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Autore: Epicuro    17/03/2011    5 recensioni
Una moglie irritata, un avvocato femminista, un marito negato e un cane conteso. Ce la farà Shura a risolvere un pericoloso inghippo diplomatico a favore del Santuario? E Radamante riuscirà a fare il cascamorto per aiutare il suo signore?
Nonostante il titolo riprenda Lost Canvas la fic si rifà alla serie classica di Saint Seya e si colloca dopo la fine della saga di Ade.
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote!'
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Caffè.

 

La gondola di Caronte si allontanò dalla riva per perdersi nell’orizzonte purpureo dell’Acheronte, mentre Persefone, Penelope e Shura si incamminarono verso il Tribunale Infernale.

Arrivati nei pressi dell’imponente edificio, i tre rimasero sorpresi nel vedere una chilometrica fila di defunti; alcuni erano rassegnati, altri disperati e altri...letteralmente incazzati.

Ed era proprio in uno di questi ultimi che era incappato Marchino. Un vecchio imbestialito lo aveva infatti fermato, per lamentarsi e fargli la paternale:

«È una cosa indecente! Ore di fila alla posta per pagare le bollette e in banca per ritirare la pensione, coda ai supermercati e mesi di aspettativa per una dannata visita in ospedale...se non anni! E adesso mi tocca fare la fila anche da morto! È una vergogna!»

«Sì, ha ragione, ma io non ne posso nulla, sono solo un povero guardiano sottopagato!» balbettò Marchino imbarazzato.

«Sempre la stessa storia vero? Quando qualcuno reclama c’è sempre la scusa pronta e la responsabilità è sempre degli altri! Vita terrena o inferi, non è cambiato nulla!»

«Signore si calmi! Abbiamo il sistema informatico fuori uso e siamo a corto di organico, ma sono sicuro che la cosa varrà risolta al più presto!»

«Sì, certo, come no! Anche all’ospedale dove sono morto per mancanza di posti letto, mi avevano detto la stessa cosa!»

«Ehi, Marchino, non ho mai visto tutta questa calca! Cos’è? Una nuova tortura per i dannati?» chiese Persefone allo spectre in evidente difficoltà e quindi ben felice di svignarsela dal vecchio.

«Somma Persefone, non vi aspettavamo agli Inferi!»

«Lo so, diciamo voglio fare una bella sorpresa al mio sposo, ma qui che cosa sta succedendo?»

«È andato in panne il vecchio sistema informatico di archiviazione dei defunti e quindi siamo tornati agli amanuensi»

«Sostituirlo con uno nuovo?» chiese la dea.

«Stiamo aspettando i fondi dalla Giudecca, ma non li abbiamo ancora visti!»

«Ma chi è che sta gestendo il Regno dei Morti da quando mio marito è diventato impresario?»

«Ipnos e Tanatos»

«Ora capisco perché i fondi si sono volatilizzati. L’ho sempre detto che Ade non sa scegliersi i collaboratori!»

«Mi scusi mia Signora, ma devo mettere i fila quei due defunti. Se non faccio rispettare la coda, gli altri dannati mi scorticheranno vivo!» disse Marchino indicando Shura e Penelope.

«Tranquillo, quelli non sono defunti, ma miei ospiti. Potresti scortarci da Minosse?»

«Certo!» rispose lo spectre ben felice di togliersi da lì.

«Minosse? Questo nome non mi è nuovo...» intervenne Penelope «Non è quel avvocato che era stato assunto da Nettuno per far causa a Kanon?»

«Sì, signorina, proprio lui!» rispose Marchino.

«Non posso credere che quel pirla sia anche uno spectre!»

«Per la precisione è Minosse del Grifone Stella della Nobiltà Celeste, uno dei tre Giganti degli Inferi!» Ripeté da etichetta Marchino.

«Ma dai? Questo si che è uno scoop! Devo assolutamente fargli una foto con la supplice e poi spedirla a tutti i miei colleghi! Che risate si faranno! Non ho mai visto un avvocato più disastroso di lui, è lo zimbello di tutto l’albo!» scoppiò a ridere Penelope. Shura e Marchino si guardarono perplessi, mentre Persefone assunse un’aria preoccupata:

«Cos’ha combinato?» chiese la dea.

«Nettuno aveva citato in tribunale Kanon per truffa e raggiro, ma, nonostante le prove schiaccianti a suo favore, Minosse è riuscito, non solo a perdere la causa, ma anche a farsi mettere nel sacco da un avvocato fresco di laurea, che ha fatto riassumere Kanon alle dipendenze del dio del Mare, il quale, tra l’altro, ha anche dovuto sostenere le spese legali della parte lesa!» spiegò Penelope.

«Ottimo...e io che speravo che almeno il top dell’armata infernale si salvasse. Ora capisco perché mio marito non ha mai vinto neanche una guerra!» commentò Persefone passandosi una mano sulla faccia.

“Però astuto Kanon...appena ha potuto ha preso la palla al balzo per tornare da Nettuno e scaricare l’armatura dei Gemelli a Saga! Come lo capisco, avrei fatto la stessa cosa, Saori è un’arpia!” rimuginò Shura.

«Signorina mi dispiace per la sua foto ricordo...ma attualmente è Rune a presiedere il Tribunale del Regno dei Morti, non Minosse» disse desolato lo spectre.

«Pazienza, sarà per un ‘altra volta» rispose un po’ delusa Penelope.

«Su, Marchino basta chiacchiere, accompagnaci da Rune!» incalzò la dea.

«Sì Signora, subito Signora!» si ricompose immediatamente Marchino prendendo la posa da diligente soldatino (petto in fuori e pancia in dentro XD) e i tre si avviarono dietro allo spectre alla volta del Tribunale.

 

Nel frattempo...

Sala del Giudice.

 

SCLACK!

Un colpo di frusta e l’ennesimo dannato era stato spedito nel girone assegnatogli.

«AVANTI IL PROSSIMO»

Un’anima tremante si portò di fronte all’impassibile giudice.

«LEI DEVE ESSERE IL SIGNOR GINO BRAMBILLA!»

«Ehm, veramente sarei una donna! Mi chiamo Ughetta Pautassa!»

Rune alzò il volto dall’enorme registro e guardò prima la donna e poi nuovamente il nome sul libro e non riuscì a trattenersi:

«Per tutti gli spectre dell’Ade! Non si può lavorare così! O mi sbagliano i cognomi dei defunti o mi danno direttamente la lista errata! Da quando è andato in tilt il sistema informatico qui è veramente un Inferno!»

«E io che faccio?» chiese la donna spaurita.

«Ah già...indulto!»

«Eh?! Vuol dire che vado nei campi Elisi?»

«Belinda va dove ti pare, basta che ti levi dai piedi!» rispose acido Rune, che, sospirando, decise di prendersi qualche giorno di mutua; non era da lui sbottare e perdere le staffe in quel modo (senza contare che, per la prima volta in vita sua, non aveva mandato un’anima nel dolore eterno!).

Rune si lasciò scivolare nella poltrona e sorseggiò il suo caffè. Non una tazzina...non una tazza da latte...ma una bottiglia. Infatti il giudice non chiudeva occhio da una settimana e andava avanti a panini e caffè. Non aveva delle borse sotto gli occhi, ma delle valige.

Lo spectre era esausto e con i nervi a pezzi; da quando si era tornati al vecchio sistema manuale, i tempi dei processi si erano dilatati e per fra fronte alle esigenze del regno era stato costretto a lavorare 24 ore su 24.

«Ehi Rune! Si batte la fiacca oggi? Fuori c’è una fila che non finisce più. Se non ti dai una mossa lo dico a Pandora!» Cheshire di Cat Sith era entrato da una porta secondaria e, con fare strafottente e sciallato, andò ad appollaiarsi su una delle due sfingi, che campeggiavano in cima all’imponente scalinata che portava alla scrivania del giudice.

«Cheshire sparisci, non è giornata! E poi Pandora non è più direttrice degli inferi, ma solo più una segretaria. Quindi non rompere.» replicò lo spectre di Barlon cercando di mantenere la calma.

«Che c’è Rune, sei geloso del mio nuovo collarino, che mi ha regalato la sacerdotessa del nostro Signore?» miagolò Cheshire mettendo in bella vista il collare con strass.

Rune non ce la fece più e fece esplodere tutta la frustrazione repressa:

«MALEDETTO GATTO RUFFIANO E SCANSAFATICHE! MENTRE IO LAVORO COME UN MULO TU TI FAI FARE I GRATTINI DA APNDORA E VIOLNATE E OSI PURE VENIRE A DIRMI CHE SONO UN FANNULLONE?! MA STROZZATI CON QUEL COLLARE!»

Per concludere la sfuriata, Rune prese il martelletto da giudice e lo lanciò al collega, che però lo evitò agilmente. L’oggetto andò a finire contro lo stipite della porta principale della sala, proprio mentre stava entrando Marchino con Persefone, Penelope e Shura.

«Ehi! Ragazzo, calmino!» Replicò Persefone, cosa che provocò un’ulteriore crisi isterica del giudice infernale.

«Come osi anima dannata! Calmino vallo a dire a tua sorella!»

SCLACK!

La frusta impietosa avvolse una stupefatta Persefone, che, dopo il primo momento di smarrimento si infuriò come una belva. Il suo cosmo si scatenò per tutto il tribunale e fece tremare le colonne, mentre la frusta del giudice si trasformò in una splendida ghirlanda fiorita. Nulla però in confronto a quello che successe al povero spectre di Balron. Rune infatti si ritrovò ad indossare, al posto della supplice, cappellino verde fosforescente con visiera, camicia hawaiana rossa con fiorelloni bianchi, bermuda verde rancido e infradito azzurre.

«Per la testa di Atena!Ma lei è Pe pe pe pe» iniziò a balbettare sconvolto Rune, accortosi della tremenda gaffe.

«Sì, da come ti ha conciato non può che essere Persefone, la divina consorte del nostro signore. Che Pirla che sei a non essertene accorto prima!» commentò Cheshire, scendendo insieme al giudice la scalinata per recarsi al cospetto della dea. Rune, tremendamente mortificato, non la finiva più di scusarsi, mentre il micio si esibì in un plateale inchino.

«Benvenuta agli Inferi, somma Persefone, servirvi è sempre un onore! Ehm...perdoni Rune, è sotto overdose di caffè!»

«Mi auguro che in futuro non vi venga più in mente di mancarmi di rispetto!» sbottò la dea guardando Rune, che continuava ad inchinarsi imbarazzato. La dea a quella scena non poté trattenersi dal ridere e alla fine disse allo spectre: «Smettila di inchinarti, sei perdonato, ma un po’ di colore ti dona!»

Rune si ricompose e finalmente notò Penelope e Shura.

«Mi scusi, ma i signori che si porta appresso sono suoi conoscenti?»

«Sì, Rune, sono Shura di Capricorn e Penelope Fernandez» rispose la dea.

Rune rimase sbalordito al sentire il nome di Penelope e dall’emozione per poco non svenne:

«Non ci posso credere, ma lei è proprio quella Penelope Fernendez? Cioè intendo dire l’avvocato...il terrore dei tribunali?»

«Sì!» rispose Penelope, guardando perplessa il giudice infernale.

«Cribbio, cribbio, cribbio....mi può fare un autografo sull’elmo, ehm cappellino? Lei è il mio mito! Nessun altro terrorizza la gente come lei!» esclamò concitato Rune mentre le porgeva speranzoso il cappello. Penelope lo prese è lo firmò con la sua stilografica.

«Grazie! Lo terrò come una reliquia, per me lei è un esempio da seguire! Non vorrei sembrare inopportuno... ma non è che per caso ha bisogno di un assistente?» osò lo spectre di Barlon.

Penelope frugò nella tasca della giacca del tailleur e ne tirò fuori un biglietto da visita.

«Prendi, qui c’è la mia mail. Prova a mandarmi il tuo curriculum, poi vediamo»

«Lo farò sicuramente! Vedrà, ho esperienza plurisecolare nel settore!» rispose lo spectre con gli occhi luccicanti (come un fun davanti al suo idolo, per intenderci!).

Intanto Persefone aveva mandato il gatto (ergo Cheshire) a prendere la carrozza nera, parcheggiata nelle scuderie del palazzo (sì, quella di Pandora in Lost Canvas. La sacerdotessa la usava a scrocco durante l’assenza della dea!).

Quando però la consorte del dio infero vide il mezzo di trasporto non poté trattenersi:

«Diamine, ok che siete in ristrettezze economiche e che mio marito ha dovuto effettuare dei tagli, ma almeno le teste ai cavalli potevate lasciarle!»

«Dovevamo risparmiare sul fieno!» Rispose il micio, aprendo da bravo paggetto la porta della carrozza alla dea, poi rivolgendosi a Shura: «Ma tu non eri morto?»

«Già è vero! Come hai fatto a tornare in vita?» chiese curioso Rune.

«Sono diventato una delle sfortunate vittime di un autore di fanfic» rispose secco Shura, salendo sulla carrozza dopo Persefone e Penelope.

«Eh?» chiese il gatto rivolgendosi a Rune.

«Lascia perdere, quelli del Grande Tempio sono tutti tocchi!» gli rispose il giudice.

«Allora Cheshire, ti muovi?» intimò la regina dell’Ade, da dentro la carrozza.

«Subito sinora!» lo spectre saltò sul cocchio facendo partire i cavalli con uno schiocco di frusta:

«Destinazione Giudecca!»

  
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