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Autore: Niagara_R    18/03/2011    2 recensioni
Brian Kinney è depresso. Così almeno affermano con convinzione tutti quelli che lo conoscono, preoccupati per lui dopo che Justin se n'è andato lasciandolo solo.
Brian Kinney non si sente affatto depresso, e preferirebbe non sentirsi compatito ogni giorno che passa, quindi gli serve un diversivo, un passatempo, qualcosa, o qualcuno, che riesca a distrarlo dalla monotonia, e magari che lo diverta anche un po'.
Ma non si può mai dire cosa accade quando due caratteri un po' troppo simili si vengono ad incontrare...
Da Livin Derevel e Alty, una storia no-Britin, chi non è interessato può tranquillamente non leggere!XD
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Ethan Gold, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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10.

Il Leopardi si deprime

 

- Credo che tu stia bevendo troppo. - disse Michael togliendo il bicchiere di mano a Brian - Hai una brutta cera, sembri giù di morale. Che succede? Guai al lavoro? O... Hai sentito Justin? Oggi è arrivata una cartolina a mia madre da parte sua. -

- Fiocco... - mormorò soltanto, scolandosi l'ennesimo drink.
- Aaaahhh... - sorrise Michael - Adesso si spiegano un mucchio di cose! -
Brian lo trafisse con lo sguardo.
- Che vuoi dire? -
- Mamma mi ha raccontato cos'è successo, hanno sbattuto Ethan fuori di casa, avete litigato... Poi tu sei andato a prenderlo, e l'hai portato a casa tua. Non è esatto? - rise, e Brian emise un verso esasperato, e lui che credeva di averla fatta franca.
- La situazione mi sta sfuggendo di mano. Non avrei dovuto portarmelo a casa. - si lamentò ordinando un altro po' di alcol.
- Avresti preferito lasciarlo in mezzo alla strada come un cane? - sorrise Michael, che ormai aveva imparato a conoscere anche quel minuscolo, impervio lato di Brian. Quello della gentilezza. Anche se era molto strano a dirsi.

Brian rimase in silenzio fissando il bicchiere. Strane immagini di Ethan sulla strada al freddo, di notte, mentre cercava un posto per dormire per poi essere abbordato ballavano la samba nel suo cervello.
- No. Non l'avrei per nulla preferito. Ed è questo che mi preoccupa. -

- Oh, Brian Kinney si sta sciogliendo! - esclamò lui ridendo - Ragazzi, chi l'avrebbe mai detto, stai diventando un tenerone di quelli sdolcinati! -
- Non è vero! - sbottò imbronciato - O se è vero... Non mi sta piacendo per niente. -
Michael non disse niente per un po', riflettendo.
- Tu hai... Hai paura di soffrire ancora? - mormorò guardandolo in tralice.
- Non dire sciocchezze! - ghignò l'altro.
- Brian, sii sincero. - insistette, preoccupato - Tu hai paura che Ethan sia come Justin, vero? -

- ... Per certi versi si assomigliano. Oppure sono solo io fissato con Justin e mi sembra di vedere ovunque quello che ho fatto con lui, certi ricordi mi sono così impressi nella mente da non riuscire a staccarmene. D'altro canto, quando discutiamo lo vedo molto più simile a me. -
- Ah! Allora lo ammetti! -

- Sì, cazzo, sì! - urlò quasi, effetto briglia sciolta dell'alcol - E' sputato a me, ok?! E' un fottuto testardo orgoglioso narcisista come me, va bene?! Non ammette la sconfitta e vuole essere sempre il migliore, d'accordo?! -
- D'accordo, d'accordo. - annuì Michael reprimendo una risata divertita - Beh... Tu gliel'hai detto questo? -
- Vuoi scherzare?! - sbottò esasperato - Se gli dico che è come me potrebbe persino pensare di mettersi i miei vestiti... Si monterebbe la testa... -
- No, intendevo sul fatto di Justin, che ti turba il fatto di poter rivivere la stessa situazione! -
- No... - mormorò con lo sguardo basso - E'... E' patetico. -

- Perché dovrebbe essere patetico? Tralasciando il fatto che ti assomiglia,  mi sembra che sia un ragazzo maturo e capirebbe la situazione! -
- Stai dicendo che io non sono maturo, Michael? -
- No. - replicò Michael paziente - Sto dicendo che devi tirare fuori la tua palla e aprirti, spiegandogli. Anche lui ha vissuto con Justin e se lo abbiamo additato tutti come quello che lo ha fatto soffrire, sicuramente anche lui si sarà reso conto che ha commesso una cazzata e ci sarà rimasto male. Capirà. -

- Non parlare del mio coglione con tanta leggerezza. - puntualizzò enfatico. Michael lo guardò storto - Io... Non posso andare da lui e parlargli di Justin, che cazzo... -
- Perché no? E' passato tanto tempo da quella storia. E Ethan è cresciuto. Si vede, non è lo stesso di prima. Non hai mai parlato con lui di quella vicenda. -
- Non ne ho mai parlato perché non ne voglio parlare! - esclamò con ovvietà - Io non voglio parlare di Justin, lui non vuole parlare di Justin, quindi perché parlare di Justin?! -
- Tu che ne sai che non vuole parlare di Justin? -
- Mikey, questo discorso mi ha fatto venire il mal di mare. -

- E allora smettila di bere una volta per tutte e torna a casa. -
- Non trattarmi come se fossi un moccioso! - sbottò arcigno - La serata non è finita, e io voglio ancora bere e poi andare al Babylon. -
- Tu adesso paghi l'ordinazione e te ne torni a casa prima di ubriacarti così tanto da fare un incidente e parli finalmente col tuo Fiocco. -

- Si chiama Ian. -
- No, si chiama Ethan! -
- ... E' uguale! -
Michael lo tramortì a forza di esortazioni, dono della madre, quindi finalmente Brian si decise a mollare il bicchiere e uscire dal locale, e tanto per essere sicuri fu Michael a guidarlo fino a casa, buttandolo poi fuori dalla jeep.
- Ti vengo a prendere io domani, così te la riporto. - gli disse da oltre il finestrino abbassato - E adesso fai il bravo e vai! -

Michael ripartì prima di vedere il dito medio di Brian alzato, che alla fine si lasciò andare a un grande sospiro.
Entrò nell'ascensore e lo chiuse, aspettando ad occhi chiusi appoggiato contro la parete. Le tempie stavano pulsando incredibilmente. Quando arrivò al suo piano, la prima cosa che notò fu la musica. Aprì la porta e il volume aumentò. Ethan, al centro del soggiorno a occhi chiusi stava suonando.

Quella musica era... Insolita. Vecchio stile. Gli ricordava terribilmente quegli orribili film in bianco e nero in cui un uomo cercava in tutti i modi più sdolcinatamente possibile di conquistare una donna di discutibile gusto e bellezza.
Anche se lo stile di Ethan gli dava un'impronta dannatamente gay, alternativa rispetto al normale, con qualche scatto qua e là che teneva alta l'attenzione.
Non male davvero. E dire che lui odiava la musica classica in generale.
Mosse qualche passo e chiuse piano la porta, facendo scattare la serratura, e a quel suono il ragazzo si bloccò, voltandosi.
- Sei tornato. -
- A quanto pare. -

- E nessun uomo. -
- Avevo detto che ne portavo uno? -
Lo scambio di battute finì, quando Ethan ripose il violino nella custodia. Almeno le regole fissate da Brian le rispettava.
- Non hai una bella cera, hai bevuto di nuovo a stomaco vuoto, sicuramente. -
Brian alzò gli occhi al cielo e sospirò.

- Non sono tornato per sentirmi fare una predica! -
- E per cosa sei tornato, allora? -

Così non lo stava aiutando per niente. Vaffanculo a Michael e alle sue belle parole che non valevano una cicca.
- Vado a dormire. Non fare chiasso. - disse soltanto, andandosene nella piattaforma della stanza da letto.
Ethan non rispose, prendendo un quaderno e sedendosi sul divano, infilandosi degli auricolari e continuando ad ascoltare discretamente la musica.
Dovresti smetterla di fare il sostenuto e dirglielo. Ecco che di nuovo le parole di Michael arrivavano a molestarlo. Parlare civilmente con uno come Ethan? Nemmeno tra un milione di anni.

Si tolse la giacca e si voltò verso letto, dove vide Wolf perfettamente acciambellato tra le lenzuola, vagamente bucherellate.
Alzò il musetto e miagolò verso Brian che lo prese per la collottola e piombò in soggiorno.

- Il tuo stupido gatto ha rovinato delle lenzuola molto, molto costose! -
- Cosa? - Ethan si tolse le cuffie - Ehi, non tenere Wolfram così! - Si alzò prendendolo in braccio - Ma che hai?! Sei acido in una maniera incredibile! -

- Sei tu che non riesci a tenere a bada il tuo animale! -
- Miao! - soffiò l'interessato, che di orgoglio ne aveva tanto quanto loro due.
Ethan fu lì lì per replicare, ma si morse la lingua. Prima o poi avrebbe avuto un travaso di bile.
- Sì. - ammise serrando gli occhi ingoiando anche quello - Hai ragione. Ci starò più attento. -
Brian sbuffò dandogli le spalle, pronto per tornare accanto al letto, ma si fermò grattandosi la testa, nervoso. Tornò da Ethan.
- Senti Fiocco, io non ce l'ho con te... -
- Non l'avrei mai detto. - Di nuovo si diede dell'idiota per aver parlato senza pensare. Prima o poi gli sarebbe costata cara quell'impulsività.
- No, non ce l'ho affatto con te. - ribadì Brian massaggiandosi una tempia - E' che la tua presenza mi rende... Mi inquieta. -

- Ti inquieta? - ripeté lentamente Ethan alzando un sopracciglio - Se ti agita la mia presenza qui, per quale motivo mi stai ospitando a casa tua? -
- Perché non riuscivo a scacciare l'immagine di te solo di notte, abbordato da uno dei tanti individui che detesti. E che detesto anch’io. -
- Tu hai una fervida immaginazione. - Ethan sentì il sangue fluire sul suo viso. Aveva le guance rosse - La paura per l’avermi accanto c'entra qualcosa con Justin? Te lo ricordo, e questo ti crea problemi? -

Brian annuì senza parole, in quel momento non ne aveva la forza psicologica.
- Oh... Beh, se ti può consolare, io non sono Justin. - disse convinto.
- Ah, no di sicuro. - mormorò l'altro, andando a sedersi. Wolf si arrampicò sul divano, dando una squadrata a quel tipo che gli aveva parlato con arroganza - E' che... Lui è rimasto qui per un sacco di tempo, ormai mi ero abituato alla sua presenza, e quando se n'è andato... C'è rimasto un vuoto... - Parlava come se si stesse riferendo all'appartamento. Ma Ethan si rese conto che la cosa si spostava su un piano molto più intimo.
Appoggiò i gomiti alla spalliera, accanto a Brian.
- Io non voglio creare nessun problema, né alle tue preziosissime lenzuola, né al tuo preziosissimo ego. - commentò con calma - Mi troverò un altro posto dove stare. -

- Fiocco , non ho detto che voglio sbatterti fuori... -
- Lo so. Posso capire come ti senti, riguardo al vuoto. L'ho avvertito anche io dopo la sfuriata di Justin quando ha scoperto che lo avevo tradito. E' buffo. Io l'ho fatto una volta perché gli avevo fatto delle promesse e mi ha mandato a quel paese. Voi due lo facevate di continuo ma andava bene perché non gli avevi promesso mari e monti. Per un sacco di tempo la testa... - Alzò le mani sfiorandosi i capelli fini - Era continuamente piena dei ricordi di Justin e non facevo altro che vederlo nel mio appartamento... Ma c'eri anche tu. E non era belle vedervi insieme. -

Brian rimase in silenzio, guardando fisso davanti a sé, verso la scrivania corredata di computer.
- Sono stato stupido. - ammise Ethan - Tradirlo... Ero davvero un ragazzino. - Fece una risatina di autocommiserazione - Lui mi piaceva davvero, e io l'ho trattato di merda. Perché tanto sapevo che non ti avrebbe mai dimenticato. Mi rodeva, e quindi l'ho fatto solo per ripicca. - spiegò in tutta calma. Ne parlava come se fossero passate decine di anni, non solo uno e mezzo.
Wolf si adagiò sulle gambe di Brian, decidendo di dargli una seconda possibilità. Lui lo accarezzò, acquistando un sacco di punti.
- Io però non ero innamorato. - continuò il ragazzo - Mentre tu... Sì? - si arrischiò a domandare.

- ... Dovevamo sposarci. -
- Suppongo che questa posso prenderla come un sì. Mi dispiace che se ne sia andato. Se hai deciso di sposarlo non mi viene in mente nulla. Nulla per cui poteva andarsene. -
Per qualche secondo si sentirono solamente le fusa del gatto, finché Brian non decise di parlare.
- Perché oltre a scopare volevo fare altro. Volevo... Stare semplicemente con lui, coccolarlo. Mi bastava dormire insieme. E a Justin non andava bene. Non ero più Brian. Ma che cosa ne poteva sapere lui, cazzo ? Ero sempre me stesso. E non si è mai sforzato di capire che mi stavo comportando così perché ci tenevo. Sembrava volesse solamente il mio cazzo dentro il suo culo. -
- Dio! - Ethan fece una risata liberatoria - Non pensavo fosse davvero un pezzo di merda simile. -

Brian scosse la testa, scuro in volto. Ethan si schiarì la gola, forse quell'uscita se la poteva risparmiare.
- A Justin sono sempre piaciuti gli stronzi. Forse è per quello che è venuto dritto da me. - sorrise, lanciando un'occhiata al pubblicitario. Riuscì a strappargli un sorriso, anche se vagamente tirato - E quando ti sei ammorbidito un po', non gli sei più andato a genio. Beh... Si cambia nella vita, no? -
- Già... - annuì Brian in tono aspro, come se avesse ingoiato un limone intero.
- Però mi sembra di capire che sei tornato lo stronzo che eri un tempo, no? -
Brian si voltò verso di lui, con gli occhi più languidi del solito. Bloccarono il battito di Ethan per un lunghissimo istante.
- Certe volte è difficile lasciarti le cose alle spalle. - commentò per risposta, e il ragazzo abbassò la testa, non sapendo cos'altro dire.

- Comunque... Ti ripeto, per me non è un problema andarmene. Capisco che non ti senti a tuo agio. E poi come farai quando dovrai ricevere la tua clientela preferita? Davvero, non importa. Mi ha già colpito che tu mi abbia fatto varcare quella porta di nuovo. - disse alla fine Ethan, guardando il parquet come se fosse la cosa più interessante e affascinante del mondo.

Calò di nuovo un silenzio imbarazzante, interrotto poi da una bassa risata di Brian.
- Tu invece sei cambiato un sacco da allora, a quanto sembra. - commentò. Anche Ethan sorrise, piuttosto divertito.
- Credo di essere cresciuto. Prima ero una testa di cazzo possessiva che credeva che il mondo si dovesse inginocchiare ai miei piedi. Adesso sono una testa di cazzo possessiva, ma che sa che il mondo se ne frega di lui. Anzi, che cerca di fotterlo ad ogni occasione... -
- Vedila dal lato positivo, ieri notte non è stato male. -
Ethan gli tirò un leggero pugno sulla spalla.

- Ehi! - Brian finse di lamentarsi - Era un complimento, avrebbe dovuto farti piacere. -
- Moltissimo! - continuo a sorridere, portandosi un ciuffo dietro l'orecchio - Quindi vuoi che riprendi la mia borsa, sistemi tutto ed esca dal tuo appartamento? -
- In realtà ora mi basterebbe solo qualcosa che mi riempia la stomaco. Ho stranamente una grande fame. -
- Lo sapevo. - civettò Ethan altezzoso - Ho lasciato tutto per te. Lo trovi dentro il forno. -
- Sei una perfetta donnina di casa, Fiocco. - Brian alzò la mano sul viso di Ethan, sfiorando una guancia, per sistemare anche l'altro tirabaci dietro l'orecchio - Sei anche freddo, Ian. -
- Forse è il caso che vada a farmi una doccia... Credo. - mormorò ritirandosi dalla mano di Brian.
- Puoi usarla comodamente. -
Ethan si alzò, prendendo qualcosa dalla valigia e facendo per andare in bagno. Poco prima di arrivare si voltò e guardò Brian che si stava muovendo per andare in cucina.

- Credo che sia stata una buona cosa parlare. -

Brian annuì trafficando con le stoviglie, senza guardarlo. Ma senza nemmeno ignorarlo.
Ethan sorrise entrando nella bella doccia spaziosa.
Era piuttosto soddisfatto della giornata.

- Oh, che bello, vuoi vedere che adesso si mettono insieme?! - stava esclamando Emmett battendo le mani come una foca del circo.
- Oh mamma mia, roba da film dell'orrore. - fu il commentò di Ted prima di infilarsi una foglia d'insalata in bocca.
- Sarebbero la coppia perfetta, due cecchini, o qualcosa del genere! -
- Cecchini? - ripeté Michael sorpreso - Guarda che non hanno mai ucciso nessuno! -
- Ma sentito che ne uccide più la lingua della spada? - domandò Emmett - Beh, con le cattiverie che potrebbero dire ammazzerebbero mezza Pittsburgh. -

- Non dicono cattiverie. - replicò Michael con un sorriso - Commentano ad alta voce! Comunque penso che le cose miglioreranno sempre di più, dopo la chiacchierata che hanno fatto. Brian aveva solo bisogno di un po’ di spinta. E un pizzico di coraggio. -

- Brian? Di coraggio? - Ted lo squadrò alzando aristocraticamente un sopracciglio - Lo sai di cos'avrebbe bisogno di Brian? -
- Di una finestra in più nel loft? - La voce di Ethan appena entrato nel locale s'intromise nel discorso.
- Ciao Fiocco! - lo salutò una Debbie raggiante.
Michael gli fece posto al tavolo, sembrava quasi che si conoscessero da sempre. Ethan non aveva ancora ben capito che razza di rapporto fosse quello che intercorreva tra Brian e Michael, qualcosa di più di due fratelli, qualcosa di meno di due amanti... Qualcosa di strano. Ma profondo.
Michael gli piaceva, aveva un bel sorriso, simpatico, sincero.
Esattamente come sua madre.

- Cosa ti posso portare, tesoro? - chiese Debbie con il blocco in mano pronta a segnare.
- Mi piacerebbe una fetta di torta al limone. E del caffè. -
- Arrivano subito! - Debbie corse veloce dietro al bancone per prendere dalla tortiera esposta la fetta più grossa.
Ethan si sentiva lo sguardo puntato addosso. Da Ted e Emmett.
- Posso fare qualcosa per... voi? -

- Come va con Brian? - domandò all'istante Emmett, con gli occhi spalancati dalla curiosità.
- Emmett, che cavolo! - sbottò Debbie posando sul tavolo le ordinazioni - Fatti gli affaracci tuoi una buona volta! -
- Lo chiedo solo per dovere di cronaca! - rispose lui angelico.
- Brian è stato molto gentile con me. - disse Ethan in tono pacato - Tutto qui. Cercherò di ripagarlo coi soldi del mio lavoro. E quando il mio appartamento sarà stato finalmente liberato da quegli schifosissimi scarafaggi, tornerò là. - spiegò mettendo lo zucchero nel caffè - Tra noi due non c'è nulla. -

- Per ora. -
Ethan sbuffò e si rivolse verso Debbie.

- Non è che sai se c'è qualcosa qui in giro che posso fare per racimolare un po’ di soldi? Mi torneranno utili, per pagare l’affitto con Brian, e anche per la scuola. -

- Mi dispiace Fiocco, ma in questi tempi di crisi nessuno vuole nessuno. - Scosse la testa sconsolata.
- Potresti andare a fare lo spogliarellista. - consigliò Ted.
- Mh, no, non ha il fisico giusto. - commentò Emmett con occhio esperto.
- Lo lasciate mangiare in pace, per la miseria?! - sbottò Michael - Ethan, posso aiutarti io, potrei dare il tuo nominativo a quello che mi consegna i fumetti, ogni tanto ha bisogno di un ragazzo per fare le spedizioni. Sarebbe saltuario, ma meglio di niente. -
- Grazie. - Ethan sorrise - Non sarebbe male. -
- Oppure potresti continuare a suonare per strada, però nudo. - tentò Emmett - Credimi, funziona! -

Ethan, inaspettatamente rise.

- Ne sono sicuro. Con questo freddo poi, attirerei molti benefattori pronti a lasciarmi tante generose offerte. -
Ripresero a mangiare e finalmente non furono né lui, né Brian il centro del loro discorso. Riuscì persino a scoprire che Ted e Emmett non erano delle cattive persone, forse solo tragicamente pettegole. Brian sembrava scegliersi degli amici interessanti.

All'inizio si era sentito un po' a disagio nello stare insieme a quella compagnia, in fondo loro erano stati gli amici di Justin, e anche loro probabilmente avevano dovuto sapere che lui... l'aveva tradito di punto in bianco.
Però sembravano non volergliene fare una colpa, anzi, sembrava che non importasse proprio nulla. Lo rassicurava un poco, l'avevano trattato come uno del gruppo. Anche se la cosa un po' lo spaventava.
Che non diventasse lui il nuovo Justin?
Erano le due quando Emmett e Ted si alzarono per andare al lavoro, e anche Michael salutò Debbie, avviandosi al negozio. Ethan decise di accompagnarlo.

- Volevo chiederti una cosa, se non pensi che io sia un ficcanaso. - iniziò Ethan mettendosi le mani in tasca.
- Chiedi pure! -
- Da quanto vi conoscete tu e... Brian? Sembrate così legati. Sembra quasi che siate una... Coppia. -

Michael rise e guardò Ethan.

- Non sarai geloso, vero? -
- No, assolutamente! - Fece una smorfia - E' solo curiosità! Vedo che con te si comporta diversamente dagli altri... Anche se quel giorno della festa ti ha dato un pugno di fronte a tutti. -

- Già... - Michael scosse la testa con un leggero sorriso - A me... Il suo rapporto con Justin mi è sempre sembrato un po'... particolare. E non sopportavo l'idea che l'avesse piantato... per te. - Lo disse con un po' di remore, quasi fosse scortese da parte sua dirlo.
- Non volevi che soffrisse, vero? - replicò invece Ethan, non pensandoci nemmeno.
- Sì. - annui Michael - Lui era davvero innamorato. E Justin... Beh, Justin... -
- Anche Justin lo era. - affermò il ragazzo, guardando avanti - Ma era anche molto infantile. - mormorò - Beh, lo ero anch'io, su questo non ci piove. -

- Anche noi non brilliamo sempre di maturità, te lo assicuro. - sorrise Michael; quando arrivarono al negozio e aprì la porta - Bene. Se entri, faccio una telefonata al fornitore così ti spiego cosa dovresti fare nel tuo pseudo-eventuale-nuovo lavoretto. -
- Grazie... - sorrise piano Ethan, entrando.

 

 

.Continua.

   
 
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