Prologo
Aveva sempre
odiato la domenica.
Quel giorno
che per molti era di liberazione e festa, per lei era il giorno
più brutto
della settimana, anche peggio del lunedì, perché
lo precedeva.
Trovava
così
triste la domenica pomeriggio quando gli veniva in mente che il giorno
dopo
sarebbe dovuta andare a scuola o, come ora, a lavoro; odiava la
domenica perché
gli dava la sensazione che stesse perdendo qualcosa, un po’
di tranquillità,
per tornare alla vita movimentata e caotica di tutti i giorni.
Poi arrivava
il lunedì e si rendeva conto che non era poi così
tragico come lo aveva
immaginato; e sì, perché a volte le cose nei tuoi
pensieri sono ancora più
terribili di quanto lo siano in realtà.
Quella
domenica mattina però era tutt’altro che triste.
C’era
qualcosa di diverso nell’aria e l’aveva capito da
quando aveva aperto gli
occhi, poi mentre si dirigeva in cucina con passo strisciante, aveva
ricordato.
-la
promozione!- strillò sbattendosi una mano energicamente
sulla fronte
Le sembrava
quasi strano dirlo ad alta voce.
Negli ultimi
tre anni Veronica aveva trascorso una vita tranquilla, con poche
distrazioni e
molto, molto lavoro ed impegno.
Aveva preso
la scuola di interpreti molto seriamente dando tutti gli esami in tempo
e
prendendo la laurea sei mesi prima del previsto, con il massimo
punteggio.
Non aveva
neanche avuto il tempo di rendersi conto di aver finito gli studi che
si era
ritrovata con dozzine di proposte di lavoro, e tra quelle
c’era quella che
aveva sempre sognato.
Quando la
casa editrice ETF le aveva proposto
di lavorare per loro come traduttrice quasi non le sembrava vero, non
poteva
essere possibile che uno dei suoi sogni si stesse realizzando!
Da allora si
era detta che non le mancava davvero niente: aveva il lavoro dei suoi
sogni, viveva
in una delle più belle città Europee, aveva una
casa tutta sua ed il giorno
prima il suo capo le aveva lasciato un messaggio in segreteria dove le
diceva
che dovevano discutere di eventuali “svolte”
lavorative.
Si era
sentita invincibile; molti le chiedevano quando si sarebbe realizzata
anche
nella vita privata, mettendo su famiglia magari.
Lei li
guardava con aria schifata tutte le volte che glielo chiedevano; chi
aveva
bisogno dell’amore quando aveva tutto questo?
L’amore.
Le faceva
strano anche solo pensare a quella parola ormai.
Aveva chiuso
con l’amore, con il sesso opposto, a dire il vero aveva
tagliato qualsiasi tipo
di rapporto che andasse al di là di quello lavorativo con
tutti gli esseri
viventi che possedevano un apparato respiratorio.
Lei si
sarebbe bastata per tutta la vita.
Lei, ed il suo
singolare vicino di casa, che a quanto pare era l’unica
persona che era stata
in grado di ottenere un qualche contatto con lei.
Sorrise.
Si doveva
festeggiare, assolutamente.
Aprì
il
barattolo del caffè, mai stato riempito, ed
afferrò la chiave che giaceva sul
fondo; ancora in pigiama si diresse alla porta di ingresso ed
uscì
spalancandola, si ritrovò alla porta proprio di fronte alla
sua, lì si bloccò
un attimo.
Era domenica
mattina, era cosciente del fatto che dall’altro lato della
porta il suo vicino di
sicuro non era solo, la sera prima l’aveva sentito tornare
tardi e, a giudicare
dai risolini sommessi, qualcuno gli aveva fatto compagnia quella notte,
qualcuno che poteva ancora essere lì dentro.
Dopo un
istante fece spallucce ed infilò la chiave nella serratura,
sorrise quando la
sentì scattare.
Le
tapparelle erano ancora serrate, con un sospiro attraversò
il salone aprendo la
tenda e spalancando il balcone, fece forza sul sali e scendi e
lentamente la
tapparella cominciò ad alzarsi producendo un rumore
fastidioso.
Si
voltò
verso il salone, studiandolo; tutto era in ordine, come se nessuno
fosse
passato di lì recentemente, ma lei sapeva bene che non era
così, con molta
probabilità i due avevano avuto tanta fretta da lasciar
perdere il salone per
arrivare alla stanza da letto.
Attraversò
ancora il salone fino ad arrivare ad un corridoio stretto e buio.
Come
immaginava, a terra giaceva un indumento rosso, lo afferrò
con una mano e
sorrise sarcastica quando appurò che era un vestito; quindi,
a meno che il suo
amico non avesse deciso di aprirsi nuovi orizzonti, le sue supposizioni
erano
giuste, c’era qualcuno.
Si
avviò
verso la stanza da letto, anche questa ancora buia, senza guardare il
grande
letto matrimoniale e senza pensarci due volte si avviò verso
il balcone, ma mentre
stava per aprirlo sentì un mugolio e si voltò per
un istante.
Una ragazza
con lunghi capelli, dato il buio non sapeva dire se fossero biondi o
castani,
giaceva sul letto, la schiena nuda era lasciata scoperta dalle
lenzuola, la
faccia schiacciata contro cuscino.
Forse non
era una buona idea svegliarla in quel modo, ma era troppo contenta per
preoccuparsi degli eventuali traumi che avrebbe provocato a quella
ragazza che
tra l’altro, ne era sicura, non avrebbe mai più
rivisto in vita sua, proprio
come le altre.
Si
voltò di
nuovo e con uno scatto deciso del braccio afferrò il sali
scendi e la
tapparella si alzò inondando di luce la stanza.
-ma che
diavolo…?!- sentì biascicare una voce maschile
Si
voltò
verso il letto nel momento esatto in cui il suo vicino sprofondava la
testa nel
cuscino e la ragazza accanto a lui si svegliava.
La ragazza
sconosciuta la guardò per qualche istante, strizzando gli
occhi blu da cerbiatta,
poi si sedette di scatto sul letto portandosi il lenzuolo al petto.
-E tu chi
sei?!- sbottò la bionda, ora lo vedeva, stizzita
-lei
è la
mia vicina di casa- mormorò il ragazzo, la voce attutita dal
cuscino in cui era
sprofondato, poi con uno scatto di reni si alzò
- Veronica
lei è Samantha, Samantha lei è Veronica, la
vicina di casa più invadente del
mondo- scherzò lui
La bionda
fece una smorfia schifata, ancora sorpresa del fatto che quella Veronica fosse entrata in casa del suo uomo, in quel modo.
-piacere-
sputò acida
-piacere
mio- sorrise lei allegra –anche se credo questa sia
l’ultima volta che ti vedo-
-Veronica!-
la rimproverò lui
Lei
portò
gli occhi al cielo, entrambi sapevano che era la verità.
Allungò
il
braccio porgendo il vestito a Samantha.
-questo
credo sia tuo, ora se non ti spiace dovrei parlare con lui, in privato-
La ragazza
spalancò la sua bocca tonda e carnosa e si voltò
verso il ragazzo al suo
fianco, intimandolo a dire qualcosa a quella pazza che era di fronte a
loro, ma
il ragazzo non la guardò nemmeno, sembrava annoiato.
-ti chiamo
io piccola- disse semplicemente passandosi una mano tra i capelli
arruffati
La ragazza
si voltò esterrefatta verso Veronica, che a sua volta la
guardò sorridendo
sventolandole il vestito sotto il naso, Samantha lo afferrò
e bisbigliando uno “stronzo”
si avvio verso il bagno.
-wow, questa
è la più matta di tutte- affermò lei
roteando gli occhi
-lo dici
ogni volta- sorrise l’amico
-non
è colpa
mia se ogni volta riesci a cadere sempre più in basso-
-
divertente- disse in una smorfia –quando la smetterai di
entrare in casa mia e
sconvolgere le mie ragazze?!-
-la sue ragazze, ma sentitelo! E poi mi hai
dato tu le tue chiavi di casa- rispose divertita
-maledetto
il giorno in cui l’ho fatto- sospirò lui
afferrando un lembo del lenzuolo e
scostandolo violentemente
Veronica si
portò veloce una mano sugli occhi per evitare di vedere il
corpo nudo dell’amico.
-quante
storie, volevo solo invitarti a pranzo da me- spiegò la
ragazza avviandosi
verso la porta della stanza per uscire
-cosa si
festeggia?- chiese lui mentre infilava l’intimo
- poi ti
dirò, ti aspetto di la mentre ti riprendi dalla tua notte focosa- scherzò lei
voltandosi e guardando l’amico che in
intimo cercava qualcosa nel suo armadio
-non sarai
mica gelosa?- scherzò lui, ma nemmeno troppo –sono
a tua disposizione quando
vuoi, lo sai-
La ragazza
lo guardò con un sopracciglio alzato, non aveva dubbi che
lui sarebbe stato a
sua disposizione, glielo aveva fatto capire più volte, e
nemmeno tanto fra le
righe.
-sbrigati
latin lover- uscì dalla stanza ma si bloccò a
metà corridoio per urlare –ah Angel,
per “ti invito a pranzo”
intendo dire che dovrai cucinare tu!-
Angel
sorrise e scosse la testa.
Quella
ragazza era tanto assurda quanto bella.
*
* *
Un’ultima
occhiata al cielo e poi sarebbe rientrato in casa.
Era questo
che si ripeteva nella sua mente da quasi trenta minuti ormai, ma ogni
volta che
alzava lo sguardo verso il cielo rimaneva incantato.
Lui e la sua
stupida mania di guardare le stelle.
Loro erano
diventate un sinonimo di casa per lui; quando era in giro per il mondo
e sentiva
nostalgia di casa, non importava dove fosse, se a Sidney, a Roma o su
una
spiaggia di Rio, gli bastava guardare in alto ed un cielo stellato era
sempre
lì per lui.
Le stelle
gli davano un senso di familiarità e sicurezza che solo casa
sua gli dava.
Si costrinse
a staccare lo sguardo dall’immensa distesa blu sopra la sua
testa ed i suoi
occhi finirono a scrutare il prato inglese che si distendeva di fronte
a lui.
Scorse una
figura scura che si avvicinava verso casa e socchiuse gli occhi per
cercare di
riconoscerla.
Joe, una
mano in tasca e l’altra, con cui manteneva il cellulare,
all’orecchio,
procedeva a passo lento verso di lui; le sue risate si sentivano a
metri di
distanza.
Il ragazzo
sorrise di riflesso.
Joe in
quell’ultimo periodo era sempre felice, e lui sapeva il
perché.
Da quando
erano partiti per il tour, ben tre anni prima, lui era sempre rimasto
in
contatto con Kate; la bionda e matta Kate.
Ogni volta
che parlava con lei lo sentiva ridere, ma nonostante lui gli avesse
intimato
più volte di dirgli qualcosa di più, il fratello
trovava sempre qualche modo
per eludere la domanda.
-ora devo
andare- sentì bisbigliare Joe un attimo prima che chiudesse
la chiamata e gli
rivolgesse uno dei suoi sorrisi allegri
- non ti
pare che ti stia sentendo un po’ troppo con Kate?-
scherzò lui
Il fratello
gonfio le guance e rispose a tono –definisci troppo-
Nick sorrise
–per troppo intendo: la mattina appena ti svegli, i
messaggini furtivi tra un’intervista
e l’altra, le scappatelle la sera dopo cena quando nessuno sa
dove vai…-
-hai reso
l’idea- l’interruppe l’altro
affiancandosi al fratello
- sono tre
anni che va avanti questa storia, quando ti deciderai a dirmi di
più?- chiese
Nick poggiandosi alla ringhiera di fronte a lui
- non
c’è
niente da dire- sospirò –siamo amici-
L’altro
lo
guardò scettico.
Era vero, si
erano tenuti in contatto per ben tre anni, ma essendo stati un anno
intero
lontani i due ormai erano abituati a vedersi come semplici amici, anche
se in
realtà entrambi speravano in qualcosa di più,
solo che non ne erano ancora
consapevoli al cento per cento.
Inoltre tra
gli impegni di Joe e quelli di Kate, che ormai era una stilista di fama
internazionale, i due riuscivano a vedersi davvero poco.
-solo
amici?!- chiese scettico l’altro –ed è
per questo che non hai una storia seria
con qualcuno da…fammi pensare…due
anni?-
Joe non
rispose, ma un sorriso furbo si formò sulle labbra carnose.
-prima mi
dicevi tutto- lo accusò Nick –ora sembra quasi che
debba strapparti le parole
di bocca!-
Joe
sbuffò
poggiandosi a sua volta alla ringhiera – non è che
non voglia dirti niente, è
solo che non vorrei che parlando di Kate ti venisse di nuovo in
mente…-
sussurrò lasciando la frase sospesa
Ronnie,
finì lui mentalmente.
Si, ora
riusciva a pensare al suo nome senza che gli venissero strane crisi
isteriche o
senza che il suo corpo iniziasse a tremare.
Dio! Erano passati
tre anni, era anche normale che gli
fosse passata.
-Joe…-
lo
canzonò lui – ora sto bene, lo sai-
- non era
quello che volevo sentire- sussurrò il fratello puntando gli
occhi nei suoi
- e cosa
volevi sentire?- chiese retorico l’altro
-che sei felice- sospirò
Un sorriso
amaro si formò sulle sue labbra.
-sono
felice- mentì
-non
è vero-
rispose prontamente
Nick
scostò
di scatto lo sguardo dal fratello.
Quegli occhi
erano in grado di andare troppo a fondo e rischiavano di far salire a
galla
cose che lui aveva accantonato in un angolino sconosciuto della sua
mente, e di
certo non voleva farle saltare fuori, non ora.
Due mani
leggere si posarono sui suoi occhi, impedendogli di vedere per qualche
istante.
Ispirò
forte
e sentì quel profumo che ormai avrebbe riconosciuto ovunque.
-Allie…-
sorrise mentre si voltava
Allie, la
ragazza biondina dagli occhi azzurri, che aveva conosciuto
più di un anno prima
e che ormai era entrata a far parte della sua vita, quella che ora era
la sua
ragazza.
La bionda
gli sorrise dolcemente e tutti i ricordi che rischiavano di salire a
galla
ritornarono giù, al loro posto.
Questo era
uno dei motivi per cui stava con lei.
Lei riusciva
a fargli dimenticare il suo passato, perché era
così dolce e riservata, ma
forse soprattutto perché era così diversa da lei.
-Dov’eri
finito? E’ arrivato tuo fratello- disse alzandosi in punta di
piedi e
stampandogli un bacio sulle labbra
-entriamo-
rispose lui facendo un cenno al fratello che gli passò
avanti senza l’ombra di
un sorriso
-va tutto
bene?- chiese Allie accigliata facendo cenno a Joe
-certo-
sorrise lui rassicurante –andiamo- aggiunse poi prendendola
per mano e
conducendola all’interno della casa
Appena
entrò
sorrise alla scena di Kevin che, con mille borse enormi tra le mani,
cercava di
passare accanto alla credenza senza far cadere nulla, mentre Danielle
dietro di
lui stringeva al petto un bambino dai capelli castani e ricci che
dormiva
placidamente.
-Kevin sei
un disastro- lo prese in giro lei sorridendo mentre il marito urtava
col gomito
la credenza facendo traballare l’enorme vaso cinese posatovi
sopra
- se magari
qualcuno dei miei gentilissimi fratelli mi desse una mano…-
sbuffò lui
Joe si
diresse verso di lui salutandolo e lo liberò dalle mille
borse, in modo che
Kevin potesse entrare senza creare danni.
-Nick!-
Kevin gli andò incontro abbracciandolo veloce
-come va,
papà?- gli chiese il fratello sorridendo
-bene, anche
se Jason mi ha tenuto sveglio tutta la notte- rispose sorridendo,
nonostante
tutto
-Allie!-
urlò poi Kevin rivolgendo la sua attenzione alla ragazza
Nick sorrise
e si allontanò avvicinandosi a Danielle che era intenta a
parlare con Joe e suo
padre.
-hei- lo
salutò lei con un sorriso mentre il ragazzo si sporgeva per
posargli un bacio
sulla guancia
-Kevin ha
detto che sei tornato da poco, dove sei stato?- chiese lei
- a New York per un concerto,
è stato bellissimo-
sorrise - certo, non come i vecchi tempi- aggiunse guardando Joe che
gli
sorrise di rimando con aria pensierosa
-è
pronto!-
li raggiunse una voce dalla sala da pranzo e tutti si catapultarono
nell’altra
stanza per prendere posto
- ragazzi,
com’è emozionante vederci tutti assieme a tavola
dopo tanto tempo!- squittì
Denise stringendo la mano a suo marito che sorrise apprensivo verso la
donna
Beh, forse
non tutti erano emozionati, ma erano sicuramente felici.
Negli ultimi
anni le loro vite erano cambiate e, purtroppo a causa degli impegni, si
erano
allontanati un po’; Si tenevano in contatto tutti i giorni,
ad ogni ora e
potevano continuare a contare l’uno sull’altro, il
loro era stato un
allontanamento “fisico” più che altro.
Quando Kevin
aveva chiesto a Danielle di sposarlo in una calda giornata di Luglio
lei aveva
accettato all’istante; dopo un anno erano riusciti ad avere
un bellissimo
bambino che, anche se era presto per dirlo, era tutto il padre.
Così Kevin
aveva deciso di volersi dedicare alla famiglia per un po’ e,
d’accordo con i
fratelli, aveva lasciato la band aprendo un magnifico ristorante
italiano che
andava a gonfie vele.
A questo
punto portare avanti la band in due non aveva più senso,
quindi anche Joe aveva
deciso, con l’esempio del fratello, di seguire
un’altra sua piccola passione
che poi si era rivelato un vero e proprio successo: in due anni Joe
aveva preso
parte a quattro film, di cui tre come protagonista.
Nick? Beh,
dopo quello che era successo tre anni prima, il ragazzo si era immerso
nel
lavoro tenendosi occupato il più possibile. Quando Kevin e
Joe decisero di
lasciare il gruppo lui continuò per la sua strada con la sua
musica, deciso a
non fermarsi un istante.
Nonostante i
loro impegni li avessero portati lontani gli uni dagli altri, non si
erano mai
persi, perché il loro bene era una delle poche cose reali in
quel mondo ed il
loro calore, il loro affetto, era l’unica cosa che riusciva
ad aiutarli nei
loro momenti peggiori.
L’unica convinzione che Nick aveva, ormai, era che loro sarebbero sempre stati lì, per lui.
* * *
Buonasera a tutte!
Come promesso, eccomi di nuovo qui a tormentarvi con il seguito di Let me under your skin!
Questo primo capitolo è un'introduzione alla storia che fa già capire qualcosa della vita dei nostri lover dearest *O*
Sono nervosissima, ovviamente perchè questo prologo non mi piace affatto! E spero tanto di non avervi deluso, ma a voi i commenti!
Al prossimo chap!