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Autore: RoxanneNO    14/03/2011    0 recensioni
Lei, la ragazza dai ricordi offuscati; lui, colui che glieli ha offuscati.
Eveline non vuole più essere la ragazza speciale di una volta, ha deciso di chiudere con il suo passato e con tutto ciò che ha rappresentato per lei in quei dieci anni. Almeno fino a che...
cit.: Il cuore mi saltò in gola quando vidi che c’era seduto qualcuno. Un ragazzo forse poco più grande di me, biondo e...bello. non saprei come definirlo altrimenti. “Scusami non volevo spaventarti.” Mi disse mentre mi alzavo per riprendere fiato e darmela a gambe levate “Tranquillo, stavo andando via.”
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EVE

Il giorno dopo tornò tutto alla normalità; o meglio, alla normalità dei giorni precedenti perché quella sì che è una parola che va decisamente presa con le pinze. Jade mi accompagnò all'università con grande stupore di tutti, Greta compresa, che non fece che fissarmi per tutto il tempo alla ricerca di qualche indizio sulla nostra situazione e sul mio umore. Ovviamente mi godevo il momento e non potevo che essere felice, e la cosa non faceva che incuriosirla ancora di più. Per mia sfortuna non riuscii a convincere Jade a rimanere con noi per tutto il giorno e questo la autorizzò ad assalirmi con mille domande, prima di tutte “Cos'è successo tra te e il principino azzurro?”

Risposta? Purtroppo... “Assolutamente nulla.”
Si chiedeva come fosse possibile che entrambi non capissimo la grande attrazione che ci spingeva l'uno verso l'altra, attrazione di cui io sinceramente avevo cominciato a dubitare. Altra cosa su cui ero ancora titubante era il tenerle nascosto tutto quello che mi era successo. Forse lei avrebbe potuto aiutarmi a capire molto di più su Jade e su quelle poche informazioni che mi aveva dato, o forse l'avrei solo fatta scappare, ma almeno non mi sarei sentita come la versione italiana della cacca di Arale.
“A cosa stai pensando?” tanto alla fine qualcosa avrebbe scoperto, il suo istinto da detective Conan non poteva che uscire fuori.
“Uhm, niente di che” finsi ancora “solo che vorrei quindici giorni di vita normale.”
“Sai, a volte penso seriamente che non dipenda da noi, ma solo da quello che decidono per noi.”
Cosa? “Tu, la regina della razionalità, mi vieni a parlare di destino e cacchiate simili?” la osservai fare spallucce e guardare lontano.
“Non posso negare che ci sia qualcosa di inspiegabile in ciascuno di noi. Insomma, pensa a tua sorella o a quello che sta succedendo ora...non credo che qualcuno di voi lo voglia realmente eppure sta accadendo -qualsiasi cosa sia- e nessuno può farci nulla.” Wow, una filosofa tra noi! Eppure sotto un certo punto di vista non potevo che darle ragione. Non poteva esserci altra spiegazione per tutto ciò che mi stava capitando, a partire dai disegni per finire alla presenza di Jade al mio fianco. Senza contare che mi aveva appena fatto notare di non essere tanto scema da bersi la storia del 'Io e Jade siamo solo amici, non c'è nessun mistero!'
“E secondo te chi è che decide cos'è meglio per noi?” Buttai lì rabbrividendo, non ero davvero pronta a parlare di certi argomenti con lei.
“Non so, un Dio? Un insieme di dei? Angeli? Non so dirtelo, non mi sono fatta un'idea vera e propria anche se sinceramente non credo che qualsiasi cosa sia possa essere considerata buona al cento per cento. Insomma, anche se credessi nella distinzione tra buono e cattivo, se un'entità fosse buona e senza alcun limite non permetterebbe certe cose nel suo mondo. No?” Era vero, verissimo. E ogni volta che usciva fuori un discorso simile con lei non potevo che farmi venire l'angoscia e pensare che non fosse così facile come sembrava giudicare una persona e dire se fosse buona o cattiva. Per quanto riguardava Jade beh, la sola idea che potesse avere a che fare col tizio che decide quando devo essere felice o triste mi dava i brividi.
“Ho sempre pensato che gli angeli fossero anime di persone talmente tanto buone da meritare un premio.”
“Eve, sei la solita inguaribile romantica. Possibile che non hai mai letto un racconto mitologico o...che ne so...la bibbia? Quando si parla di angeli si parla di entità distinte, non di persone normali. È come se...come se ci fosse una specie simile ma non uguale a quella umana. Mi sono spiegata?” la mia faccia da cartone animato non era stata abbastanza eloquente?
“Forse...no non credo di aver capito.”
“Diciamo che come ci sono i cani, i gatti, le foche e ci siamo noi, ci sono anche gli angeli.”
“Ora si che è più chiaro.” dissi tra il sarcastico e lo stupito. “Questo significa che comunque ci credi.”
“Ehi, era solo una teoria quella.”
“Una teoria molto elaborata.” mi guardò bieca e evitò di rispondere alla mia evidente provocazione. Fu solo dopo un lungo momento di silenzio che riuscii a dare libero sfogo alla mia domanda più grande.
“E se mia sorella non è un angelo, dove credi che sia adesso?” mi prese la mano e puntò gli occhioni verdi nei miei “Sono sicura che Caroline sia felice in questo momento, non può essere altrimenti.”
“Grazie.” riuscii a mormorare commossa. “Greta?”
“Dimmi.”
“Se ti dovessi rivelare una cosa importante, una cosa che cambierebbe qualsiasi tua convinzione sul mondo e sulla nostra amicizia, come la prenderesti?” osservai il suo sguardo allarmato e il cuore mi arrivò in gola: complimenti Eve, ottimo modo di arrivare al punto.

JADE

La lasciai con l'amaro in bocca. Non avrei voluto, davvero, specialmente perché tutti i miei sensi mi avevano gridato di non mollarla un solo secondo da quella mattina nel momento stesso in cui era suonata la sveglia, ma avevo dovuto farlo. Quel giorno avrei dovuto affrontare uno dei problemi più grandi della mia intera esistenza: trovare un alleato. E per farlo sapevo di potermi rivolgere solo ad una persona, che mi piacesse o no, che lo volessi o meno, dovevo farlo per il suo bene.
Quella persona era mio fratello Haniel.
Il perfetto, bellissimo, superdotato Haniel. Lo so, che caspita di nome è? Non so se ritenermi fortunato a chiamarmi Gedeone, ma di certo il suo di nome è solo un altro modo per rammentarmi di quanto schifo io faccia agli occhi di mio padre e non solo ai suoi.
Haniel è il nome di uno dei nove arcangeli, e beh mettiamola cosi, se io oggi sono qui è solo colpa di quell'arcangelo, intendo il primo di una lunga stirpe. È stato il primo ad avere rapporti con un'umana dopo averla ammaliata con le sue capacità empatiche e ad avere rapporti sessuali con lei creando infine uno di noi, un Nephilim. Noi siamo l'ultimo anello della catena, gli scarti, coloro che devono essere eliminati e assolutamente non paragonati ai veri angeli (come mio padre, e ovviamente Haniel). Quelli ai quali non spuntano le ali, quelli che non hanno poteri tanto forti quanto quelli degli angeli degni di essere chiamati tali. Relegati ad una vita che è un fallimento, in attesa che qualche caduto si faccia corrompere dalla promessa di poter tornare al suo posto e ci ammazzi come vuole il consiglio.
E di questo consiglio chi poteva far parte se non mio padre?
Ma forse prima di raccontare questa storia sarebbe meglio chiarire la gerarchia che costituisce l'universo angelico. Prima di tutto c'è Dio; nessuno lo ha mai visto e nessuno sa come sia fatto, se sia simile ad un angelo o a un uomo o magari a nessuno dei due; e sinceramente comincio a credere che questo tizio una faccia non ce l'abbia proprio. Fatto sta che ha creato nove “cori” che dividessero le sue creature, gli angeli, ai quali ha dedicato tutta la sua esistenza, a seconda dei loro compiti e delle loro attitudini. Ma un angelo, per sua natura, non sempre è un essere che si accontenta di ciò che è, né tanto meno può essere definito buono. Così, dopo aver affrontato principi di guerre catastrofiche causate dalla boria di tali esseri perfetti, sua eminenza ha pensato bene di mettere a capo di ogni coro un Arcangelo, una nuova figura diversa sia da un angelo che da un uomo, ma capace di unire le doti sia dell'uno che dell'altro raggiungendo quasi la perfezione.
Quasi.
Perché l'arcangelo Haniel, l'originale Haniel, colui che dovrebbe guidare i serafini e i cherubini nella ricerca di doti quali il coraggio, la grazia, l'indulgenza, si è invaghito di Sofia, una greca popolana dalla pelle chiarissima e dalla bellezza travolgente alla quale ha poi rubato ogni tipo di ingenuità e candore possa venire in mente. E di certo, nel farlo fu privo di qualunque indulgenza.
In definitiva, chiunque dica che un angelo sia meglio di un uomo semplicemente sta mentendo.
Comunque, mio padre ha fatto la stessa identica cosa conoscendo biblicamente mia madre. Non so come fosse, è morta prima che potessi averne un ricordo serio, ma mi è capitato di sentire delle storie sul suo conto e su quanto forse avrebbe dovuto essere lei l'angelo dell'allegra famigliola e non quel bastardo. L'ha uccisa brutalmente, davanti agli occhi di tutto il consiglio supremo -cioè di quelli che hanno il potere di decidere chi può morire e chi deve rimanere in vita- e senza curarsi di lei come persona. La sua colpa? Aver messo al mondo me, uno schifoso Nephilim, e avermi amato incondizionatamente come ogni madre che si rispetti. Prima che conoscesse Eleanor, la madre di Haniel, e quando ancora vivevo con loro, aveva provato a ripetermi che la morte di mia madre non era prevista, che lui non voleva ucciderla e che se alla fine aveva dovuto farlo era stata solo colpa mia. Ma poi avevo imparato a conoscerlo e avevo capito con quale gusto lo avesse fatto, e con quale violenza...in fin dei conti gli era valso un posto negli alti ranghi della società celeste, no? E poi, esiste qualcuno le cui azioni non siano dettate da un'innata sete di potere?
Era riuscito a poter essere lui in prima persona a decidere chi doveva sparire dalla circolazione; e indovinate chi era quel qualcuno? Suo figlio, quello illegittimo intendo, cioè io.
Fino al mio diciottesimo anno di età, però, il caro padre non aveva potuto fare niente poiché sarebbe stato accusato di omicidio e ucciso a sua volta. Per uccidere un figlio di un angelo e un'umana si deve prima essere sicuri che questo stia acquisendo i poteri di un Nephilim, che si sviluppano con l'adolescenza, o almeno credo. Deo gratias, se così si può dire, per la legge dell'ereditarietà genetica non tutti i bambini portatori di tale sventura ottenevano qualche tipo di potere: qualcuno era umano al cento per cento.
In realtà sin da bambino avevo il dono delle lingue; riuscivo e riesco tutt'ora a capire e parlare qualsiasi lingua io voglia, e oltre a questo potevo fare doni come era successo con Eve. Quando mio padre se ne era accorto, dopo aver fatto ammalare sua sorella Carol, aveva proposto ai suoi colleghi una condanna immediata nei miei confronti, benché io fossi talmente piccolo da non poter nemmeno capire cosa ero realmente in grado di fare.
Nessuno però poteva sapere come avrebbe reagito Eve sapendo lo schifo che ero, oltre al fatto che in qualche modo ero responsabile della morte di sua sorella perché non ero riuscito a fermare mio padre, e la cosa mi spaventava non poco. Avevo paura di perderla, di nuovo, e non potevo permettere che accadesse perché lei era tutto ciò che dovrebbe essere una famiglia, per me.
Ma prima dovevo affrontare i miei, di parenti, e intendo quelli veri e imponenti (per non dire assolutamente soffocanti) e dovevo chiedere aiuto al mio fratellastro per salvarle la vita.




Okay, prima di tutto devo chiedere umilmente perdono per questo indecoroso ritardo. Ma giuro, non è stata colpa mia, prendetevela con la mia stupida università!
Detto questo come avrete notato c'è stata una modifica importante nella struttura della storia, cioè il punto di vista di Jade. In realtà ci ho pensato tanto prima di inserirlo, ma mi sembrava giusto fare in modo che fosse proprio lui a raccontare almeno in parte la sua storia. 
In compenso finalmente sono venute un po' di cosucce a galla, anche se vi avverto che questo è poco più della metà del suo passato. 
Spero vi sia piaciuto e attendo con ansia le vostre recensioni *__*
kiss kiss Roxanne
   
 
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