E ti ricordo così
Fa male ricordarsi di
quando mi abbracciavi, di quando per te esistevo solo io, di quando mi dedicavi
canzoni perché tu eri l’unico dei due che sapeva cantare; ma è ancora più
doloroso vedere che tu mi ignori tutti i giorni a scuola, che eviti di
salutarmi oppure accenni solamente un rapido movimento con la testa nella mia
direzione e calpesti, forse inconsapevolmente, quella ferita ancora aperta.
Forse sbaglierò, è
probabile, ma non so se riuscirò davvero a capire perché tu sei stato il primo
a non credere in noi; eppure di cose in comune ne avevamo, eravamo gli unici,
forse per passione o per incoscienza, che parlavamo di cosa avevamo studiato in
scienze quell’anno e non dei nostri progetti per l’estate poiché quelli erano
ancora da scrivere ed erano imprevedibili, tifavamo (e penso che questo non sia
cambiato) il Milan incondizionatamente nonostante i risultati non
particolarmente brillanti e poi, ammettiamo la verità, ci fidavamo l’uno dell’altra.
Io lo sto confessando
solo ora, sicuramente in ritardo, ma avevo bisogno di te, delle tue
rassicurazioni, delle tue parole e non so se non ti ho mai rivolto
esplicitamente questa semplice frase per timidezza o per orgoglio. Il mio
maledetto orgoglio che mi ha impedito di piangere quando abbiamo smesso di
sentirci per un anno intero, che mi ha convinto che non eri indispensabile e che
io non dovevo lottare per te; come mi sbagliavo…
Pensavo che nell’arco
di dodici mesi mi sarei innamorata di nuovo magari di una persona che avesse avuto
la mia stessa età e non un anno in meno come te, che mi avrebbe tenuto sempre
accanto a sé e non mi avrebbe mai lasciato sola come hai fatto tu, ma non è
successo e mi pento di non averti rincorso quando ancora ti credevo perfetto.
Ora mi rendo conto che
è troppo tardi che the show must go on, ma dato che non posso portare quelle
dannate lancette indietro vorrei almeno sapere perché hai creato un muro di
silenzio fra noi, perché noi lo
abbiamo voluto. Lo so che non sarebbe corretto incolpare di tutto ciò che è
accaduto solo te, ma la mia visione dell’onore mi impedisce di assumermi questa
responsabilità.
E se tu mai leggerai
questa mia confessione, forse ti chiederai il motivo per cui non te l’ho detta
in faccia, ma posso solo risponderti che una cosa non è cambiata in tutto
questo tempo: io preferisco ancora scrivere i miei sentimenti piuttosto che
affidarli alla voce perché i suoni sono volubili, si piegano al volere di chi
ascolta, mentre le parole sono ferme su un foglio, anche se virtuale, e
tangibili, piene di quell’emozione che non sapevo di poter ancora provare verso
di te.
Angolo dell’autrice
Dopo un’astinenza dalla
scrittura di parecchi mesi torno con questa cortissima one-shot dedicata a una
persona per me importantissima che non voglio però citare. Non mi aspetto tante
recensioni per questo piccolo lavoro perché l’ho fatto soprattutto per me
stessa per chiarire i miei sentimenti e far ordine nella mia testa; potrei
perfettamente chiamarlo uno scritto egoistico, ma spero solo che almeno una
minuscola parte di ogni lettore si sia commossa, perché io mentre scrivevo
avrei voluto piangere, anche se il mio orgoglio si è messo in mezzo come al
solito…