4.
Bentornata, Ichigo!
“Vedete
qualcosa?” Minto si guardò intorno, pronta a scattare alla prima cosa
fuori
posto.
Le compagne erano accanto a lei, tutte all’erta.
“Pensate il ritardo di Ichigo sia dovuto a…” azzardò Retasu,
continuando a
guardarsi intorno un po’ impaurita. Non sapere da dove sarebbe giunto
l’attacco, né se sarebbe giunto, né
da chi la spaventava come poche altre cose al mondo.
“Sh!” le zittò Zakuro, tirando fuori la propria frusta.
“Cos’hai visto?” sussurrò Purin, e la mora indicò con la testa tra i
cespugli
di fronte a loro. Era quasi buio ormai, non si vedeva molto bene, ma
tutte
notarono una sottile sagoma bianca dietro le siepi davanti a loro, fra
gli
alberi. Sembrava quasi un fantasma.
“Che diavolo è quello…?” mormorò Minto, tirando anche lei fuori la sua
arma,
giusto per precauzione. Nessuna rispose, rimasero immobili a fissare
quella
specie di spettro che sembrava si stesse avvicinando.
Qualche secondo dopo, la figura uscì completamente allo scoperto.
“ICHIGO!” esclamò Purin, spalancando gli occhi.
Sentirono dei passi dietro di loro e si voltarono, vedendo che anche
Ryo e Kei
erano arrivati e stavano fissando la stessa identica cosa che era
appena uscita
dagli alberi.
Certo, quella era Ichigo, ma non era sola.
“E’ vostra questa?” domandò il ragazzo che avevano davanti. Sembrava un
umano
in tutto e per tutto – anche se i lunghi capelli bianchi e gli occhi
scurissimi
la dicevano lunga -, non aveva neanche orecchie da alieno, quindi era
da escludere
che fosse un altro extraterrestre proveniente dal pianeta di Kisshu,
Pai e
Taruto.
Una
cosa strana, comunque,
c’era.
Quel tizio levitava.
Si trovava quasi a mezzo metro da terra, Ichigo stesa in braccio,
incosciente.
“Cosa le hai fatto?” esclamò Retasu, usando più un tono accusatorio che
di
domanda.
“Niente, giuro. Appena sono apparso davanti a lei è svenuta. Eppure
sono certo
che si tratti di una MewMew…” disse più a se stesso che alle altre.
Le ragazze deglutirono. Come faceva quel tipo a sapere che Ichigo era
una
MewMew?
“Lasciala immediatamente!” Zakuro lanciò un colpo contro il nemico, che
scostandosi di lato senza troppa fatica lo evitò tranquillamente. La
Mew Lupo
digrignò i denti, quel tizio iniziava già a stargli sulle scatole. Il
modo in
cui aveva evitato il colpo, così tranquillo, la diceva lunga, sembrava
fiero e
sicuro di se stesso.
E loro per quello era un problema. Somigliava molto a Deep Blue, notò.
Ovvie
differenze erano però i capelli bianchi e gli occhi neri, per non
parlare delle
orecchie normali.
“Ichigo… Ichigo…” Ryo non poté fare a meno di ripetere il nome della
rossa
nella propria mente, tante e tante volte. Era stesa immobile fra le
braccia di
quello che sembrava essere un nuovo nemico, e sembrava esanime. Che
fosse vero
che non le aveva fatto niente?
“Lasciala andare!” Purin fece un passo avanti, sollevando la propria
arma.
Sapeva che il nemico avrebbe schivato anche il suo attacco, decisamente
meno
potente di quello di Zakuro, perciò decise di azzardare un’altra mossa.
Oltre
ad essere una MewMew, Purin era anche una grande acrobata – e non solo
per i
geni della scimmia leonina dentro di sé.
“Ribbon Purin…” iniziò a dire, e le ragazze si voltarono verso di lei,
compreso
il tizio che aveva in braccio Ichigo.
La biondina, comunque, non concluse il suo attacco. Fece qualche veloce
salto e
in un secondo, spiazzando davvero tutti, si trovò alle spalle del
nemico. Gli
diede una spinta così forte da farlo cadere in avanti, e Ichigo rovinò
a terra
sotto lo sguardo delle compagne.
Minto e Retasu corsero verso di lei, prendendola per i piedi e per le
spalle e
allontanandola da lì.
“Bella mossa, MewPurin!” esclamò Minto affidando Ichigo alle cure di
Kei e Ryo,
che gli scostò i capelli dal volto chiamandola più volte.
Ichigo non rispondeva.
“Dobbiamo portarla via da qui, Ryo” il moro poggiò la mano sulla spalla
dell’amico, che non aveva staccato un secondo gli occhi dal viso della
rossa.
“Ryo!” stavolta Kei lo afferrò forte, facendolo girare e riportandolo
sulla
terra.
“Dobbiamo andare via!” sbottò quando lo vide voltarsi verso di lui, gli
occhi
sbarrati.
Il biondo annuì e si sistemò per prendere Ichigo in braccio, ma la voce
del
ragazzo dai lunghi capelli bianchi lo bloccò.
“Mi sono fatto fregare” borbottò lui, sollevando la mano verso Purin
che era
tornata dalle sue amiche e sorrideva soddisfatta di se stessa.
Dal palmo aperto del ragazzo partì un filo sottile di luce gialla che
si
schiantò direttamente su Purin, che non ebbe neanche il tempo di
ribattere.
La biondina venne scaraventata indietro a qualche metro di distanza,
contro un
albero.
Cadde a terra, immobile.
“PURIN!!” Retasu, inorridita, si voltò verso quello che ormai era
certamente un
nemico.
“Ribbon Lettuce Rush!” lanciò un attacco d’acqua contro di lui, ma
quello lo
schivò ancora una volta.
Minto digrignò i denti, mentre Zakuro correva verso Purin per
controllare come
stesse. Il colpo che aveva preso era stato molto forte.
Si avvicinò e la prese fra le braccia, constatando un lungo taglio –
seppur
superficiale – al centro del petto, da cui fuoriusciva un po’ di sangue.
“Merda…” mormorò, sollevando lo sguardo verso le compagne.
Ryo lasciò per un attimo Ichigo alle cure di Kei e si avvicinò a Zakuro.
“Dobbiamo portare via anche lei” disse il biondo, spostando lo sguardo
dalla
Mew viola, al nemico, a Purin.
Zakuro annuì, lasciando Purin nelle braccia di Ryo.
“Mi avevano detto che eravate forti, siete sicure di essere proprio voi
le
MewMew?” domandò il tizio dai capelli bianchi, incrociando le braccia.
Sembrava
che tutta quella situazione lo stesse divertendo.
Ryo si allontanò verso Kei con Purin in braccio, mentre MewZakuro
tornava dalle
altre due compagne.
“Qui ci vuole un attacco combinato” mormorò Minto, guardando di
sottecchi le
amiche.
Retasu e Zakuro annuirono, e al tre sussurrato dalla moretta,
attaccarono il
nemico con le loro armi.
Dietro di loro, Kei teneva Ichigo in braccio, e Ryo teneva saldamente
Purin.
“Perde sangue” constatò Keiichiro con gli occhi sbarrati. “Dobbiamo
portarla
via immediatamente, va medicata”
Ryo annuì e si voltò a guardare lo scontro. Sperò veramente che il
tizio non si
accorgesse di loro e non tentasse di fermali. Si incamminò davanti
all’amico ma
fu costretto a bloccarsi qualche secondo dopo.
“Kei…?” Ichigo aveva appena aperto gli occhi e si era aggrappata
saldamente al
collo dell’amico, guardandosi intorno.
“Che succede? Perché mi tieni in braccio?”
Kei non rispose, accelerando il passo e facendo cenno a Ryo di
riprendere a
camminare. Le spiegazioni a dopo. Anche perché, francamente, non
avrebbe saputo
cosa rispondere in quel preciso istante.
“RYO, KEI, ATTENTI!”
Non fecero neanche in tempo a voltarsi che furono scaraventati lontano
da un
grande fascio di energia. Tutti tranne Ichigo, che era scivolata a
terra dalle
braccia di Kei ed era rimasta lì, con quell’energia spaventosa che le
passava
sopra la testa.
Rimase immobile, gli occhi sgranati e il cuore che batteva
all’impazzata.
Vide a qualche metro di distanza i suoi due cari amici stesi a terra, e
accanto
a loro una ragazzina bionda tremendamente famigliare.
Si voltò a guardare chi aveva osato fare tutto quello, e si alzò
tremante, le
gambe che a fatica reggevano il peso di quell’esile corpo.
Il nemico aveva facilmente schivato i colpi delle ragazze, e poi aveva
notato
Ryo e Keiichiro che stavano fuggendo portando con loro due delle
MewMew. Non
aveva potuto accettarlo, il suo compito era distruggere quelle ragazze,
non permettere
che fuggissero.
Digrignò i denti quando si rese conto di aver mancato uno dei bersagli,
e
concentrò il proprio sguardo su Ichigo.
Fu Minto a gettare a terra la rossa con una spallata, evitando che
fosse
colpita dall’ennesimo raggio di energia.
“STAI GIU’!” esclamò la mora tenendola a terra, mentre Zakuro e Retasu
riprendevano ad attaccare, esauste ma costrette.
Quando sentì che Ichigo aveva smesso di divincolarsi, Minto si
inginocchiò
davanti a lei, imitata subito dalla rossa.
“Che-che succede? Chi siete voi?!” Ichigo si guardò intorno spaventata,
portandosi le mani alla testa e rimanendo inginocchiata a terra.
Minto non si stupì più di tanto. Dopotutto quel travestimento era stato
creato
affinché nessuno le riconoscesse, quindi capì che avrebbe dovuto dire
lei la
verità a Ichigo.
“Ichigo, guardami!” l’afferrò per le spalle, costringendola ad alzare
lo
sguardo verso di lei.
“Sono io, sono Minto! Mi riconosci?!”
La rossa sbatté le palpebre, sentendo delle grida intorno a sé. Si
guardò di
nuovo intorno, stretta tra le mani di MewMinto, e si accorse di altre
due
familiari ragazze che lanciavano qualcosa contro quel ragazzo dai
capelli
bianchi che prima le aveva fatto perdere i sensi.
La mora notò il panico nel suo sguardo, e fece scivolare le mani dalle
spalle
alle sue braccia, stringendo la presa.
“Ichigo! Ti ho detto di guardarmi!”
Lei girò di scatto la testa, tornando a guardare la ragazza davanti a
sé.
Cos’aveva detto? Era Minto?
La scrutò assottigliando gli occhi, il cuore a tremila e la mente
confusa da
tutto quello che le stava succedendo intorno. Se quella era Minto,
allora le
altre erano… Zakuro e Retasu… Sì, poteva esserne abbastanza certa.
Ma allora la ragazza stesa insieme a Kei e Ryo era Purin?
“Mi-Minto…?” balbettò guardandola dritta negli occhi ma vacillando. La
moretta
annuì, lasciandola andare.
“Ascoltami bene Ichigo, devi nasconderti. Mettiti dietro qualche
albero, ma non
uscire per nessun motivo. Chiaro?”
Ichigo parve confusa da quella richiesta, e tentò di protestare, ma
Minto la
trascinò in piedi e la spinse via.
“Ma-ma… Kei e Ryo…”
“VAI!” le indicò un albero più in là e poi si voltò per andare ad
aiutare le
altre compagne che, a quanto pareva, non stavano avendo la meglio sul
nemico.
Ichigo rimase comunque immobile, guardando alternativamente quelle che
aveva
scoperto essere le sue amiche, e Ryo, Kei e Purin stesi a terra.
Corse da loro rendendosi conto che non poteva sparire così. Non stava
capendo
molto della situazione ma qualcosa doveva fare.
Prese Purin tra le braccia, per prima, e vide che – nonostante il
taglio in
pieno petto – respirava. A fatica ma respirava.
La prese in braccio con fatica e inciampando nei propri piedi la
nascose dietro
un cespuglio, facendole poggiare la schiena ad un albero.
La fissò un secondo – vide quello strano abbigliamento, familiare – poi
si
voltò per tornare dai ragazzi.
Poggiò la testa sul petto di Ryo, sentendo che il suo cuore batteva,
seppur
lentamente.
Lo afferrò per le braccia prendendo a trascinarlo nello stesso angolo
dove
aveva portato Purin, e lo adagiò accanto a lei.
Mancava solo Kei.
Per tutto il tempo non aveva gettato neanche uno sguardo a quello che
stava
succedendo tra le sue amiche e il bizzarro ragazzo dai capelli lunghi.
Aveva
paura, una paura fottuta di quello che stava succedendo perché non
riusciva a
capire.
Perché si trovava lì? Chi era quello? Cos’aveva fatto a Kei, Ryo e
Purin? E
perché le sue amiche indossavano quegli strani costumi?
Afferrò Keiichiro per le braccia e prese a trascinare pure lui,
mettendolo in
salvo.
Rimase nascosta per qualche secondo dietro il cespuglio insieme agli
amici
svenuti, il cuore che le martellava nel petto. Non riusciva a sentire
nient’altro tranne il rimbombo dei battiti nelle proprie orecchie, e
tremava da
capo a piedi.
“Che diavolo devo fare?” si chiese, gli occhi lucidi. La paura stava
crescendo.
Si sollevò appena da terra e sbirciò sopra la siepe, cercando di farsi
coraggio.
La scena che le si presentò davanti gli occhi glieli fece sgranare a
dismisura.
Minto, Zakuro e Retasu erano a terra. Il tizio rideva e puntava un dito
contro
di loro.
Non ci pensò neanche per un secondo.
Spiccò un abile salto sorpassando le piante e atterrò a piedi uniti sul
terreno, per poi iniziare una folle corsa verso le sue amiche.
Retasu sentì i passi della rossa e voltò la testa verso di lei,
spalancando gli
occhi.
“Ichigo! Ferma!”
La rossa non la stesse a sentire, non ascoltò neanche Zakuro e Minto
che le
avevano urlato qualcosa in quel momento.
Si parò davanti a loro mentre il nemico lanciava l’ennesimo attacco,
che andò a
segno proprio nel punto in cui Ichigo si era fermata a braccia aperte.
Pochi secondi e un polverone di dimensioni gigantesche si sollevò da
terra,
impedendo la vista.
Il ragazzo dai capelli bianchi rimase immobile e serio, aspettando che
la nube
si diradasse.
Minto, Zakuro e Retasu si coprirono gli occhi con le mani, seppur a
fatica, e
attesero anche loro.
Tempo un paio di minuti – minuti lunghissimi, sembrati ore – e la
polvere sparì
del tutto, rivelando a tutti i presenti una figura rosa dotata di coda
e
orecchiette da gatto.
Lo stupore si presentò sul viso di tutti quanti, soprattutto della
persona che
era al centro dell’attenzione generale.
Ichigo si toccò la coda, la gonna e poi i guanti.
Sentì la testa girare, e vi poggiò le mani sopra.
Erano orecchie, quelle?
Sentì il cuore perdere un battito, e si voltò lentamente a guardare le
compagne
ancora stese a terra.
“I-Ichigo…” mormorò Zakuro, chiedendosi perché l’amica si fosse
trasformata. La
vide spaesata e decise di darle una mano, dopotutto a quanto pareva
l’unica
speranza per sconfiggere quel nemico era lei.
“Ichigo…! Usa la tua arma! Strawberry Bell Version Up!” le urlò, e
Ichigo la
fissò perplessa. Cos’aveva detto? Era sicura che non avrebbe mai potuto
ripetere una cosa del genere.
“Lo sapevo che eri una MewMew” disse il nemico, levitando piano verso
di lei.
Ichigo sbarrò gli occhi e indietreggiò di qualche passo.
“DILLO!” sbottò Zakuro battendo un pugno a terra.
Ichigo, sempre più spaesata, mormorò quella frase sconnessa sicura di
aver
sbagliato qualche parola, ma non fu così.
Una luce biancastra si sprigionò davanti a lei, e il nemico fu
costretto ad
indietreggiare e a ripararsi gli occhi con una mano.
Quella luce era così accecante che anche Ichigo indietreggiò ancora, ma
la cosa
più incredibile fu vedere le armi delle sue amiche, compresa quella di
Purin,
raggiungere quell’immensa luce e creare un’arma formata da vari anelli
concentrici con al centro un fiocco rosso.
L’oggetto aveva
dimensioni discrete, e
quando cadde nelle mani di Ichigo lei fece quasi fatica a sostenerlo.
Sentì delle parole nascerle sulle labbra, e non esitò a pronunciarle.
“Ri-Ribbon Strawberry Surprise!” sollevò l’arma davanti a sé verso il
nemico e
attese, mentre sentiva la propria energia convogliare in quell’oggetto
che
teneva in mano.
Il ragazzo dai capelli bianchi spalancò gli occhi e si trovò sbalzato
all’indietro.
Non aveva neanche fatto in tempo a vedere cosa fosse successo, si
ritrovò
subito a terra, diversi tagli e contusioni sparsi sulle braccia
scoperte e sul
viso. Anche la tunica che indossava era ridotta male, ed era macchiata
del suo
sangue.
“Dannazione…” sibilò dolorante, cercando di rialzarsi.
Vide la ragazzina dai capelli rosa davanti a sé cadere a terra, in
ginocchio,
sopraffatta da quell’arma così potente che lo aveva ferito.
Decise che era meglio sparire per il momento, non poteva rischiare
ancora.
In un secondo si smaterializzò, lasciando al suo posto solo una piccola
e
intensa nube di fumo.
Ichigo sbatté le palpebre più volte, le mani poggiate a terra e il
fiato corto.
Sentiva le lacrime premere ai lati degli occhi e la gola dolere, sapeva
di
stare per scoppiare a piangere.
Sentiva un peso nel petto che non riusciva a spiegare.
“Ichigo…”
La Mew rosa socchiuse gli occhi, sentendo quella voce alle sue spalle.
Voltò
lentamente la testa guardando oltre il proprio corpo, e vide Mina,
tornata alla
normalità, che la fissava ancora accasciata a terra.
Come un flash, una miriade di immagini la travolse e la fece crollare a
terra.
La valanga di ricordi che la investì come uno tsunami in piena regola
le fece
sgorgare le prime lacrime dagli occhi, poi altre le seguirono a ruota.
Masaya, l’incontro con Ryo, il primo mostro, la trasformazione, Masaya,
il
progetto Mew, le compagne di squadra, Masaya, la battaglia contro gli
alieni,
ancora Masaya, Profondo Blu… Masaya.
Ichigo, stesa a terra, spalancò gli occhi, ricordando tutto rapidamente.
Singhiozzò forte e le altre dietro di lei si accorsero che c’era
qualcosa che
non andava. Si alzarono a fatica e la raggiunsero, vedendola strofinare
il viso
contro la terra e piangere sommessamente.
Zakuro l’afferrò per le spalle e cercò di sollevarla, ma Ichigo reagì
male. Con
un gesto veloce della mano scansò quella dell’amica e si voltò di
scatto, gli
occhioni lucidi e lacrimanti, il viso sporco di terra e arrossato e le
labbra
che tremavano.
Le tre compagne sentirono il cuore perdere un battito a quella vista.
L’ultima volta che avevano visto la loro amica così era stato quando
Aoyama era
morto.
“Ichigo…” sussurrò Retasu, azzardandosi ad avvicinarsi di più. La rossa
si
irrigidì quando le braccia della Mew Verde le circondarono il corpo
esile e
tremante, e per un attimo tutte ebbero impressione che avesse smesso di
respirare.
Il secondo dopo, Ichigo si sciolse completamente in un pianto rumoroso,
aggrappandosi con disperazione alla sua amica e singhiozzando forte il
nome
della persona che le aveva causato quello stato d’animo.
Zakuro, Minto e Retasu si gettarono un’occhiata, mentre quest’ultima
accarezzava la testa della rossina cercando di tranquillizzarla.
Ichigo aveva ricordato tutto.
“Dite sul serio?” chiese Purin tastandosi la garza che le ricopriva la
ferita
sul petto.
Dopo essersi ripresi, lei, Kei e Ryo tornarono affaticati al Caffè
MewMew
insieme alle altre ragazze, con Ichigo svenuta.
Ryo l’aveva portata in braccio per tutto il tragitto contando le
lacrime che la
rossa continuava a versare anche nel sonno, chiedendosi se nel suo
stato stesse
avendo degli incubi o chissà che altro.
Da quello che Zakuro gli aveva raccontato, aveva capito che Ichigo
aveva
riacquistato la memoria all’improvviso, e la cosa lo preoccupò
veramente tanto.
Minto gli aveva chiesto perché Ichigo si era trasformata senza spilla e
soprattutto senza volerlo, e il biondo le aveva spiegato che anche la
prima
volta che l’aveva incontrata lei si era trasformata da sola per il
semplice
fatto che si trovava in grave pericolo. Probabilmente i geni del gatto
selvatico dentro di lei avevano azionato quel meccanismo di autodifesa,
lo
stesso che l’aveva fatta trasformare poco prima nel parco.
Comunque, la cosa che lo stava facendo dannare da quasi due ore era il
pensiero
di cosa sarebbe successo alla rossa una volta sveglia.
Tutti se lo stavano chiedendo. Avevano paura che Ichigo si sarebbe
chiusa di
nuovo in se stessa come la prima volta, diventando il fantasma di se
stessa.
“Sì… ha pianto e poi è crollata. Evidentemente aver ricordato tutto
insieme l’ha
sopraffatta”
“Ci ha salvato la vita, comunque” intervenne Minto a braccia conserte,
mentre
fissava le altre ragazze.
Ichigo era stata portata in camera di Kei ed ora riposava nel suo
letto, quindi
gli altri avrebbero avuto tutto il tempo di parlare.
“Ti fa male, Purin?” chiese Retasu avvicinandosi alla più piccola e
fissandola
con apprensione.
“Fa più male la botta che ho preso dietro la schiena, la ferita al
petto è
superficiale” rispose lei scrollando le spalle.
Se l’era vista davvero brutta, comunque, quel nemico era davvero forte.
Rabbrividì al solo pensiero di dover combattere contro dei nemici così
potenti,
ed espose il suo dubbio.
“Che ne pensate del tizio dai capelli bianchi?”
“Stasera farò ricerche” rispose subito Kei, che aveva passato tutto il
tempo a
cercare di capire da dove quel ragazzo fosse spuntato. Non era un
alieno e non
era umano. Dunque cos’era?
“Era fortissimo” mormorò Retasu, stringendosi nelle spalle. Anche lei e
le
altre erano ferite, seppur superficialmente, ma il ricordo della
battaglia era
ancora vivido nelle loro menti.
Quel ragazzo aveva dei poteri straordinari, e il pensiero che potessero
esserci
altri come lui, le aveva scombussolate parecchio.
Quella battaglia si preannunciava molto più dura di quella precedente.
“Secondo voi cosa farà Ichigo?” chiese Minto guardando a turno tutti i
presenti, e la maggior parte di loro abbassò gli occhi. Solo Ryo e
Zakuro
rimasero con lo sguardo alzato e serio, e il biondo rispose.
“Qualunque sarà la sua decisione, la rispetteremo”
Sapeva che era giusto così, e lo sapevano anche tutti gli altri.
Ichigo aveva sofferto anche troppo, ed ora c’era stata anche questa
nuova
catastrofe. Non sapevano come avrebbe fatto a reggere.
“Speriamo non ci abbandoni come l’anno scorso…” mormorò Retasu,
cercando di non
farsi sentire, ma la sua fu una speranza vana.
“Non vi abbandonerò” esclamò una voce flebile ma sicura proveniente
dalle scale
che conducevano al piano di sopra.
Ichigo era appena spuntata sulla soglia della porta, mentre si reggeva
allo
stipite e sospirava, passandosi una mano sulla fronte.
Era stremata, il viso era ancora sporco e l’espressione seria ma stanca.
Nella stanza cadde il silenzio, e il primo ad alzarsi fu Kei, che corse
da lei
e tentò di afferrarla.
“Ichigo, dovresti stare a letto”
Lei sollevò una mano, zittendolo e muovendo qualche passo incerto. Non
si
reggeva in piedi, già scendere le scale le era costato un grande
sforzo, ma doveva
farlo. Doveva chiarire quella situazione.
“Devo… scusarmi. Con tutti” guardò i presenti e vedendo che nessuno
aveva nulla
da dire, continuò.
“Ho ricordato tutto. Tutto quello che è successo nell’ultimo anno, e in
quello
precedente… E mi dispiace. Ho combinato un casino”
Retasu spalancò la bocca. “Ma non è vero!”
“Lasciami parlare” la pregò Ichigo, debole. “Vi ho messo in una
posizione
difficile solo perché… solo perché non sono riuscita a sopportare la
morte di
Masaya… Io…” deglutì e capì che le forze stavano venendo meno, sia
quelle
fisiche che quelle intellettuali. Era stanca, stremata, e non aveva la
forza di
continuare.
Ma doveva.
Sentì la testa girare, e subito due braccia la strinsero, e si ritrovò
un
ciuffo di capelli biondi sotto il mento.
“Non è colpa tua, Ichigo-chan, tu amavi Aoyama” le sussurrò Purin
cercando di
coccolarla in qualche modo, nonostante fosse nettamente più bassa di
lei.
Ichigo sentì il cuore scaldarsi e le lacrime pungerle gli occhi.
Sapeva che le amiche l’avrebbero sostenuta, e ne era felice. Ma lei si
sentiva
comunque in colpa. Era la leader, doveva essere la più forte e invece
era stata
la prima a crollare.
“Non vi abbandonerò…” sussurrò, sorridendo alle compagne. Le quattro
Mew
sorrisero, mentre una lacrima solcava il volto di Retasu, e Kei
sorrise,
fissando le due ragazze abbracciate.
Ryo rimase immobile, un peso incalcolabile nel cuore.
Vedere Ichigo così distrutta lo stava uccidendo.
Sospirò, si alzò dalla sedia e le si avvicinò. Lei sollevò lo sguardo e
lo
fisso con gli occhi fiduciosi.
Abbozzò un sorrisetto e le poggiò una mano sulla testa, accarezzandola
delicatamente.
“Ben fatto, Ichigo”
La rossa sorrise per la prima vera volta da quando si era ripresa e
crollò
inesorabilmente, afferrata da Ryo e Purin.
Forse tutto sarebbe tornato alla normalità, prima o poi.