risata che Giovanni era già addosso
al ragazzo.
-NO
GIO’!! LASCIALO STARE!! E’ UN IDIOTA!!- cercò di fermarlo Francesca ma venne
strattonata per un braccio.
Solo
dopo pochi minuti due ragazzi riuscirono a staccare Giovanni dal bullo, che
giaceva a terra col naso rotto e un occhio nero. Giovanni invece se l’era
cavata con un labbro un po’ gonfio.
Prima
che i ragazzi intorno che avevano seguito la scena attoniti potessero dire
qualcosa, Giovanni corse verso il bagno seguito da Francesca.
Lo
trovò appoggiato al muro col labbro sanguinante. Si teneva la testa fra le
mani.
-li
devi lasciare perdere quelli li… sono solo idioti..- gli disse dolcemente
Francesca avvicinandosi a lui.
Giovanni
mugugnò guardando fuori dalla finestra.
-perché
hai reagito cosi quando hanno parlato di tuo padre?- gli chiese Francesca.
Giovanni
sembrava una bomba ad orologeria. Da un momento all’altro sarebbe scoppiato.
-PERCHE’
MIO PADRE E’ MORTO!! LO CAPISCI!! M-O-R-T-O- le urlò prima di accasciarsi a
terra. Francesca rimase sbalordita. Non se l’aspettava non lo sapeva… perché
non gliel’aveva detto prima.. l’avrebbe aiutato…
-scusa…
n.. n.. non lo sapevo.. mi.. mi.. dispiace- balbettò.
Giovanni
sospirò scuotendo la testa.
La
porta si aprì. Una figura esile si stagliò davanti all’uscita del bagno. Era il
prof. Di religione.
-sig.r
Guardino… -disse – la preside l’aspetta nel suo ufficio.- mormorò.
-mi
dispiace….-
Giovanni
si alzò bruscamente e gettò con forza la sua felpa per terra. Quando ormai era
fuori, Francesca la raccolse. Si appoggiò ad un lavandino, sospirando.
XXXXIII
CAPITOLO
Poco
dopo si accorse che la campanella dell’intervallo era suonata. Si gettò fuori
dal bagno notando che ormai i corridoi erano vuoti. Di Giovanni nessuna
traccia. Era sicuramente in presidenza destinato ad una sospensione. Mentre si
avviava alla sua classe fu raggiunta da un bidello.
-ti
vuole la preside nel suo ufficio- le disse.
-va
bene..- mormorò lei.
Aprì
la porta dell’ufficio. trovò Giovanni seduto di fronte ad una grossa scrivania
, e dall’altra parte, una donna tarchiata e piuttosto brutta, con piccoli occhi
incorniciati da degli occhiali rossi e un rossetto di un viola acceso che le
accarezzava le labbra: la preside
-si
segga - disse a Francesca con una
vocetta stridula e abbastanza seccata.
Francesca
si sedette di fianco a Giovanni. Lo guardò, ma lui osservava con sguardo vuoto
un grosso trofeo di basket dietro alla preside.
-sentite.,
ho molte cose da fare oggi- cominciò con la solita voce stridula.- quindi, non
ho nessuna intenzione di perdere molto tempo.- -un bidello mi ha informato che
alle ore 10:30, esattamente durante l’intervallo…- disse tutto d’un fiato
-il
sig.r Guardino ha cominciato a picchiare un ragazzo, per non so quale
motivazione…-
-ha
insultato i miei genitori e in particolare mio padre…..- la interruppe
Giovanni, -che è morto-.
La
preside stava per saltargli addosso, non amava tanto essere interrotta durante
un suo discorso, ma quando sentì la parola “insultato” e “morto” i suoi
lineamenti si addolcirono.
-che
cosa ha detto di preciso quel ragazzo, Guardino?- chiese con voce melliflua.
-Bè…
emmm..- cominciò Giovanni esitante. Non era carino ripetere le parole di quel
bullo. Lanciò un’occhiata imprecante a Francesca che subito disse.- ha detto
che sua mamma è strana nell’ultimo periodo perché non può “sfogarsi col suo
stallone” che è.. è…- cercò di continuare con voce meno decisa –morto-.
La
preside spalancò gli occhi. I ragazzi notarono che la pelle del suo viso, ormai non tanto giovane, arrossì
violentemente.
-ah…-
disse imbarazzata…- bè sig.r Guardino.. poteva trattenersi e venire subito da
me.. non crede?- accennò ad un sorriso.
-non
sono riuscito a trattenermi.. non erano carine quelle parole, lo creda- disse a
denti stretti Giovanni.
-certo,
certo.. però la prossima volta cerchi di trattenersi, va bene?-
-s..si-
rispose il ragazzo. Forse non l’avrebbe sospeso.
-non
ho intenzione di avvisare i suoi gen… emmm sua madre- si corresse la preside.-
questa volta non è colpa sua….- -bene bene, andate andate.. sciò- disse
alzandosi e spingendo i due ragazzi fuori dall’ufficio. Giovanni e Francesca
sentirono che la preside dava ordine allo stesso bidello che aveva chiamato
Francesca, di andare a prendere quel ragazzo, il bullo.
Felici
ma non troppo, i due ragazzi tornarono nelle aule senza dire una parola.