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Autore: Mari24    18/03/2011    13 recensioni
"Il suo plucky sideckik non c’era più ed era stata lei a non volerlo più lì.
Kate ricordava fin troppo bene la discussione avuta con lui per quella notte."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-“Dottor Miller. La ringrazio per essere venuto!”- disse Castle, stringendo la mano del medico.

-“Sua madre mi ha detto che era una cosa urgente e mi ha dato questo indirizzo.”-

-“Si. Sono molto preoccupato. Non le scende la febbre e ha continui svenimenti…e poco fa ha anche rimesso. Le ho fatto una doccia fredda ma credo che la febbre sia scesa più di tanto!”- 

Castle era visibilmente agitato e il medico se ne accorse.

-“Si calmi, Richard. Sicuramente la sua fidanzata avrà solo preso un virus influenzale. Mi porti da lei!”- rispose gentilmente il medico.

-“Oh… lei… lei non è la mia fidanzata. Just friends. E per la sua sicurezza le consiglio di non dire una cosa del genere di fronte a lei. Potrebbe spararle senza pensarci due volte!”-

Il dottor Miller guardò Castle perplesso, ma annuì senza proferire parola.

 

Castle fece strada e quando il medico entrò si presentò e andò subito vicino Beckett.

-“Allora, da quanto tempo ha la febbre?”-

Kate non rispose subito.

Guardò prima Castle e poi il medico, come se non volesse avere Castle lì in quel momento mentre lui la visitava. 
E anche il dottore capì.

-“Richard, ci scuseresti? Preferisco rimanere con la paziente da solo!”-

-“Oh… si, certo!”- rispose Castle abbastanza confuso.

Il dottor Miller non aveva mai avuto problemi ad avere familiari lì insieme a lui durante la visita, quindi non capiva proprio perché dovesse uscire. 
Ma in effetti lui non era un familiare e Beckett era una persona estremamente riservata.

Così uscì senza opporre resistenza. L’unica cosa che gli importasse in quel momento era sapere che Beckett si sarebbe presto ripresa.

Chiuse la porta dietro di sé. 
Aveva voglia di origliare, gli passò per la mente di prendere un bicchiere e ascoltare, ma scese e si diresse in cucina.

Se fosse rimasto lì avrebbe cercato in tutti i modi di ascoltare, di sapere cosa aveva Beckett e lui  non voleva assolutamente invadere la sua privacy. Se Kate aveva preferito parlare da sola con il dottore avrà sicuramente avuto i suoi buoni motivi.

 

E poi Castle pensò. 
E se si trattasse di una malattia mortale e questi fossero i primi sintomi? E se Kate in quel periodo non era sotto forte stress ma stesse male sul serio, se avesse un problema medico? In fondo anche Ryan l’aveva detto, in quel mese che non si erano visti lei era uno straccio. 
“Illuso a pensare che stesse male per me”.

Castle era ancora immerso nel suoi pensieri quando il dottor Miller lo raggiunse.

-“Come sta? Guarirà?”-

-“Ha solo preso un’influenza un po’ brutta. Guarirà in pochi giorni. Le ho appena fatto un’iniezione e deve prendere queste per 4/5 giorni. Ora sta riposando.”- gli disse porgendogli una scatoletta di antibiotici.

-“Grazie dottor Miller.”- disse gentilmente accompagnandolo alla porta.

Appena il medico andò via, Castle si precipitò in camera.

Beckett stava dormendo. 
Si avvicinò piano, senza fare rumore per paura che si svegliasse.

Era così bella mentre dormiva. Castle pensò che l’amava al punto che avrebbe potuto passare tutte le notti a guardarla, senza che lei lo sapesse.
Osservare il modo in cui respirava, e il modo in cui inconsapevolmente, faceva delle buffe smorfie con le labbra mentre dormiva.

 

Era ormai quasi mezzanotte. 
Josh non si era ancora fatto vivo, e l’antipatia per motorcycle boy crebbe ancora di più in Castle. 
Aveva lasciato Kate completamente da sola, in un momento in cui lei non stava bene, e per giunta non era la prima volta. 
Lui salvava il mondo, salvava tante persone, ma non aveva cura dell’unica persona che aveva bisogno di lui in quel momento. Ma ciò che Castle ignorava è che Beckett aveva proprio la persona che voleva al suo fianco.

Era stanco. Decise che avrebbe dormito lì. Non poteva lasciarla sola. 
Non ora. 
Voleva fargli capire che lui ci sarebbe stato sempre per lei.

Prese una coperta e si distese affianco a lei. 
Non voleva entrare nel suo letto, non senza che lei glielo chiedesse esplicitamente.

Le toccò la fronte. Beckett era ancora febbricitante.

Gli sembrava una scena già vissuta quella notte insieme. Beckett distesa su un fianco e lui che la osservava dormire. Solo che questa volta era più in ansia, più preoccupato che il suo amore stesse così male.

Dolcemente le accarezzò la guancia con il dorso della mano, e finì per sfiorarle le labbra, le sue dolci e morbide labbra che Castle ricordava perfettamente impresse sulle sue.

Lei continuò a dormire, ma respirò più a fondo come se si rendesse conto che lui l’aveva appena accarezzata.

Gli passò un braccio intorno alla vita, e lei si strinse ancora di più a lui, intrecciando le loro dita.

Le diede un bacio sulla guancia e si addormentò in un sonno profondo.

 

 

Camminava, ma non sapeva esattamente dove si trovasse.

Il buio e lunghe pareti grigie lo circondavano.

Tastava a tentoni l’aria come se cercasse qualcosa.

Più andava avanti e più l’aria si faceva pesante.

Una fitta nebbia si addensava sotto i suoi piedi e mano a mano che andava avanti raggiunse le sue ginocchia.

Intorno a lui solo freddo, desolazione, e morte.

Continuava a guardare a destra e sinistra, percependo una strana presenza, ma non riusciva a vederla. Poteva avvertirla solo chiudendo gli occhi.

Un varco si aprì, come una porta, e dal nulla, apparve una figura bianca, eterea. Era bellissima e agghiacciante insieme.

Castle si avvicinò lentamente. Era attratto come una calamita, ma al tempo stesso ne aveva paura.

Era strana, avvolta in una misteriosa luce, che rendeva Castle cieco di fronte a tanta bellezza e maestosità.

E poi la riconobbe: 
era Beckett.
La sua musa. 
La sua Kate.

Correva, ma più cercava di avvicinarsi più lei si allontanava, come se cercasse di proteggerlo da qualcosa, che stava al di là di quella porta.

Non capiva perché gli impediva di raggiungerlo, e proprio nel momento in cui urlò il suo nome, più arrabbiato che mai con lei che non voleva dargli spiegazioni, Kate decise di tornare indietro.

Si avvicinò.

Camminava piano, lentamente, come se tutte le forze del suo corpo l’avessero abbandonata. Trascinava i piedi, e con fatica si avvicinò a lui.

Era bianca come un cadavere, e il camice d’ospedale la rendeva ancora più spettrale.

Gli prese una mano e lui avvertì che era fredda come il ghiaccio, come se ogni singola goccia di sangue fosse sparita dal suo corpo, risucchiata da qualche strana forza.

Lo guardò un istante e lui fece presa sulla sua mano.

Ma Beckett, scosse la testa e iniziò a parlare. 
Gli disse che presto non avrebbero più lavorato insieme e risolto omicidi, che non avrebbero più passato del tempo insieme, che lei sarebbe andata via per sempre, in un posto in cui lui non avrebbe potuto raggiungerla, che nessuno avrebbe potuto stare più con lei.

Era confuso. Lui con i suoi soldi poteva quasi tutto, perché stavolta era diverso?

Beckett, con una voce debole e stanca gli rispose che stava morendo. 
“Sono sempre più pallida Castle. Non lo vedi? Fra poco scomparirò per sempre.”

-“No! Tu devi reagire!! Non puoi abbandonarmi!”- urlava Castle.

Ma come un fantasma Beckett andava via per non fare più ritorno, per andare in un posto lontano, proibito a chi ancora ha un cuore che batte, a chi ancora ha sangue caldo nel corpo.

Più cercava di raggiungerla e più lei si allontanava.

La sua figura diventava sempre di più fioca, e la luce intorno a lei si affievoliva ogni secondo più in fretta.

Continuava a chiamarla, non poteva andare via. Tanto valeva farsi uccidere lì e subito per poterla raggiungere e stare lì con lei. 
Ma più la chiamava, più lei scompariva.

-“NoKate… Stay with me!-

ANGOLO DELL AUTRICE:  Ciaoooooo ragazzi/eeee!!!
ecco il 5 capitolo!!!
ok alcune cose non si sono risolte o non si sono ancora scoperte...ma abbiate fede!!
in questo capitolo ho cercato di far capire quanto Castle abbia paura di perdere Beckett.. e probabilmente lui stesso realizza che questa è la sua paura più grande... 
nella parte in corsivo, ho cercato di ricreare la stessa atmosfera che c'era dentro il container quando stavano congelando.. non so se ci sono riuscita, o se mi sono solo avvicinata... o se non ci siamo proprio! ditemi poi voi!

che altro? mi pare di aver scritto tutto...

come sempre ringrazio la mia Beta/Rick che legge sempre pazientemente ciò che scrivo e anche Paola e Cate che sono sempre le prime a leggere... :)

al prossimo capitolo...che arriverà... o domenica o lunedì...
ditemi voi quando preferite!! XD

grazie mille a tutti quanti, in particolare a chi legge e chi lascia sempre una recensione, facendomi tanto felice!...
e ovviamente anche a ki l'ha inserita fra le ricordate, preferite e seguite!

a presto! e sbaciotti a tutti
kate24  ;>

   
 
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