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Autore: Sere_    14/03/2011    4 recensioni
E' una fic scritta per il White Day!
Dovrebbe essere dolce, zuccherosa e quant'altro... O_O
Bè, io ci ho provato, non so bene cosa ne sia venuto fuori XD
-Tu non mi piaci-
Spostò lo sguardo dalla strada e si ritrovò a posarlo sulle gambe piuttosto scoperte di lei, accavallate, prima di rivolgerlo al suo viso. Lo stava fissando anch’ella, con espressione tremendamente seria.
-Come scusa?-
Si costrinse a tornare ad osservare la strada, chiedendosi se poteva arrischiarsi al prossimo incrocio di incontrare l’abituale volante della polizia.
-Non mi piaci- ripeté la ragazza, sistemandosi meglio sul sedile, togliendosi con un gesto secco le scarpe eleganti e divaricando appena le gambe, rilassandosi.
A quella vista, le mani di Shikamaru afferrarono più saldamente il volante.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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White and Black days

NdA: dovrebbe essere una specie di spin off de Lo scoccare dell’ora XD

Non è un granché, anzi è schifosamente banale… E’ solo che proprio la dolcezza da questa coppia non riesco a farla uscire XD

Boh, farò meglio per il Black Day XD

Comunque, questa one-shot dovrebbe partecipare al Contest White and Black Days indetto dal forum The Black Parade

 

 

 

Segreto nella pioggia..

 

 

 

 

 

 

-Tu non mi piaci-

Spostò lo sguardo dalla strada e si ritrovò a posarlo sulle gambe piuttosto scoperte di lei, accavallate, prima di rivolgerlo al suo viso. Lo stava fissando anch’ella, con espressione tremendamente seria.

-Come scusa?-

Si costrinse a tornare ad osservare la strada, chiedendosi se poteva arrischiarsi al prossimo incrocio di incontrare l’abituale volante della polizia.

-Non mi piaci- ripeté la ragazza, sistemandosi meglio sul sedile, togliendosi con un gesto secco le scarpe eleganti e divaricando appena le gambe, rilassandosi.

A quella vista, le mani di Shikamaru afferrarono più saldamente il volante.

-Si può sapere che stai dicendo? E siediti composta!- sbottò, evitando con cura di concedersi anche la più innocente delle occhiate.

Temari sbuffò e lasciò scappare un singhiozzo nello stesso tempo; ne venne fuori un rumore strano, ma lei non parve farci troppo caso.

-Tu non sei una che beve spesso, vero? Guardati come sei ridotta..- commentò il ragazzo, svoltando a destra e preferendo allungare la strada, piuttosto che dover giustificare la presenza di un’ubriaca scomposta che blaterava frasi senza senso.

-Però io ti piaccio...- continuò Temari,  ignorandolo completamente. –Mi hai fatto salire sulla tua macchina, quindi ti piaccio...-

-Ti sto solo accompagnando, Temari, non prenderla come una dichiarazione d’amore- le rispose, cercando di mantenere un tono lucido e posato, mentre l’idea di lei scalza lo distraeva più di quanto potesse essere logicamente plausibile.

Lei annuì, d’un tratto seria, e per un effimero secondo Shikamaru credette che si fosse realmente ripresa.

Quando, però, si sporse troppo verso di lui, gli fu chiaro di essere stato in errore.

-Chediaminefai?- biascicò tutto d’un fiato, frenando di botto e posizionandosi alla bell’e meglio al lato della strada, in una manovra di cui, in una situazione più consona, sarebbe andato estremamente fiero.

-Tu sei noioso,- asserì Temari, guardandolo dritto negli occhi e arrivando quasi a sovrastarlo, -e non mi piaci-

Shikamaru contò mentalmente fino a dieci, serrò gli occhi per evitare che incontrassero il corpo di lei, stretto in quell’abito da sera che non si addiceva affatto ai soliti vestiti con cui la vedeva ogni mattina all’università.

-Va bene- mormorò, continuando a tenere gli occhi chiusi e ripetendosi, a mo’ di nenia, che quella era la sorella di due dei più pericolosi e violenti ragazzi della città. –Ho afferrato il concetto. Ora, però, togli la mano da , te ne prego!- il tono suonò quasi supplichevole e Temari, con candido stupore, osservò la mano colpevole, quasi non fosse la sua. Ritornò placidamente al suo posto, sempre continuando a guardarsi il palmo, ignorando deliberatamente gli sforzi di lui nel tornare a respirare con naturalezza.

Shikamaru imprecò in una decina di lingue, la maggior parte di sua invenzione, prima di poter anche lui sistemarsi di nuovo sul sedile. Non si stupì di sentire il sudore crearsi sulla sua fronte e si maledì con foga per aver accettato di accompagnare quella psicopatica ubriaca a casa.

A lui i Sakabu neanche piacevano! Una famiglia di matti! Il più giovane poi...

Represse a stento un brivido e si impose di rilassarsi. Temari aveva preso a canticchiare qualcosa sottovoce, guardando fuori dal finestrino. Gocce di pioggia cominciarono a tamburellare sul parabrezza, innestando una musichetta che fungeva da sottofondo alla voce della ragazza.

Cielo, è pure stonata pensò, respirando a fondo.

-Ti accompagno a casa- decretò infine, apprestandosi ad accendere la macchina.

-Mmm...- commentò atona lei, continuando a dargli le spalle.

Una volta giunti a destinazione, Shikamaru fermò la macchina, prestandole infine attenzione. Aveva evitato di guardarla per tutto quel tratto di strada, imponendosi persino di non parlarle. Lei aveva accolto il silenzio con placida rassegnazione, senza forzare in alcun modo un’improbabile conversazione.

Adesso, però, si vide costretto a svolgere il suo compito sino in fondo.

-Ce la fai da sola?- le domandò cauto, notando come i suoi occhi saettassero da una direzione all’altra, persi nel vuoto dell’alcool imperante. Temari scosse il capo, totalmente interdetta.

Shikamaru sospirò e scese dalla macchina, avvicinandosi allo sportello del passeggero. L’aprì e l’aiutò a scendere, sorreggendola e tentando di farla camminare diritta. Temari reclinò il capo sulla spalla di lui e si sentì invadere da un profumo insolito, diverso da quei forti e pungenti odori di uomo che aveva sentito vicini quella sera... era un profumo autentico, non ammaliante... almeno secondo i soliti canoni.

-Odori di buono!- gli disse, respirando quella buffa fragranza. Shikamaru alzò, non visto, gli occhi al cielo, scuotendo lievemente il capo.

-Fammi un favore, la prossima volta limitati ad un bicchiere d’acqua!- le disse sarcastico, sentendo i capelli scompigliati di lei solleticargli il collo.

In un lampo di lucidità, lei provò a colpirlo per quell’affermazione, ma perse quasi l’equilibrio e lui dovette sollevarla di peso.

-E già che si parla di favori, mai pensato di metterti a dieta?- bofonchiò, ritrovandosi ormai ad averla presa in braccio.

-‘Fanculo, Nara- fece lei, nascondendo a stento un sorriso.

-Bene, noto con piacere che sei tornata del tuo solito, amabile caratterino- disse, marcando l’aggettivo con una certa enfasi.

Giunsero al portone di una delle tante case a schiera e qui Shikamaru la lasciò, liberandola della sua presa. Temari barcollò per qualche istante prima di riuscire a trovare l’equilibrio e poter cominciare a cercare le chiavi nella borsa. Per tutto quel tempo, la pioggia non aveva fatto altro che picchiettare su di loro, leggera come una carezza umida che aveva, goccia a goccia, inumidito i loro abiti e i loro corpi.

Riuscita finalmente a far scattare la serratura (con l’ausilio di due o tre colpi non proprio aggraziati), Temari entrò in casa, poggiando subito le chiavi sul mobiletto a fianco alla porta. Tutto ciò che vide Shikamaru fu un corridoio poco illuminato, tappezzato di fotografie e vecchie stampe sulle pareti. Con lieve preoccupazione, si domandò se i fratelli fossero già rincasati e subito sentì di avere molta fretta.

-Allora… Ciao!- le disse, guardandola liberarsi del leggero copri spalle con evidente difficoltà e sistemarlo sull’appendiabiti, facendo decisamente più rumore del necessario.

-Nara?- lo fermò lei, prima ancora che potesse essersi allontanato.

-Sì…?-

Temari lo guardò pensierosa, con la stessa aria assorta di poco prima, quando si era apprestata a saltargli addosso nell’abitacolo della macchina. Shikamaru provò lo strano impulso di voltarsi e correre, ma restò ancorato in quella posizione, senza neppure accorgersi di essere oramai zuppo. Senza mutare di una sola virgola la sua espressione, la ragazza si sporse nuovamente, con un movimento fulmineo quanto improvviso, e con la stessa naturalezza con cui si compie il più quotidiano e noioso dei gesti, poggiò le labbra su quelle del ragazzo, senza neppure premerle o schiuderle... solo sfiorandole.

-Ti ringrazio- gli disse, modulando il tono di voce che usava per mandarlo a quel paese almeno venti volte al giorno.

-Ah- fu tutto ciò che uscì dalla bocca di Shikamaru, ancora troppo impegnato a comprendere la logica e la meccanica di quello che era accaduto. Ripensò a quello che Temari aveva ripetuto come una solfa per tutta la serata, ossia che lo trovava assai noioso e poco attraente, e non seppe come collegarlo alla sensazione che lo invadeva in quegli istanti.

-Shikamaru?- lo chiamò ancora lei, tranquilla.

-Eh?-

-Puoi andartene adesso-

Il ragazzo la fissò decisamente stralunato e incapace di proferire alcunché di sensato.

-Va bene- le voltò frettoloso le spalle e si diresse ciondolando fino alla macchina. Si infilò dentro e sentì il rumore del portone che si chiudeva, lasciandolo finalmente solo. Poggiò il capo contro il sedile e si stropicciò gli occhi, restando per qualche tempo con le mani sul volto.

Una serata assurda come quella non gli capitava da almeno...

Ma che diamine, non gli era mai capitata!

Ino l’avrebbe ucciso; le aveva promesso che si sarebbero visti a casa sua dopo l’uscita, ma, alla luce degli ultimi avvenimenti, dovette ammettere di non averne alcuna voglia. E poi quella sua storia con Sai... a lui non convinceva affatto!

Ma perché tutte le ragazze fuori di testa doveva trovarle lui?

Sospirò, invidiando tremendamente Naruto che si era accasato con quella santa di Hinata, e persino Sasuke, che per quanto Sakura fosse manesca e imprevedibile, si era comunque assicurato un porto sicuro, ben sapendo che la ragazza era pazza di lui da prima di saper parlare.

Shikamaru, invece, continuava a fare la spola fra una buona partita a scacchi e le manie della sua ex fidanzata, ancora non del tutto cicatrizzatesi per poterle ignorare.

Uno con tali problemi, non poteva certo permettersi una donna come Sabaku no Temari.. era puro suicidio.

“Odori di buono..”

Sorrise come uno stupido, ricordando la voce trasognata e lo sguardo beota che gli aveva rivolto, pronunciando quelle parole.

Accese il motore e riprese la strada verso casa.

Incontrò perfino la pattuglia che al solito sorvegliava la situazione del fine settimana. Lo ignorarono deliberatamente e gli venne ancora più da ridere.

Un po’ del profumo di Temari gli era rimasto addosso, confondendosi con quello della pioggia.

Quando salì nel suo appartamento, affittato con altri studenti, sbuffò nel sentire i soliti sospiri provenienti dalla camera a sinistra. Kiba non riusciva proprio a darsi una regolata...

Raggiunse la sua stanza e si spogliò di tutto, gettando gli indumenti bagnati a terra e lasciandoli lì, incapace anche solo di immaginarsi dove avrebbe potuto metterli. Il letto era quasi freddo, come a ricordargli, assieme ai rumori della camera accanto, da quanto tempo non ricevesse un certo genere di visite...

Gli venne in mente Temari, il suo pudico e sfuggente bacio sulle labbra e sentì un vago senso di disagio.

Come poteva uno sciocco contatto come quello metterlo tanto in soggezione?

Si rigirò nel letto, sbuffando impaziente e decretandosi un cretino.

Fuori la tempesta non accennava a smettere e più la pioggia tamburellava sulle sue finestre, tanto più il pensiero della ragazza tornava a tormentarlo.

Fortunatamente,pensò con forzata sicurezza, l’indomani tutto sarebbe stato cancellato.

Sarebbe rimasto solo il segreto di una notte.

Solo un altro segreto nella pioggia.

  
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