10.
Il
Leopardi si deprime
-
Credo che tu stia bevendo troppo. - disse Michael togliendo il bicchiere di
mano a Brian - Hai una brutta cera, sembri giù di morale. Che succede? Guai al
lavoro? O... Hai sentito Justin? Oggi è arrivata una cartolina a mia madre da
parte sua. -
- Fiocco... - mormorò
soltanto, scolandosi l'ennesimo drink.
- Aaaahhh... - sorrise Michael - Adesso si spiegano un mucchio di cose! -
Brian lo trafisse con lo sguardo.
- Che vuoi dire? -
- Mamma mi ha raccontato cos'è successo, hanno sbattuto Ethan fuori di casa,
avete litigato... Poi tu sei andato a prenderlo, e l'hai portato a casa tua.
Non è esatto? - rise, e Brian emise un verso esasperato, e lui che credeva di
averla fatta franca.
- La situazione mi sta sfuggendo di mano. Non avrei dovuto portarmelo a casa. -
si lamentò ordinando un altro po' di alcol.
- Avresti preferito lasciarlo in mezzo alla strada come un cane? - sorrise
Michael, che ormai aveva imparato a conoscere anche quel minuscolo, impervio lato
di Brian. Quello della gentilezza. Anche se era molto strano a dirsi.
Brian
rimase in silenzio fissando il bicchiere. Strane immagini di Ethan sulla strada
al freddo, di notte, mentre cercava un posto per dormire per poi essere
abbordato ballavano la samba nel suo cervello.
- No. Non l'avrei per nulla preferito. Ed è questo che mi preoccupa. -
-
Oh, Brian Kinney si sta sciogliendo! - esclamò lui ridendo - Ragazzi, chi
l'avrebbe mai detto, stai diventando un tenerone di quelli sdolcinati! -
- Non è vero! - sbottò imbronciato - O se è vero... Non mi sta piacendo per
niente. -
Michael non disse niente per un po', riflettendo.
- Tu hai... Hai paura di soffrire ancora? - mormorò guardandolo in tralice.
- Non dire sciocchezze! - ghignò l'altro.
- Brian, sii sincero. - insistette, preoccupato - Tu hai paura che Ethan sia
come Justin, vero? -
-
... Per certi versi si assomigliano. Oppure sono solo io fissato con Justin e
mi sembra di vedere ovunque quello che ho fatto con lui, certi ricordi mi sono
così impressi nella mente da non riuscire a staccarmene. D'altro canto, quando
discutiamo lo vedo molto più simile a me. -
- Ah! Allora lo ammetti! -
-
Sì, cazzo, sì! - urlò quasi, effetto briglia sciolta dell'alcol - E' sputato a
me, ok?! E' un fottuto testardo orgoglioso narcisista come me, va bene?! Non
ammette la sconfitta e vuole essere sempre il migliore, d'accordo?! -
- D'accordo, d'accordo. - annuì Michael reprimendo una risata divertita -
Beh... Tu gliel'hai detto questo? -
- Vuoi scherzare?! - sbottò esasperato - Se gli dico che è come me potrebbe
persino pensare di mettersi i miei vestiti... Si monterebbe la testa... -
- No, intendevo sul fatto di Justin, che ti turba il fatto di poter rivivere la
stessa situazione! -
- No... - mormorò con lo sguardo basso - E'... E' patetico. -
-
Perché dovrebbe essere patetico? Tralasciando il fatto che ti assomiglia,
mi sembra che sia un ragazzo maturo e capirebbe la situazione! -
- Stai dicendo che io non sono maturo, Michael? -
- No. - replicò Michael paziente - Sto dicendo che devi tirare fuori la tua
palla e aprirti, spiegandogli. Anche lui ha vissuto con Justin e se lo abbiamo
additato tutti come quello che lo ha fatto soffrire, sicuramente anche lui si
sarà reso conto che ha commesso una cazzata e ci sarà rimasto male. Capirà. -
- Non parlare del mio
coglione con tanta leggerezza. - puntualizzò enfatico. Michael lo guardò storto
- Io... Non posso andare da lui e parlargli di Justin, che cazzo... -
- Perché no? E' passato tanto tempo da quella storia. E Ethan è cresciuto. Si
vede, non è lo stesso di prima. Non hai mai parlato con lui di quella vicenda.
-
- Non ne ho mai parlato perché non ne voglio parlare! - esclamò con ovvietà -
Io non voglio parlare di Justin, lui non vuole parlare di Justin, quindi perché
parlare di Justin?! -
- Tu che ne sai che non vuole parlare di Justin? -
- Mikey, questo discorso mi ha fatto venire il mal di mare. -
- E
allora smettila di bere una volta per tutte e torna a casa. -
- Non trattarmi come se fossi un moccioso! - sbottò arcigno - La serata non è
finita, e io voglio ancora bere e poi andare al Babylon. -
- Tu adesso paghi l'ordinazione e te ne torni a casa prima di ubriacarti così
tanto da fare un incidente e parli finalmente col tuo Fiocco. -
- Si chiama Ian. -
- No, si chiama Ethan! -
- ... E' uguale! -
Michael lo tramortì a forza di esortazioni, dono della madre, quindi finalmente
Brian si decise a mollare il bicchiere e uscire dal locale, e tanto per essere
sicuri fu Michael a guidarlo fino a casa, buttandolo poi fuori dalla jeep.
- Ti vengo a prendere io domani, così te la riporto. - gli disse da oltre il
finestrino abbassato - E adesso fai il bravo e vai! -
Michael ripartì prima di
vedere il dito medio di Brian alzato, che alla fine si lasciò andare a un
grande sospiro.
Entrò nell'ascensore e lo chiuse, aspettando ad occhi chiusi appoggiato contro
la parete. Le tempie stavano pulsando incredibilmente. Quando arrivò al suo
piano, la prima cosa che notò fu la musica. Aprì la porta e il volume aumentò.
Ethan, al centro del soggiorno a occhi chiusi stava suonando.
Quella
musica era... Insolita. Vecchio stile. Gli ricordava terribilmente quegli
orribili film in bianco e nero in cui un uomo cercava in tutti i modi più
sdolcinatamente possibile di conquistare una donna di discutibile gusto e bellezza.
Anche se lo stile di Ethan gli dava un'impronta dannatamente gay,
alternativa rispetto al normale, con qualche scatto qua e là che teneva alta
l'attenzione.
Non male davvero. E dire che lui odiava la musica classica in generale.
Mosse qualche passo e chiuse piano la porta, facendo scattare la serratura, e a
quel suono il ragazzo si bloccò, voltandosi.
- Sei tornato. -
- A quanto pare. -
- E
nessun uomo. -
- Avevo detto che ne portavo uno? -
Lo scambio di battute finì, quando Ethan ripose il violino nella custodia.
Almeno le regole fissate da Brian le rispettava.
- Non hai una bella cera, hai bevuto di nuovo a stomaco vuoto, sicuramente. -
Brian alzò gli occhi al cielo e sospirò.
-
Non sono tornato per sentirmi fare una predica! -
- E per cosa sei tornato, allora? -
Così
non lo stava aiutando per niente. Vaffanculo a Michael e alle sue belle parole
che non valevano una cicca.
- Vado a dormire. Non fare chiasso. - disse soltanto, andandosene nella
piattaforma della stanza da letto.
Ethan non rispose, prendendo un quaderno e sedendosi sul divano, infilandosi
degli auricolari e continuando ad ascoltare discretamente la musica.
Dovresti smetterla di fare il sostenuto e dirglielo. Ecco che di nuovo
le parole di Michael arrivavano a molestarlo. Parlare civilmente con uno come
Ethan? Nemmeno tra un milione di anni.
Si
tolse la giacca e si voltò verso letto, dove vide Wolf perfettamente
acciambellato tra le lenzuola, vagamente bucherellate.
Alzò il musetto e miagolò verso Brian che lo prese per la collottola e piombò
in soggiorno.
-
Il tuo stupido gatto ha rovinato delle lenzuola molto, molto costose! -
- Cosa? - Ethan si tolse le cuffie - Ehi, non tenere Wolfram così! - Si alzò
prendendolo in braccio - Ma che hai?! Sei acido in una maniera incredibile! -
- Sei tu che non riesci a
tenere a bada il tuo animale! -
- Miao! - soffiò l'interessato, che di orgoglio ne aveva tanto quanto loro due.
Ethan fu lì lì per replicare, ma si morse la lingua. Prima o poi avrebbe avuto
un travaso di bile.
- Sì. - ammise serrando gli occhi ingoiando anche quello - Hai ragione. Ci
starò più attento. -
Brian sbuffò dandogli le spalle, pronto per tornare accanto al letto, ma si
fermò grattandosi la testa, nervoso. Tornò da Ethan.
- Senti Fiocco, io non ce l'ho con te... -
- Non l'avrei mai detto. - Di nuovo si diede dell'idiota per aver parlato senza
pensare. Prima o poi gli sarebbe costata cara quell'impulsività.
- No, non ce l'ho affatto con te. - ribadì Brian massaggiandosi una tempia - E'
che la tua presenza mi rende... Mi inquieta. -
-
Ti inquieta? - ripeté lentamente Ethan alzando un sopracciglio - Se ti agita la
mia presenza qui, per quale motivo mi stai ospitando a casa tua? -
- Perché non riuscivo a scacciare l'immagine di te solo di notte, abbordato da
uno dei tanti individui che detesti. E che detesto anch’io. -
- Tu hai una fervida immaginazione. - Ethan sentì il sangue fluire sul suo
viso. Aveva le guance rosse - La paura per l’avermi accanto c'entra qualcosa
con Justin? Te lo ricordo, e questo ti crea problemi? -
Brian annuì senza parole, in
quel momento non ne aveva la forza psicologica.
- Oh... Beh, se ti può consolare, io non sono Justin. - disse convinto.
- Ah, no di sicuro. - mormorò l'altro, andando a sedersi. Wolf si arrampicò sul
divano, dando una squadrata a quel tipo che gli aveva parlato con arroganza -
E' che... Lui è rimasto qui per un sacco di tempo, ormai mi ero abituato alla
sua presenza, e quando se n'è andato... C'è rimasto un vuoto... -
Parlava come se si stesse riferendo all'appartamento. Ma Ethan si rese conto
che la cosa si spostava su un piano molto più intimo.
Appoggiò i gomiti alla spalliera, accanto a Brian.
- Io non voglio creare nessun problema, né alle tue preziosissime lenzuola, né
al tuo preziosissimo ego. - commentò con calma - Mi troverò un altro posto dove
stare. -
-
Fiocco , non ho detto che voglio sbatterti fuori... -
- Lo so. Posso capire come ti senti, riguardo al vuoto. L'ho avvertito anche io
dopo la sfuriata di Justin quando ha scoperto che lo avevo tradito. E' buffo.
Io l'ho fatto una volta perché gli avevo fatto delle promesse e mi ha mandato a
quel paese. Voi due lo facevate di continuo ma andava bene perché non gli avevi
promesso mari e monti. Per un sacco di tempo la testa... - Alzò le mani
sfiorandosi i capelli fini - Era continuamente piena dei ricordi di Justin e
non facevo altro che vederlo nel mio appartamento... Ma c'eri anche tu. E non
era belle vedervi insieme. -
Brian rimase in silenzio,
guardando fisso davanti a sé, verso la scrivania corredata di computer.
- Sono stato stupido. - ammise Ethan - Tradirlo... Ero davvero un ragazzino. -
Fece una risatina di autocommiserazione - Lui mi piaceva davvero, e io l'ho
trattato di merda. Perché tanto sapevo che non ti avrebbe mai dimenticato. Mi
rodeva, e quindi l'ho fatto solo per ripicca. - spiegò in tutta calma. Ne
parlava come se fossero passate decine di anni, non solo uno e mezzo.
Wolf si adagiò sulle gambe di Brian, decidendo di dargli una seconda
possibilità. Lui lo accarezzò, acquistando un sacco di punti.
- Io però non ero innamorato. - continuò il ragazzo - Mentre tu... Sì? - si
arrischiò a domandare.
- ... Dovevamo sposarci. -
- Suppongo che questa posso prenderla come un sì. Mi dispiace che se ne sia
andato. Se hai deciso di sposarlo non mi viene in mente nulla. Nulla per cui
poteva andarsene. -
Per qualche secondo si sentirono solamente le fusa del gatto, finché Brian non
decise di parlare.
- Perché oltre a scopare volevo fare altro. Volevo... Stare semplicemente con
lui, coccolarlo. Mi bastava dormire insieme. E a Justin non andava bene. Non
ero più Brian. Ma che cosa ne poteva sapere lui, cazzo ? Ero sempre me stesso.
E non si è mai sforzato di capire che mi stavo comportando così perché ci
tenevo. Sembrava volesse solamente il mio cazzo dentro il suo culo. -
- Dio! - Ethan fece una risata liberatoria - Non pensavo fosse davvero un pezzo
di merda simile. -
Brian scosse la testa, scuro
in volto. Ethan si schiarì la gola, forse quell'uscita se la poteva
risparmiare.
- A Justin sono sempre piaciuti gli stronzi. Forse è per quello che è venuto
dritto da me. - sorrise, lanciando un'occhiata al pubblicitario. Riuscì a
strappargli un sorriso, anche se vagamente tirato - E quando ti sei ammorbidito
un po', non gli sei più andato a genio. Beh... Si cambia nella vita, no? -
- Già... - annuì Brian in tono aspro, come se avesse ingoiato un limone intero.
- Però mi sembra di capire che sei tornato lo stronzo che eri un tempo, no? -
Brian si voltò verso di lui, con gli occhi più languidi del solito. Bloccarono
il battito di Ethan per un lunghissimo istante.
- Certe volte è difficile lasciarti le cose alle spalle. - commentò per
risposta, e il ragazzo abbassò la testa, non sapendo cos'altro dire.
- Comunque... Ti ripeto, per
me non è un problema andarmene. Capisco che non ti senti a tuo agio. E poi come
farai quando dovrai ricevere la tua clientela preferita? Davvero, non importa.
Mi ha già colpito che tu mi abbia fatto varcare quella porta di nuovo. - disse
alla fine Ethan, guardando il parquet come se fosse la cosa più interessante e
affascinante del mondo.
Calò di nuovo un silenzio
imbarazzante, interrotto poi da una bassa risata di Brian.
- Tu invece sei cambiato un sacco da allora, a quanto sembra. - commentò. Anche
Ethan sorrise, piuttosto divertito.
- Credo di essere cresciuto. Prima ero una testa di cazzo possessiva che
credeva che il mondo si dovesse inginocchiare ai miei piedi. Adesso sono una
testa di cazzo possessiva, ma che sa che il mondo se ne frega di lui. Anzi, che
cerca di fotterlo ad ogni occasione... -
- Vedila dal lato positivo, ieri notte non è stato male. -
Ethan gli tirò un leggero pugno sulla spalla.
-
Ehi! - Brian finse di lamentarsi - Era un complimento, avrebbe dovuto farti
piacere. -
- Moltissimo! - continuo a sorridere, portandosi un ciuffo dietro l'orecchio - Quindi
vuoi che riprendi la mia borsa, sistemi tutto ed esca dal tuo appartamento? -
- In realtà ora mi basterebbe solo qualcosa che mi riempia la stomaco. Ho
stranamente una grande fame. -
- Lo sapevo. - civettò Ethan altezzoso - Ho lasciato tutto per te. Lo trovi
dentro il forno. -
- Sei una perfetta donnina di casa, Fiocco. - Brian alzò la mano sul viso di
Ethan, sfiorando una guancia, per sistemare anche l'altro tirabaci dietro
l'orecchio - Sei anche freddo, Ian. -
- Forse è il caso che vada a farmi una doccia... Credo. - mormorò ritirandosi
dalla mano di Brian.
- Puoi usarla comodamente. -
Ethan si alzò, prendendo qualcosa dalla valigia e facendo per andare in bagno.
Poco prima di arrivare si voltò e guardò Brian che si stava muovendo per andare
in cucina.
-
Credo che sia stata una buona cosa parlare. -
Brian
annuì trafficando con le stoviglie, senza guardarlo. Ma senza nemmeno
ignorarlo.
Ethan sorrise entrando nella bella doccia spaziosa.
Era piuttosto soddisfatto della giornata.
- Oh, che bello, vuoi vedere che adesso si mettono insieme?! - stava esclamando
Emmett battendo le mani come una foca del circo.
- Oh mamma mia, roba da film dell'orrore. - fu il commentò di Ted prima di
infilarsi una foglia d'insalata in bocca.
- Sarebbero la coppia perfetta, due cecchini, o qualcosa del genere! -
- Cecchini? - ripeté Michael sorpreso - Guarda che non hanno mai ucciso
nessuno! -
- Ma sentito che ne uccide più la lingua della spada? - domandò Emmett - Beh,
con le cattiverie che potrebbero dire ammazzerebbero mezza Pittsburgh. -
- Non dicono cattiverie. -
replicò Michael con un sorriso - Commentano ad alta voce! Comunque penso che le
cose miglioreranno sempre di più, dopo la chiacchierata che hanno fatto. Brian
aveva solo bisogno di un po’ di spinta. E un pizzico di coraggio. -
-
Brian? Di coraggio? - Ted lo squadrò alzando aristocraticamente un sopracciglio
- Lo sai di cos'avrebbe bisogno di Brian? -
- Di una finestra in più nel loft? - La voce di Ethan appena entrato nel locale
s'intromise nel discorso.
- Ciao Fiocco! - lo salutò una Debbie raggiante.
Michael gli fece posto al tavolo, sembrava quasi che si conoscessero da sempre.
Ethan non aveva ancora ben capito che razza di rapporto fosse quello che
intercorreva tra Brian e Michael, qualcosa di più di due fratelli, qualcosa di
meno di due amanti... Qualcosa di strano. Ma profondo.
Michael gli piaceva, aveva un bel sorriso, simpatico, sincero.
Esattamente come sua madre.
- Cosa ti posso portare,
tesoro? - chiese Debbie con il blocco in mano pronta a segnare.
- Mi piacerebbe una fetta di torta al limone. E del caffè. -
- Arrivano subito! - Debbie corse veloce dietro al bancone per prendere dalla
tortiera esposta la fetta più grossa.
Ethan si sentiva lo sguardo puntato addosso. Da Ted e Emmett.
- Posso fare qualcosa per... voi? -
- Come va con Brian? -
domandò all'istante Emmett, con gli occhi spalancati dalla curiosità.
- Emmett, che cavolo! - sbottò Debbie posando sul tavolo le ordinazioni - Fatti
gli affaracci tuoi una buona volta! -
- Lo chiedo solo per dovere di cronaca! - rispose lui angelico.
- Brian è stato molto gentile con me. - disse Ethan in tono pacato - Tutto qui.
Cercherò di ripagarlo coi soldi del mio lavoro. E quando il mio appartamento
sarà stato finalmente liberato da quegli schifosissimi scarafaggi, tornerò là.
- spiegò mettendo lo zucchero nel caffè - Tra noi due non c'è nulla. -
-
Per ora. -
Ethan sbuffò e si rivolse verso Debbie.
-
Non è che sai se c'è qualcosa qui in giro che posso fare per racimolare un po’
di soldi? Mi torneranno utili, per pagare l’affitto con Brian, e anche per la
scuola. -
-
Mi dispiace Fiocco, ma in questi tempi di crisi nessuno vuole nessuno. - Scosse
la testa sconsolata.
- Potresti andare a fare lo spogliarellista. - consigliò Ted.
- Mh, no, non ha il fisico giusto. - commentò Emmett con occhio esperto.
- Lo lasciate mangiare in pace, per la miseria?! - sbottò Michael - Ethan,
posso aiutarti io, potrei dare il tuo nominativo a quello che mi consegna i
fumetti, ogni tanto ha bisogno di un ragazzo per fare le spedizioni. Sarebbe
saltuario, ma meglio di niente. -
- Grazie. - Ethan sorrise - Non sarebbe male. -
- Oppure potresti continuare a suonare per strada, però nudo. - tentò Emmett -
Credimi, funziona! -
Ethan,
inaspettatamente rise.
-
Ne sono sicuro. Con questo freddo poi, attirerei molti benefattori pronti a
lasciarmi tante generose offerte. -
Ripresero a mangiare e finalmente non furono né lui, né Brian il centro
del loro discorso. Riuscì persino a scoprire che Ted e Emmett non erano delle cattive
persone, forse solo tragicamente pettegole. Brian sembrava scegliersi degli
amici interessanti.
All'inizio si era sentito un
po' a disagio nello stare insieme a quella compagnia, in fondo loro erano stati
gli amici di Justin, e anche loro probabilmente avevano dovuto sapere che
lui... l'aveva tradito di punto in bianco.
Però sembravano non volergliene fare una colpa, anzi, sembrava che non
importasse proprio nulla. Lo rassicurava un poco, l'avevano trattato come uno
del gruppo. Anche se la cosa un po' lo spaventava.
Che non diventasse lui il nuovo Justin?
Erano le due quando Emmett e Ted si alzarono per andare al lavoro, e anche
Michael salutò Debbie, avviandosi al negozio. Ethan decise di accompagnarlo.
- Volevo chiederti una cosa,
se non pensi che io sia un ficcanaso. - iniziò Ethan mettendosi le mani in
tasca.
- Chiedi pure! -
- Da quanto vi conoscete tu e... Brian? Sembrate così legati. Sembra quasi che
siate una... Coppia. -
Michael rise e guardò Ethan.
- Non sarai geloso, vero? -
- No, assolutamente! - Fece una smorfia - E' solo curiosità! Vedo che con te si
comporta diversamente dagli altri... Anche se quel giorno della festa ti ha
dato un pugno di fronte a tutti. -
- Già... - Michael scosse la
testa con un leggero sorriso - A me... Il suo rapporto con Justin mi è sempre
sembrato un po'... particolare. E non sopportavo l'idea che l'avesse
piantato... per te. - Lo disse con un po' di remore, quasi fosse scortese da
parte sua dirlo.
- Non volevi che soffrisse, vero? - replicò invece Ethan, non pensandoci
nemmeno.
- Sì. - annui Michael - Lui era davvero innamorato. E Justin... Beh, Justin...
-
- Anche Justin lo era. - affermò il ragazzo, guardando avanti - Ma era anche
molto infantile. - mormorò - Beh, lo ero anch'io, su questo non ci piove. -
-
Anche noi non brilliamo sempre di maturità, te lo assicuro. - sorrise Michael;
quando arrivarono al negozio e aprì la porta - Bene. Se entri, faccio una
telefonata al fornitore così ti spiego cosa dovresti fare nel tuo
pseudo-eventuale-nuovo lavoretto. -
- Grazie... - sorrise piano Ethan, entrando.
.Continua.