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Autore: Lyla McClellan    14/03/2011    1 recensioni
Non so quanti abbiano giocato a "Shade - L'ira degli angeli". Mi rivolgo a voi che avete lottato per livelli e livelli, dimenticandovi quasi come tutto era inziato... e siete poi arrivati al Gran Finale senza sapere che fare. Perlomeno questo è quello che è successo a me e al mio protagonista, con cui mi sono davvero identificata. Ecco come io e lui esprimiamo la nostra rabbia verso l'Angelo che ci ha usati e verso tutti.
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una spada. Solo una spada lucente. Ecco cosa mi è rimasto per difendermi. Mi ritrovo a lottare contro il mio alleato che ha obbedito ai miei ordini quando i miei avversari erano troppi e troppo forti. Devo lottare per sconfiggere lui e il suo padrone, quello che credevo mio amico: l'Angelo della Fede, o che so io. Mi ha ingannato per tutto questo tempo, mi ha illuso. "Rivedrai tuo fratello, devi solo uccidere un sacco di schifosi mostri bastardi e rischiare la follia, ma io ti aiuterò, vedi, tutte queste armi che ti sto dando per tenerti buono e farti fare il lavoro sporco ti porteranno alla salvezza, anche a quella di tuo fratello!" Mio fratello un corno. Come minimo sarà già morto, oppure non avrà più l'anima o chissà quale altra stronzata. Negli ultimi mesi sono vissuto con il terrore addosso, combattendo contro mostri orribili, sporcandomi del loro sangue, temendo costantemente di morire. Credevo di essere pazzo, e quando dormivo avevo incubi orrendi, in cui mio fratello mi chiamava come da un abisso, straziandomi l'anima perché io non potevo aiutarlo, il mio corpo era straziato dalle ferite... È per rivedere mio fratello che ho sopportato tutto senza pensare a niente, lottando meccanicamente e gioendo tutte le volte che l'Angelo si mostrava a me con qualche consiglio o nuovo aiuto, e allo stesso tempo maledicendolo perché se lui era lì era perché le cose stavano per peggiorare in un vortice di pazzia e sangue, e quando lui se ne sarebbe andato via con la sua aura lucente io sarei rimasto di nuovo solo e al buio. A volte ho quasi sperato di morire, cadendo in un baratro o sotto i colpi dei miei nemici, ma ogni volta erano loro a perire, e mi illudevo che in fondo ce l'avrei fatta, che ero davvero in grado di sopravvivere. E poi avevo il demone, che avrebbe obbedito ad ogni mio comando e mi avrebbe protetto dai nemici più forti. L'Angelo sarebbe stato contento e mi avrebbe riportato da mio fratello, e ci avrebbe fatti tornare a casa insieme, e lui avrebbe abbandonato l'archeologia e io gli avrei perdonato gli anni di assenza. E allora scoppiavo a piangere, questa visione era troppo dolce perché la mia mente debole e distrutta reggesse. A quel punto ricordavo la sua lettera, la gioia che provai nell'aprirla e l'incredulità nel leggerla. Il viaggio in treno fino a Roma, poi l'albergo, le fiamme illusorie e le visioni di quei mostri che poi avrei davvero incontrato. La pistola, la mia prima arma, il primo zombie da uccidere, il sangue che schizzava... non avrei mai voluto che niente del genere accadesse. E poi, poi la chiesetta: era quello l'ingresso dell'inferno senza fine che stavo vivendo, il primo passo verso la distruzione... perché mio fratello l'aveva esplorata, PERCHÉ? Ma non ce l'avevo con lui, lui non aveva colpa, gli erano sempre piaciuti i misteri. E in effetti, sapere la verità sul mondo avrebbe incuriosito anche me.

Ma ora, ora che conosco la verità, quella che mi riguarda perlomeno, cioè che sono stato usato da un Angelo megalomane totalmente disinteressato a me e mio fratello, ora sono arrabbiato con tutti. Con l'Angelo, perché è solo uno stronzo senza scrupoli; con mio fratello, perché si è immischiato in cose troppo grandi per lui e per tutti invece di starsene a casa sua; e con me stesso, perché non ho avuto quella crudeltà, quell'insensibilità, quell'orgoglio di ignorare la lettera di mio fratello. E maledico il mondo intero perché un pensiero del genere è nella mia testa.

Ora con questa maledetta spada che mi ha dato lo stramaledetto angelo sono praticamente già morto. Inutile continuare a correre, inutile continuare a guardare con desiderio l'abisso che mi circonda e in cui potrei gettarmi. Anche se ad ogni fendente contro il demone lui scompare, e dalle ombre sorgono i mostri che ormai conosco bene, non mi arrenderò. Continuerò a combattere perché sono assetato di vendetta, perché ho permesso di essere usato come un animale da macello e non lo farò mai più, perché combattere è l'unica cosa che voglio fare, voglio il sangue, voglio sentire la carne dei mostri che si squarcia sotto la lama luminosa della mia spada, l'unica cosa di cui io sia veramente padrone da quando ho perso l'anima e la testa. Finché un ultimo barlume di vita ci sarà nel mio corpo non farò altro che lottare, lottare e lottare, perché l'ultima immagine che vedranno i miei occhi sia il sangue che sgorga copioso dalle ferite dei miei nemici e le loro membra mutilate.

Lotta dura senza paura.

   
 
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