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Autore: Eire_    14/03/2011    3 recensioni
-Come fai ad essere così insensibile?? Per una volta che non c’è il sottofondo delle auto, e nemmeno luci che inquinano questo meraviglioso cielo cosparso di stelle… tu, perché fai così Marta?-
Feci ordine nei miei pensieri, e mi accorsi di tutte le contraddizioni.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ascoltavo il silenzio della notte sotto il cielo di stelle. Con gli auricolari nelle orecchie.
Karen mi guardava male.
-Come fai ad essere così insensibile?? Per una volta che non c’è il sottofondo delle auto, e nemmeno luci che inquinano questo meraviglioso cielo cosparso di stelle… tu, perché fai così Marta?-
La ascoltavo con un orecchio. Tutti quei paroloni in una frase sola, complimenti cara, forse le rotelline che hai nel cervello cominciano a funzionare…
Cosa ne voleva sapere lei, che aveva la vita perfetta?
Bella, simpatica, intelligente, eravamo come il bianco e il nero; lei ovviamente era il bianco.
Karen piangeva quando davano notizie particolarmente tragiche al Tg, si commoveva al vedere un bambino piccolo e gli faceva gli occhioni dolci.
Io no.
Come fai? Avrei voluto chiederle, io facevo schifo con le emozioni, quando parlavo gracchiavo, e se cercavo di mettermi in gioco, nessuno mi sentiva.
Piansi, come tutte le notti.
La mia amica venne presa da uno dei suoi attacchi di dolcezza mielosa quando vide le lacrime che mi rigavano il volto.
Mi tolse gli auricolari e si sbracciò come se fossi stata sorda per farmi capire quanto mi voleva bene e di quanto le dispiacesse di…
Non so come andò avanti il suo straziante monologo sulla mia povera situazione e di come non mi dovessi abbattere, perché con un rapido movimento mi infilai nuovamente le cuffiette.
Il silenzio di una canzone che conoscevo a memoria le cui parole inizialmente mi avevano tanto emozionato rimbalzavano nella mia testa facendo scomparire tutto il resto.
Mi piaceva la notte,nessuno mi vedeva se non quel grande disco bianco, la luna.
Stiracchiai le gambe e la mia simpaticissima compagna, dopo quegli estenuanti due minuti dove aveva cercato di tirarmi su il morale senza sapere i miei problemi mi gridò in faccia:
-Ma sei scema? Io cerco di aiutarti e tu non mi ascolti nemmeno? Sai una cosa? Fai schifo!!-
Se ne andò sbattendo la porta della baita che aveva affittato il suo fidanzato.
Stupida commiserazione umana…
Un impercettibile sorriso piegò le mie labbra, quella frase me la ripetevo dalla terza media.
Un fidanzato; chi ne aveva mai avuto uno? Lei ne era piena. E dire che non sono grassa bè non sono particolarmente brutta, con il tempo ho attribuito lo scarso interesse di tutti gli altri per me al fatto che non posso essere considerata esattamente “loquace”.
Guardai il cielo, Karen aveva ragione, era stupendo.
“Chissà se c’è davvero un sorriso per me lassù”
Mi chiesi sentendomi rimbombare in testa la canzone “Vent’anni” di Massimo Ranieri.
Mi piaceva quella voce, così intensa, forte e sempre, costantemente, sicura.
Le mie preoccupazioni svanirono, mi lasciai cullare dall’universo, che per qualche assurdo motivo mi aveva lasciato vivere, fino ad adesso.
Cantai.
Non so per quanto, ma lo feci a squarciagola, perché cantavo bene, questo lo sapevo.
Poi, quando il freddo vinse contro quella scintilla di passione che mi si accendeva a sentire tutte quelle note così belle e rassicuranti, mi alzai.
Feci ordine nei miei pensieri, e mi accorsi di tutte le contraddizioni.
L’umore cambia in fretta alla tua età, mi dice spesso mia mamma.
Ed era vero, mi avviai verso la porta, e prima di chiuderla guardai quanto era bella la luna.
  
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