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Autore: Fog_    17/03/2011    3 recensioni
SOSPESA.
Ho sempre pensato che il mio più grande sogno fosse stare con lui, Lorenzo, il bello e impossibile della mia scuola.
Per quanto i miei sentimenti nei suoi confronti potevano essere sinceri non doveva essere poi una gran cosa fare la sua schiavetta personale, diventare una delle sue ragazze "usa e getta".
Questo, però, l'ho capito solo dopo una settimana a Londra.
Naturalmente non è stata la città in se per se a farmi cambiare idea, ma la gente che ho incontrato.
Quattro ragazzi meravigliosi che si fanno chiamare "16 Underground".
Harry, Ryan, Lenny e Chris, le mie speciali "rock star".
Harry, chitarrista e "bad boy" della situazione; Ryan, batterista dalla battutina sempre pronta; Lenny, il bassista gay e lui, Chris, il cantante dal passato difficile che mi ha rubato il cuore.
Non so dove sarei, ora, senza di loro.
Probabilmente starei ancora leccando il culo al bello e impossibile, che poi, tanto impossibile non era.
Questa è la storia di come la musica ha cambiato la mia vita e la dedico a voi, ragazzi, e sopratutto a te, Chris. Grazie di essere tutto ciò di cui ho bisogno.
WE ROCK!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Release me                                                                                                                                      
Release my body                                                                                                                                                    
I know it’s wrong                                                                                                                                                
So why do I keep coming back                                                        
say release me                                                                                                                    
Cause I’m not able to                                                                                                                          
Convince myself                                                                                                                             
That I’m better off without you                                                                                                    

 

                                                                     

 Liberami     
                                      Libera il mio corpo
     

     Lo so che è sbagliato   
Allora perchè ti sto aspettando adesso ?    
Ho detto liberami   
Perchè non ne sono capace  
  
Convincimi
    
Che starei meglio senza di te    


 

[Agnes - Release me ]


 

Cap 2 – Are u an italian girl?
 

                                                                                                             Londra, Piccadilly circus
                                                                                                                                      20.00



 
100 luci, 100 suoni, 100 volti, 100 insegne.
Londra è un’altra realtà, è diversa dalle altre città, ha un fascino che ti rapisce dalla prima volta in cui ci metti piede.
Piccadilly circus è una piazza, solo una piazza, niente più, ma ha qualcosa di speciale che attira gente da tutto il mondo.
«Non posso crederci» sussurrò Serena, forse al suo cuore, forse al vento, forse a Londra o magari al destino.
Non c’è niente da fare, potrai sempre tenere sul viso quella maschera dura e indifferente, quell’aria da persona superiore e inespressiva, ma davanti a uno spettacolo così, davanti al realizzarsi dei tuoi sogni, non potrai far altro che spalancare gli occhi e aprire il cuore per catturare anche i minimi particolari, per scolpire tutto nella mente in modo da non dimenticare, non dimenticare mai.
«credici» disse indifferente Dario spezzando così la magia di quell’attimo
Sparisci, non ricordarmi quanto faccia pena questo modo di vivere pensò, infondo a volte anche lei si comportava così, fredda davanti a tutto e tutti, ma in quel momento era diverso.
Si trovava lì, a Londra, al posto giusto nel momento giusto, come poteva anche solo fingere di essere indifferente?
Sorrise, non per farsi notare da qualcuno, ma perché era … felice?
Be’ forse felice era una parola grossa, diciamo che lo era in parte.
Del resto chi non lo sarebbe?

«Andiamo, il teatro è di qui»

                                                                                                                 Londra, casa di Chris
                                                                                                                                        20.15


 
«Chris, vuoi muoverti?» stava gridando sua madre dal piano di sotto
«Si, arrivo» rispose lui con un tono scocciato, afferrò la maglia bianca dalla sedia e la infilò sul suo fisico perfetto, poi chiuse la cerniera della sua amata felpa blu fino al petto e si slanciò verso il comodino per prendere il suo fidato cappello. Lo sistemò facendo uscire il ciuffo e pettinò quest’ultimo facendolo cadere sull’occhio.
Un rumore sordo lo scosse, la stampante aveva finito di stampare.
Prelevò i fogli usciti sul carrellò e li guardò velocemente, poi li adagiò sulla scrivania come fossero la cosa più preziosa al mondo.
Be’, magari un po’ lo erano, da quel compito dipendeva il 30 %del suo voto finale in geografia e storia.
Ora aveva un’ultima missione: trovare un’italiana adatta.
Aveva già una foto di quel genere ma non lo convinceva, aveva bisogno di qualcuna più … speciale.
Non richiedeva chissà che cosa, solo… un bel sorriso.
Si, doveva avere un bel sorriso e magari degli occhi speciali.
«Chrisssssss» sbraitò, questa volta suo padre e lui fu costretto ad abbandonare ciò che stava facendo.

Si avvicinò alla porta della sua camera, poi tornò indietro, verso la scrivania, per prendere la sua macchina fotografica.
Solo allora fu pronto a uscire

 

                                                                                                    Londra, Prince of Wales Theatre

                                                                                                                                    20.30

      
 
«io ho il numero… 30, tu?» Serena si passò una mano tra i capelli
«29… dovrebbe essere lì, vicino i miei» rispose Michela
«si, andiamo»
«exuse me, sorry, sorry, thanks…» cercavano di dire mentre scomodavano decine di anziani per arrivare alla loro meta.
«dammi il giubbotto, lo poggio qui, lo spettacolo sta per iniziare e non c’è ancora nessuno» Serena prese il suo giubbotto e quello dell’amica per poggiarli sul posto vuoto al suo fianco.
Le luci si spensero e iniziò a sentirsi il ritornello della famosa canzone Mamma mia.
Si, erano andati a teatro a vedere uno spettacolo in inglese, così, per familiarizzare un po’ con la lingua.
Certo, i quattro piccoli non avrebbero capito niente, ma per i più grandi era istruttivo.
Mamma mia non era proprio il genere di storia che preferivano, ma avrebbero passato una bella serata, di questo ne erano certi.
«Scusa, dovrei sedermi» disse una voce in un inglese madre lingua
«oh, si … si» Serena tolse al volo il suo giubbotto e se lo poggiò sulle gambe, poi restituì l’altro a Michela
«è già iniziato?» sussurrò il ragazzo mentre cercava qualcosa nelle tasche della felpa
«si sono appena spente le luci» rispose con la sua pronuncia quasi perfetta
«aspetta, aspetta, ASPETTA!» il ragazzo iniziò a fissarla
«aspetta cosa?» Serena sostenne il suo sguardo, i suoi occhi erano dello stesso colore delle foglie d’estate, ma con venature dorate.
Erano stupendi.
«ok, sembri una brava ragazza, ti vesti bene, hai uno strano accento e un sorriso stupendo…» il ragazzo dagli occhi verdi sorrise «devi essere italiana!»
«Si … ma… cosa…?» blaterò
«ciao, io sono Chris» le porse una mano che lei strinse delicatamente
«Serena»

«bel nome» disse, poi il sipario si alzò e l’attrice entrò in scena. Chris si mise comodo sulla poltroncina rossa e si preparò allo spettacolo, Serena guardò strabiliata Michela che però non aveva seguito la scena o forse non aveva capito quello che si erano detti. Non trovando conforto in nessuno decise di cercare di seguire ciò che i personaggi sul palco dicevano, sempre lanciando qualche occhiata al ragazzino castano al suo fianco
 

                                                                                                           Londra, Prince of Wales Theatre
                                                                                                                                                21.08
                                                                                                                          (intervallo)


Da: Chris

Ho trovato la mia italiana!

 
Da: Ryan
Good! Non vedo l’ora di vederla, scommetto che è bellissima :D
 
Da: Chris
Non immagini neanche ;)
 
Chris mise in tasca il cellulare, poi si girò a guardare la ragazza con i lunghi capelli castano chiaro.

«Ehi girl!» le toccò la spalla con un dito, i suoi erano andati a prendere qualcosa da mangiare quindi non gli avrebbero potuto dare fastidio
«ehi… Chris?»
«Giusto»
Sorrise togliendogli il fiato
«Ascoltami, forse mi prenderai per matto, ma ho bisogno di un favore»
«ovvero?»
«Sto facendo una ricerca per scuola e ho bisogno della foto di una ragazza per ogni nazione. Mi manca l’Italia»
«continua…»
«Insomma, sei l’italiana perfetta! Potrei scattarti una foto?» cercò di improvvisare il sorriso più smagliante che aveva, le però rispose scettica
«E, guarda caso, oggi sei andato a teatro, ti sei seduto e hai incontrato me?»
«si»
«Cool… inventante un’altra» tornò a guardare l’amica al suo fianco.
Certo che ha un bel caratterino
«Serena, per favore, credimi» Le mostrò la macchina professionale
«perché dovrei crederti? Non ti conosco neanche?»
«guarda qui» Chris fece scorrere sul display della Canon le decine di foto che aveva scattato
«anche io ho quella macchina fotografica, solo 1000 anziché 500» disse facendo spallucce
«Davvero? Oh, non cercare di sviare il discorso!Allora? che ne pensi?»
«penso che queste ragazze siano bellissime, non sono all’altezza»
«lo sei e come»
Si scambiarono uno sguardo veloce, poi lei distolse gli occhi e arrossì.
Iniziò a guardarsi in giro preoccupata, puntò qualcuno tre file più dietro.
«carino, chi è? Il tuo ragazzo?» Chris fece una smorfia
«Oh, no, no»
«capisco… allora? per favore dammi una risposta»
Serena ci pensò su un secondo, il tempo di far tornare le gote più rosee, poi uno scintillio nei suoi occhi gli predisse la risposta
«ci sto»
 
«Siamo qui fuori da ben cinque minuti» si lamentò Serena stringendo le braccia al petto «i miei credono che sia in bagno, l’intervallo finisce tra tre minuti e sto congelando in compagnia di un perfetto sconosciuto nel bel mezzo di Londra, cosa potrei volere di più?»
«senza quella nota di sarcasmo la frase mi sarebbe piaciuta di più»
«Si può sapere cosa stai facendo?»
«cerco la posizione migliore e…. trovata!» Chris la prese per le spalle e la posizionò in modo che l’inquadratura prendesse anche Piccadilly Circus
«cosa devo fare?» chiese lei aggiustandosi il cappello grigio che aveva in testa
«Semplicemente… sorridi!» esultò lui puntandole l’obbiettivo contro.
Ecco la prima foto.
La seconda.
La terza.
«ora aspetta un secondo» le corse incontro e la prese per un fianco, poi si fecero un autoscatto
«finito?»
«ora si» cercò di contagiarle il sorriso, ma lei si voltò e tornò frettolosamente verso l’entrata.
Aveva la foto, doveva avvisare Ryan.
Si tastò le tasche dei jeans… niente.
Passò a quelle della felpa, niente neanche lì.
«merda!» gridò facendo voltare Serena e metà dei passanti al suo fianco
«che succede? Hai perso le foto?  Io non ne faccio altre…» si girò indifferente
«no, non trovo il cellulare»
«sei sicuro di averlo portato fuori?»
«si, dammi un secondo il tuo, mi faccio uno squillo» la ragazza le allungò il suo Samsung wave e aspettò che Chris componesse il numero.
«lo sento» disse lui continuando a toccarsi le tasche
«è forse quello?» Serena indicò un Nokia che squillava su un muretto al loro fianco
«si, come ci è finito lì?»
«devi averlo poggiato per fare le foto» Chris lo andò velocemente a riprendere
«forse»
«ora andiamo» gli diede le spalle per la seconda volta, ma Chris la bloccò per il polso
«ehi non scappare, dammi il tuo numero» disse guardandola negli occhi.
Serena si avvicinò a lui con due passi leggeri, poi poggiò le sue mani sulle spalle del ragazzo.
Diminuì la distanza tra i loro volti e Chris rimase imbambolato.
«scordatelo» sussurrò a qualche centimetro dalle sue labbra e poi si liberò dalla stretta sul polso.
Prima di rientrare in sala si girò a guardarlo, gli sorrise, gli sorrise davvero e lo trafisse con uno sguardo che non aveva mai visto in nessuno, uno sguardo diverso, diverso in senso buono...
Lei si scansò subito da questa situazione scomparendo dietro la grande tenda rossa che dava sulla sala
Chris fece due respiri profondi, poi prese il cellulare per informare Ryan della situazione.
 
1 chiamata persa da +393312312345
 
Lesse sul display, poi sorrise maliziosamente.
Anche se contro il suo volere, era in possesso del numero di cellulare della ragazza.
Si decise a rientrare solo dopo essersi rinfrescato le idee.

Non ti facevo così debole Chris!Si disse e così varcò anche lui i tendoni rossi
 
 
«Chris, dobbiamo tornare» disse dolcemente sua madre nel caos dell’uscita
«si mamma, devo solo salutare una mia amica»
No, non aveva intenzione di andare a salutarla, voleva solo osservarla, osservarla da lontano.
Eccola che usciva dalla sala, stava ridendo per chissà quale sciocchezza con la sua amica.
Un ragazzo alto dietro di lei le posò la mano sulla spalla e Serena si ricompose.
Raddrizzò impercettibilmente la schiena e smise di ridere, gli disse qualcosa e iniziò a guardarlo con uno sguardo ammaliatore.
Quella ragazza gli ricordava qualcuno, anzi, non lei, il suo comportamento.
Aria fiera e superiore, sorriso falso nella maggior parte dei casi, sguardo penetrante.
Si, un comportamento familiare… ma di chi?
Qualche personaggio di qualche stupido telefilm? Forse
Qualche amico? Ancora più probabile
La risposta esatta lo fulminò come solo una saetta può fare.
Lo scosse dalla testa ai piedi.
 
Gli ricordava lui.
 
Lui come era prima.
 
Lui prima di rendersi conto che vivere in quel modo era sbagliato.
1                                                                          2                                                         


3


1. Piccadilly cyrcus
2. Prince of wales theatre
3. taxi

   
 
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