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Autore: RageandLove    18/03/2011    1 recensioni
Un fatto realmente accaduto, purtroppo? per fortuna?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è vera.
Non c'è proprio nulla di inventato.
La bambina che narra sono - o meglio ero!, io. Il ragazzo in questione è quello che
ho realmente "incontrato", si può dire cosi?, sei anni fa, al bar del circo.

Febbraio 2005.

Se c'è una cosa che mi piace del paese in cui vivo è che, quando arriva il circo, si ferma sempre davanti a casa nostra.
Fin da piccola esultavo quando, dalla finestra della cameretta, scorgevo i primi camion colorati arrivare, seguiti dai caravan.
Uscendo da scuola, ci venivano sempre dati i biglietti omaggio e, non dovendo fare chilometri per vedersi lo spettacolo, non mancavano le volte in cui si faceva il bis. Beh, in qualunque caso.
In quel periodo era arrivato il Circo Acquatico Splash Tour.
Il paese era tappezzato da cima a fondo di manifesti e cartelli assicurando Non il solito circo.
Lo spettacolo avrebbe compreso animali acquatici, pirania, anaconde e inoltre tre tonnellate d'acqua che danzavano a ritmo di musica.
I miei genitori decisero di andare a vedere lo spettacolo del venerdì e, naturalmente, con tutta la sfiga che avevo e ho addosso, mi beccai la febbre. Nonostante ciò, convisi i miei che stavo abbastanza bene per reggermi in piedi ed uscire di casa.
Il tendone era racchiuso dai molti camion e caravan.
Era blu e illuminato, abbastanza grande per contenere tutta la gente presente quella sera.
Lo spettacolo iniziò con una ragazza che, distesa, faceva roteare sui piedi dei cilindri e cubi colrati.
Eravamo abbastanza vicini da poter vedere bene, senza che nessuna testa coprisse niente.
Poi, il secondo numero.
Era di un ragazzo, un ragazzino secondo me.
Faceva la parte del clown e portava un cappello rosso, una camicia gialla e degli anfibi rossi.
Aveva il naso rosso e del trucco bianco sotto al mento.
Iniziò con il classico numero delle palline per poi passare alle racchette.
Da brava undicenne arrapata pensai Che figo!.
Lasciate le racchette prese una bicicletta e chiamò uno del pubblico per fargli fare un giro.
Poi se ne andò. Pensai che non l'avrei più rivisto e grazie tante.
Il terzo numero non mi piacque.
C'erano due ragazze che tenevano in mano dei serpenti e, per terminare il numero, sfoggiarono sul palco un coccodrillo.
Mi faceva abbastanza pena.
Finito finalmente tutto ciò, rispuntò fuori lui, il ragazzo di prima.
Non l'avrei capito se non l'avessero detto dato che aveva tolto il trucco e aveva cambiato vestiti.
Il suo nuovo numero consisteva in varie acrobazie con una speciale bici senza sella.
Pensai che fosse un pazzo.
Stando in equilibrio sulla ruota posteriore, saltava come se niente fosse da scatoloni alti non so quanto.
Come se niente fosse.
Ero incantata a dir poco.
Ai numeri successivi non feci troppo caso. Una ragazza camminava sulla corda e un'altra giocava con il cerchio.
Il mio cervello diede dei nuovi segni di vita quando, per la terza volta, entrò quel dannato ragazzo.
Era conciato come il primo numero quando, partì I Feel Good e lui incominciò a togliersi la camicia, preparandosi per il bagno.
Si mise in testa una cuffia da bagno bianca ed entrò in una vasca grigia.
In quel momento entrò una macchinina telecomandata, con una pinna da squalo attaccata.
E ovviamente, partì anche la musica dello squalo.
Mi stavo letteralmente rotolando sulla sedia quando, il ragazzo, spaventato, spaventatissimo, trovò uno squalo di gomma nella vasca.
Nel numero successivo invece, un uomo si immerse, davvero, in una piscina di pirania, veri.
Tutto ciò terminò con le fontane danzanti che, non solo danzavano a ritmo di musica ma erano anche di diversi colori.
La prima cosa che volevo fare era trovare quel ragazzo e poi ehm, boh?!
All'uscita con un pò di magone, c'era lui. Stringeva la mano alla gente e la ringraziava per essere venuta.
Avrei voluto saltare la fila e scapparmene, senza stringere la mano a nessuno.
Invece arrivai davanti a lui, con dietro mio papà, abbandonai l'idea di saltar la fila e fuggire.
Mi strinse la mano e disse grazie di essere venuta o qualcosa del genere.
Mio papà lo innondò di complimenti.
Arrivata a casa, la prima cosa che feci fu quella di prendere il diario e scrivere l'accaduto. Feci anche un disegnino del ragazzo.
Pensai che fosse finita lì e invece no. Pensai che il giorno dopo avrei voltato pagina, avuto un'altra giornata e scritto un'altra storia.
E invece no.
A volte ho delle idee alquanto strambe e infatti, due giorni dopo, convinsi i miei a portarmi di nuovo a vedere lo spettacolo.
Volevo che il ragazzo mi facesse un autografo o volevo in qualche modo beccarlo.
Convinsi una mia amica a venire e arrivammo parecchio presto. Della serie, nel tendone c'eravamo solo noi due e le nostre mamme, ecco.
Cominciavo a pensare che gli artisti non uscissero a cazzeggiare e quindi avevo fatto male a ritornarci.
E infatti pensai male.
Il ragazzo scese sbucò fuori e si diresse al piccolo bar che c'era in fondo al tendone.
Era il momento pensai.
Mia madre mi diede il biglietto dello spettacolo e una penna, dicendomi di buttarmi, se proprio volevo dirgli almeno Ciao!.
La madre della mia amica fece lo stesso.
Avevo le gambe decisamente molli ma non dovevo assolutamente mollare.
La mia amica era dell'idea Ci vai, e ci parli te, però eh.
Sono decisamente troppo timida, ma in quel caso, non so come abbia fatto ad aprire bocca per dire Ciao, ci fai un autografo?
E non è stato bello avere l'autografo da un perfetto sconosciuto, è stato decisamente bello lui scoppiato a ridere Un autografo? Da me?
Mi sono goduta lo spettacolo divinamente, dalla prima fila. Quando fece il numero con la bici senza sella saltò giù dal palco, arrivando a pochi centimetri da noi. Pensai Occhei, ora ci schiaccia e moriamo.
Lo spettacolo finì e - non so se ero più contenta che triste - tornai a casa.
La stessa sera, iniziarono a smontare il tendone. Fu una reazione involontaria ma, scoppiai a piangere.
Piansi come una completa cogliona.
Mia madre si preoccupò del mio sbalzo d'umore improvviso e mi chiese perchè stavo così.
Le risposi perchè il circo stava andando via. Mi prese per una pazza in effetti, dicendomi che non avevo mai pianto perchè un circo andasse via.
Arrivammo anche a litigare.
Secondo lei, la gente del circo non era buona a nulla.
Litigammo urlandoci dietro ogni cosa. Mia nonna pensò che fosse una cosa momentanea e cercò di calmarmi.
Io volevo prendere e fuggire.
Presi il mio diario e incominciai a scrivere. Scrissi che non volevo che il circo lasciasse il paese, che non volevo che lui lasciasse il paese.
Ornai le pagine con tante scritte rosse Ti ricorderò sempre, lo prometto.
Il circo se ne andò due giorni dopo e non rividi più quel ragazzo.
O meglio.
Una sera, a casa di mia nonna, guardavo il Circo Massimo Show in tv.
Stavano dando la pubblicità quando dissero che dopo ci sarebbe stato un giovane italiano con la bmx, Jonathan Rossi.
Rivederlo, alla televisione, sempre meglio di niente, fu un tuffo al cuore.


Chissà se prima o poi lo rincontrerò.
Chissà se si ricorda ancora di me, una stupida ragazzina che gli ha chiesto un autografo - che tra l'altro ho perso.


   
 
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