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Autore: Marguerite Tyreen    18/03/2011    2 recensioni
Omaggio alle mie lettrici di “Cuimhnì na Eirinn (Ricordi d’Irlanda)”.
Una gita all’Howth Castle, dieci anni dopo. Aisling e il ricordo di una notte d’amore.
Il coraggio di dirsi definitivamente, dolorosamente, addio.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ricordi d'Irlanda'
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 Questa one shot è ambientata un anno dopo la fine di “Cuimhnì na Eirinn (Ricordi d’Irlanda)”, al quale vi rimando, se non l’avete letta. Come missing moment, la notte di cui si parla è quella raccontata nel capitolo XI – parte seconda.  È nata in una malinconica giornata di variabile ed instabile tempo marzolino come ringraziamento a tutte voi per aver seguito la mia storia.
Spero vi piaccia, nient’altro.
Un bacio,
Marguerite
 
 

A Piemme,
per il sostegno, la partecipazione e il tempo dedicatemi
durante la pubblicazione  di “Cuimhnì na Eirinn (Ricordi d’Irlanda)”.

 

  

      
Sentimental Journey
Sentimental Journey
Editor fotografico gratuito

 

  
È strano, assurdamente strano ritornare qui, dopo dieci anni.
Ma ci sono cose che non si possono evitare, cose che credi di poter gestire con la ragione, ma l’amore non è una di quelle. Si torna, semplicemente, come se fosse il cuore a condurti, a riportarti dove sei stata felice, per sopravvivere, per continuare a credere che sì, i ricordi hanno un valore e non possono sprofondare nell’abisso dell’oblio.
Si torna. Tutto torna, Liam.
La primavera è tornata su Dublino. Io, ancora una volta, all’Howth Castle.
La strada è sempre la stessa, sterrata e bianca. La percorro a piedi, questa volta, come volessi ritrovare ogni miglio, ogni sasso che abbiamo calpestato assieme.
Ti sento, vivo e presente, qui più che in qualsiasi altro posto. Lo so che sembra strano, dopotutto non vi siamo venuti che quattro o cinque volte. Ma ogni volta è stata una tappa importante, oserei dire fondamentale, della nostra vita.
C’è ancora il maneggio, sai? Sento in distanza i cavalli che nitriscono ed io, come allora, ne ho paura. Non oserei cavalcare da sola per nessuna ragione, senza di te.
A dire il vero, per lungo tempo, in questi mesi, ho creduto che non avrei potuto più fare nulla senza di te. Eppoi ti accorgi, nonostante tutto, che la vita va avanti, anche se non vuoi.
Ti accorgi che il mondo continua, inesorabile, la sua corsa verso il nulla o verso l’avvenire, che tu ci sia oppure no . E che tu stessa stai andando avanti anche senza l’uomo che hai amato.
Ed è, se possibile, ancora più atroce. Atroce perché capisci che niente è indispensabile, che qualunque vuoto si può colmare.
Non so dartene spiegazione: forse è quell’orribile istinto che qualcuno chiama sopravvivenza. Mi chiedo se davvero esista, questo istinto, dato che mi rendo conto, sempre più spesso, che siamo votati piuttosto alla nostra distruzione. Come è possibile conciliare davvero queste forze?
Non lo so e, a dire il vero, nemmeno m’importa.
Mi rifiuto di credere che niente sia indispensabile alla vita. Qualcosa deve pur esserci: qualcosa che demarchi la labile e sottile distanza che passa tra il vivere e l’esistere.
Ho ragione di credere che siano i ricordi, questo confine. I ricordi, una massa informe di complicazioni che non ho mai capito come gestire.
Vorrei, come vorrei, a volte, cancellarli, gettarli a mare come una zavorra inutile. Conservare solo i dagherrotipi di momenti felici. O, talvolta, nemmeno quelli.
Poi senza di essi, so perfettamente che non sarei quella che sono adesso, che continuerei a dibattermi in questo grigiore senza nemmeno un punto di luce dietro o davanti da me.
Per questo sono qui, oggi. È passato quasi un anno da quando quella lettera mi ha detto, crudele e amarissima, che non ci sei più.
E mi manchi, oggi come allora. Mi manchi, ogni giorno, ogni minuto in cui penso a come la nostra vita sarebbe potuta essere diversa, se fossimo rimasti assieme, se avessimo continuato ad intrecciare i nostri destini come lasciavamo che si intrecciassero le nostre mani dopo aver fatto l’amore.
Sembrava che tutto fosse perfetto, in quel momento, che ogni cosa potesse trovare il suo posto nel mondo, allo stesso modo in cui sembrava che avessimo trovato noi il nostro posto e il nostro scopo.
Il mio posto era tra le tue braccia. Avrei dovuto capirlo, ma è tardi rimpiangerlo adesso.
La mia felicità è stata tra le tue braccia. Non vi è più stato altro amore e altra felicità dopo di te e più non ve ne sarà.
Ringrazio la sorte per avermi permesso di capirlo, anche se tardi. E di avermi concesso l’opportunità di averti avuto, anche se per poco.
Mi manchi. Non con la devastante violenza di un tempo. Mi manchi dolcemente, malinconicamente, con struggimento.
Mi manchi anche ora, mentre scosto con la mano le fronde di quest’albero.
L’albero, il salice, che abbiamo eletto a nostro coi nostri baci.
Ricordi? Mi afferravi ai fianchi, dopo una corsa nei prati, e cominciavi a baciarmi. Nessuno mi ha mai più baciata a quel modo, con quella passione, con quell’amore, Liam.
Sentivo il tuo respiro lievemente affannato, sulle mie labbra, prima che incontrassero le tue.
Sussurravi parole dolci e mi sorprendevo per come sapessi dare sempre linfa nuova a frasi antiche come il tempo. Anche un semplice t’amo assumeva un significato diverso, che per me non ha più avuto. Nemmeno amare Erin è stato lo stesso.
Credo davvero che questo claddagh da cui non smetto di separarmi racchiuda in se tutto il senso di una vita. La lealtà, l’amicizia e l’amore.
Avevamo tutto. Poi, all’improvviso più nulla.
E non so dirti se la colpa è stata nostra o del destino. O dell’età matura che, con le sue disillusioni, ha spazzato via in un colpo la purezza della nostra gioventù.
Sono invecchiata, male e troppo in fretta. Come quest’albero, che non credevo di ritrovare sempre più giallo e sempre più stanco.
Sentivo il mio seno sbattere lieve contro il tuo petto, ad ogni nostro respiro. O quasi trattenevo il respiro per restare a guardarti, a guardare i tuoi occhi, a smarrirmi in essi e nei mille sentimenti nelle mille emozioni che riuscivo a leggervi.
Non era difficile capirti, Liam. A differenza del mio carattere, il tuo animo di poeta è sempre stato un libro aperto per me.
E non ho mai dubitato dei tuoi sentimenti, nemmeno quando sembrava piuttosto la nostra passione a guidarci. Perché ci sono stati momenti di passione.
Quel giorno, eravamo appena tornati proprio da qui, dall’Howth Castle, su una vecchia carrozza pubblica sferragliante, perché Shannon non ci aveva accompagnati. È stata l’unica volta che siamo venuti qua da soli. Ebbene, quel giorno, nello scortarmi alla porta di casa, non siamo riusciti a separarci. Le mie labbra erano incatenate alle tue, mi sentivo vicina a te, come mai lo ero stata. Ti volevo, Liam. Ti volevo con tutta me stessa. Come mai ho desiderato nessun altro, nemmeno Shannon, per quanto sia stata la mia passione più grande e più istintiva.
Ma volevo stringerti, Liam, volevo che capissi che ti amavo. Volevo dirtelo, quella sera, che avevo scelto te, per il resto dei miei giorni. Ma non abbiamo potuto. E non ha nessun senso ricordarsene adesso. Voglio ricordare solamente quella notte.
Quella notte ti ho amato, con ogni fibra del mio essere.
- Aisling – mi hai detto sulla soglia e la tua voce tremava, come sempre, quando volevi fare all’amore – Aisling – e non sopportavi l’idea di lasciarmi andar via.
Chiusi la porta alle tue spalle. In casa non c’era nessuno.
Sentivo le tue mani muoversi sulle mie spalle, sulla mia schiena, impigliarsi nei capelli.
E le tue labbra, sul mio viso. Piccoli baci dolcissimi sulle gote, sulla linea del collo. Sorridevo appena nel vederti sempre così teneramente impacciato, anche dopo mesi. Sempre così timoroso di rovinare tutto. Sono sempre stata io a guidarti, anche quella volta.
Potevo ascoltare il battito del tuo cuore sotto le mie mani, insinuandole sotto la tua giacca.
Fremevi appena ad ogni bacio. Perché ti ho baciato e tanto quella sera. Ti ho coperto di carezze come avessi saputo che dopo, non ci sarebbe più stato modo di farlo. Ti ho baciato le mani, le tue belle mani. E ti avrei baciato a costo della vita, amore mio. Fino a morire sulla tua bocca, sulla tua pelle. Oh, sì, sarebbe stato il momento giusto per morire e non vedere il seguito. O il momento giusto per vivere.
Eri così bello, Liam. Così caro.
Sono davvero riuscita a perdere la ragione, la lucidità, ad abbandonarmi ai sensi, alle tue dita sottili.
Sono riuscita a naufragare in te, nel mare dei tuoi occhi, a smarrire ogni razionalità. Quella razionalità che ci ha poi condotto alla distruzione.
Sono scivolata nel sonno, accanto a te, sul tuo petto, cullata dal tuo respiro. Siamo stati felici, quella notte. Io spero solo che ti sia bastato per comprendere che ti amavo. Che non era lussuria quella che mi legava a te, che non volevo approfittare dei tuoi sentimenti. Che se ti tenevo stretto al mio corpo era per non lasciarti andare, solo per non lasciarti andare. Che avevo paura di non vederti tornare da quell’assalto, che avrei dato la mia vita per non vederti partire all’alba.
Hai sussurrato il mio nome, alla fine, prima che ci addormentassimo, soffiandomelo appena sulle labbra.
Aisling, mi hai detto. Ti amo, Aisling.
 
- Aisling.
Mi volto. Un’esplosione nel cuore, all’improvviso. Quel nome, pronunciato nel silenzio, nel verde e nella solitudine dell’Howth Castle.
Tu, Dio mio, non è possibile. Non qui, non tu.
- Liam… Liam, tu…
La punta delle tue dita sulle mie labbra, per farmi tacere, dolcemente. Hai lo sguardo di sempre, quello che ho atteso per dieci anni.
- Come sei bella, Aisling, come allora. Hai tagliato i capelli. – passi la mano tra la mia pettinatura e il viso. La trattengo solo un istante per baciarla.
- Liam, mi dispiace. Mi dispiace tanto. – le lacrime scorrono sul mio viso e non c’è nulla che possa o voglia fare per fermarle. Ti prendo entrambe le mani nelle mie e le bacio, le bacio a lungo. Ho atteso questo momento per troppo tempo.
- Non piangere, Aisling. Sorridimi, invece, come facevi allora.
Non ho la forza per sorriderti e tendo le labbra inutilmente.
- Ti amo, Liam. Voglio che tu lo sappia. Ti amo, ti ho sempre amato. E ho pregato, pregato con ogni mia energia, con tutta la mia convinzione, per avere l’occasione, l’ultima, per dirtelo. Ti ho amato.
Sorridi di nuovo: - Lo so, Aisling. L’ho sempre saputo. E non ho mai rimpianto, rinnegato o maledetto quello che ci ha uniti. Non hai colpe, Aisling. Sono io che, invece… oh, non odiarmi, te ne prego.
- Odiarti? Io ti amo, Liam. E adesso cosa faccio, senza di te?
- Vivi. Per noi, per te, per nostra figlia. È meravigliosa, nostra figlia.
Annuisco, senza riuscire ad aggiungere nulla. È la pace dentro di me, finalmente. La pace di sapere che tu te ne sei andato con la consapevolezza che non mi hai mai perduta.
- Sono venuto a dirti addio. Slán leat go deo, a ghrá. *
Mi baci, per l’ultima volta. Mi stringo forte al tuo corpo, come quella notte.
- Lasciami andare, ora. È tempo che vada. Ma tu resta e vivi, amore mio. Vivi.
Eppoi più nulla.
 
Qualcosa di umido sul mio viso. Gocce di pioggia, fredde, insistenti.
Mi sveglio sull’erba del parco che circonda l’Howth Castle. Ti ho sognato, Liam. Ho sognato di noi, dopo anni che non mi accadeva. Eppure, tutto era sembrato così vero, così reale.
No, non è pioggia quella sul mio viso. Sono lacrime, quelle lacrime. Ed il sapore del tuo bacio sulle mie labbra, il ricordo del tuo profumo, sempre lo stesso.
E quel senso di pace. Come quando si torna a respirare, finalmente. Si torna a vivere.
Vivi. La tua voce risuona ancora limpida nella mia mente. Lasciami andare e vivi.
Ti lascio andare, Liam. Ma anche tu vivi, nel mio cuore, in questi luoghi.
Torno all’auto, prima che cominci a diluviare.
La strada bianca mi porta lontano dall’Howth Castle, da questo nostro ultimo, meraviglioso, incredibile incontro.
Voglio credere che tu sapessi, Liam. Voglio crederlo. E lasciarti andare, come è giusto che sia, e tornare a vivere per Saòirse. Se solo tu potessi sentire la mia emozione, ora, la mia sensazione, come un peso scaricato dopo troppo tempo sotto questa pioggia dublinese.
Vai in pace, Liam Murray. Io continuerò a sentirti, qui, nei miei ricordi e a conservare memoria di quei giorni. Ma dovrà essere una dolce malinconia, altrimenti non potrei vivere.
C’è qualcosa che determina il confine sottile tra vivere ed esistere. Sono i ricordi. E il nostro amore.
Ti lascio andare, mia ultima meta di questo viaggio sentimentale, mio amore, mio tutto. Ti lascio andare e tengo stretto a me solo il nostro affetto. Quello, solo quello, per sempre, per vivere.
Slán leat go deo, a ghrá.

 

 
* Gaelico. trad. “ Addio per sempre, amore mio”

   
 
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