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Autore: talita    14/03/2011    2 recensioni
Dall'ultimo capitolo:
"Non rimane molto tempo. So che devo parlare con lui, dobbiamo vederci e devo dire le fatidiche parole: «Dobbiamo parlare», gli dico al telefono.
Tempo cinque minuti è davanti alla porta di casa mia. Gli apro e vedo la sua faccia preoccupata. Lo abbraccio forte e lui ricambia. Lo lascio entrare e accomodarsi sulla mia poltrona mentre io rimango a fissarlo dall'alto con paura, paura delle parole che usciranno dalla mia bocca, non so se lui se lo aspetta, ma non è così stupido da non averlo capito.
«Jared, io ti amo, lo sai, ma il nostro lavoro ci impedisce di stare insieme. Il nostro tempo è finito»."
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutte.. vorrei ringraziarvi tutte di cuore.. voi che seguite, leggete e non commentate... Grazie..


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Recording
È difficile che mi svegli con la luce del sole, ma oggi l'ho fatto, perché i raggi mi colpiscono proprio dritto in faccia e danno un gran fastidio. Mi guardo attorno, sono sdraiata sul divano con Jared che mi abbraccia, lui è già sveglio. Oh, mio Dio, mi sono addormentata qui...
   «Non volevo svegliarti, scusa», sorride e mi odora i capelli. Si alza. «Ho già preparato il caffè e avevo delle tortine di cioccolato», mi porge una tazza e la tortina.
   «Servizievole».
   «Non ti abituare, non sono sempre così!», si abbassa per darmi un leggero bacio sulle labbra. Questa si che è la miglior colazione che abbia mai fatto.
   Solo quando mi metto seduta composta sento la fitta alla testa. Con un dito faccio pressione sulla tempia per alleviare il dolore, ma sembra non voglia passare.
   «Sì, ehm... Credo tu abbia esagerato un po' con lo champagne». Lo guardo come se mi avesse appena detto di aver ucciso qualcuno. Però, infatti non mi ricordo quasi nulla dopo che ci siamo seduti sul divano a parlare e bere champagne.
   «Ehm... Noi... Insomma... Abbiamo...?».
   «Oh, no», sorride. «Non volevo approfittare di una ragazza ubriaca». Non so perché ma non sono sicura di quello che ha detto perché sono sul suo divano solo in reggiseno e mutande. «Ti ho spogliata perché mi sembravi molto scomoda in quei jeans stretti, credimi ho fatto fatica a toglierteli», dice mentre io cerco di soffocare la voglia di dargli uno schiaffo.
   «Ti sarai divertito nell'ammirare il mio corpo mentre mi spogliavi», mi alzo e cerco i miei vestiti.
   «Oh, sì...», risponde guardandomi ancora mezza nuda.
   «Jared!», lo ammonisco coprendomi con un cuscino del divano.
   «Che c'è?», alza le spalle. «È stato piuttosto interessante».
   «Interessante?».
   «Sì». Scuoto la testa con disapprovazione. «Sbrigati, siamo in ritardo».

Entro in casa e corro su per le scale velocissimamente, siamo in stra ritardo. Apro la porta di camera mia e Abbie è lì seduta sul mio letto.
   «DOV'ERI?», mi urla. Oh-oh. Ho dimenticato di dirle che uscivo con Jared. «Cioè cavolo, stavo per chiamare la polizia, Lauren!», si avvicina e mi abbraccia. «Pensavo ti avessero rapita o chissà cosa, ma poi ho chiamato Shannon e mi ha detto che avresti cenato con Jared».
   «Scusami. Sei peggio di mio padre quando fai così!».
   «Sì, sì, certo. Non farlo mai più! Oh, mio Dio, i tuoi capelli sono orrendi, ma che hai fatto?».
   «Non lo so, non me lo ricordo! Ora però lasciami andare che Monik mi ha già chiamato 5 volte e Jared è qua sotto che mi aspetta».
   «Come non ti ricordi? Che cosa hai fatto con Jared? Avete...?», chiede mentre cerco qualcosa da mettermi.
   «No!», rispondo prontamente. «Cioè... non lo so. Lui dice di no, ma stamattina mi sono svegliata con una strana sensazione».
   «Oddio, ti ubriacata e ha abusato di te».
   Mi giro per fulminarla con lo sguardo. «Jared non è il tipo. Ti odio quando trai queste conclusioni».
   «Già, sì. Mi odio anche io».
   «Già, ma ora vado. Ciao». Mi fiondo giù per le scale rischiando di rotolare.
   
Quando arriviamo allo studio improvvisamente mi sento agitata, il mal di testa non è passato, ma la cosa che mi preoccupa di più è stare accanto a Jared e fingere che non ci sia nulla tra di noi. Lui è tranquillo. Ma come fa?
   «Oh, finalmente! Cominciamo subito, per favore», annuncia Monik. «E sbrigatevi, avete solo due ore e poi Lauren abbiamo quell'intervista. Su, vai!», ci spinge dentro la saletta con fare nervoso.
   Io e Jared ci posizioniamo davanti ai microfoni. Questa credo sia l'unica saletta di registrazione dotata ancora di due microfoni, Jared ha insistito per avere questa, ha detto che voleva guardarmi negli occhi mentre liberavo i miei sentimenti attraverso le corde vocali, parole sue eh, io non avrei mai detto questo.
   È davanti a me adesso, sta guardando ancora una volta il testo della mia canzone, anche se credo la sappia a memoria vuole fare tutto perfettamente, con lui tutto deve essere perfetto.
   Non riesco a togliere lo sguardo dal suo viso, è rilassato. Le sue labbra sono socchiuse, invitanti, ha le pupille dilatate per via della poca luce che c'è nella saletta, ma posso ancora vedere quell'azzurro che si trasforma in grigio...
   «Lauren», mi fa riemergere. «Vuoi fare qualche vocalizzo prima?».
   Mi schiarisco la voce e per un momento temo di non essere in grado di cantare davanti a lui, ma l'ho già fatto perché adesso lo temo? «Sì, forse è meglio».
   Dopo aver fatto qualche vocalizzo assieme a Carl torno alla mia postazione davanti a Jared, ma sono, forse, ancora più agitata. Gli sorrido perché ripenso a quando è arrivato qua con i rasta, ora sono cortissimi, mi fa ancora uno strano effetto, ero abituata a vederlo con i capelli lunghi.
   «Ci sono. Attaccate con la base». Mi tengo stretta la cuffia appena sento partire la base. Jared è una presenza inquietante davanti a me.
   La mia voce è diversa, proprio come diceva lui, la sento più forte e forse anche più acuta, intesa. Canto sempre con gli occhi chiusi, tutti lo fanno, è quasi inevitabile, ma li apro, voglio osservare Jared che mi guarda, mi analizza.
   «Ferma», Carl mi blocca. È lui che sta dirigendo, almeno per me, la registrazione. «Rifalla dall'inizio».

Siamo andati avanti così per tre giorni, registrando, riregistrando. Carl mi ha ammazzato la voce, ho cantato più in questi tre giorni che in tutta la mia vita. Ma direi che il risultato c'è.
   «Sono fiero di te. Hai fatto un buon lavoro con Jared», si complimenta Carl. «Ora tocca a Mark finire il tutto», così dicendo se ne va.
   «Lauren, devo parlarti!», Monik mi prende per il braccio e mi tira. «Potreste, per favore, lasciarci sole?», dice  prepotente. Tutti escono dalla saletta, compreso Jared. Monik mi fissa col suo sguardo assassino e non mi ha ancora lasciato il braccio. «Cosa succede?».
   «Cosa?».
   «Non fare la finta tonta, Lauren! C'è qualcosa tra te e Jared e lo sai che questo non va bene!».
   Oh, merda! «No, Monik! Ma cosa vai a pensare! Non c'è nulla», dico cercando di essere più seria possibile. Se dobbiamo tenere nascosta la nostra relazione, anche Monik deve essere fuori. Lei non mi sembra convinta. Le faccio lasciare il mio braccio e cerco qualcosa di convincente nella mia testa. «Stando a stretto contatto con lui, lavorando con lui, ho capito che è un grande artista. Tiene molto a fare le cose per bene, deve essere tutto perfetto. Ho imparato a conoscerlo ed è una gran brava persona, Monik. Come mi hai detto tu una volta, l'abito non fa il monaco. Non dico però che un po' non lo odi ancora. Non fa il mio tipo», le sorrido ed esco dalla saletta. Credo di averla convinta.
  
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