NOME
AUTORE SUL FORUM E SU EPF:
TITTIVALECHAN91.
TITOLO:
Like a Requiem.
CANZONE
SCELTA: Perché la amo
(L’incantesimo del lago 3).
PERSONAGGI/COPPIA
(se presente) : Draco / Ginny.
RATING: Verde.
GENERE: Malinconico, Romantico, Introspettivo.
TIPOLOGIA:
Song-fic.
AVVERTIMENTI: Nessuno.
INTRODUZIONE:
La tristezza per la
perdita di una persona amata ti crea un vuoto incolmabile. Può un cuore di
ghiaccio provare amore? Può esso dare conforto all’altro cuore, distrutto dalla
perdita?
NdA: E’ stato davvero difficile farmi venire in
mente un idea decente, soprattutto per le coppie improbabili che mi erano
venute fuori dal sorteggio. Mi è parsa questa la più plausibile, sebbene i miei
orizzonti amorosi su “Harry Potter” siano ben lontani da questo pairing. Tuttavia spero non sia proprio da buttare questa song-fic e che sia apprezzata almeno un pochetto.
Like a Requiem
Perché dovrei inginocchiarmi, non so, e chiedere perdono?
Fissavo la sua schiena, che sussultava ogni tanto a causa dei
singhiozzi, ormai da più di mezz’ora. L’avevo vista chiudersi in quella stanza,
sfuggendo all’assordante chiasso della Sala Grande, e non ero riuscito a fare a
meno di seguirla. Ora contemplava il corpo esanime di suo fratello, coperto da
un lenzuolo candido, e piangeva. Tra i lamenti che emetteva nello struggersi di
dolore, probabilmente non sentì il rumore dei miei passi. Avevo un peso sul
cuore e più volte mi diedi dell’idiota nel pensare di volerla consolare con un
abbraccio. Ma un Malfoy che pensa cose del genere,
dove s’è mai visto? Certo, ne avrei avuto bisogno anche io se fossi stato al
suo posto, ma questa situazione era differente. Lei non era mia amica, né altro. Eppure vederla così mi faceva sentire strano… Forse umano
per la prima volta. In quel momento, era come se mi sentissi in colpa. Non
avevo fatto niente per riscattarmi.
Emisi un sospiro e fu in quel momento che Ginny Weasley si voltò verso di me. Mi fissò con aria riluttante.
Ebbi il timore che da un momento all’altro mi chiedesse cosa ci facevo lì, in
quanto non c’era davvero un motivo plausibile. Nemmeno io l’avevo capito.
Decisi di parlare per primo, anche se ciò che dissi non ebbe molto senso. “Mi
dispiace”, esalai, abbassando un po’ il capo, ma senza distogliere lo sguardo
dagli occhi lucidi e rossi della Weasley.
“Non è il caso che ti sforzi”, fece lei e distolse lo sguardo da
me, prendendo ad esaminare il pavimento in pietra. La frase che era fuoriuscita
dalle sue rosee labbra, mi aveva colpito come un pugnale. Stavo solo tentando
di tirarle su il morale e lei mi trattava così. Ma del resto, era così che mi avrebbe trattato in
qualsiasi altra situazione. Tuttavia non mi espressi in maniera acida, come era
mio solito; preferii farlo in modo più discreto. “Ti giuro che non sto
fingendo”.
La sua espressione sembrò dapprima diventare stupita, poi addolcirsi,
seppure non completamente. Tuttavia l’unica cosa che fece fu ricominciare a
singhiozzare, mentre le lacrime riprendevano a rigarle il viso. “Come farò
senza di lui?”, riuscì a dire, coprendosi il volto con le mani. Probabilmente
si vergognava di farsi vedere così da me.
Chi ero io per essere lì, al capezzale di una persona a lei cara ormai spirata?
La mia espressione si fece stranamente triste. Era ufficiale. Mi
stavo rammollendo e a rendermi tale era una Weasley. Mi
venne il dubbio che… Scossi la testa, spaventato da
ciò che avevo pensato io stesso. Il mio cervello doveva essere fuori come un
balcone!
Ma poi lei tornò a fissarmi con i suoi occhi color nocciola,
facendomi sciogliere dentro.
Ero certo che quella sensazione l’avessi sentita altre volte in
sua presenza.
Perché io l'amo, la voglio, lei è tutto per me, luce di vita che mi da speranza, coraggio e forza.
[…] è come la pioggia che bagna la terra che un giorno i frutti
darà e questo il mio cuore lo sa.
Per un po’ non dissi nulla. Ero spaesato, ma allo stesso tempo
certo di ciò che volevo fare. Volevo mandare al diavolo il Malfoy
che era dentro di me, e restare soltanto Draco, senza radici e coscienza macchiate di disonore. Volevo
stringerla a me. Accarezzarle quei capelli così rossi, che sembravano voler
emanare calore. Baciare le sue labbra morbide…
Sbarrai gli occhi. Se mio padre fosse stato un abile Legilimens e fosse stato qui in questo istante, mi avrebbe
già diseredato. Cosa diavolo mi
prendeva? Dovevo essere completamente impazzito. Abbassai lo sguardo. Con tutti
quegli strambi pensieri che mi avevano invaso il cervello, avevo perso il filo
del discorso. Fortunatamente lei riprese a parlare e sinceramente non riuscivo
a capire cosa la spingesse a rendermi partecipe del suo stato d’animo. “Mi
manca già così tanto”, sussurrò… E mi dissi basta! Basta vederla piangere senza far
nulla; basta fare la parte dell’idiota; lasciarla consolare da San Potter.
Dov’era quel mentecatto mentre lei era così depressa? Dove diavolo era?
Anche se non sto con lei, la porto dentro
me. Nei sogni miei la sua armonia è dolce
melodia.
Mi avvicinai e lei non se ne accorse in un primo momento. Quando
però avvertì che le ero vicino, spostò le mani dagli occhi bagnati di lacrime e
mi guardò con un’espressione indecifrabile. Poi la vidi arretrare di qualche
passo e pensai che sicuramente la fiducia che riponeva in me era pari a zero.
Ma non ci diedi peso. La fermai, abbracciandola forte, mentre le sue braccia
cadevano lungo in suo esile corpo, in segno di stupore. Non dissi nulla. Cosa
avrei potuto dire? Già ora come ora probabilmente – anzi certamente – pensava che non ci stessi con la testa, figuriamoci se
avessi proferito qualche frase calorica, glicemica, patetica e… sentimentale. Continuai
semplicemente ad assaporare quel momento, ad inalare il suo profumo e ad
imprimerlo nella mia mente. Qualcosa – non so bene cosa – mi fece venire un
groppo alla gola e mi ripromisi che se mai avessi avuto un erede, non sarebbe stato… idiota
come me. Non ci sarebbero stati altri Malfoy codardi
ed estranei ad un sentimento così forte come quello che stavo provando adesso.
Mentre operavo quest’introspezione di me stesso, sentii le sue
mani calde e tremanti andarsi a posare sulla mia schiena, e la sua testa
adagiarsi sul mio petto. “Grazie”, mi bisbigliò ed ero certo che stesse
sorridendo. L’avevo capito dal tono di voce e dal suo gesto. Per un secondo
ebbi paura che mi venisse un infarto, ma probabilmente l’unico a cui sarebbe
venuto poteva essere solo mio padre. Lo immaginai esclamare con indignazione
una frase del tipo “Traditore del tuo
sangue!”. Rabbrividii e mi affrettai a prenderla per le spalle e ad
allontanarla da me. Mi schiarii la voce e le dissi col mio solito tono da
idiota superiore a tutto e tutti, “Non c’è di che”. La mia voce non suonò molto
convincente, anzi la indusse ad abbozzare un sorriso. Mi voltai prima che lei
si accorgesse che stavo arrossendo. Arrossire io!? Mi convinsi che quella
ragazza l’avrebbe dovuta pagare, ma
allo stesso tempo sorrisi di rimando alla porta della stanza dove eravamo, e
presi a camminare, intenzionato ad andarmene prima di combinare qualche altro
casino. Non sarei mai riuscito a scacciare il mio orgoglio Malfoy.
Ma era già un passo avanti sentire qualcosa di profondo per un'altra persona.
Stranamente rimasi di buon umore per il resto della giornata, e non perché era
finita la guerra, non perché la mia famiglia non era più schiava del Signore
Oscuro, non perché mi ero – ahimè –
innamorato. Del resto era pur sempre un requiem
d’amore, un amore a senso unico, nato, morto e sepolto nello stesso istante! Ero
di buon umore semplicemente perché lei
aveva riservato a me uno dei suoi
sorrisi più belli.
[…] un canto d'amore che mi fa gioire, stupire
e capire che io sbagliare mai, no, non
dovrei.
Ma rimedierò, migliore sarò, perché il mio amore è lei.
FINE