Lultimo giorno restai a letto fino alle dieci. Erano anni che non mi facevo prendere da un attacco di pigrizia, e la cosa mi piacque molto, dovevo riscoprire pił spesso quelle sensazioni. Da piccola mi svegliavo sempre tardi, cosģ avevo preso labitudine di indossare un orologio che segnava lora anticipo, cosģ riuscivo ad essere sempre puntuale. La cosa mi stressava, ma almeno non facevo pił figuracce arrivando in ritardo, anzi, a volte era addirittura in anticipo.
La cosa faceva preoccupare mio padre, che era sicuro che prima o poi sarei diventata una maniaca della puntualitą. << Mi basta essere una maniaca del cioccolato >> rispondevo, mangiando lennesimo scacco di cioccolata.
La cioccolata era lunica cosa che mi dava piena soddisfazione, oltre allo scrivere. Durante ladolescenza avevo avuto i brufoli, ovvio, ma per fortuna era durato solo tre anni, anche perché adoravo prendermi cura di me stessa, usando creme e oli.
Cosģ pensavo mentre indossavo un paio di jeans neri, una maglietta celeste, delle ballerine blu ed uscivo, per il mio ultimo giorno a Nizza.
Quel giorno avrei visitato il celebre museo Matisse, e sebbene limpressionismo non fosse il mio periodo preferito, ammiravo profondamente le pitture dei grandi maestri
Il museo era la mia meta, ma ancora non sapevo se lavrei visitato, o se mi sarei fermata sulle panchine lģ vicino a pensare, scrivere, sentire la musica, tutte e tre insieme o nessuna.
Il museo si trovava su una collinetta dentro Nizza, e ci si arrivava o con lautobus, o a piedi.
Decisi per la seconda opzione, per tenermi in allenamento.
Era una bella giornata, e il vento era quasi inesistente quando cominciai la mia camminata. Per il primo tratto non feci fatica, ma in seguito, a causa del caldo, faticai parecchio.
Ma ne valse la pena, il museo era splendido. Il primo piano ad essere sincera mi deluse, cerano solo schizzi preparatori e poco altro. Fu al primo piano che potei ammirare la stupenda collezione del museo, era quella larte che preferivo, quella.
Poi visitai il sito romano lģ vicino, anche se non mi ero mai interessata alla storia o allarcheologia, era solo un modo per passare tempo. A scuola odiavo lora di storia, a causa della professoressa, Frau Heinz, che aveva una maniera incredibilmente pedante di spiegare. I miei voti erano nella media, compensavo i brutti voti in matematica e in fisica con tedesco e latino, ma storia mi riusciva davvero insopportabile.
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Nel pomeriggio ero rimasta fino alle 16:00 in albergo, a rilassarmi. In quei giorni avevo ripensato molto al mio passato. Ero stata fortunata e mi ero integrata quasi subito a scuola, a causa del mio cognome tedesco, nonostante fossi per metą greca. Eppure, avevo sempre avvertito una sorta di negativitą. Come se gli altri non aspettassero altro che un mio passo falso per colpirmi e umiliarmi. Triste, ecco come mi sentivo, e spaventata, che in quelle occasioni lo ero davvero tanto. E nemmeno il cioccolato a volte serviva a farmi tornare il sorriso, nemmeno il mio adorato cioccolato con le mandorle, che in questi casi era il pił forte, alla fine risultava inutile.