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Autore: _Hiromi_    14/03/2011    6 recensioni
Near, ormai senza alcuna voglia di vivere, si lascerà andare sotto la pioggia, così da non piangere da solo...non sa che, proprio sotto quelle gocce d'acqua fredda farà un incontro che gli cambierà la vita...forse...Eccomi qua con una nuova ficcy!! ^_^ spero che vi possa piacere!! Pairing: MxN *_* kisses _Hiro_ ^O^
P.S. il rating ARANCIONE della fanfic è riferito esclusivamente al capitolo 19, l'ultimo, in quanto il rating generale della storia è il verde^^
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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POV MELLO!

***

Sono passati tre giorni da quando Near è tornato a casa sua, tre notti che passi buttato davanti a casa sua, senza motivo, senza il coraggio di bussare, e sono anche passati due giorni da quando hai chiamato J.
Sei seduto sulla poltrona dello studio, in una mano una tavoletta di cioccolato, nell'altra la foto tua e di Matt. Continui a guardarla, e per la prima volta non provi dolore o angoscia, solo un'incredibile moto di gratitudine e affetto, e sai perfettamente che tutto ciò è legato a Nate River, il ragazzo di cui, inspiegabilmente, ti sei innamorato.
Sussulti sorpreso quando il tuo cellulare comincia a squillare rompendo il silenzio della stanza e, afferrandolo, noti che sullo schermo appare la scritta 'anonimo'. Sorridi e rispondi immediatamente: come al solito J sta usando un telefono usa e getta per passarti le informazioni.
-J, mi hai fatto aspettare parecchio!-
Dall'altro capo del telefono ti risponde una risata allegra, spontanea, che un po' ti ricorda quella di Mail.
-Parecchio? Ma se c'ho messo due giorni!- si lamenta ridacchiando -Di solito passano settimane, e invece stavolta mi hai dato proprio un lavoro semplice!-
-Che sai?-
-Allora, Nate River, nato nel '91, 17 anni, ne compie diciotto il 24 di Agosto; orfano, vive nella casa dei suoi genitori insieme ai nonni; a quanto pare ha sempre studiato a casa, e...-
-Orfano?- lo interrompi confuso; non sapevi che avesse perso i genitori. -Com'è successo?-
-Incidente stradale, aveva undici anni, lui si è miracolosamente salvato ed ora è sotto la tutela dei nonni paterni fino alla maggior età.-
-Altri parenti?-
-Una zia che vive in Italia, e i nonni materni che stanno in America.-
-Perché è finito con quelli paterni?- non riesci a smettere di chiedere, di fare domande una dopo l'altra, avido di sapere, di conoscere tutto a proposito di quel ragazzino e, soprattutto, sperando di scoprire perché sembrava così triste all'idea di tornare a casa...
-Uhm...da quel che dice la sentenza del Giudice così c'era scritto nel testamento dei genitori, ma...- si ferma e senti il frusciare di fogli di carta attraverso la cornetta.
-Ma?- lo inciti a continuare, in ansia.
-Nel testamento non viene mai menzionato nulla di simile.-
-Cosa? E come fai a saperlo?-
-Ne ho una copia in mano.
-Ma come...?- stai per chiedergli come diavolo abbia fatto ad averne una copia, ma ti blocchi perché tanto sai che non te lo dirà mai: anche lui ha i suoi 'contatti', ed è per questo che chiami solo lui quando ti serve un lavoro ben fatto. -Quindi nel testamento non c'è scritto nulla al riguardo?-
-No, anzi! Hanno preferito affidarlo ad una certa 'Eveline Smith', con la clausola che avrebbero vissuto nella loro casa. Aspe', te lo leggo.-
Mentre ascolti e memorizzi quello che J ti dice, il tuo cervello comincia a lavorare freneticamente, unendo i tasselli che man mano ti vengono forniti e, quando l'altro finisce di parlare sai già che chiedere, hai le idee più chiare.
-Che mi dici del Giudice che ha emanato la sentenza?-
-Come già avrai capito è il Giudice Meyers, ben noto per la...ehm...'bontà' dimostrata nei confronti dei ricchi.-
-D'accordo, ho capito. E dei nonni che mi dici? Che tipi sono?-
-Ehi! Mi hai chiesto di indagare sul ragazzino, non sui nonnetti!-
-Non sai nulla?- insisti ben sapendo che J non è tipo da fermarsi alla 'consegna' del lavoro: è per questo che è il migliore.
-E va bene! Il nonnino aveva parecchi debiti di gioco, ma è riuscito ad appianarli misteriosamente dopo la morte del figlio e, da quel che so, ora ha smesso del tutto. La nonnetta invece è di famiglia benestante, figlia unica, è stata cresciuta in un collegio; nessun precedente particolare da segnalare. E' tutto quel che so.-
-Grazie J, ti devo un favore!-
-Per quel che ne so io, me ne devi parecchi! Ma ti perdono se mi inviti un gelato e mi presenti questo piccoletto.-
-E' mio.- lo informi con un ghigno, e lui ride.
-Ti ho solo chiesto di presentarmelo!- si scusa ridacchiando -Sono curioso di conoscere colui che ha sciolto il tuo freddo cuoricino!- ti prende in giro e, all'improvviso, ti rendi conto di quanto ti sia affezionato quel ragazzo, e te ne freghi del fatto che abbia già capito tutto sui tuoi sentimenti verso Nate; alla fin fine, puoi davvero considerarlo un amico.
-Grazie amico, ti devo un gelato!- e dopo qualche altro minuto chiudete la conversazione.
Appoggi il cellulare e ripercorri la chiamata, sistemando tutte le informazioni come in un puzzle, una dopo l'altra, in ordine, creando così una sequenza temporale che ti rende chiara tutta la situazione. E allora capisci che non lo lascerai in quella casa per un altro istante.
Afferri le chiavi della moto e, due minuti dopo, stai sfrecciando verso casa sua.

***

Ancora non riesci a credere di averlo fatto. Non ci credi neanche adesso che ce l'hai di fronte, il suo sguardo nero puntato contro di te, interrogativo, confuso, sorpreso.
-Mello...- lo senti sussurrare con voce flebile, e al sentire la sua voce un brivido di piacere ti scivola lungo la schiena, irrefrenabile.
Near è davvero davanti a me? ti chiedi e, rendendoti finalmente conto di ciò, uno strano calore ti avvolge tra le sue spire, mentre l'ansia e l'apprensione che hai provato fino ad ora svanisce, sciogliendosi come neve al sole.
-Che cosa ci fai qui?-
E nel momento in cui il piccoletto ti pone quella semplice domanda, ti accorgi di non avere una risposta pronta: dirgli che ti mancava da morire e volevi vederlo? Oppure che lo ami e vuoi che resti con te? O che i suoi nonni lo hanno ingannato fin da quando l'hanno preso in custodia? Escludi tutte quelle ipotesi e, in definitiva, ti ritrovi senza sapere che dire.
Per fortuna la stessa donna che ha trascinato Nate da te lo chiama correndovi incontro. Per un attimo temi che lo costringa a rientrare in casa, poi noti il giubbotto che tiene tra le mani.
-Signorino! Non può andarsene conciato così!- lo rimprovera fermandosi al suo fianco -Ecco, tenga.- e con un sorriso smagliante le porge il tuo giubbotto, quello che gli hai prestato prima di riportarlo a casa.
-Grazie Eve.- mormora Nate indossandolo, e solo allora ti accorgi che la donna ti sta fissando.
-Si prenda cura di lui.- ti raccomanda con un altro sorriso e, dopo aver dato un bacio sulla guancia all'albino, se ne va veloce com'è arrivata.
-Sembra simpatica...- dici stupidamente, incapace di articolare qualunque altra frase, e Near ti guarda sollevando un sopracciglio.
-Hai intenzione di farmi stare qui fuori al gelo?-
-Andiamo.- rispondi indicandogli la moto e, nonostante lo sguardo preoccupato che rivolge alla due-ruote, ti segue senza fare storie, e dopo mezz'ora siete a casa tua.

***

   
 
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