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Autore: RT_    15/03/2011    0 recensioni
La morte dà sempre un valore diverso alle cose. Così accade per una lettera, che potrebbe presto diventare l'ultima testimonianza scritta dei sentimenti di un uomo coinvolto in una guerra senza senso.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono trascorsi 5 mesi da quando sono partito. Qui fa sempre freddo. L’alba ha lo stesso colore della tempesta. Non è come a casa. Qui il dolore porta solo altro dolore.
 
Ti sto scrivendo dalla mia cabina, ci tengono rinchiusi come topi. Ho pochi minuti prima che la sirena cominci a suonare, prima che un’altra insensata giornata di pericoli e combattimenti abbia inizio. Nell’addestramento ci insegnavano che la morte era un’amica costante, una presenza da dover sentire al proprio fianco costantemente senza esitazioni. Ma c’è un problema. Io al mio fianco avverto solo il tuo ricordo.
 
Ti ricordi il vecchio olmo nel giardino del signor Thomas? L’albero più grande nei quartieri, quello da dove si vedeva il sole andare oltre il mare, se riuscivi ad arrampicarti fino in cima. Aveva sempre quel profumo d’estate, come di libertà. Te lo ricordi, vero? E ti ricordi cosa si diceva a proposito delle sue foglie? Che in autunno, dopo tanta resistenza, una volta giunta l’ora di andare via, non si abbandonavano mai l’un l’altra, che nel vento, in un modo o nell’altro, restavano unite, perché cadere ad una ad una poteva solo rappresentare una sconfitta, una rinuncia nel voler condividere la meraviglia della vita. Erano queste le storie di quell’albero. Ma io…io non avevo mai capito cosa significasse. Ora si. Qui cadiamo ad uno ad uno. Nell’ultima settimana ho avuto otto diversi piloti in cabina. Sono morti tutti in questi giorni. Non riusciamo ad essere uniti. Non siamo foglie che si disperdono coraggiose nel vento. Questa è guerra, siamo solo anime vuote perse nell’assurda ricerca di un potere che mai esisterà. Questa è guerra… questa è morte.
 
L’altra settimana il Comandante Supremo ha ispezionato il nostro plotone. Come di norma, ognuno di noi è stato portato al suo cospetto, e lui ha rivolto la classica domanda: “per cosa è valsa la pena vivere?”. La risposta è solo una, non ne è ammessa nessun’altra, non in un mondo fatto di schemi che nulla lasciano al caso. Si risponde “per seguire te!”. Io non sono un eroe. Forse non ho mai capito niente dell’amor patrio o del sacrificio per la propria terra. Io non seguo chi si proclama comandante del mio destino…io ho sempre e solo seguito chi comandava il mio cuore. Mi ha guardato negli occhi, e mi ha posto la domanda. E io ho fatto il tuo nome.
 
Mi è costato due giorni in isolamento. Non si contraddice mai…il Comandante.
 
Ma lì, lì nel freddo più assoluto e nel buio incontrastato, nella nitida compagnia dell’angoscia della prigionia, persino lì tu resisti, come lacrime in un mondo di fiamme, tu resisti. Non avevo mai immaginato che arrivassi a tanto, non avevo mai immaginato tu potessi essere così forte. Eppure eccoti, compari nei miei ricordi tutto d’un tratto, con il tuo vestitino azzurro e i coriandoli fra i capelli, accanto all’omino dei giochi e lo zucchero filato. Vedo le luci del parco giochi, sento le urla di gioia dei bambini nella giostra in fondo, i fuochi d’artificio in lontananza, il profumo di festa che si avverte nell’aria. C’è il tuo sorriso. E’ così istintivo, come se qualcuno ti stesse facendo il solletico. E mi stai guardando. Guardi proprio me, in tutta la folla, fra tutto l’universo, tu guardi me. C’è forse bisogno di altro per sentirsi vivi nella morte più vera?
 
Manca poco, tutto il nostro plotone Alfa è pronto per l’ultima missione in questo quadrante, la più rischiosa dicono. Dopo ci trasferiranno in un’altra zona. Fra poco sarò nei cieli fiammeggianti. Ci sono già passato. Ti sarebbe piaciuto, sai? Le nuvole lì sono così dorate, era come nei tuoi disastrosi disegni con l’acquerello. Te lo ricordi come li disponevi i colori? Non avevano senso! Eppure tu continuavi, ridendo, con quel giallo più raggiante, quello che anche al buio avrebbe brillato comunque. Dopo quest’ultima missione avrò riguadagnato abbastanza punti per poter spedire un’altra lettera. Qui funziona così. Ma non temere, questa lettera ti arriverà, e ora che la stai leggendo, dimmi che c’è quel sorriso sul tuo volto, dimmelo, dovunque io sarò ti ascolterò, dimmi che stai sorridendo, non mi serve altro, devo solo saperlo.
 
 
Perché vedi, alla fine di ogni cosa, nello sfiorare continuamente la morte o nel doverla beccare in pieno c’è poca differenza, e fin troppe volte sono morto in questi tempi. E sai che c’è? Mi sono reso conto che troppe cose sono state spazzate via da quell’istante, troppo della mia vita si è perso nell’insignificanza. E’ una cosa immensa la morte, sai. Così immensa che è l’unica cosa capace di occupare il mio cuore insieme a te, e comunque vada, comunque finisca, so che anche nell’ultimo respiro…proprio per questo motivo, anche tu sarai con me.

in realtà non mi importa che tutto finirà, non conta neanche quanta paura mi fa la consapevolezza che non tornerai più...
mi basta solo ricordare quanta importanza ha avuto questo mondo dal momento che ho scoperto che ci vivevi anche tu.
 

 
- nota del Colonnello per l’Archiviazione nel database: questa lettera è stata ritrovata fra i resti dell’aereo da combattimento B-25 del plotone d’avanscoperta Alfa -
  
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