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Autore: Ai_Sellie    14/03/2011    3 recensioni
Nessuno ti aveva mai detto che la rabbia fosse tanto dolorosa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Scritta per "Il Festival delle Maschere" indetto da wolfstar_ita. :3
Ha partecipato nelle categorie Miglior Sirius e Miglior Altro Personaggio, aggiudicandosi, nella classifica generale, il secondo posto.
*ancora non se ne capacita*

Potete trovare il giudizio a questo link. :3

Warning: Linguaggio. Pre-slash.
Betata da quella santa donna che è la nefene




Nessuno ti aveva mai detto che la rabbia fosse tanto dolorosa.
Ti tremano le mani così forte che sei costretto a stringere i pugni nelle tasche per evitare che qualcuno se ne accorga. La gola brucia, ed ogni volta che deglutisci è come se avessi appena inghiottito una manciata di ghiaia.
Hai una gran voglia di staccare a morsi il braccio a qualcuno e non sai nemmeno il perché.
Afferri il primo oggetto che ti capita sotto mano e lo scagli con tutta la forza che hai contro il muro.
La Ricordella di Peter sembra quasi esplodere, quando si schianta contro la parete e si frantuma in una cascata di schegge variopinte.
- Bugiardo, bugiardo, bugiardo.
Fai scorrere le dita tra i capelli mentre lasci vagare lo sguardo senza sosta per il dormitorio deserto.
Sei furioso, disgustato, deluso e spaventato.
Una vocina lontana ti sta suggerendo che, sebbene tu abbia tutte le ragioni per essere arrabbiato, la reazione che quella rivelazione ha scatenato è eccessiva anche per uno come te. Ma la ignori e anzi saresti ben felice di poterla sbranare, se solo potessi.
Inghiotti ghiaia mista a saliva e ti copri il volto con le mani.
Respiri, respiri, e chiudi gli occhi. Ti sforzi di pensare a qualcosa; qualche altra fottutissima cosa che non sia lui e le sue bugie.
“Sono un licantropo.”
Con uno scatto del braccio colpisci la foto incorniciata che James tiene sul comodino e la scaraventi lontano.
- Sei solo un maledetto bugiardo.
Il gesto brusco ti fa perdere l’equilibrio e per evitare di cadere di faccia sul pavimento ti aggrappi alle tende del letto.
Quando ti risollevi, Nick-Quasi-Senza-Testa è davanti a te, immobile e intento a osservarti.
Per un attimo soltanto, la rabbia cede il posto alla confusione.
- Che cosa ci fai qui? – ringhi.
Il fantasma scrolla le spalle.
- Passeggio, per lo più. La vita di un fantasma può risultare alquanto noiosa, dopo un po’. I giardini di Hogwarts sono splendidi e possono trasformarsi in un ottimo svago, - spiega con tranquillità.
Prendi a camminare avanti e indietro per la stanza, non riesci a stare fermo.
Ti porti una mano tra i capelli, poi la lasci scorrere lungo il collo, e infine di nuovo tra le ciocche spettinate, la rabbia che torna a montarti in corpo come fosse una bestia assetata di carne.
- Che cazzo ci fai qui, nella mia stanza. Non hai niente di meglio da fare?
L’uomo si limita a guardarti in silenzio, per nulla impressionato dalle tue urla, un’espressione quasi annoiata sul volto sbiadito.
Sposta gli occhi dalla tua figura e tu segui il suo sguardo fino ad incontrare le schegge di Ricordella sparse sul pavimento.
Chissà da quanto tempo è che ti sta guardando e tu non te ne eri accorto.
A quel pensiero senti la bestia agitarsi e digerirti i polmoni.
- Ti diverte?
Scoppi quasi a ridere.
- Sono uno spettacolo sufficientemente spassoso da alleviare per un po’ la tua noiosa vita da fantasma?
Come prima, l’uomo non risponde; ti guarda e tace, le parole e il tono sarcastico con cui le hai pronunciate gli scivolano addosso. Chissà se il sopracciglio destro lo ha inarcato sul serio o se è solo un’impressione dovuta alla tua mancanza di lucidità.
- Beh, mi spiace deluderti ma lo spettacolo è finito. Puoi anche andartene, adesso.
Ti siedi sul letto. Le mani ancora tremanti vanno a stringere le lenzuola quasi volessero soffocarle, il tuo sguardo è fisso su un qualcosa che, comunque, non stai realmente vedendo.
Hai un’insopportabile voglia di urlare, di ridurre qualcuno in fin di vita a suon di pugni e morsi, e di spaccare la faccia a Remus; perché, cazzo, siete amici, non meritavi di essere tenuto all’oscuro di una parte tanto importante della sua vita.
Credevi si fidasse, di te.
“Sono un licantropo.”
“Non ce lo avresti mai detto, se non ti avessimo scoperto, vero?”

Non ha nemmeno avuto le palle di rispondere, il bugiardo.
Schifoso, schifoso bugiardo.
Appena lo vedi giuri che lo ammazzi di pugni.
Ti accartocci su te stesso e nascondi il volto tra le mani.
Avverti distrattamente Nick-Quasi-Senza-Testa borbottare qualcosa, una frase che non capisci e non ti interessa nemmeno, ma basta anche solo il sospetto che possa aver formulato un qualsiasi giudizio nei tuoi confronti per farti esplodere.
Scatti in piedi e urli, urli, con tutto il fiato che hai in gola, il cervello oramai completamente in balia della bestia.
- Si può sapere che cazzo avete tutti, maledizione? Ci ha presi in giro. Non ha fatto altro che raccontarci bugie su bugie per tutto questo tempo, senza scrupoli.
Tremi e non ti importa; vuoi solo urlare. Non te ne frega niente se la figura che stai facendo è solo quella di un pazzo isterico né che il tuo insolito spettatore, probabilmente, non sta capendo niente di tutta quella situazione.
L’importante è dare voce alla rabbia, il resto può anche andare a farsi benedire.
Tiri un pugno al muro.
- È solo un fottutissimo bugiardo e avete ancora il coraggio di venirmi a dire che sto esagerando? Ma vaffanculo!
Ti lasci andare contro la parete, i pugni stretti.
Quello scatto improvviso non ha giovato al bruciore che già da prima ti consumava la gola e quando torni a parlare dopo quasi un intero minuto trascorso in silenzio, ti sorprendi di esserne ancora in grado.
- Credevo fossimo amici.
Prendi un lento respiro, per calmare il fiatone.
- Credevo…
- Si fidasse? – conclude il fantasma al posto tuo.
Sollevi di poco la testa e lo osservi. Questa volta sei tu a rimanere in silenzio.
- È come con Giselle, - continua l’uomo, con tono di voce pacato e tranquillo.
Ha ancora sul viso la stessa espressione quasi annoiata di prima, il che ti rende difficile capire se stia parlando sul serio o se voglia solo prenderti in giro.
- O almeno, credo si chiamasse così. Temo di non ricordarlo più, oramai. Chissà che suono aveva la sua voce. Però era bella. Oh, se era bella! Come una rosa dal profumo intossicante che sboccia nella neve. L’ho amata più della mia stessa vita. Era delicata e gentile, ma quando ci siamo innamorati si è dimenticata di dirmi che si era già maritata da qualche anno con un altro uomo. Ci ho rimesso la testa, per questo.
Inarchi un sopracciglio.
- Come fai a sapere che era sposata, se non te lo ha mai detto?
- Lo sapevo già, l’ho sempre saputo. Lo sapevo mente la spiavo raccogliere i fiori nel giardino di casa sua, quando mi offrivo di farle da scorta durante le sue passeggiate nel bosco e lei arrossiva ma accettava sempre, mentre la baciavo in riva al fiume, mentre ci amavamo. L’ho sempre saputo, ma non mi è mai importato.
Sposti lo sguardo sui frammenti di Ricordella alle sue spalle.
- Se eravate davvero tanto innamorati come sostieni, perché non te lo ha mai detto?
Il fantasma scrolla le spalle.
- Probabilmente per poter addossare tutte le colpe a me ed evitare la ghigliottina nel caso fossimo stati scoperti.
A sorprenderti non è tanto la risposta, quanto il tono di totale noncuranza con cui Nick-Quasi-Senza-Testa la pronuncia, come se non gliene importasse poi molto.
Rimani in silenzio a fissarti le mani strette a pugno. Pensi a Remus, alla sua verità omessa, all’espressione terrorizzata e furiosa che aveva quando lo avete messo al muro e costretto a confessare.
L’idea che possa anche lui aver deciso di non mettervi al corrente del suo segreto per un motivo tanto stupido ed egoista ti fa montare nuovamente la rabbia in corpo.
Ti irrigidisci e stringi i pugni fino a conficcarti le unghie nel palmo.
- Ma tutto questo che c'entra? Io non sapevo niente, ha scelto lui, con la sua testa, di tenerci tutti quanti all’oscuro, sebbene sostenesse fossimo amici. Tu hai deciso di ignorare, ma lo sapevi.
Quando risollevi lo sguardo, l’uomo sta accennando un sorriso divertito.
- Vero. Ma lei non mi ha mai detto niente comunque.
Con un colpo di spalle si sistema la testa scivolata appena di lato.
- Forse anche questo fottuto bugiardo di cui parlava prima aveva deciso per un motivo di tenervi all’oscuro. Glielo ha chiesto?
Serri gli occhi e deglutisci acido.
No, dannazione, no. James ha sgranato gli occhi e non ha più parlato, Peter si è irrigidito e ha emesso un verso molto simile a uno squittio mentre tu sei letteralmente corso a rinchiuderti in dormitorio, troppo furioso e stordito dalla novità.
Nessuno di voi si è preso la briga di chiedere il perché, eravate troppo concentrati su voi stessi. Nessuno si è preoccupato del fatto che forse era proprio per questo che Remus aveva preferito ingoiare e tacere.
Riapri gli occhi quando senti Nick riprendere a parlare.
- È un segreto pericoloso?
Non lo è? Non ne sei troppo sicuro, non sai molto sull’argomento.
Secondo i libri su cui studiate Difesa Contro le Arti Oscure lo è; eccome se lo è.
Alla fine annuisci quasi impercettibilmente.
Se non lo è per voi, lo è sicuramente per Remus visto con quanta forza lo ha difeso fino alla fine.
- Ha paura?
Serri i pugni e altra ghiaia scivola giù per la gola.
- Che sciocchezza. Io non ho paura di niente!
- Sì? Se mi è concesso, allora è davvero stupido come ho sentito più volte il suo amico sostenere. Tutti hanno paura; è normale avere paura.
- Tu non hai paura.
- Io sono un fantasma, ormai. Di cosa dovrei avere paura?
Ti è tornata la voglia di urlare ma ti rendi conto all’improvviso di non averne più le forze.
Ti limiti a fissare il pavimento, restando immobile contro la parete.
Non sai dire quanto tempo rimani in quella posizione né quand’è che il fantasma decide di andarsene; quando sollevi il capo, al suono delle risate di un gruppo di ragazzine, lui non c’è più.

Impieghi tre giorni per districare il groviglio di rabbia e sentimenti che ti si è annodato nello stomaco e una settimana intera per trovare il coraggio di avvicinare Remus.
L’occasione ti si presenta una sera. Hai fatto più tardi del solito per uscire con una Tassorosso del terzo anno e al tuo rientro lui è lì, sprofondato nella sua poltrona preferita, che ripassa chissà quale noiosa lezione per il giorno successivo.
Appena i vostri sguardi si incontrano, lui si irrigidisce.
Non sei mai stato particolarmente bravo a capire le persone solo guardandole negli occhi, ma negli ultimi giorni ti sei trovato costretto a convivere con una rabbia cieca che mai avevi provato prima e che hai imparato a conoscere – ed è l’unico sentimento che riconosci con certezza nel suo sguardo, anche se molto velato.
Ti irrigidisci di rimando, il discorso che avevi preparato con cura sfuma dalla tua mente come bolle di sapone.
Hai deciso che avevi tutte le ragioni per arrabbiarti e che per questo non devi scusarti, ma sei anche arrivato alla conclusione che avete un po’ tutti quanti esagerato.
E che sì, hai paura. Non sai proprio niente di lupi mannari, e se tutto quello che c’è scritto sui libri è vero, la possibilità che vi aggredisca o vi sbrani durante le notti di luna piena è concreta e piuttosto spaventosa.
Ma è sempre Remus, siete amici. Sebbene sia imbarazzante ammetterlo, gli vuoi bene e sei disposto ad affrontarla e superarla, quella paura, se lui te ne darà la possibilità.
Cerchi qualcosa da dire ma non ti viene in mente niente e Remus ha già chiuso tutti i suoi libri ed è pronto a salire in dormitorio, quando ti decidi finalmente a muoverti e lo raggiungi.
Ti tornano in mente le parole di Nick-Quasi-Senza-Testa.
- Perché? – sussurri, gli occhi fissi nei suoi.
Remus sospira e chiude gli occhi. Si prende una buona manciata di secondi per rispondere, ma quando apre finalmente la bocca per farlo tu lo blocchi.
- Non importa.
Gli tendi la mano, come il giorno in cui vi siete conosciuti.
Non è questa l’idea di amico che vuoi essere e vorresti accanto.
Gli dimostrerai che si può fidare davvero di te, così, nel caso tra qualche anno saltasse fuori un altro segreto scomodo o pericoloso, potrà venire a sfogarsi con te senza alcuna paura.
Apri bene le dita, pronto a stringere la sua mano, e sorridi.
- È a questo che servono gli amici, no?
  
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