Prologo

Tutto successe nella stagione autunnale di Konoha, mentre, come al solito, mi preparavo a tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro.
Vidi me stessa.
Se pensiate che abbia sbagliato nell'esprimermi siete voi che cadete in errore.
Ero io, Sakura Haruno, ma dimostravo più dei miei 18 anni.
L'altra me stessa mi fissava dal lato opposto della strada, con gli occhi sbarrati, come se non fosse dovuta essere lì, come se non avessi dovuta vederla.
Contemporaneamente, però, sembrava volesse dirmi qualcosa di vitale importanza.
Feci per attraversare la strada, ma, in quel preciso istante, vidi un coltello volare nella mia direzione e , senza che potessi fare nulla per fermarlo, si piantò nel mio stomaco.
"ARGHHH!!!" l'urlo che mi partì dalla gola non sembrava neanche che mi appartenesse.
Vidi la me stessa trentenne scattare nella mia direzione e sollevarmi di peso.
Chiusi gli occhi, cercando di non pensare, chiusi gli occhi sentendo solo la fitta di dolore atroce allo stomaco.

"Sakura, SAKURA!!"
A quella voce familiare aprii gli occhi.
Ero distesa ai piedi di un albero ancora sanguinante: la ferita non era stata curata!
Guardai la persona di fronte a me: aveva lunghi capelli rosa, del mio stesso colore, e occhi verde smeraldo.
"T-tu s-sei... sei me?"
L'altra annuì.
"Si, Sakura, sono te stessa tra 12 anni..."
"Cosa ci fai qui? Com'è possibile... io sono ferita..."
"Stai rischiando la vita! Non puoi stare un altro minuto qui..."
"Perchè? Sto morendo?"
L'altra annuì.
"Dove devo andare?"
"Nel passato!"
La guardai come se fosse impazzita.
"Lo so, sembra una follia, ma devi bagnare con il tuo sangue quest'albero e prendere questo talismano!"
Si sfilò dal collo il ciondolo rosso.
"Ma questo è..."
"Il simbolo del clan Uchiha! Fai come ti ho detto!"
"Ma... lo hai preso da Sasuke? Come hai fatto? Lui è introvabile ormai..."
Lei mi guardò con gli occhi lucidi e mi prese le mani.
"Lo ritroveremo sempre nel nostro cuore!"
Poi se ne andò via correndo e io non sapevo come curare la mia ferita: sembrava troppo profonda persino per me, un medico ninja.
In più non avevo materiale.
Anche se mi sembrava una follia, bagnai l'albero su cui mi ero poggiata del mio sangue e mi misi al collo il ciondolo.
Sentii una strana energia pervadermi, poi un vortice si formò attorno a me, finchè non persi i sensi e caddi svenuta ai piedi dell'albero.