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Autore: Jaded_Mars    18/03/2011    3 recensioni
Frammenti di passato, memorie di un inizio.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di leggere cercate Young Blood di The Naked and Famous e ascoltatela mentre leggete, spero vi possa ispirare le stesse sensazioni che ho provato io mentre scrivevo.


Portami indietro, a quei meravigliosi momenti passati insieme, a respirare l’odore dell’aria salmastra a pieni polmoni, col vento che ci scorreva tra i capelli, mentre con la punta delle  dita potevamo quasi sfiorare l’increspatura dell’acqua che si scuoteva al passaggio della barca.  Indietro a quegli attimi di calma quasi irreale che ci circondava, in cui tutto sembrava fermo ed immobile e noi che ci spostavamo al lento ritmo di navigazione distaccati dal mondo come trasportati in una dimensione in cui il tempo era assente e tutto ciò che esisteva era il presente.  Paesaggi brulli ed aspri, pieni di storia, luoghi che risalgono all’origine dei tempi, simboli di una civiltà che non esiste più, di cui rimangono i resti, pietre erose dal vento negli anni. Luce abbagliante fino a sera, che ti costringe a portare costantemente gli occhiali da sole e che illumina ogni angolo di mondo, bruciando sulla pelle fino a farla scottare, ma che ti consente di vedere per miglia, fino all’orizzonte, fino all’oltre e ti fa sentire piccolo  in questo mondo di cui sei solo un abitante transitorio.  Aria profumata che accarezza le narici, con odori noti. Li conosci, ma per la prima volta li assapori veramente, come mai avevi fatto prima perché qui sono esaltati nella loro basica semplicità. L’acqua cerulea si spruzza di bianco a sprazzi, la vedi, sembra che stia mettendo in mostra le sue bellezze come per dire al mondo “ammirami nella mia placida potenza” .  E tu ti ci trovi in mezzo, a volte senti che tenta di richiamare la tua attenzione, birichina,  accarezzando la tua pelle con qualche schizzo rapido che ti  raggiunge all’improvviso, e allora ridi, per l’inaspettata  ma lieta sorpresa.  Ti ci butti a capofitto,  tuffandoti dalla scaletta della barca, urlando  come se stessi facendo una folle pazzia o  l’arrembaggio a una nave pirata, e da quel blu vieni inghiottito, un tiepido abbraccio che ti culla e dal quale non vorresti più liberarti. Ritmi lenti, esasperanti all’inizio per gente come noi, abituata a correre. Ma bisogna adattarsi, imporsi di rallentare, per scoprire che quella è la vera velocità alla quale dovresti andare, l’unica che ti permette davvero di vivere e di godere delle piccole cose, scoprire particolari che normalmente ignoreresti. Tripudio di bouganvilles fucsia, bianche e rosa crescono agli angoli delle case, aranceti che si estendono per metri dove mai avresti pensato potessero esserci alberi così verdi. Case bianche basse e con le finestre azzurre che si arrampicano sulle colline, in posizioni improbabili alle quali ti chiedi come si possa arrivare. All’improvviso una farfalla bianca  ti svolazza davanti agli occhi, sbucata dal nulla, mentre leggi un libro rilassata. Lo appoggi sull’asciugamano e ti perdi a guardarla, ammirata, per la sua semplicità, per la sua leggerezza, per la sua inaspettata presenza in mezzo al mare. Le ore passate a chiacchierare al sole, in prua alla nave, a sfogliare riviste, a scattare foto o ingaggiando una guerra all’ultimo sangue per accaparrarsi l’ultimo biscotto dell’amicizia, quello col cioccolato sopra, che per il caldo si è tutto sciolto ma che è sempre tanto buono. Poi c’era la birra fresca bevuta alle 5 del pomeriggio, presa dal frigo in cambusa procurandosi innumerevoli lividi sulle gambe, ma è tutta fatica ripagata quando la si sorseggia accarezzati da una brezza leggera, o un  sotto un manto trapuntato di stelle, dei piccoli diamanti su velluto nero, luccicanti e che ti fanno sognare mondi lontani. Resti a bocca aperta a guardare quello spaccato di universo del quale fai parte, al quale spesso non pensi.  Se stai fermo, sdraiato e osservi il cielo, sembra che stia per caderti addosso nella sua grandiosità, tutto per quella moltitudine di piccole lucciole raggruppate lassù, sono una miriade e guardano solo te, dall’alto, in silenzio. Eppure più le osservi e più baluginano e sembra quasi che siano un cuore che batte, dando vita  alla notte.  Ed è in questo momento di silenzio, in cui sei solo mentre tutti gli altri dormono che ti senti più sicuro e scopri un amico nella  persona che hai a fianco, che conoscevi da anni ma che in realtà non hai mai saputo come era fatta veramente. Ricordi? Quanto tempo passato a parlare quella sera.  È stata magica, se ci penso ancora la vedo nitida e chiara nella mia testa, luna riflessa sul mare, una scogliera alle nostre spalle sormontata da un antico tempio illuminato che vegliava su di noi, seduti sul divanetto della barca rollante,  coi piedi appoggiati al tavolino e avvolti nelle nostre felpe per la frescura notturna. Circondati da calma e silenzio. Soli, non so come abbiamo iniziato a parlare, scavando nei nostri pensieri, andando avanti a  ruota libera, senza timore di mostrare le nostre paure, i nostri punti deboli, la nostra vera natura. Quante cose dette e quanto abbiamo capito l’una dell’altro, c’è stato un click tra noi, ci siamo agganciati finalmente dopo tanto tempo passato a gravitarci attorno e da quel momento non ci siamo più staccati, sempre insieme, sorprendentemente sempre d’accordo, come una mente in due corpi.  Più ci aprivamo e più eravamo sbalorditi di quanto per anni ci siamo sembrati  tanto diversi e invece, non potevamo essere più simili, tu ed io. Noi che ora non possiamo passare un giorno senza sentirci che già proviamo mancanza l’uno dell’altra. Noi che siamo in perenne sintonia pur avendo due caratteri opposti. Noi che passiamo dal farci degli stupidi scherzi infantili alle proiezioni di come saremo tra vent’anni, coi nostri figli a passeggio per i giardini o mentre faremo ancora e vacanze insieme. Noi che spesso ci guardiamo negli occhi e non servono parole per scoppiare a ridere come degli scemi patentati, mentre tutti ci guardano male, ma non ci interessa perché noi ci siamo capiti e tanto basta. Noi che vogliamo prendere e partire, con uno zaino in spalla, anche se sappiamo che non riusciremo mai a farci stare tutta la valanga di roba che ci serve in un misero zaino, come i due che abbiamo visto all’aeroporto quella volta. Erano  in shorts, con due valigette e guide, seduti, risaltavano contro la luce abbagliante del sole al tramonto. Dopo un po’ ci siamo detti “anche noi dobbiamo” senza metterci d’accordo, una frase pronunciata quasi all’unisono e una stretta di mano a suggellare questa promessa. Sì perché anche noi dobbiamo farlo,  andare con la macchina o in aereo, lontano, viaggiare e scoprire posti nuovi, fare il viaggio della vita, insieme.  Ed è proprio così che spero saremo, tu ed io, cresciuti, diversi, presi dai nostri impegni, dalle nostre vite, ma comunque capaci di essere infantili come adesso, pronti a ridere, ad esserci l’uno per l’altra,  a condividere avventure, sempre insieme.
I love you, my friend.  

   
 
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