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Autore: Saruwatari_Asuka    19/03/2011    6 recensioni
Eustass Kidd era irritato. Lui e Killer erano compagni da quasi tre mesi e lui ancora non aveva avuto modo di vederlo in viso. Questo non stava né in cielo né in terra. Se erano capitano e vice, allora dovevano anche fidarsi l'uno dell'altro. Ma se Killer non si toglieva quella maledetta maschera voleva dire che quella fiducia non c'era.
Non che a lui interessassero certe cose, credeva solo ad una cosa: doveva poter affidare al suo vice la sua vita se necessario, essere certo che gli coprisse le spalle in combattimento come avrebbe fatto lui, e così non potevano certamente andare avanti.
[Killer; Eustass Kidd]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eustass Kidd, Supernova
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Maschera

 

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Le onde s'infrangevano contro la prua della nave, solenni.
Il rumore gli arrivava attutito alle sue orecchie stanche, forse troppo perso nei suoi pensieri.
Non si mosse nemmeno quando sentì un rumore alle sue spalle. Erano al largo, e l'unico che sulla loro nave aveva il coraggio di avvicinarlo era Kidd. E non avrebbe mai interrotto i suoi pensieri, perché nessuno lì aveva voglia di sprecare parole inutili.
Kidd si sedette alle sue spalle, e osservò la sua lunga chioma bionda mossa dal vento.
Evidentemente stava aspettando solo un suo segno d'attenzioni. Non era nemmeno tipo di parlare a vanvera, Kidd.
A meno che non doveva insultarti, ovvio. Ma a quel punto sarebbe stato più per se stesso che per altro.
Lo conosceva da poco, ma questo l'aveva capito. Era un tipo istintivo ed irascibile, a differenza di lui che era calmo e pacato. Però avevano la medesima passione per la violenza e la stessa voglia di fare a pezzi la gente, per questo aveva finito per seguirlo decidendo di diventare il suo secondo.
Forse che erano agli antipodi in quasi tutto, ma erano anche maledettamente simili e questo non poteva negarlo.
Anche perché, se fosse stato diversamente, non avrebbe mai abbassato il capo davanti a nessuno, lui. Eustass Kidd era un'eccezione. L'unica eccezione, perché quando sarebbero arrivati alla Grand Line aveva tutte le intenzioni di non risparmiarsi nessuno. Avrebbe fatto un massacro di chiunque avrebbe osato parargli la strada, a lui e al suo Capitano.
Mai detto che uno come Killer permettesse a chicchessia di mettergli i piedi in testa, nemmeno Kidd aveva quest'onore.
-"Killer"- si sentì chiamare, e si girò allora verso il rosso nonostante non avesse affatto voglia di parlare.
-"Neanche oggi hai pranzato con noi"- fece notare l'altro, ma con aria quasi annoiata e monocorde. Era un'affermazione, ma era sott'intesa la relativa domanda. Solo che Kidd sapeva essere schietto quanto orgoglioso e sicuramente certe cose non le poteva dire in faccia nonostante alla fine fossero ben intendibili anche senza le parole.
Come in quel momento.
Gli aveva fatto notare che non pranzava mai con loro, ma in realtà gli stava chiedendo perché non lo facesse e che intenzioni aveva.
E si conoscevano da meno di quattro mesi. La loro affinità quasi lo spaventava, pensare che Kidd non poteva nemmeno guardarlo negli occhi a causa della maschera.
Beh, non che ce ne fosse bisogno.
Come non c'era bisogno di rispondere, dopotutto. Era logico che non potesse mangiare con loro perché per farlo avrebbe dovuto togliere il casco, e lui non aveva nessuna intenzione di farlo davanti ad altri. Di conseguenza mangiava nella sua cabina, quando era sicuro di essere solo.
Nemmeno Kidd l'aveva mai visto in volto, per quanto spesso gli avesse chiesto di toglierla almeno davanti a lui. Ordinato, era il termine adatto.
-"Sei il mio capitano e eseguirò ogni tuo ordine necessario. Questo non lo è, e non ho la benché minima voglia di eseguirlo. Di conseguenza, scusami, ma devo controllare il timone"- gli aveva risposto, più o meno. Con voce gelida e tagliente. E forse Eustass aveva capito che non era il caso di costringerlo a togliere il casco, perché non glielo aveva più chiesto.
Ora glielo aveva fatto di nuovo presente, il problema era che non aveva la minima intenzione di rispondere a questo nuovo ordine celato.
Togliti la maschera e vieni a mangiare con noi.
No, grazie.
Aveva una reputazione da proteggere. Beh, una reputazione che non si era ancora fatto, ma era solo questione di tempo.
Sapeva anche che Eustass probabilmente era solo curioso, e quindi voleva solo vedere cosa c'era sotto, ma non aveva intenzione di dargli la soddisfazione.
E non era certo tipo da farsi beccare in flagrante durante la notte. Le sue fide lame erano sempre con lui anche per questo. Qualcuno, anche Kidd stesso, avrebbe solo dovuto provarci, poi lui si sarebbe divertito a farlo a fettine.
-"Come al solito, Kidd"- rispose -"Non cambierò idea, lo sai"- e con quello era certo che il discorso sarebbe caduto lì.
Kidd lo sapeva, aveva dovuto imparare a conoscerlo e a saperlo prendere per convincerlo a diventare membro della sua ciurma -il primo, a ben pensarci-, e sapeva che quando prendeva una decisione era difficile che tornasse indietro.
E lui erano anni che aveva preso quella decisione, e non aveva intenzione di cambiarla.

...Però quel giorno qualcosa pareva essere contro di lui.
Un gigantesco mostro marino per la precisione.
Beh, quello potevano anche considerarlo un indizio importante: si stavano avvicinando alla Grand Line. Certo, era un indizio fastidiosamente gigantesco e pericoloso, ma tale rimaneva.
Killer si allontanò dalla sua postazione con un agile balzo all'indietro e atterrò esattamente al fianco destro di Kidd. Estrasse le lame e le impugnò saldamente nello stesso istante in cui Eustass creava una mano gigantesca con tutto il ferrame che riusciva a racimolare.
Saltò in avanti e colpì il mostro su quella che, a prima visto, doveva essere il relativo della fronte, o qualcosa di simile. Ovviamente, il colpo andò a segno, peccato che il mostro -una piovra? Un polpo? Forse un calamaro, non lo sapeva- lo scacciò con fastidio emettendo un verso acuto di dolore. Il tentacolo, o quel che era, lo colpì, senza che potesse evitarlo, fermo com'era a mezz'aria, all'addome, scagliandolo indietro. Per poco non cadde in acqua, ma riuscì ad attaccarsi al bordo della nave con la lama e a tirarsi su.
Eustass, intanto, aveva creato un 'pugno di ferro' abbastanza grande, a suo dire. Ghignò apertamente -"Repel"- affermò, e l'arma finì contro il mostro, che gracchiò di nuovo e si fece indietro.
-"Se credi che ti permetterò di distruggere la mia nave, ti sbagli di grosso, bastardo"- Esclamò con enfasi, e il ghignò si allargò ancora di più.
Quello, ovviamente, non lo ascoltò. Anzi, probabilmente i colpi subiti l'avevano irritato perché quando tornò all'attacco si mostrò più violento che in precedenza. Lo schivarono entrambi senza problemi, poi Killer partì nuovamente all'attaccò, deciso. Sicuramente non si sarebbe fatto battere da una creatura del mare qualsiasi. Altrimenti cosa avrebbero fatto una volta entrati nella Rotta Maggiore?
Lo colpì con un calcio e poi, una volta riuscito a mantenere l'equilibrio sulla sua testa, fece in modo che le lame, che avevano preso a ruotare, lo colpissero lì formando una X. Kidd nel frattempo l'aveva colpito in basso con un altro Repel, senza però pensare che quel gesto avrebbe potuto mettere nei guai il compagno. Il suo unico pensiero era quello di proteggere la nave, al momento, ma quando vide il mostro scattare in avanti e far cadere Killer all'indietro se ne pentì. Solo un secondo, però, perché fu costretto subito a concentrarsi sulla battaglia.
La piovra stava puntando contro di lui, probabilmente furiosa, e Kidd si mosse di conseguenza, usando il suo potere magnetico per attirare a sé quante più lame possibili e colpirlo.
Killer, dopo essersi rialzato, fece altrettanto, e quella volta il mostro marino si ritirò, ferito e sconfitto, con la coda fra le gambe.
Kidd si rivolse allora al suo secondo, che stava riponendo le lame ai lati dei pantaloni.
Per un po' lo guardò in silenzio, prima di parlare.
-"Sei ferito"- gli disse semplicemente.
Killer si portò una mano sul collo. Doveva aver battuto la testa nella caduta, nonostante il casco, o non si sarebbe spiegato il sangue che gli bagnava il collo e che poteva venire solo da lì.
Non si era mai ferito al viso prima dall'ora, da quando era insieme a Kidd.
Controllarsi significava anche togliere la maschera.
-"Sto bene, è solo un graffio"- affermò quindi, tornando sottocoperta. Kidd lo seguì con gli occhi, finché non sparì dalla sua vista.

La lama luccicò sinistra, incandescente, rossa come il fuoco da cui era stata appena estratta.
Il bambino spalancò gli occhi terrorizzato e per istinto portò le manine sul viso, per proteggersi.
-"Papà"- singhiozzò il biondo, spaventato dal sorriso che deformava i lineamenti forti del padre.
La lama scintillò ancora, sempre più vicina al suo viso.
-"Papà"- ripeté, ma l'uomo sembrava non ascoltarlo.
La lama si avvicinò, incandescente.
Gli occhi azzurri del bambino si spalancarono maggiormente.
Appena il tempo di aprire la bocca, in un urlo muto e disperato.
Forse per chiamare nuovamente il padre.
Poi il dolore lancinante, bruciante, insopportabile all'occhio sinistro.

Urlò, alzandosi di soprassalto e ritrovandosi sudato fra le coperte della sua brandina.
Ancora ansimante, si portò una mano sull'occhio sinistro, quello stesso occhio che ormai aveva perso la lucentezza e che appariva come uno specchio di ghiaccio.
Si rimise nuovamente sdraiato, coprendo gli occhi azzurri con l'avambraccio.
Era tanto che non faceva più un incubo su quello che successe quel giorno, troppo.
Da quando aveva incontrato Kidd però era stato diverso.
Forse perché il suo ostinato capitano gli ricordava ogni giorno della presenza di quella maschera bianco-azzurra che gli copriva il volto, e di conseguenza di quello che c'era sotto di essa.
Un incubo.
Il suo, per la precisione. Quello della sua vita.
Ricordava a malapena quello che era successo, erano solo ricordi sfusi.
Quello che invece non avrebbe mai potuto dimenticare era il momento in cui aveva afferrato lo stesso coltello con cui il padre l'aveva ferito e gliel'aveva piantato dritto nel cuore.
Lo ricordava molto bene.
In quell'occasione aveva scoperto che uccidere una persona, e non uno degli animali della foresta nella quale si allenava per diventare più forte o un moribondo, era ben diverso, era ben più appagante, più eccitante.
Oh, e lui non aveva mai avuto troppa esitazione nell'uccidere qualcuno, nemmeno i suoi stessi genitori.
Forse era per quello che il padre lo voleva morto.
Anni prima -quanti ne aveva avuto lui? Otto, forse- quando un pirata aveva attaccato lui e la madre mentre tornavano dal mercato del paese, lui aveva ucciso la madre. Ma l'aveva fatto solo perché la ferita che il pirata le aveva inferto per derubarla la stava facendo soffrire, ed era meglio abbatterla, pensava. Così aveva preso il coltello del pirata e gliel'aveva affondato nella pancia, dove il suo piccolo fratellino sarebbe rimasto per sempre.
E adesso lui stesso era un pirata.
Che amaro scherzo del destino.
Pensare che lo era diventato solo perché Kidd l'aveva battuto in combattimento, a causa del suo bizzarro potere, e aveva deciso che sarebbe dovuto diventare per forza il suo secondo, altrimenti l'avrebbe ucciso. Non che lui ne avesse paura, ma avevano fatto una scommessa e lui l'aveva persa. E come uomo d'onore, doveva mantenere la parola data.
Non che odiasse i pirati, dopotutto.
Era stato un pirata a portarlo ad essere quello che era ora, e che un giorno tutti avrebbero conosciuto, no?
Qualcuno bussò alla porta, disturbando i suoi pensieri. Si alzò a sedere e afferrò con uno scatto il casco, limitandosi ancora a tenerlo fra le mani.
-"Killer, lo so che sei sveglio"- quello voce perentoria poteva essere solo di Kidd, quasi come se gli stesse ordinando di aprire la porta.
Indossò la maschera e scese dalla brandina. Era fortunato ad avere una cabina per sé, anche se aveva dovuto lottare per ottenerla.
Aprì la porta e si trovò davanti il suo capitano, stranamente truccato e con i capelli ingellati nonostante l'ora tarda.
-"Sì, Kidd?"-
L'altro non rispose subito, mostrandosi altamente scocciato -"Hai urlato. Non ti dirò che mezza nave sta dormendo e che devi portare rispetto perché non me ne frega un cazzo. Ma visto che insisti per fare tutto per conto tuo, almeno evita di rompermi le palle, il che implica anche l'avermi svegliato"- rispose glaciale.
Era assurdo. L'ennesima frecciatina alla sua maschera. Pensare che anche Kidd ne aveva una, altrimenti non si sarebbe sistemato a festa solo per venirgli a dire di non disturbarlo, giusto?
-"Certo, non succederà più"- si limitò quindi a dire, prima di apprestarsi a chiudere la porta. Ma Eustass non sembrava dello stesso avviso, purtroppo per lui. Fermò la porta con una mano sola e lo guardò con uno sguardo di pura ira.
Killer rimase immobile, indifferente, chiedendosi solo vagamente perché adesso si mostrasse così tanto arrabbiato.
-"Qual è il tuo problema, Killer?"- il biondo sobbalzò, colto di sorpresa.
-"Non ho problemi, capitano, sei tu ad averne"- rispose, con lo stesso tono distaccato.
Perché dovevano fare simili discorsi alle quattro di mattina? Aveva appena fatto un incubo, era ferito, stanco e aveva sonno. E l'unica cosa che chiedeva era di essere lasciato in pace.
-"Sì"- affermò il rosso -"Con la tua maschera"-
Eustass Kidd era irritato. Lui e Killer erano compagni da quasi tre mesi e lui ancora non aveva avuto modo di vederlo in viso. Questo non stava né in cielo né in terra. Se erano capitano e vice, allora dovevano anche fidarsi l'uno dell'altro. Ma se Killer non si toglieva quella maledetta maschera voleva dire che quella fiducia non c'era.
Non che a lui interessassero certe cose, credeva solo ad una cosa: doveva poter affidare al suo vice la sua vita se necessario, essere certo che gli coprisse le spalle in combattimento come avrebbe fatto lui, e così non potevano certamente andare avanti.
-"Toglila"- gli ordinò.
Killer si irrigidì e fece un passo indietro. Odiava indietreggiare davanti al nemico, ma che poteva fare con il suo capitano? E le sue lame erano rimaste accanto al letto.
-"Kidd, abbiamo già fatto questo discorso"-
-"Devo accertarmi che tu non sia ferito gravemente, visto che non vuoi andare dal medico. Non me ne frega un cazzo del tuo incubo"- ringhiò.
-"Sto bene, se è questo. Non ho bisogno di un medico, era un graf-"-
-"Killer. Togliti. La. Maschera"- ripeté, e il biondo indietreggiò nuovamente. E Kidd ebbe quasi la tentazione di ritirare le sue parole e andarsene, perché non aveva mai visto Killer così teso e, forse, spaventato. E non poteva vederlo nemmeno in faccia.
-"Si può sapere perché non vuoi mostrarti nemmeno a me? Sono il tuo capitano, dovresti fidarti, altrimenti non si va da nessuna parte e giuro che ti mollo alla prossima isola e mi trovo un altro vice"-
Killer si morse il labbro da dietro la maschera e strinse i pugni. Sapeva che Kidd aveva ragione, nonostante questo, però, non poteva accontentarlo. Non poteva. Non che avesse paura del suo giudizio solo che...era difficile.
Kidd dal canto suo sembrava star per perdere le staffe, e Killer non era certo di capirne totalmente le ragioni.
-"E allora perché non ti mostri anche tu a me?"- a quel punto poteva solo giocare d'astuzia e cercare di fargli cambiare idea.
-"Io non porto una maschera"-
-"Quel trucco per te è come se lo fosse. Non ti ho mai visto senza. Ti sei sistemato persino per venire qui alle quattro di notte"-
Kidd lo fissò sbalordito, poi ghignò apertamente.
-"Ah, è quello il problema?"- fece, sprezzante, poi si chiuse in bagno.
Amari estremi...
Quando ne uscì, due minuti dopo, non solo era totalmente struccato, ma anche i capelli erano liberi dal gel, lasciati ricadere morbidi sulle spalle, rossi come con mai. Gli occhialoni da aviatore ancora attaccati al collo comunque, sempre presenti.
-"Allora?"- chiese di rimando, mentre quel ghigno malefico che gli metteva i brividi si allargava sempre di più, quasi a spaccargli a metà il volto.
Killer tremò appena. Che fare?
Kidd, però, si era scoperto. Forse anche lui...
-"Guarda che non me ne frega un cazzo di quello che c'è sotto. Ti ho scelto perché sei forte, punto. Datti una mossa, non ho tutta la notte"-
Sgranò gli occhi sotto la maschera che sempre indossava e che adesso, forse, per la prima volta dopo anni, avrebbe tolto di fronte a qualcuno.
-"Smetti di ridere. Odio il tuo sorriso, Kira. Smetti di chiamarmi. Ti piace sorridere? Le somigli quando sorridi, bambino mio"-
Perché? Perché adesso la voce del padre gli rimbombava nella testa? Perché adesso rivedeva quel ricordo davanti a sé anche ad occhi aperti?
Le mani tremavano mentre si avvicinavano allo scatto che chiudeva la maschera.
Tanto, ormai, cercare scuse non serviva a nulla. Quando Kidd si metteva in testa qualcosa non cambiava idea facilmente. Come lui d'altronde. Era difficile che cambiassero idea in generale.
-"Le somigli troppo, smetti. PIANTALA DI SORRIDERE! Non voglio più vederlo, quel sorriso. Tu me l'hai portata via, bambino. Mi hai portato via anche il suo sorriso, ora non lo voglio più vedere!"-
Lentamente -una lentezza disarmante, tanto che Kidd ebbe la tentazione di strappargliela di mano e farla finita, perché aveva sonno e voleva andare a dormire una volta per tutte, ma poi si rese conto che doveva aspettare i tempo dell'altro e così fece- la maschera cadde a terra, rimbombando nel silenzio della stanza.
Ma lui non stava sorridendo, non stava sorridendo. Voleva piangere, ma l'occhio gli faceva troppo male. Perché suo padre era così spaventoso? Perché il coltello si stava avvicinando alle sue labbra? No, no! Lui non avrebbe più riso, più, non gli piaceva nemmeno ridere, ma basta.
Ti prego, basta.
Kidd sgranò gli occhi per un secondo e mezzo circa, mentre le sopracciglia rasate s'alzavano fin quasi all'attaccatura dei capelli.
Perché doveva fargli questo, perché doveva imprimergli per sempre quel sorriso se lo odiava? Lui non voleva sorridere, lo detestava!
-"Sì, Kira, sta fermo. Così potrai sorridere senza somigliare mai più alla mia amata. Devi fare semplicemente così, non è difficile"-
Killer aveva un bel viso, in definitiva. Per quanto ne capiva lui, perlomeno. Però forse capiva perché lo nascondeva. Anche se lui quelle cicatrici le avrebbe esposte come un trofeo. Ma non sapeva cosa o chi gliele aveva procurate, dopotutto.
Poi non aveva più potuto nemmeno gridare, perché il dolore era troppo forte anche solo per aprire la bocca. E non trattenne più le lacrime, anche se l'occhio sinistro doleva e la ferita su quello destro, causata da quel pirata anni prima, pizzicava nuovamente, come se qualcosa l'avesse risvegliata.
Ma non poteva morire, non voleva morire!
Allora aveva afferrato il coltello con le mani nude prima che questi lo colpisse di nuovo al viso e con la forza della disperazione l'aveva tolto dalle mani del genitore e glielo aveva puntato alla gola spingendolo ad allontanarsi. E quando lui lo fece, guardandolo con odio e pazzia, il biondo gli saltò addosso e affondò il coltello al petto del padre, fino al manico, con tutta la poca forza che gli rimaneva.
Mentre piangeva lacrime di sangue.
Quelle che attirarono maggiormente la sua attenzione furono quelle ai lati delle labbra. Ne aveva una sull'occhio destro, ma sapeva per bocca del biondo che gli era stata procurata dal pirata che l'aveva spinto a desiderare di diventare sempre più forte e a cui doveva, in un certo qual modo, quello che aveva adesso. Persino quella sull'occhio sinistro aveva un qualcosa di strano. Un misto fra una ferita d'arma da taglio e una bruciatura, che gli prendeva dall'occhio sinistro, cieco, sino alla fronte.
Ma quelle ai lati della bocca erano sicuramente le più interessanti. Disegnavano come un sorriso su quel viso che di ilare non aveva assolutamente nulla.
Era inquietante, si. Quel sorriso indelebile era inquietante.
Ma Kidd si sentiva stranamente fiero in quel momento. E non solo perché il compagno si era finalmente deciso a smascherarsi almeno davanti a lui e a dimostrargli, di conseguenza -dopo aver imparato a conoscerlo-, tutta la sua fiducia.
Sarà pure che lui era Eustass Kidd, ma certe cose sapeva apprezzarle anche lui.
Annuì, quindi, portandosi nuovamente gli occhialoni ad impedire ai fili carmini di ricadergli fastidiosamente davanti agli occhi, soddisfatto.
-"Molto bene. Vedo che non è nulla di che"- affermò con nonchalance -"Visto che hai fatto tutto da solo, mettiti a letto e dormi. E non disturbarmi più"-
Killer sgranò gli occhi, mentre Kidd già si avvicinava alla porta. Si comportava come se non avesse visto niente, come se non si fosse trovato davanti il suo volto orribilmente fregiato.
-"Non dici niente?"- domandò, sostenendo orgogliosamente lo sguardo dorato che l'altro gli rivolse subito dopo.
-"Dire cosa? Credi di essere l'unico ad avere delle cicatrici in faccia? Non è quello il tuo problema, no?"-
Killer sospirò -"No"- disse -"E' questo sorriso che non se ne andrà mai, e che non è mio. E' quello che voleva quell'uomo. E io odio sorridere"-
-"E allora nascondilo, se ti fa stare meglio. Ma non davanti a me, Killer, perché con me non c'è bisogno di simili mezzucci"- affermò con un misto di serietà e scherno.
Stavolta Killer non parve sorpreso più di tanto. Stava quasi per sorridere, ma poi si fermò. Ma cosa ne sarebbe uscito fuori? Un incrocio fra il bel sorriso di sua madre, e quello mostruoso che il padre gli aveva regalato.
La sola idea lo fece star male.
Kidd, accortosi che qualcosa non andava, si limitò a prendere in mano il casco, caduto a terra e rotolato fino ai suoi piedi, e a gettarglielo. Killer fu costretto a tornare coi piedi a terra per prenderlo.
-"Vattene a letto, domani mi servi in forma, vice"-
Killer ghignò, annuendo.
Odiava che qualcuno gli desse ordini, ma se quel qualcuno era colui che aveva scacciato l'ombra di suo padre, se era Kidd, poteva anche fare un'eccezione.
Si guardò allo specchio, carezzando ancora quel sorriso agghiacciante.
Alzò le spalle e si sdraiò nuovamente sulla brandina, il casco a terra accanto a lui.
Sì, in fondo aveva trovato un buon Capitano.

 

Angolo Dell'Autrice:

Ciao a tutti! =)
Questa è la mia prima fic sul fandom di One Piece, e sicuramente non ne escludo altre visto che ultimamente mi sta prendendo terribilmente.
Le Supernove, soprattutto, mi hanno conquistata. E non si può negare che la maschera renda Killer affascinante e misterioso. Lo è già con la maschera, chissà senza.
Comunque, questa fic è ambientata, si è capito, prima che I Pirati di Kidd raggiungano la Rotta Maggiore, ed è nata da un'immy -quella ad inizio cap- che ho trovato in web, e che ho semplicemente finito per sviluppare.
Ship a piacimento, anche se io l'ho scritto pensando più che altro ad un legame di amicizia fra i due.
La storia delle cicatrici ai lati della bocca, inoltre, lo ammetto, è presa anche un po' dal Joker del Batman di Tim Burton v.v
Spero, insomma, che possa piacere. Anche non fosse, fatemi sapere cosa ne pensate. Consigli, critiche e quant'altro sono sempre ben accetti =)
Un bacione,
vostra,
Asuka

   
 
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