“Hail
horrors, hail infernal world!”
“Allora è vero, è vero che andremo tutti a morire?
Di incubi, ritorni e addii ne siamo tutti empi; al punto,
che il mio ventre ne sta per scoppiare.
I becchini allora, dalla loro crisalide di marmo bianco e freddo si
libereranno,
e cantando ninna-nanne, in vasche di fuoco
ricaveranno corpi d’ebano, della giusta misura.”
Il respiro squassava le risa.
Nel ventre gonfio di riti sarcofagi e lotte intestine, gli
organi nuovi, ricuciti e lucidati già combattevano per vedere la luce: ma uno
sottile strato di pelle, ancora li fermava.
“ Siano divelti muscoli ed ossa dal corpo, che poco
interessano il divino! E la carne, la carne lasciatela pure a marcire: tornerà
da dove è venuta, dal ventre delle bestie!”
Giovani studenti di medicina, da tali dinamiche confusi,
seguivano la processione un poco distratti – ma ciò era poco importante, poiché
nitide sul terreno le orme dei professori seguivano, impronte, che avevano da
tempo perso la loro ombra.
Le nuove reclute allora, ripercorrendo i vuoti passi di
Angeliprofessorimagnanimi che la terra baciavano, lenti in marcia dei loro
nuovi corpi e luridi camici facevano sfoggio, in silenzio, tentando di
arrestare la caduta degli occhi che, ghiacciati, stridevano e si facevano
pesanti.
( ma non erano gli
occhi ma il cuore, il cuore che pesante, tutto il corpo sul suo capriccio
smuoveva, in singulti di strazio – il cuore!)
Il cuore scendeva sulla terra.
“Il sapore dello Stige mi riempiva la bocca.”
E se mai questo silenzio cadde, cadde davvero in profondi ed
oscuri luoghi, laddove occhi, luce ed intelletto di certo non potevano né
raggiungerlo né salvarlo, questo povero silenzio.
Allora le costole diedero il via ad una ben strana
orchestra, dove sassi parevano essere lanciati nel corpo per dargli ritmo e
movimento; gli aspri schiocchi delle ossa rotte erano piatti improvvisati che
davano importanza ed energia al pezzo, e la carne e i muscoli lacerati erano un
accompagnamento davvero niente male. Ma il meglio, l’ottimo ed il vanto di
questa improvvisata orchestra era di certo la parte melodica, il virtuosismo
delle urla del dolore più atroce, la pulizia catartica dei lunghi lamenti
vibrati e l’allegro pizzicato dei singhiozzi, irrefrenabili, implacabili,
impotenti.
E fu con un ultimo, maestoso pezzo che l’orchestra finì, in
levare e nell’apogeo della musica-
Ed avreste dovuto
vedere il pubblico miei signori,
il pubblico, quale
giubilio!
Saltarono tutti in
piedi battendo le mani ed urlando,
e il sangue schizzò
dappertutto!