Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: nitro    15/03/2011    2 recensioni
Può l’amore sbocciare in un terreno arido coperto solo di sangue e dolore? Due cuori, uno che ama soltanto se stesso, l’altro che non sa manifestare i propri sentimenti. Riusciranno a incontrarsi? Riusciranno a migliorarsi a vicenda? Una storia d’amore, quella tra Draco e Asteria, s’intreccerà con i tragici avvenimenti che devasteranno il Mondo Magico.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Mangiamorte, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Regime

 

 

Un’immensa cupola di nuvole nere rabbuiava il cielo grigio di Hogwarts. L’atmosfera lugubre regnava anche all’interno del castello, i corridoi erano sempre silenziosi e bui. Gli studenti si muovevano taciturni, i loro visi erano una maschera di preoccupazione e sconforto.

Erano state emanate molte nuove regole attinenti alla disciplina a scuola. Inizialmente gli studenti non avevano fatto caso ai rimproveri verbali di Gazza, ma da quando le punizioni avevano cominciato a essere inflitte dai fratelli Carrow, nessuno osava più trasgredire quelle nuove leggi.

I castighi erano diventati sempre più duri e si erano presto trasformati in vere e proprie sevizie nei confronti degli studenti.

I più colpiti dalle sanzioni erano i Grifondoro; i Carrow non si lasciavano sfuggire l’occasione di tormentare chiunque, anche chi non avesse commesso alcuna infrazione. Il nuovo preside, Piton, si faceva vedere di rado nella scuola, i veri amministratori del castello erano i due Mangiamorte incaricati di far rispettare la disciplina. Piton si chiudeva spesso nel suo studio e scendeva raramente in Sala Grande per i pasti.

La nuova materia della scuola, Arti Oscure, era diventata la materia più importante di tutto il percorso scolastico, e Amycus Carrow la insegnava con indomita devozione.

Asteria seguiva annoiata le sue lezioni; purtroppo tutto ciò che le insegnavano, lo aveva già studiato a Durmstrang. Amycus aveva un occhio di riguardo per tutti i Serpeverde e per i Purosangue delle altre case. Il professore si assicurava che tutti quegli studenti riuscissero a eseguire con disinvoltura gli incantesimi più offensivi e pericolosi; per quanto riguardava i Mezzosangue, li radunava in un angolo della stanza e li costringeva ad assistere alla lezione senza potervi partecipare attivamente.

Anche Asteria, sebbene fosse una Purosangue, era trattata da Amycus con molto distacco. La guardava con sdegno e raramente la lasciava provare gli incantesimi, credendo di farle un torto; ma il Mangiamorte non poteva sapere che la ragazza conosceva già alla perfezione ciò che lui insegnava agli studenti.

Asteria era spesso preda di aspre critiche da parte di entrambi i fratelli, evidentemente, in quanto Mangiamorte, non avevano digerito il suo rifiuto ad unirsi alla schiera del Signore Oscuro.

Anche le lezioni di Babbanologia erano noiose e deprimenti. La professoressa Alecto Carrow si esibiva in lunghi monologhi per screditare i Babbani, descrivendoli come pericolosi mostri che avevano costretto i maghi alla fuga per molti secoli.

Era come se i Babbani non appartenessero al genere umano e fossero soltanto una razza inferiore da sconfiggere e denigrare.

Alecto sognava un mondo in cui i Babbani vivevano schiavi dei Maghi ed erano costretti a subire ogni sorta di punizione per i crimini da loro commessi contro il popolo magico.

Asteria osservava svogliata l’ennesimo monologo di Alecto su quanto fossero astuti e pericolosi i Babbani. La professoressa si muoveva nell’aula con passi piccoli e veloci, le sue gambe non le permettevano certo di avere un portamento elegante dalle ampie falcate.

Asteria non riuscì a trattenere un risolino, pensando a una Penelope Greengrass rabbrividita alla vista della camminata della Carrow. Una camminata così sgraziata non si addiceva di certo a una strega Purosangue.

- Signorina Greengrass! Che cosa trovi di così divertente nella persecuzione perpetrata dai cattolici verso le streghe? La tua sfrontata simpatia verso i Babbani è intollerabile. Dovrebbero toglierti la bacchetta e mandarti a vivere tra quella lurida feccia. Non sei degna del cognome che porti. -

Asteria sospirò, esasperata per l’ennesimo attacco personale inflittole dalla professoressa. Non le rispose, trovò più interessante puntare gli occhi fuori dalla finestra e osservare le foglie ingiallite che si lasciavano trasportare dolcemente dal vento freddo di fine autunno.

Un rumore di scrocchio improvviso la costrinse a voltare la testa davanti al suo banco. Alecto Carrow si ergeva sopra di lei con uno sguardo di fuoco, esigeva una risposta. Ben presto Asteria scoprì che il suono secco era stato provocato dal colpo che Alecto le aveva sferrato alle mani con la sua bacchetta. Un intenso bruciore le arrossò le nocche e il dorso della mano.

Asteria si alzò e impugnò la sua bacchetta, tutta la classe la osservava in silenzio.

- Dopo la lezione fermati nel mio ufficio.  Sei in punizione. -

Asteria scosse la testa e si riaccomodò sulla sedia.

- Sono in punizione perché sopporto in silenzio gli insulti poco velati che mi rivolgete voi due Mangiamorte? -

Alecto perse completamente la pazienza e la schiaffeggiò, poi si calmò di colpo, nello stesso modo in cui aveva avuto il suo scatto d’ira, si allontanò dal suo banco e continuò la sua lezione.

Asteria attese che tutti gli studenti uscissero dall’aula e poi si diresse nell’ufficio della Carrow.

La professoressa era già lì e la aspettava comodamente seduta dietro la sua scrivania.

Il suo ufficio era uno stanzino buio e inquietante.

Alle pareti erano appese molte foto di ragazzi incatenati e sfiniti. Nelle fotografie i Carrow ridevano e giravano attorno alle loro vittime come dei felini predatori, evidentemente condividevano la stessa perversione per il sadismo.

In una delle foto si poteva riconoscere il volto stanco di Luna Loegood sollevato per i capelli da un sorridente Amycus Carrow. Asteria provò un moto di rabbia che si spense immediatamente, quando, con un brivido, notò che dietro alla scrivania c’erano due catene che partivano dal muro e terminavano con dei grossi anelli di acciaio molto, troppo simili alle manette che imprigionavano Luna in quella foto.

- Ti interessa la foto con la Lovegood? Mi sono divertita a punire la figlia di quello schifoso filo-potteriano che dirige “Il Cavillo”. Non trovi che quella rivista sia un po’ troppo schierata? -

La ragazza si guardò le mani. Al posto del rossore era comparso un livido violaceo e doloroso.

- Non leggo quel giornale. –

Alecto la guardò con uno sguardo truce.

- Posa la bacchetta sulla mia scrivania. -

Asteria pensò per un secondo di lanciare un incantesimo sulla professoressa e scappare, ma poi si rese conto di non avere un luogo dove fuggire. E se fosse rimasta a Hogwarts i due Mangiamorte la avrebbero sicuramente uccisa, non avrebbero tollerato un attacco.

Posò la bacchetta lentamente e poi cadde in un abisso buio e ovattato.

Era stata pietrificata.

Quando ricominciò a vedere e a udire era inginocchiata a terra con i polsi stretti in una morsa. Era stata ammanettata alla parete.

Alecto emise una risata crudele.

- Ora sarò io a ridere un po’… -

Agitò la sua bacchetta e Asteria si sentì soffocare. Le sembrava di avere i polmoni pieni di acqua. Cominciò a tossire e gorgogliare.

Quando finalmente le fu permesso di respirare annaspò un paio di secondi per abituare i suoi polmoni alla presenza dell’acqua fresca.

Alzò gli occhi e fronteggiò lo sguardo d’odio che Alecto le lanciava da pochi centimetri dalla sua faccia.

Altri piccoli movimenti della bacchetta e le maniche della tunica della ragazza si arrotolarono scoprendo gli avambracci.

Asteria sentì un dolore profondo e strisciante. Lunghi tagli le si aprirono sul braccio e corsero dal gomito al polso.

Strinse i denti e chiuse gli occhi.

Il dolore cessò, ma fu costretta a sollevare la testa. La professoressa le aveva arpionato la nuca con le sue mani adunche.

- Forse il tuo portamento è degno della famiglia da cui provieni. A questo punto la maggior parte dei ragazzini implorerebbe pietà, ma tu sopporti. Sappi però che mi piace vedere gli sguardi di terrore e sentire le urla di dolore degli studenti. Solo con le punizioni corporali i bambini possono crescere ubbidienti e disciplinati. -

Asteria inarcò le sopracciglia castane. Gli occhi di Alecto si infiammarono per l’affronto.

- CRUCIO! -

Il corpo di Asteria si contorse, ma dalle sue labbra non uscì un solo suono. Il dolore era talmente forte da impedirle di urlare.

Un altro suono interruppe il suo supplizio. Due piccoli colpi alla porta distrassero la professoressa.

- Chi è? – la sua voce era palesemente irritata.

La porta si aprì e una voce annunciò: - Professoressa, suo fratello ha bisogno di lei. Alcuni studenti Grifondoro sono stati trovati nella Guferia. Temiamo che avessero intenzione di mandare lettere illegali. -

Asteria fu scossa da un forte tremito. La voce dura che stava udendo, era la voce di Draco.

Da quando la scuola era ricominciata, lui si era unito al Comitato Disciplinare dei Carrow, assieme ad altri Serpeverde del settimo anno.

Giravano voci che i professori li facessero partecipare attivamente alle punizioni verso gli studenti, in modo da affinare la loro padronanza delle Arti Oscure.

Draco non si era accorto di chi fosse la ragazza incatenata alla parete, forse era talmente abituato a vedere certe scene, che non se ne preoccupava più.

Asteria aveva abbassato la testa, non voleva essere vista da lui in una posizione tanto vulnerabile e sottomessa. Non voleva incontrare i suoi occhi nebbiosi che continuavano a ignorarla da mesi. Asteria temeva che l’estate passata a Villa Malfoy, tra torture e uccisioni, lo avesse incattivito e reso ancora più fedele al Signore Oscuro.

- Potresti occuparti tu di continuare la punizione di questa studentessa? Sembra che anche tra i Serpeverde ci siano dei focolai di ribellione. -

- Una Serpeverde signora? –

Il suo tono sembrava stupito e sdegnato.

- La lascio alle tue cure. – una risata crudele si allontanò dall’ufficio.

Dei passi incerti si avvicinarono a lei. Le scarpe nere di Draco entrarono nel campo visivo di Asteria, ma lei non alzò il capo.

Draco s’inginocchio e le afferrò il mento. Le sue dita erano dure e fredde e con una leggera pressione la indussero a guardarlo.

Asteria lo scrutò da dietro i suoi capelli ondulati e vide il suo viso inorridirsi.

Draco scattò all’indietro e cadde supino, scosso da ciò che si era ritrovato davanti.

- Asteria? -

Due occhi color nocciola lo esplorarono in profondità. Draco la guardò con uno sguardo incerto, ma quando si rese conto che negli occhi di Asteria dimorava la paura, si rialzò e la strinse tra le braccia. Non riusciva a concepire che lei potesse provare timore nei suoi confronti.

Asteria si sentì stringere dolcemente, ma la decisione con cui lui la aveva afferrata le strappò un gemito di dolore. Tutti i suoi muscoli dolevano per colpa della maledizione Cruciatus.

Senza dire una parola Draco la liberò dalle manette con un incantesimo e esaminò i solchi profondi che i tagli avevano lasciato sulla pelle candida di Asteria. Sui polsi erano vividi i segni delle manette.

Draco le prese il viso tra le mani. Asteria vide che la rabbia e la preoccupazione stavano distruggendo i lineamenti duri del ragazzo.

La aiutò delicatamente ad alzarsi e la prese in braccio. In silenzio uscì dall’aula e la portò dritta in infermeria.

Le lanciava occhiate angosciate ad ogni passo, ma Asteria evitava il suo sguardo.

Madama Chips osservò le ferite della ragazzina e dopo aver fulminato Draco con uno sguardo, molto simile a quello della McGranitt, lo cacciò dalla sua infermeria.

La guaritrice non fece domande, si limitò a guarire Asteria con incantesimi e pozioni. Le ordinò di bere un intruglio di erbe guaritrici, dal sapore orrendo, per una settimana, ogni mattina.

Asteria aveva la nausea di lettini d’ospedale, di pozioni e di ferite.

Uscì dall’infermeria con un carico di boccette e scatolette e la carta per il suo esonero dalle lezioni di quel pomeriggio.

Lui era lì.

La aspettava appoggiato al muro, aveva le braccia conserte e lo sguardo truce.

- Lascia che ti aiuti. Ti accompagno in camera. -

Con un incantesimo fece fluttuare sopra la testa di Asteria le sue medicine, liberandola da quell’inutile peso.

Camminava a grandi passi davanti a lei, faceva fatica a stargli dietro, ma lui continuava spedito senza voltarsi indietro.

Superarono la porta del dormitorio della loro Casa. La Sala Comune era deserta, erano ancora tutti a lezione.

Draco attese che Asteria aprisse la porta con la bacchetta, poi entrò nella sua stanza e appoggiò le medicine sulla scrivania della ragazza.

Si fermò a osservare la pila di libri accatastati sul tavolo, dandole le spalle.

- Ora puoi andare. Non ho più bisogno di aiuto e vorrei riposare. -

Un sospiro ruppe la rigidità delle spalle del ragazzo.

- Vorrei parlare con te. -

Asteria si accomodò sul suo letto e con un colpo di bacchetta girò la sedia accostata alla scrivania, in modo che Draco potesse sedersi. Era curiosa di sentire cosa aveva da dirle, ma voleva tenerlo a distanza.

Draco parve intuire i pensieri di Asteria e si appoggiò alla scrivania, aggrottando le sopracciglia.

- Non sei mai venuta agli allenamenti di Quidditch quest’anno. -

Lo stupore fece spalancare i grandi occhi nocciola.

- Spero che il tuo sia un modo per rompere il ghiaccio, perché se vuoi discutere di Quidditch quella è la porta. -

Quando aveva saputo che Draco aveva occupato il posto di Urquhart come capitano, Asteria non si era preoccupata di presentarsi sul campo. In più le altre squadre erano sempre decimate dalle punizioni e dalle espulsioni dei giocatori da qualsiasi attività sportiva. Si era prospettato un campionato fin troppo facile per i Serpeverde.

- Andiamo dritti al sodo allora. Non mi piace l’ostilità che provi nei miei confronti. -

Asteria scosse il capo.

- Non è ostilità, è indifferenza… -

Draco si staccò dalla scrivania e fece un passo verso di lei.

- La tua non è indifferenza, magari lo fosse! Pensi che non mi sia accorto degli sguardi di fuoco che mi lanci ogni tanto? O della fossetta di angoscia che ti rattrista l’espressione quando sei in mia presenza? -

La ragazza chinò la testa, cercando di nascondere il viso con una cortina di boccoli biondo cenere.

- Ti comporti da stupido con gli altri studenti! E sono preoccupata per ciò che stai diventando. Come ti è venuto in mente di aiutare i Carrow? -

- Sto solo svolgendo i miei compiti. Non c’è niente di male a punire i Mezzosangue o i Traditori del proprio sangue. Ma quello che la Carrow ti ha fatto oggi è inaccettabile. Sei una Purosangue e sei la figlia dei Greengrass…-

- E sono una traditrice del mio stesso sangue… -

La realtà si abbatté sulle spalle del ragazzo come un macigno, la sua schiena s’incurvò e le sue mani si nascosero nelle tasche della divisa.

La sua voce uscì rotta e soffocata. Sputò tutto ciò che si teneva dentro da molti mesi.

- Quel giorno, la sera in cui avrei dovuto uccidere silente, ho avuto paura. Ho visto i Mangiamorte in azione, e ho visto ciò che Greyback ha tentato di fare ad alcuni studenti. Anche questa estate, non hai idea del terrore che si prova a vederlo spezzare le ossa delle sue vittime a mani nude. Vederlo cibarsi di esseri umani mi ha provocato un tale orrore…continuavo a ripetermi che lui ed io siamo differenti, che io non potrei mai torturare una persona con tanta ferocia. Poi, però, il Signore Oscuro ha cominciato a ordinarmi di punire i Mezzosangue. Ho provato a non farlo ma ho ottenuto soltanto la minaccia di vedere i miei genitori uccisi. Mio padre è appena uscito da Azkaban, mia madre è così felice ed io devo riscattare l’onore della mia famiglia in decadenza. Sono diventato un burattino. Mi sto lasciando trascinare dagli eventi, ormai non mi chiedo neanche più se sia giusto o sbagliato ciò che sto facendo. Lo faccio e basta. -

Asteria tremava, si sentiva in pena per lui, ma non osava avvicinarsi al corpo contratto di Draco.

Malfoy alzò i suoi occhi tempestosi e la guardò a lungo.

- Ho acconsentito al nostro distacco, quel giorno in infermeria, soltanto perché giudicavo che per te fosse la cosa migliore. Starmi lontano è la cosa più saggia che tu possa fare. Tu non sai cosa mi ordina di fare l’Oscuro Signore. Perciò ti prego, Asteria, devi avere la forza di starmi lontana e di ignorarmi, perché io non so se ce la faccio. Ti guardo e vorrei stringerti, ma non posso. Non devo permettermelo. Aiutami a starti lontano. Per favore. Dimenticami. Sono pericoloso per te. Se tieni alla tua vita, evitami! Evita ogni contatto con me e con le persone che mi stanno attorno. -

Asteria si adagiò pesantemente sul letto.

- Ora capisco molte cose. Farò come desideri. -

Il viso di Draco si contrasse per la delusione ma si distese subito. Era sollevato della risposta diretta e affermativa di Asteria. Le sorrise timidamente e uscì dalla stanza.

Asteria rimase in uno stato catatonico per alcuni minuti. Poi si alzò e riordinò la sua stanza, tentando di riordinare anche i suoi pensieri. Si sentiva persa, ma capiva che Draco aveva ragione. Stargli vicino le era costato più di qualche ferita.

 

Le vacanze invernali arrivarono come una boccata d’aria fresca. Asteria non vedeva l’ora di rilassarsi un po’, e l’idea che i Carrow non sarebbero stati al castello per tutte le vacanze la rallegrava molto.

Trascorse le fredde giornate nella biblioteca e nella Sala Comune a leggere. Dei pochi studenti che frequentavano Hogwarts quell’anno, nessuno era rimasto al castello per le vacanze.

Quella mattina camminava tra la neve profonda del giardino del casello.

Il cielo era terso di grossi nuvoloni che annunciavano una tempesta di neve. Asteria si mise a sedere su una panchina ghiacciata e osservò il cielo. All'orizzonte si aprì un fazzoletto di un azzurro scintillante. La ragazza ammirò la lucentezza di quell'angolo di cielo e notò il forte contrasto con il nero delle nuvole plumbee.

La sua memoria fu colpita da un lampo improvviso. La prima volta che era stata tra le braccia di Draco, i suoi occhi si erano illuminati di un celeste mozzafiato.

Lo stesso lampo che le aveva colpito la memoria squarciò improvvisamente il cielo, le nuvole si ingrossarono e soppressero quell'unico angolo di sereno. Il tuono arrivò potente e rombante. L'immensità di quella scena ricordò ad Asteria quanto fosse pericoloso per lei stare vicino a Draco. Le meravigliose iridi del ragazzo potevano ricolorarsi di cupo in una frazione di secondo.

Abbassò il capo e guardò la neve rappresa sotto i suoi piedi. Sotto quello strato soffice giaceva la Terra, immobile e antica.

Da quanto tempo la terra riposava sotto il cielo senza temere le tempeste che lui le riversava addosso?

Il cielo non la avrebbe mai distrutta, per quanto fosse pericoloso e capriccioso avrebbe continuato a coprirla come un amante gentile.

Si rese conto di quanto le mancasse Draco. Sentiva un bisogno bruciante di vederlo e di accarezzare la sua pelle pallida.

Fu colpita da una sensazione di vuoto e paura che la lasciò ansimante. Con le mani in grembo.

Il sentimento che sentiva di provare per lui cominciò a erodere la spessa corazza del suo cuore, mandandola in mille pezzi.

Provare emozioni tanto potenti non le era familiare. Le doleva il petto e uno strano formicolio le tormentava la pelle.

L’attesa del suo ritorno fu struggente, Asteria camminava per i corridoi del castello come un cavallo chiuso in un piccolo recinto. Purtroppo quando rivide Draco, non ebbe il coraggio di parlargli.

Era incerta su come comportarsi, non sapeva cosa dirgli e come esprimergli ciò che sentiva.

Lasciò che gennaio e febbraio passassero davanti ai suoi occhi senza avere il coraggio di avvicinarlo. Si sentiva una fallita.

Quella notte non riusciva a chiudere occhio, continuava a tormentare le lenzuola e a sbuffare contro il cuscino. Sentì una fitta al cuore che le provocò una sensazione di urgenza e bisogno. Non poteva più rimandare.

Saltò giù dal letto e corse fuori dalla sua stanza. Si appoggiò per un momento al freddo muro di pietra e osservò il suo riflesso nel lungo finestrone che osservava il lago nero. Le deboli luci che rischiaravano il corridoio deserto le davano un’aria malsana, la sua carnagione sembrava verdognola. Un fantasma in camicia da notte.

Guardò la porta in fondo al corridoio, dietro di essa riposava Draco. Costrinse le sue gambe a trascinarsi fino all’uscio e si fermò. Osservò per un attimo le venature della porta in legno, anche se non ne era minimamente interessata. Alzò la mano e trovò il coraggio di bussare. Due piccoli colpi e poi il silenzio, anche il suo cuore si fermò in attesa.

Non giunse alcun rumore da dentro la stanza.

Asteria stava per arrendersi ma si impuntò di bussare ancora, stavolta più forte.

Udì dei bassi mormorii, poi dei passi si avvicinarono.

La porta si aprì di scatto.

Il viso di Draco fu illuminato dalla luce delle torce. I suoi capelli arruffati ricadevano scomposti sulle sue palpebre socchiuse.

La sua espressione era furente, ma quando riuscì a mettere a fuoco chi gli stava davanti le sue labbra si aprirono per lo stupore.

- Che ci fai qui a quest’ora? -

Asteria si morte il labbro inferiore.

- Devo…devo discutere con te di una cosa. -

Draco si sfregò gli occhi con il dorso della mano.

- Greengrass, non potevi aspettare la luce del giorno? -

La ragazza scosse il capo e lo guardò dritto negli occhi.

Non poteva aspettare.

Draco capì che doveva trattarsi di qualcosa di serio e si spostò dall’uscio per farla entrare.

Tutta la stanza era avvolta da una cupa penombra. Draco accese una candela sulla sua scrivania. La debole luce della fiammella rischiarava soltanto la parete di pietra e il pavimento.

Asteria rimase in silenzio per un po', cercando di scorgere i particolari delle figure sfocate del letto e dell'armadio. Non era mai entrata nella camera di Draco e ne fu improvvisamente incuriosita.

La sua curiosità fu placata da una schiarita di voce del ragazzo. Voleva spiegazioni.

Il cuore di Asteria ricominciò a rimbombarle prepotentemente nelle orecchie. Si sentì avvampare il viso dall'imbarazzo. Dapprima abbassò il capo ma poi si decise a guardarlo negli occhi. Doveva prendersi la responsabilità dei suoi sentimenti e esprimerli per la prima volta nella sua vita. Per quanto per lei fosse arduo, tirò un gran respiro e cominciò a parlare.

-Ho riflettuto a lungo su ciò che ci siamo detti l'ultima volta. So che starti accanto non è la cosa migliore per me...ma non posso più nasconderti ciò che provo. -

-Per favore non continuare, non rendere le cose più complicate! -

Lo sguardo preoccupato di Draco non la bloccò.

- Mi hai detto che per te è difficile starmi lontano, giusto? -

Draco era titubante ma annuì.

- Bene, lo stesso vale per me. Voglio starti vicino. Troveremo il modo di farlo funzionare. Non voglio stare lontana da te. La mia famiglia non mi spaventa, e nemmeno la gente per cui lavori. -

Draco strinse gli occhi.

- Quindi non hai paura di me? Io sono la gente per cui lavoro, Asteria, io sono un Mangiamorte! -

Scostò la manica del pigiama e le mise davanti agli occhi il Marchio Nero.

Asteria gli appoggiò delicatamente la mano sul braccio e lo guardò intensamente.

- Quell'immagine non mi spaventa più. Sono pronta ad affrontare le conseguenze della nostra relazione; anche se sei un seguace dell'uomo che ha tentato di uccidermi. Io accetterò ogni lato di te. Amerò il ragazzo che mi sta di fronte e sopporterò il Mangiamorte che esegue gli ordini di Volde...-

Draco le tappò la bocca con la mano. Era fredda e sudata.

- Non dire mai quel nome! È stato stregato per rintracciare i ribelli. -

Rimase a guardarla per alcuni secondi. Poi le liberò la bocca.

Dallo sguardo tormentato di Draco si scorgeva la lotta interiore che stava imperversando tra logica e sentimento. Continuava a guardarla e a scuotere la testa.

Le sue labbra si mossero ma non uscì alcun suono. Le parole gli morirono in gola, incapaci di uscire e farsi forti. Asteria riuscì comunque a leggere il labiale. Draco stava ripetendo, probabilmente più a se stesso che a lei: “Io non posso”.

Asteria non era disposta a indietreggiare, non quella volta. Annullò con un passo la distanza che li separava e si appoggiò sul suo petto.

Lo sentì ansimare e poi sospirare. Era un sospiro di resa e di liberazione. La strinse forte tra le sue braccia e affondò il viso tra i boccoli biondi che si erano raccolti sulla spalla di Asteria.

Rimasero abbracciati per molto tempo, poi Draco sollevò il capo e la guardò. I suoi occhi azzurro cielo erano velati e stanchi, ma chiaramente felici.

Le sorrise e la baciò. Fu un bacio straordinariamente bello e intimo che li trasportò presto in un vortice di passione. Draco la spinse delicatamente verso il letto e la fece adagiare tra le lenzuola di seta.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: nitro