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Autore: NekoRed    15/03/2011    2 recensioni
Una piccola favoletta su una povera fatina senza ali...
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.La fatina che non sapeva volare.



Esiste un paese, nascosto da grandi alberi secolari, dove vivono tutti gli esseri più magici della Terra.
Approfittavano della pace e del dolce profumo dell’aria per riposarsi e osservare la natura, per non parlare del fatto che per i maghi era il posto adatto per raccogliere oggetti rari per i loro caldi intrugli.
Su un piccolo fiore di bosco, al lato della radura più a sud, quasi al confine con la Terra degli umani, viveva una fatina.
Era piccola piccola, aveva i capelli ricci e castani, sempre disordinati, e gli occhi un po’ verdi e un po’ castani.
Era timida, dolce e aveva la tendenza a parlare troppo… di ciò che non doveva.
Si chiamava Cincy.
Quel giorno non si voleva svegliare, era estate e stava comodamente crogiolata sotto al sole.
Le sue amiche la cercavano disperate, e volando videro un suo braccio uscire dal suo fiore, così si avventarono su di lei e la fecero svegliare a forza.
D’estate tutte le fate che si rispettano vanno a giocare nei boschi,
anche se, effettivamente, estate o autunno… o inverno… o primavera, ogni momento era buono per giocare e per andare a trovare i loro amici animaletti.
Dopo una piccola chiacchierata e un bagnetto nella sorgente d’acqua più vicina, decisero di andare verso il bosco vicino al mondo degli umani.
Cincy però rimaneva sempre indietro,
non era giusto,
lei non aveva ancora le ali.
Tutti glielo dicevano “possibile, alla tua età? Ancora niente?”
E poteva sentire la gente maligna che sussurrava “forse ha qualcosa che non va…”  “e se fosse diversa?”   “magari è nata da un fiore tutto strano!”
A lei non importava, a lei non piacevano le fate, solo le sue amiche le stavano simpatiche, a lei piacevano tanto gli animali, e i piccoli umani che ogni tanto riusciva a intravedere mentre giocavano alla fine del bosco.
Loro la potevano vedere e le sorridevano gentilmente ma gli adulti no, erano troppo presi dagli impegni e non avevano più il tempo di sognare,  Infatti ogni volta che qualche bambino, contento la indicava per far vedere alla propria mamma la loro piccola amica, lei credeva che si riferissero e qualche animale di passaggio o a qualche foglia.
 
“Aspettaaaatemi! E Uffa!” Gridò alle amiche, che purtroppo continuavano a volare prese dai loro problemi e mentre guardava verso di loro non si ricordò di strare attenata  a ciò che c’era a terra e ruzzolò finendo di faccia nel fango.
“Oh, ma insomma un po’ di attenzione!”
“Ommioddio scusami!” disse la fatina senza guardare la cosa su cui aveva inciampato.
Si girò con calma, dopo essersi pulita un po’ la faccia, e vide un animaletto peloso, nero e bianco
veva la finta faccia arrabbiata, ma in fondo era buono di cuore. 
Era inciampata sulla sua unghia, ma lui non si era fatto niente.
“Non ti preoccupare, piuttosto tutto apposto?” Chiese mentre inclinava il lato della bocca in un sorriso e la aiutava. L’aveva detto lei che in fondo era buono.
“Certo, non ti preoccupare” e abbozzò un sorriso timido per far capire che era tutto apposto.
“Piacere io sono il signor Puzzola, e tu…?”
“Piacere sono Cincy e… si, sono una fatina, solo che non ho ancora le ali… sai non ho capito perché ma non accennano a crescere…  tu, invece, perché sei solo-soletto?”
“Io… bè a me piace pensare all’aria aperta, anche se tutti mi dicono che se penso divento pericoloso...” disse con un piccolo sbuffo il signor Puzzola
“Se vuoi possiamo pensare insieme, Puz” propose, sorridente Cincy.
Così passarono il giorno a pensare vicini, finchè le amiche di Cincy non la trovarono, allarmate e la riportarono a casa, ormai era buio.
Nella strada del ritorno raccontò del nuovo amico alle fatine che, contente decisero di accompagnarla e di aiutarla ad arrivare dall’amico se lei ne avesse avuto bisogno.
Loro non avevano mai pensato male di lei, pensavano che le sue ali sarebbero arrivate, prima o poi, o che fosse quel tipo particolare di fata le cui ali sono custodite nel cuore puro degli esseri viventi a cui avrebbe voluto il bene più assoluto.
Puz e Cincy ogni giorno si vedevano ormai e scoprirono sempre di più l’uno dell’altro.
Adoravano sempre di più stare insieme a parlare e camminare.
Se potevano andavano a esplorare qualcosa di nuovo, o a fare nuovi amici.
Era diventata ormai un routine, ma un giorno Cincy andò a bussare a casa di Puz e lui non c’era…
Di nuovo il giorno dopo e di nuovo non ottene risposta.
Tornata al suo fiore si stese e decise di essere arrabbiata con lui, se n’era andata e non l’aveva avvisata, era cattivo, proprio una brutta persona.
Così si addormentò.
Durante la notte però scattò nel sonno a causo di uno strano rumore, spiò fuori e vide Puz che si avvicinava.
Era arrabbiata, doveva esserlo, basta!
Puz la vide e la chiamò sorridendo sottovoce, non voleva dare fastidio a tutti gli animaletti nelle vicinanze, e lei gli saltò addosso.
Okey ERA arrabbiata, ora non lo era più.
“Scusami se non mi sono fatto vedere – la precedette – ma sta per arrivare un mio caro amico, e te lo volevo far conoscere, ha dovuto fare un piccolo viaggio per lavoro ma ora sta tornando, allora, vieni?”
Lei annuì, gli salì in groppa e andarono verso Nord dove c’era il grande bosco nei maghi bianchi.
Era un enorme bosco, molto profumato e pieno di alberi secolari, tutto aveva un qualcosa di magico e il paesaggio era veramente suggestivo… lei non c’era mai stata e si incantava ovunque vedeva qualcosa di inusuale.
Finirono vicino una casetta con un grande albero e un cancello verde, era molto carina, tutta colorata e aveva il tetto storto. Si sembrava proprio magica e la luna piena la illuminava con la giusta luce per darle quel tocco artistico.
“Sta per arrivare!” sussurrò gasato Puz.
Dall’alto videro un animale librarsi nel cielo e atterrare nel piccolo spazio vicino a loro creando uno spostamento sufficiente per far ritornare la piccola Cincy al suo fiore, ma per fortuna si teneva stretta stretta a Puz.
L’animale elegante era un drago che al momento sembrava molto stanco, e da dietro al suo collo usci un mago, intendo a prendere tutte le valige.
Era vestito tutto di blu, aveva un bastone un po’ storto e una piccola sacca da dove si riuscivano a intravedere delle carte.
“Piacere! Io sono Kohal!” disse subito alla fatina.
Aveva un non-so-che di coccoloso e dolce nello sguardo, sembrava un peluche.
“E io Cincy!” rispose allegra e ancora incollata al collo di Puz.
Quel drago non le ispirava sicurezza e se avesse spiccato il volo, lei sarebbe volata molto, molto, molto lontano.
“Oh bè grazie, anche tu mi sei mancato” Sbottò Puz.
Kohal rise lo abbraccio (facendo cadere Cincy con culetto sull’erba fresca) “Oh Ci-Chan! Ci caschi sempre!”
“Già” il solito finto freddo che neanche rispondeva all’abbraccio, ma non resistette per molto, preso lo abbracciò anche lui e si salutarono come vecchi amici.
Khoal li fece entrare nella sua casa.
Era enorme da dentro!
Un corridoio lunghissimo, pieno di stanze a destra e sinistra.
Il salotto poi era enorme con una tastiera carinissima.
Scoprirono tante cose gli uni degli altri, tipo Puz avvisò Cincy di non toccare mai il bastone (che si chiamava Marco) e le carte, Kohal ci teneva da morire.
Infine, all’alba decisero di usare la pianola, e ballarono e cantarono, finchè poi stanchi non tornarono tutti nei loro letti a dormire.
Ormai si conoscevano sempre meglio e ogni giorno Puz andava a prendere Cincy e poi andavano da Kohal, si fecero anche fare i tarocchi, vide le famose carte che nessuno poteva toccare in azione.
Kohal era un vero esperto e disse a Cincy che anche lei avrebbe potuto imparare, così la aiutò e le insegnò ciò che c’era da sapere.
 
Era un giorno di Sole e tutti e tre stavano stesi sul verde prato ancora bagnato di rugiada.
In effetti era molto presto, ma quel giorno avevano deciso di mettersi a pensare.
“Ah, adoro il verde!” disse Puz guardando il colore dell’erba.
“Lo sappiamo…!” esclamarono in coro i due amici.
“E UFFA!”
Si guardarono e risero tutti e tre di gusto.
All’improvviso dai cuori di Puz e Kohal usci una piccola sfera luminosa di un fuxia scura e tutti e tre si fermarono, spaventati.
Queste piccole sfere si poggiarono sulla schiena di Cincy e, quando la loro luce si spense, ne uscirono fuori un paio d’ali!
Cincy era felicissima, e i suoi due amici festeggiavano con lei contenti di averle potuto fare questo dolce dono.

La piccola fatina, grazie ai suoi amici, poteva volare.

 

   
 
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