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Autore: JustALittleLie    15/03/2011    16 recensioni
Li avevamo lasciati lì.
Lui era tornato a Los Angeles, lei era su un aereo per Madrid.
Lontani per sempre, divisi da un destino che li ha fatti incontrare, li ha fatti innamorare e poi, li ha separati.
E se ora il destino volesse ripagarli di tutto questo?
Ronnie verrà ricatapultata improvvisamente nella sua vecchia vita a Los Angeles, dove la aspettano le sue amiche e lui, dove potrebbe riavere la sua vita.
Ma, si sa, nella vita nulla è così semplice.
Sequel "Let me under your skin"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's a fine line between love and hate'
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Prologo

Aveva sempre odiato la domenica.

Quel giorno che per molti era di liberazione e festa, per lei era il giorno più brutto della settimana, anche peggio del lunedì, perché lo precedeva.

Trovava così triste la domenica pomeriggio quando gli veniva in mente che il giorno dopo sarebbe dovuta andare a scuola o, come ora, a lavoro; odiava la domenica perché gli dava la sensazione che stesse perdendo qualcosa, un po’ di tranquillità, per tornare alla vita movimentata e caotica di tutti i giorni.

Poi arrivava il lunedì e si rendeva conto che non era poi così tragico come lo aveva immaginato; e sì, perché a volte le cose nei tuoi pensieri sono ancora più terribili di quanto lo siano in realtà.

Quella domenica mattina però era tutt’altro che triste.

C’era qualcosa di diverso nell’aria e l’aveva capito da quando aveva aperto gli occhi, poi mentre si dirigeva in cucina con passo strisciante, aveva ricordato.

-la promozione!- strillò sbattendosi una mano energicamente sulla fronte

Le sembrava quasi strano dirlo ad alta voce.

Negli ultimi tre anni Veronica aveva trascorso una vita tranquilla, con poche distrazioni e molto, molto lavoro ed impegno.

Aveva preso la scuola di interpreti molto seriamente dando tutti gli esami in tempo e prendendo la laurea sei mesi prima del previsto, con il massimo punteggio.

Non aveva neanche avuto il tempo di rendersi conto di aver finito gli studi che si era ritrovata con dozzine di proposte di lavoro, e tra quelle c’era quella che aveva sempre sognato.

Quando la casa editrice ETF le aveva proposto di lavorare per loro come traduttrice quasi non le sembrava vero, non poteva essere possibile che uno dei suoi sogni si stesse realizzando!

Da allora si era detta che non le mancava davvero niente: aveva il lavoro dei suoi sogni, viveva in una delle più belle città Europee, aveva una casa tutta sua ed il giorno prima il suo capo le aveva lasciato un messaggio in segreteria dove le diceva che dovevano discutere di eventuali “svolte” lavorative.

Si era sentita invincibile; molti le chiedevano quando si sarebbe realizzata anche nella vita privata, mettendo su famiglia magari.

Lei li guardava con aria schifata tutte le volte che glielo chiedevano; chi aveva bisogno dell’amore quando aveva tutto questo?

L’amore.

Le faceva strano anche solo pensare a quella parola ormai.

Aveva chiuso con l’amore, con il sesso opposto, a dire il vero aveva tagliato qualsiasi tipo di rapporto che andasse al di là di quello lavorativo con tutti gli esseri viventi che possedevano un apparato respiratorio.

Lei si sarebbe bastata per tutta la vita.

Lei, ed il suo singolare vicino di casa, che a quanto pare era l’unica persona che era stata in grado di ottenere un qualche contatto con lei.

Sorrise.

Si doveva festeggiare, assolutamente.

Aprì il barattolo del caffè, mai stato riempito, ed afferrò la chiave che giaceva sul fondo; ancora in pigiama si diresse alla porta di ingresso ed uscì spalancandola, si ritrovò alla porta proprio di fronte alla sua, lì si bloccò un attimo.

Era domenica mattina, era cosciente del fatto che dall’altro lato della porta il suo vicino di sicuro non era solo, la sera prima l’aveva sentito tornare tardi e, a giudicare dai risolini sommessi, qualcuno gli aveva fatto compagnia quella notte, qualcuno che poteva ancora essere lì dentro.

Dopo un istante fece spallucce ed infilò la chiave nella serratura, sorrise quando la sentì scattare.

Le tapparelle erano ancora serrate, con un sospiro attraversò il salone aprendo la tenda e spalancando il balcone, fece forza sul sali e scendi e lentamente la tapparella cominciò ad alzarsi producendo un rumore fastidioso.

Si voltò verso il salone, studiandolo; tutto era in ordine, come se nessuno fosse passato di lì recentemente, ma lei sapeva bene che non era così, con molta probabilità i due avevano avuto tanta fretta da lasciar perdere il salone per arrivare alla stanza da letto.

Attraversò ancora il salone fino ad arrivare ad un corridoio stretto e buio.

Come immaginava, a terra giaceva un indumento rosso, lo afferrò con una mano e sorrise sarcastica quando appurò che era un vestito; quindi, a meno che il suo amico non avesse deciso di aprirsi nuovi orizzonti, le sue supposizioni erano giuste, c’era qualcuno.

Si avviò verso la stanza da letto, anche questa ancora buia, senza guardare il grande letto matrimoniale e senza pensarci due volte si avviò verso il balcone, ma mentre stava per aprirlo sentì un mugolio e si voltò per un istante.

Una ragazza con lunghi capelli, dato il buio non sapeva dire se fossero biondi o castani, giaceva sul letto, la schiena nuda era lasciata scoperta dalle lenzuola, la faccia schiacciata contro cuscino.

Forse non era una buona idea svegliarla in quel modo, ma era troppo contenta per preoccuparsi degli eventuali traumi che avrebbe provocato a quella ragazza che tra l’altro, ne era sicura, non avrebbe mai più rivisto in vita sua, proprio come le altre.

Si voltò di nuovo e con uno scatto deciso del braccio afferrò il sali scendi e la tapparella si alzò inondando di luce la stanza.

-ma che diavolo…?!- sentì biascicare una voce maschile

Si voltò verso il letto nel momento esatto in cui il suo vicino sprofondava la testa nel cuscino e la ragazza accanto a lui si svegliava.

La ragazza sconosciuta la guardò per qualche istante, strizzando gli occhi blu da cerbiatta, poi si sedette di scatto sul letto portandosi il lenzuolo al petto.

-E tu chi sei?!- sbottò la bionda, ora lo vedeva, stizzita

-lei è la mia vicina di casa- mormorò il ragazzo, la voce attutita dal cuscino in cui era sprofondato, poi con uno scatto di reni si alzò

- Veronica lei è Samantha, Samantha lei è Veronica, la vicina di casa più invadente del mondo- scherzò lui

La bionda fece una smorfia schifata, ancora sorpresa del fatto che quella Veronica fosse entrata in casa del suo uomo, in quel modo.

-piacere- sputò acida

-piacere mio- sorrise lei allegra –anche se credo questa sia l’ultima volta che ti vedo-

-Veronica!- la rimproverò lui

Lei portò gli occhi al cielo, entrambi sapevano che era la verità.

Allungò il braccio porgendo il vestito a Samantha.

-questo credo sia tuo, ora se non ti spiace dovrei parlare con lui, in privato-

La ragazza spalancò la sua bocca tonda e carnosa e si voltò verso il ragazzo al suo fianco, intimandolo a dire qualcosa a quella pazza che era di fronte a loro, ma il ragazzo non la guardò nemmeno, sembrava annoiato.

-ti chiamo io piccola- disse semplicemente passandosi una mano tra i capelli arruffati

La ragazza si voltò esterrefatta verso Veronica, che a sua volta la guardò sorridendo sventolandole il vestito sotto il naso, Samantha lo afferrò e bisbigliando uno “stronzo” si avvio verso il bagno.

-wow, questa è la più matta di tutte- affermò lei roteando gli occhi

-lo dici ogni volta- sorrise l’amico

-non è colpa mia se ogni volta riesci a cadere sempre più in basso-

- divertente- disse in una smorfia –quando la smetterai di entrare in casa mia e sconvolgere le mie ragazze?!-

-la sue ragazze, ma sentitelo! E poi mi hai dato tu le tue chiavi di casa- rispose divertita

-maledetto il giorno in cui l’ho fatto- sospirò lui afferrando un lembo del lenzuolo e scostandolo violentemente

Veronica si portò veloce una mano sugli occhi per evitare di vedere il corpo nudo dell’amico.

-quante storie, volevo solo invitarti a pranzo da me- spiegò la ragazza avviandosi verso la porta della stanza per uscire

-cosa si festeggia?- chiese lui mentre infilava l’intimo

- poi ti dirò, ti aspetto di la mentre ti riprendi dalla tua notte focosa- scherzò lei voltandosi e guardando l’amico che in intimo cercava qualcosa nel suo armadio

-non sarai mica gelosa?- scherzò lui, ma nemmeno troppo –sono a tua disposizione quando vuoi, lo sai-

La ragazza lo guardò con un sopracciglio alzato, non aveva dubbi che lui sarebbe stato a sua disposizione, glielo aveva fatto capire più volte, e nemmeno tanto fra le righe.

-sbrigati latin lover- uscì dalla stanza ma si bloccò a metà corridoio per urlare –ah Angel, per “ti invito a pranzo” intendo dire che dovrai cucinare tu!-

Angel sorrise e scosse la testa.

Quella ragazza era tanto assurda quanto bella.

  

*  *  *

 

Un’ultima occhiata al cielo e poi sarebbe rientrato in casa.

Era questo che si ripeteva nella sua mente da quasi trenta minuti ormai, ma ogni volta che alzava lo sguardo verso il cielo rimaneva incantato.

Lui e la sua stupida mania di guardare le stelle.

Loro erano diventate un sinonimo di casa per lui; quando era in giro per il mondo e sentiva nostalgia di casa, non importava dove fosse, se a Sidney, a Roma o su una spiaggia di Rio, gli bastava guardare in alto ed un cielo stellato era sempre lì per lui.

Le stelle gli davano un senso di familiarità e sicurezza che solo casa sua gli dava.

Si costrinse a staccare lo sguardo dall’immensa distesa blu sopra la sua testa ed i suoi occhi finirono a scrutare il prato inglese che si distendeva di fronte a lui.

Scorse una figura scura che si avvicinava verso casa e socchiuse gli occhi per cercare di riconoscerla.

Joe, una mano in tasca e l’altra, con cui manteneva il cellulare, all’orecchio, procedeva a passo lento verso di lui; le sue risate si sentivano a metri di distanza.

Il ragazzo sorrise di riflesso.

Joe in quell’ultimo periodo era sempre felice, e lui sapeva il perché.

Da quando erano partiti per il tour, ben tre anni prima, lui era sempre rimasto in contatto con Kate; la bionda e matta Kate.

Ogni volta che parlava con lei lo sentiva ridere, ma nonostante lui gli avesse intimato più volte di dirgli qualcosa di più, il fratello trovava sempre qualche modo per eludere la domanda.

-ora devo andare- sentì bisbigliare Joe un attimo prima che chiudesse la chiamata e gli rivolgesse uno dei suoi sorrisi allegri

- non ti pare che ti stia sentendo un po’ troppo con Kate?- scherzò lui

Il fratello gonfio le guance e rispose a tono –definisci troppo-

Nick sorrise –per troppo intendo: la mattina appena ti svegli, i messaggini furtivi tra un’intervista e l’altra, le scappatelle la sera dopo cena quando nessuno sa dove vai…-

-hai reso l’idea- l’interruppe l’altro affiancandosi al fratello

- sono tre anni che va avanti questa storia, quando ti deciderai a dirmi di più?- chiese Nick poggiandosi alla ringhiera di fronte a lui

- non c’è niente da dire- sospirò –siamo amici-

L’altro lo guardò scettico.

Era vero, si erano tenuti in contatto per ben tre anni, ma essendo stati un anno intero lontani i due ormai erano abituati a vedersi come semplici amici, anche se in realtà entrambi speravano in qualcosa di più, solo che non ne erano ancora consapevoli al cento per cento.

Inoltre tra gli impegni di Joe e quelli di Kate, che ormai era una stilista di fama internazionale, i due riuscivano a vedersi davvero poco.

-solo amici?!- chiese scettico l’altro –ed è per questo che non hai una storia seria con qualcuno da…fammi pensare…due anni?-

Joe non rispose, ma un sorriso furbo si formò sulle labbra carnose.

-prima mi dicevi tutto- lo accusò Nick –ora sembra quasi che debba strapparti le parole di bocca!-

Joe sbuffò poggiandosi a sua volta alla ringhiera – non è che non voglia dirti niente, è solo che non vorrei che parlando di Kate ti venisse di nuovo in mente…- sussurrò lasciando la frase sospesa

Ronnie, finì lui mentalmente.

Si, ora riusciva a pensare al suo nome senza che gli venissero strane crisi isteriche o senza che il suo corpo iniziasse a tremare.

Dio! Erano passati tre anni, era anche normale che gli fosse passata.

-Joe…- lo canzonò lui – ora sto bene, lo sai-

- non era quello che volevo sentire- sussurrò il fratello puntando gli occhi nei suoi

- e cosa volevi sentire?- chiese retorico l’altro

-che sei felice- sospirò

Un sorriso amaro si formò sulle sue labbra.

-sono felice- mentì

-non è vero- rispose prontamente

Nick scostò di scatto lo sguardo dal fratello.

Quegli occhi erano in grado di andare troppo a fondo e rischiavano di far salire a galla cose che lui aveva accantonato in un angolino sconosciuto della sua mente, e di certo non voleva farle saltare fuori, non ora.

Due mani leggere si posarono sui suoi occhi, impedendogli di vedere per qualche istante.

Ispirò forte e sentì quel profumo che ormai avrebbe riconosciuto ovunque.

-Allie…- sorrise mentre si voltava

Allie, la ragazza biondina dagli occhi azzurri, che aveva conosciuto più di un anno prima e che ormai era entrata a far parte della sua vita, quella che ora era la sua ragazza.

La bionda gli sorrise dolcemente e tutti i ricordi che rischiavano di salire a galla ritornarono giù, al loro posto.

Questo era uno dei motivi per cui stava con lei.

Lei riusciva a fargli dimenticare il suo passato, perché era così dolce e riservata, ma forse soprattutto perché era così diversa da lei.

-Dov’eri finito? E’ arrivato tuo fratello- disse alzandosi in punta di piedi e stampandogli un bacio sulle labbra

-entriamo- rispose lui facendo un cenno al fratello che gli passò avanti senza l’ombra di un sorriso

-va tutto bene?- chiese Allie accigliata facendo cenno a Joe

-certo- sorrise lui rassicurante –andiamo- aggiunse poi prendendola per mano e conducendola all’interno della casa

Appena entrò sorrise alla scena di Kevin che, con mille borse enormi tra le mani, cercava di passare accanto alla credenza senza far cadere nulla, mentre Danielle dietro di lui stringeva al petto un bambino dai capelli castani e ricci che dormiva placidamente.

-Kevin sei un disastro- lo prese in giro lei sorridendo mentre il marito urtava col gomito la credenza facendo traballare l’enorme vaso cinese posatovi sopra

- se magari qualcuno dei miei gentilissimi fratelli mi desse una mano…- sbuffò lui

Joe si diresse verso di lui salutandolo e lo liberò dalle mille borse, in modo che Kevin potesse entrare senza creare danni.

-Nick!- Kevin gli andò incontro abbracciandolo veloce

-come va, papà?- gli chiese il fratello sorridendo

-bene, anche se Jason mi ha tenuto sveglio tutta la notte- rispose sorridendo, nonostante tutto

-Allie!- urlò poi Kevin rivolgendo la sua attenzione alla ragazza

Nick sorrise e si allontanò avvicinandosi a Danielle che era intenta a parlare con Joe e suo padre.

-hei- lo salutò lei con un sorriso mentre il ragazzo si sporgeva per posargli un bacio sulla guancia

-Kevin ha detto che sei tornato da poco, dove sei stato?- chiese lei

-  a New York per un concerto, è stato bellissimo- sorrise - certo, non come i vecchi tempi- aggiunse guardando Joe che gli sorrise di rimando con aria pensierosa

-è pronto!- li raggiunse una voce dalla sala da pranzo e tutti si catapultarono nell’altra stanza per prendere posto

- ragazzi, com’è emozionante vederci tutti assieme a tavola dopo tanto tempo!- squittì Denise stringendo la mano a suo marito che sorrise apprensivo verso la donna

Beh, forse non tutti erano emozionati, ma erano sicuramente felici.

Negli ultimi anni le loro vite erano cambiate e, purtroppo a causa degli impegni, si erano allontanati un po’; Si tenevano in contatto tutti i giorni, ad ogni ora e potevano continuare a contare l’uno sull’altro, il loro era stato un allontanamento “fisico” più che altro.

Quando Kevin aveva chiesto a Danielle di sposarlo in una calda giornata di Luglio lei aveva accettato all’istante; dopo un anno erano riusciti ad avere un bellissimo bambino che, anche se era presto per dirlo, era tutto il padre. Così Kevin aveva deciso di volersi dedicare alla famiglia per un po’ e, d’accordo con i fratelli, aveva lasciato la band aprendo un magnifico ristorante italiano che andava a gonfie vele.

A questo punto portare avanti la band in due non aveva più senso, quindi anche Joe aveva deciso, con l’esempio del fratello, di seguire un’altra sua piccola passione che poi si era rivelato un vero e proprio successo: in due anni Joe aveva preso parte a quattro film, di cui tre come protagonista.

Nick? Beh, dopo quello che era successo tre anni prima, il ragazzo si era immerso nel lavoro tenendosi occupato il più possibile. Quando Kevin e Joe decisero di lasciare il gruppo lui continuò per la sua strada con la sua musica, deciso a non fermarsi un istante.

Nonostante i loro impegni li avessero portati lontani gli uni dagli altri, non si erano mai persi, perché il loro bene era una delle poche cose reali in quel mondo ed il loro calore, il loro affetto, era l’unica cosa che riusciva ad aiutarli nei loro momenti peggiori.

L’unica convinzione che Nick aveva, ormai, era che loro sarebbero sempre stati lì, per lui.



*   *   *

Tremate, tremate, le streghe son tornate! muahahaha
Buonasera a tutte!
Come promesso, eccomi di nuovo qui a tormentarvi con il seguito di Let me under your skin!
Questo primo capitolo è un'introduzione alla storia che fa già capire qualcosa della vita dei nostri lover dearest *O*
Sono nervosissima, ovviamente perchè questo prologo non mi piace affatto! E spero tanto di non avervi deluso, ma a voi i commenti!
Al prossimo chap!
   
 
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