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Autore: piccolalettrice    18/03/2011    12 recensioni
"...Lo fissai sbalordito. Se diceva la verità eravamo in pericolo. Se diceva la verità allora tutti i miei attacchi erano colpa sua. Se diceva la verità Talia aveva fatto bene a fare quello che aveva fatto. Se diceva la verità voleva dire che eravamo stati traditi di nuovo. Se diceva la verità tutte le cose successe negli ultimi tempi avevano trovato un’unica spiegazione: lui."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo intuendo'
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SPAZIO AUTRICE:
eccomi qui con il primo cappy, scusate il ritardo, ma la chiavetta mi ha abbandonato e la connessione alla rete di casa era debole...
comunque ecco qui... non è niente di che... avrei voluto scriverlo meglio ma sinceramente la mia mente malata ha prodotto questo...D:
spero che vi piaccia comunque.
 Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate
piccolalettrice
 
1-Da quando i nuovi arrivati fanno i cow-boy?!
 
Intorno  a me il buio più totale. Non vedevo niente, c’era solo il respiro affannoso di...qualcosa... che si muoveva per la stanza, sussurrando parole arcane, più vecchie del greco, ed incomprensibili.
Per gli dei, mi sembrava di essere finito in un film horror; stavo per farmela addosso.
“credo che così possa bastare” sussurrò la voce, tornando, a tratti, comprensibile.
Poi si avvicinò ad un ombra che fino a pochi secondi prima non c’era e sembrò quasi che le stesse alitando in faccia.
“sei pronto, ora”
Sentii un rumore metallico, una luce nell’oscurità, l’ombra viene illuminata... un ragazzo pallido, dai capelli neri e gli occhi del medesimo colore...ma in qualche modo vuoti. Il suo viso viene investito da un fascio di luce... che proviene da una... falce?
Fece passare lo sguardo per la stanza, poi il suo sguardo si fermò in un punto indefinito sopra la mia spalla, allora si inginocchiò.
Io mi girai lentamente per vedere di cosa si trattasse, anche se già lo sapevo bene.
Visi solo le tenebre più scure, sembravano trasparire di una strana forza, antica e terribile. Avanzavano inesorabilmente verso di me.
Urlai.
 
“Percy! Percy!” aprii gli occhi, trovandomi davanti Grover.
“oh, miei dei, miei dei!”
“che è successo... un attacco di epilessia?”
Era solo un sogno, per fortuna era solo un sogno.
“Percy?” chiese il mio migliore amico allarmato.
“io... tutto bene... è stato solo... un incubo, credo”
“mi hai fatto prendere un colpo, ti rigiravi come se fossi posseduto e non riuscivo a svegliarti...”
“ma tu che ci fai qui?” chiesi notando che i riccioli erano talmente spettinati che le corna non si vedevano neppure.
“oh, ero venuto a svegliarti... Annabeth vuole che vi alleniate per la corsa... di nuovo”
“ma se è oggi!”
“è quello che le ho detto anch’io”
Sospirai, avevo nella mente ancora impresso quel sogno... era stato terribile.
“si, mi vesto e arrivo”
Lui uscì dalla mia capanna girandosi di tanto in tanto a guardarmi.
Forse avevo mangiato troppa pizza ieri sera.
Infilai un paio di jeans e la maglietta del campo, poi indossai l’armatura... con Annabeth era sempre meglio essere preparati.
E ripensando a quell’incubo idiota che avevo fatto proprio prima di una gara uscii, fuori il cielo era ancora semi-buio.
Trovai Grover e Annabeth, quest’ultima carica di armi di vario genere.
“cos’è tutta quella roba?”
“ma buon giorno anche a te, Testa d’Alghe... siamo di buon umore!”
“lasciamo perdere” dissi stropicciandomi gli occhi e sbadigliando.
“comunque è tutta roba per la biga... dobbiamo prepararla e poi alcuni figli di Efesto hanno messo dei trabocchetti alla pista, dobbiamo capire dove sono ed evitarli”
Alzai gli occhi al cielo e sbadigliando di nuovo.
“non fare quella faccia, Testa d’Alghe... se gareggiano anche Talia e Luke, la fortuna da sola non ci basterà”
Feci per ribattere ma lei mi fermò :” e non iniziare con la storia mio-padre-ha-inventato-i-cavalli-e-tua-madre-il-cocchio... ci serve allenamento!”
“e va bene!” dissi rassegnato aiutandola con i giavellotti e portandoli verso l’arena.
Grover si congedò con una scusa... assistere agli allenamenti miei e di Annabeth voleva dire che alla fine ti ritrovavi su una biga a fare “L’Ipotetico Avversario”, in pratica il più delle volte finivi con il sedere, caprino o meno, a pulire la pista.
Annabeth continuava a blaterare sulle ultime modifiche da apportare alla nostra biga, troppo concentrata per capire che non la stavo ascoltando.
Passammo davanti al pino, dov’era appeso il vello e dove Cerbero... si proprio Cerbero, il cane a tre teste dell’Ade e grande amico di Annabeth... gli faceva da guardia.
L’avevano messo lì per controllare che nessuno cercasse di rubarlo perché, povero cucciolo, Ade non lo faceva mai giocare e a noi serviva un guardiano.
Appena vide Annabeth iniziò a scodinzolare, ma lei era irremovibile e tirò dritto facendogli un cenno con la mano. Io però mi fermai.
In lontananza vedevo un puntino scuro che si avvicinava sempre di più.
“Percy?”
“che diamine...?” mi avvicinai al confine, Cerbero si mise a scodinzolare, e il puntino assunse la forma di una persona...
“Percy, guarda!” Annabeth indicò un punto indefinito oltre al ragazzo, tre cavalli correvano, al galoppo.
Perché scappava? Erano solo cavalli!
Cerbero ringhiò in direzione degli animali
“ehi, bello... sono solo cavalli!” dissi dando voce ai miei pensieri.
“cavalli?! Quelle sono le cavalle di Diomede!” esclamò Annabeth con la voce di un’ottava troppo alta... la guardai...
“Cavalle carnivore, Percy”
Ok, forse quel tizio era nei guai.
“vieni!” le urlai facendo scattare vortice e partendo all’attacco.
Uscii dai confini, Cerbero ringhiava, ed il ragazzo correva spaventato verso di noi.
Le cavalle galoppavano e ansimavano, erano tre animali alti e austeri, dal mantello nero e lucido... dei cavalli bellissimi, se non avessero avuto dei dolcissimi occhi rossi iniettati di sangue e anche qualcosa di rosso che colava dalla bocca... che sembrava quasi... soffocai un conato di vomito e mi lanciai contro una cavalla, menando un fendente.
Annabeth aveva lanciato una lancia che si era portata dietro al nuovo arrivato, e poi si era messa a tenere occupata un’altra cavalla con il suo coltello.
A differenza degli altri cavalli, di queste non riuscivo a sentire i pensieri, se provavo a mettermi in contatto con loro vedevo solo una specie di velo rosso... e qualcosa che sembrava un –uccidi, uccidi, uccidi- sparato a raffica... avrei dovuto fare causa al loro addestratore...
Probabilmente se non fossero state così agili le avrei ridotte in cenere in poco tempo, ma si muovevano più veloce di Grover che ballava Michel Jackson o che correva per le enchiladas.
Tentai di colpire la mia equina avversaria in mezzo alla fronte per stordirla un po’, ma quando quella tentò di staccarmi la testa rinunciai.
“Annabeth! Come si battono queste?” le urlai, lei schivò una doppietta della cavalla con una mezza capriola, poi si abbassò per evitare il morso della puledrina assassina, che continuava imperterrita ad attaccare pretendendo tutta la sua concentrazione.
La terza cavalla se la vedeva con cerbero, che da parte sua si divertiva un mondo a cercare di schiacciare il suo giocattolino, anche se quando quello gli morse la zampa smise di scodinzolare.
Il ragazzo nuovo era inginocchiato tra le armi che portava Annabeth...
-principianti- mi dissi – adesso magari vuole fare l’eroe e ci rimane secco-
 Feci roteare Vortice e tentai un affondo, ma quella lo schivò, così provai  a spingere indietro la cavalla con un calcio ben assestato, ma non avevo calcolato che i suoi muscoli erano un pelino più forti dei miei, così mi ritrovai con le chiappe a terra e una cavalla assassina che incombeva minacciosa sopra di me.
“Percy!” urlò Annabeth distraendosi e prendendosi una doppietta nello stomaco. Stramazzò a terra.
Eravamo finiti.
Poi sentii uno spostamento d’aria sopra il mio orecchio sinistro, alzai lo sguardo e vidi il ragazzo a cui avrei voluto salvare la pelle far roteare una corda a mo’ di lazo.
In un batter d’occhio afferrò la cavalla che mi sbavava sopra e la tirò indietro, poi si avvicinò ad Annabeth e con un’altra corda catturò anche l’altra cavalla. Lasciando Annabeth con la mascella che voleva staccarsi dal resto della faccia... la mia reazione, d’altra parte era più o meno la stessa.
Legò le due cavalle ad un albero, dove presero a bisticciare tra di loro.
Guardai Annabeth che era sorpresa quanto me.
Il ragazzo le si avvicinò, tendendole una mano, lei la prese e si alzò.
Io mi tirai su e andai verso quei due.
“come cavolo...?”
Guardai il ragazzo e per poco non mi venne un colpo.
Aveva i capelli neri e lisci, la carnagione pallida e... due occhi neri e in qualche modo vuoti: era il ragazzo del mio sogno.
“che cosa...?”
“sono David Time” disse facendo il baciamano ad Annabeth che arrossì, non vi dico cosa fece il gatto che avevo nello stomaco... basti sapere che la parte razionale (e dico, quella razionale!) del mio cervello avrebbe voluto mollargli un pugno sul naso.
Poi mi porse la mano, che evitai accuratamente di stringere. Per tutta risposta lo guardai in cagnesco.
“chi diamine saresti?!”
“mi chiamo David Time... ma, cosa sono quei cavalli?”
Annabeth lo guardò con uno sguardo a metà fra il lusingato e il rispettoso:
“ti portiamo da Chirone.”
 
  

   
 
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