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Autore: Lesty    17/03/2011    3 recensioni
17 Marzo 2011. L'Italia festeggia 150 anni di unità, ma in questo secolo e mezzo sono state forti le differenze che hanno spinto Nord e Sud ancora più lontane l'una dall'altra. E negli ultimi anni, l'Italia è diventata lo zimbello del mondo intero. Riusciranno i fratelli Vargas a recuperare credibilità, ma soprattutto, riusciranno a rimanere uniti?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17 Marzo. Ovunque bandiere, inni cantati a metà, frecce tricolore nel cielo.

Feliciano e Romano osservavano lo spettacolo dalla finestra, con un bicchiere di spumante in mano.

- Allora auguri. – disse stanco il maggiore.

- Auguri anche a te. – Feliciano cercò di sorridere, ma anche lui era al limite.

Certo, erano felici di poter dire che era ormai un secolo e mezzo di unione, ma la domanda che aleggiava nella stanza era: unità di che?

Unità di che cosa, se l’Italia era unificata solo sulla cartina, quando Nord e Sud formavano due entità separate, quando una parte di imbecilli voleva andarsene a spasso per conto suo, negando il martirio di chi era venuto prima di loro.

La spossatezza era tanta.

- Sai, fratello, questo secolo e mezzo è stato bello. – Feliciano aveva lo sguardo perso nei festeggiamenti.

- Sì, peccato per gli ultimi eventi. Chissà se riusciremo a festeggiare anche i 200. – sospirò Romano.

- Di questo passo sarà già tanto arrivare a 151. – il tono di Feliciano era quello di qualcuno che sappia di avere già perso la partita.

- Feli? – Romano era sorpreso di sentirlo parlare in quel modo, in fondo era stato proprio lui a dirgli di tenere duro. Guardò l’espressione sconfitta del fratello, e capì solo in quel momento quanto c’era da fare, quanto ancora dovevano lottare, stringere i denti e tirare avanti, come avevano sempre fatto. Perché dovevano resistere, tutto passa, tutto può essere salvato. Lo afferrò per le spalle con fermezza, costringendolo a guardarlo negli occhi.

- Feliciano Vargas, Nord Italia, fratello mio. Non mollare. Non farlo…non ancora, non adesso! Forse questa gente non merita i nostri sforzi, ma ci sarà sempre qualcuno disposto a lottare per la propria Patria. Per questi pochi, che forse un giorno saranno centinaia, e poi migliaia, e poi milioni, dobbiamo continuare a essere forti! Perché altrimenti non ci sarà più un’Italia per cui combattere. Perché l’Italia è il paese più bello del mondo, più fiero e più...e più tutto, dannazione! Se molliamo noi è finita. Se invece tiriamo avanti, allora avremo una possibilità di vincere questa guerra contro l’ignoto. Fratello, sei con me? – le lacrime iniziavano a solcare il volto del maggiore.

Feliciano lo guardò a lungo, con un’espressione seria mai vista sul suo viso.

- Sempre. – rispose infine.

I due fratelli si abbracciarono, piangendo lacrime di gioia e paura insieme. Gioia perché nonostante tutto, erano ancora insieme. Paura, per un futuro che si presentava oscuro.

E in sottofondo, quella musica così conosciuta eppure ancora così amata.

 

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, siam pronti alla morte; l’Italia chiamò. Sì!

 


Angolino dell'Autrice:

Buona festa dell’Unità, mia Italia. E chissà che non riusciamo a risalire la china anche stavolta, a testa alta, come abbiamo sempre fatto. Forza Italia, perché c’è chi ti ama, e ti vuole di nuovo quella che eri. Ti prego, Italia, fatti aiutare. C’è chi piange per te, chi grida il suo dolore misto al tuo. Io rivoglio la mia bell’Italia! Mi manca…e sono pronta a lottare per riaverla. Perché in fondo:

Uniti, per Dio, chi vincer ci può?

   
 
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