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Autore: 365feelings    17/03/2011    4 recensioni
Le nostre risate, la nostra contagiosa allegria, la nostra arroganza, la nostra avventatezza, tutto ciò che c’era di bello, ma anche di brutto, in noi sono le uniche cose che rimangono: sono come sprazzi di tenue luce che irrompono e dissolvono la nebbia del tempo trascorso.
[Ottava classificata all'Olimpo Contest indetto da vogue91 e vincitrice del Premio Speciale "Citazione".]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Autore: KumaCla
Titolo: Erano altri tempi
Dio Scelto: Dioniso
Abbinamenti Ricevuti: Sirius Black, “Chi beve solo acqua, ha un segreto da nascondere” (Charles Baudelaire), Nebbia
Altri personaggi: Malandrini
Genere: Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: OneShot
Trama:
Le nostre risate, la nostra contagiosa allegria, la nostra arroganza, la nostra avventatezza, tutto ciò che cera di bello, ma anche di brutto, in noi sono le uniche cose che rimangono: sono come sprazzi di tenue luce che irrompono e dissolvono la nebbia del tempo trascorso.
NdA: “Accecato dalla fede ho dato retta a quegli insolenti bisbigli nati da labbra menzognere e non ho notato avvertimenti così chiari.”, mi riferisco al fatto che Sirius sospettava di Lupin. Mi rendo perfettamente conto che Sirius provenga da una famiglia di Purosangue e che bene o male ha ricevuto unistruzione: ma da giovane secondo me era uno scapestrato di prima categoria che, per quanto intelligente, non avesse voglia di studiare. So bene che Baudelaire si starà rivoltando nella tomba, per questo chiedo venia. “…persino sorridere fa male alla faccia”, citazione da “Rocky horror picture show”.


 

Erano altri tempi

 

 

Nebbia. LInghilterra è famosa per la nebbia.
Ecco, forse non proprio per la nebbia. Prima viene la pioggia. Però anche quella densa foschia bianca che cala soprattutto di notte è un piatto forte dellInghilterra. E Hogwarts ne sa qualcosa di nebbia, ne è sempre circondata.
O piove o non si vede nulla. Ma non è che mi lamenti, eh, mi va bene anche così. Potrei andare addirittura al Polo Nord pur di stare lontano dal resto dei Black.
Essendo inglese la pioggia e la nebbia hanno sempre un po fatto parte di me, per il semplice fatto che a fare da scenario ai giorni più importanti della mia vita ci sono sempre state loro. Mai il sole. Al massimo un uggioso cielo primaverile sempre sul punto di scoppiare in lacrime.
Ad esempio cera la nebbia quel giorno, o meglio, quella sera di fine febbraio.
Me lo ricordo perché sebbene non fosse successo nulla di estremamente sconvolgente - certo noi Grifondoro avevamo vinto contro i Serpeverde, ma ormai era un dato di fatto, andavi sul sicuro scommettendo su di noi: quellanno, il 1968 eravamo particolarmente forti e agguerriti -, quella era stata una delle serate che per la loro tranquillità e intimità sono destinate a restare impresse nella memoria perché suggellano linizio di unamicizia che senti essere destinata a durare in eterno.
Erano le dieci e mezza di sera e il coprifuoco era scaduto da un pezzo: tecnicamente noi non dovevamo essere lì, bensì nei nostri letti, ma di fatto stavamo occupando uno degli sgangherati tavoli della Testa di Porco.
Inutile dire che eravamo stati davvero fortunati a non essere stati scoperti; cera mancato poco però. Peter con la sua andatura lenta, impacciata e rumorosa aveva dirottato lattenzione di Gazza dalla sua gatta a noi.
« Festeggiamo!» , urlò James alzando in aria il suo terzo bicchiere di spumeggiante Burrobirra.
« Cosa?» , pigolò Peter assaggiando la stessa bevanda da un altro bicchiere e massaggiandosi il ginocchio su cui era caduto durante la fuga.
Tutto e niente.
Non cera un vero motivo, bastava solo il fatto di essere insieme; allora forse non lo avevamo ancora capito.
Remus non aveva toccato niente, neanche un po di Burrobirra: insomma, anche Peter si era lanciato.
« Chi beve solo acqua, ha un segreto da nascondere.» , borbottai io scivolando sulla sedia e rovesciandomi addosso un po’ della mia bevanda. Ne avevo già bevute cinque quella sera. Cinque. Come al solito dovevo farmi vedere.
Remus era sobbalzato e aveva sgranato gli occhi, ma nessuno - nemmeno io che avevo fugacemente notato il particolare - ci aveva fatto caso.
« E questa da dove viene?» , rise James al mio orecchio mentre mi passava un braccio attorno al collo per non perdere lequilibrio; lalito iniziava a puzzargli.
« Lha detto Bodelair!» , ribattei io offeso.
« Chi?»
Che acuti che aveva James Potter!
« Bodelair!» , gli gridai di rimando e lui aveva scosso la testa e detto “No, no, no” come un insegnante.
« Bodelair non ha senso. Sarà Bodeleir. Come si scrive?»
Ridendo avevo iniziato a scrivergli il nome sul tavolo usando come fantomatico inchiostro lacqua colata dai bicchieri. Il fatto che non riuscissi a tracciare nemmeno una lettera, quella sera ci divertì davvero molto.
« Ma poi, chi è sto tizio?»
« Che vuoi che ne sappia io?!»
« Credo tu ti riferisca a quel famoso poeta maledetto di origine francese che scrisse “I fiori del male“. Sì scrive Baudelaire e si legge Bodler.»
A intervenire era stato Remus, uscito dal suo mutismo per dispensare conoscenza a due giovani maghi brilli che di cultura francese sapevano ben poco.
Le risate che seguirono furono memorabili: non riuscivamo più a smettere, tutti e quattro.
E fuori, nel frattempo, cera la nebbia.
Quella fredda, impalpabile, sfuggente nebbia che cera anche quando per la prima volta io, James e Peter completammo con successo la mutazione in cane, cervo e topo. Era lì, quella notte, quando la luna piena ci vide diventare Animagus a tutti gli effetti.
Inutile dire che appena potemmo andammo a festeggiare.
« Whisky Incendiario per tutti!» , aveva ordinato con voce sicura e spensierata James, venendo poi a servirci le bevande al nostro tavolo. Il vassoio su cui erano posati i bicchieri avevano rischiato di cadere perché il caro Ramoso credendo di essere simpatico aveva imitato una cameriera, ancheggiando in modo pericoloso e ridicolo.
Scampato il pericolo scoppiammo a ridere, tanto per cambiare.
Peter e Remus però erano scettici.
« Non credo di essere in grado di reggere, insomma, non ho mai bevuto.»
« Lunastorta non fare storie!» , gli intimò James.
« Non hai più bisogno dellacqua ormai.»
Questa, mi dissero in seguito, fu lultima frase sensata di tutta la nottata: in un certo senso avevo chiuso in bellezza.
Tuttavia era diventato pericoloso sgattaiolare fuori dalla scuola di notte per andare a bere: per questo prendemmo ad usare la Stanza delle Necessità e ad organizzare feste che includessero alcol, musica e belle ragazze.
Lunico modo per realizzare questi raduni senza essere scoperti era avere il consenso della maggioranza: quindi andavano invitati anche i Serpeverde.
Durante queste nottate la nebbia era solita annidarsi attorno le torri della scuola quando non pioveva. Nonostante gli incantesimi di insonorizzazione un bel temporale ci faceva sempre piacere.
Ero io che mi occupavo della musica e degli alcolici, mentre a James era lasciato tutto il resto. Peter aiutava con un po di reticenza e Remus si asteneva dal fare alcun che, anche se poi puntualmente si presentava nella sala con un broncio che mi rubava le fanciulle più sensibili e romantiche.
Ogni festa si svolgeva più o meno allo stesso modo: Peter se ne restava ai bordi della pista da ballo con un bicchiere mezzo vuoto in mano, James si scatenava - quasi sempre ubriaco - godendo del successo che aveva con le ragazze, Remus grugniva qualcosa tra un bicchiere e laltro e io dalla mia postazione di dj regolavo musica e alcol.
Mi sentivo un dio. Dioniso per la precisione.
« Dioniso è unantica divinità pagana adorata dai greci. È il dio del vino e dellebbrezza. » , qui avevo iniziato e anche smesso di ascoltare la spiegazione di Lunastorta quando aveva tirato fuori gli antichi greci quella volta a pranzo durante il quarto anno. Dioniso. Avevo il paragone che mi serviva.
Durante quelle notti nebbiose io ero il Bacco di quegli giovani studenti: inebriavo i loro sensi con i ritmi elefantini prodotti dai miei stereo e toglievo loro ogni freno inibitore proponendo alcolici Babbani.
Era meraviglioso.
Sembrava davvero di essere sullOlimpo.
Una volta abbiamo anche fatto una festa a tema: io me ne stavo lassù, su un cubo rialzato, insieme ai miei dischi e alle mie attrezzature con una veste color porpora e un tralcio di vite in testa. James riluceva nei panni di Apollo, Peter si vergognava della sua trasformazione in satiro e Remus ovviamente si lamentava di dover interpretare Atena. Atena, che ne sapevo io che era una donna.
Erano altri tempi, la vita allepoca ci sorrideva ancora.
Ci alzavamo al mattino e sapevamo che ad attenderci ci sarebbe stata una giornata memorabile. Perché noi eravamo i Malandrini e questo ci rendeva carichi di gioia e orgoglio.
Le nostre risate, la nostra contagiosa allegria, la nostra arroganza, la nostra avventatezza, tutto ciò che cera di bello, ma anche di brutto, in noi sono le uniche cose che rimangono: sono come sprazzi di tenue luce che irrompono e dissolvono la nebbia del tempo trascorso.
Eravamo giovani e credevamo che il coraggio stesse nel fare ciò che nessuno osava: non importava di che cosa si trattasse - se dello sgattaiolare fuori dalla scuola in piena notte o del marinare le lezioni -, noi lo facevamo e giustificavamo le nostre sconsiderate imprese con la parola coraggio.
Il coraggio di restare.
Il coraggio di agire.
Il coraggio di allungare la mano e prendere quello che si voleva.
Il coraggio di compiere una malefatta e girare a testa alta quando tutti sapevano eri stato tu.
Sì, eravamo giovani e le nostri notti sembravano non finire mai, tra fiumi dalcol e ragazze, così come i nostri giorni, pieni di ammirazione e invidia.
Non avevamo ancora capito nulla della vita ed eravamo destinati a rendercene conto troppo tardi.
Noi, che per la nostra amicizia eravamo disposti a tutto, accecati da questo sentimento, non ci siamo resi conto della realtà. Vivevamo per lei, ci fidavamo di lei. Ma il sogno su cui camminavamo si è sgretolato sotto i nostri piedi senza che noi ce ne accorgessimo. Linfida foschia della menzogna ha avviluppato le sue spire su di noi e ci fa tatti precipitare del freddo abisso del tradimento.
« Giuriamo solennemente di non avere buone intenzioni
La voce di Peter, così debole e bassa, quasi stridula, non ci era mai apparsa minacciosa: nemmeno una volta avevamo sospettato di lui. Di lui, che nelle ultime volte in cui eravamo visti prima della tragedia aveva bevuto solo acqua.
Accecato dalla fede ho dato retta a quegli insolenti bisbigli nati da labbra menzognere e non ho notato avvertimenti così chiari.
E cera la nebbia anche quella notte: il 31 ottobre 1981 casa Potter era avvolta da quellinconfondibile bianco e impalpabile mantello destinato a pesarmi sulle spalle mentre mi precipitavo - con lansia e il terrore a gelarmi il sangue - da James, ad assistermi mentre crollavo in ginocchio privato di ogni forza e ragione desistere - separato da un amico che era stato un fratello migliore di quanto lo sia mai stato Regulus - e a portare con sé la verità celata dal tradimento.
Voglio svegliarmi scalciando e gridando, sudato e angosciato, ma svegliarmi e rendermi conto che è stato tutto un brutto sogno, un orribile incubo figlio di una nottata allinsegna dellalcol. Svegliarmi e vedere che James sta beatamente dormendo nel letto al mio fianco e dedurre dallespressione ebete che sta sognando Lily Evans. Svegliarmi e trovare Remus addormentato insieme ai suoi libri e alle sue pergamene. Svegliarmi e sentire il ronfare basso e regolare di Peter tutto raggomitolato nelle sue coperte. Semplicemente svegliarmi.
Voglio tornare allepoca in cui giravamo sempre con quel sorriso sfacciato sul volto, anche quando non cera motivo di essere allegri, e bevevamo tutti, senza eccezioni, perché tra di noi non cerano né segreti né menzogne.
Voglio tornare indietro perché quelli che rimpiango sono altri tempi, tempi in cui ho dimenticato la mia vita.
Ora invece, non cè gusto nel bere da soli e persino sorridere fa male alla faccia.

 


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Storia classificata Ottava all'Olimpo Contest indetto da vogue91 e vincitrice del Premio Speciale "Citazione".

 
   
 
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