Capitolo 4 (Giorni 7, 8, 9): Però ci
spero…!
“P |
er
lo Shinto, Burt… non puoi farlo andare più forte?!” sbottò esasperato Brad
Fewer.
“Questo
è il massimo che mi concedono le riserve psicofisiche, collega” rispose il
pilota “non posso fare di più, credimi.”
“Ma
come sarebbe? Ieri sera quel disgraziato s’è ingozzato a quattro palmenti!!”
“Infatti
ho detto psicofisiche, non energetiche. Anzi, avrei dovuto dire
soltanto psichiche. Ormai il campione
ha gettato la spugna, Burt… perché la tua sezione sa benissimo che non ce la
faremo mai, per quanto i colleghi di
Hugh si prodighino nel tentare di convincerli del contrario!”
“Banda
d’incapaci” il responsabile cerebrale si lasciò ingiustamente sfuggire questo
duro giudizio “nemmeno la minaccia di dimenticare per sempre Lamù sta servendo
a qualcosa!”
La
tremenda conferma che la macchina cancella-memoria era stata incidentalmente
azionata da Benten la sera stessa del sesto giorno, senz’alcuna possibilità di
resettarla, era giunta tempestivamente sul telefono rosso. La povera Eileen
Venus aveva scongiurato, con le lacrime agli occhi, il suo omologo Hugh Simons
di spingere il suo assistito alla capitolazione, dichiarandosi subito a Lamù. Ma
il capo della Neurologica aveva dovuto risponderle che forse ci sarebbe anche potuto
riuscire, se quella fosse stata l’unica
possibilità effettiva. Ma purtroppo (o per fortuna?) ce n’era una seconda: la
stessa Principessa degli Oni avrebbe potuto farsi prendere lei stessa, fingendo
magari un’improvvisa distrazione o un accumulo di stanchezza, giusto per
salvare la faccia.
Se
avesse agito in questo modo ci sarebbero state delle buone probabilità che
l’ego di Ataru si considerasse soddisfatto e - probabilmente - sarebbe arrivata anche la dichiarazione d’amore. Al
contrario, sperare che il patrono universale dei maschilisti e dei libertini
porgesse alla sua aspirante consorte una completa vittoria sul piano morale e su
quello pratico, era pretendere decisamente troppo!
“Ve
ne pentirete…!!” aveva urlato singhiozzando la Venus, sbattendogli la scarlatta
cornetta in faccia e il povero Hugh era tornato tristemente al suo posto, con l’animo
straziato.
Nel
frattempo l’intraprendente Shutaro Mendo aveva, per così dire, preso in mano le
redini della situazione nel cercare di mettere fuori uso la famigerata macchina
cancella-memoria, occupata a svolazzare provocatoria sul cielo di Tomobiki
nella sua grottesca foggia demoniaca. Ma i risultati erano stati regolarmente
disastrosi.
Come
illustrato dal piccolo Ten, l’unico modo per resettare l’ordigno era colpirne
il pulsante di blocco con speciali palle da baseball di fabbricazione urusiana,
ma il tentativo di tirarle sul pupazzo meccanico effettuato da Shutaro,
Shinobu, Inaba, Ran, Rei e Ryunosuke mediante l’utilizzo di speciali levitatori
personali era fallito miseramente: l’Oni volante li aveva arrostiti con un
getto di fuoco nel più puro stile tennico!
Miglior
fortuna non aveva arriso all’intera divisione corazzata personale della
Famiglia Mendo: tutti i Leopard II
mandati a sparare le palle neutralizzanti coi loro cannoni da 120 millimetri erano
stati distrutti dal sistema difensivo del bersaglio.
Come
ultima carta Shutaro aveva chiamato in azione l’SRX Polpo 7000, un
gigantesco robot ultrasofisticato che aveva lanciato una palla di stazza king-size
contro l’oni meccanico, con una performance degna del migliore Joe di Maggio…
salvo vedersela ribattere dal suo stesso avversario con una battuta alla Babe
Ruth e spedire direttamente sul centro vitale della testa, con la conseguente
disintegrazione dell’SRX!
Mendo
s’era salvato per un soffio e agli sconsolati amici, spettatori di quegli
ultimi patetici tentativi, non era rimasto che annuire alla funesta sentenza
della graziosa Shinobu: “Non ci resta che contare su Ataru…!”
***
Il
quale Ataru, lottando con la sempre più avvertita stanchezza, s’ostinava
imperterrito a rincorrere la propria svolazzante concorrente, sordo alle voci
delle sue compagne d’infanzia che cercavano di ridurlo alla ragione: “Ma non lo
capisci che è impossibile che tu
riesca a toccarle le corna?!” gli gridava Benten.
“Ti
prego, Ataru, dammi retta” aggiungeva Oyuki con la sua voce soave “dì a Lamù
che la ami!”
“No,
mai…!!!” ruggì quell’incosciente, piccato dal tono con cui la regina di Nettuno
aveva pronunciato quel verbo. L’elaboratore emotivo di Simons aveva infatti
confermato quanto la Dama delle Nevi
intendeva dire: l’uomo più allupato di tutto l’universo non aveva che da confessare il suo sentimento per Lamù, dato
che questo esisteva ormai da tempo e non semplicemente accontentare la oni per
chiudere in tal modo la questione.
“Non
so chi è più testardo fra te e Lamù…!!” si sfogò l’imparziale Benten, prima di
dare una sgassata alla moto e allontanarsi con l’amica.[1]
*Tesoruccio,
ti prego…* lo appellava a sua volta una Lamù sempre più depressa *…basta una sola
parola!*
E
il povero Simons, che recepiva chiaramente quei messaggi telepatici, grazie
all’acuta sensibilità degli apparati del collega Fewer,[2] non
poteva far altro che battere i pugni sulla sua console, giusto per sfogare la propria
frustrante impotenza. Contemporaneamente, per quanto il versatile Burt Racer
stimolasse i muscoli degli arti inferiori con potenti scariche di adrenalina
(ma la scorta era sempre più esigua) il corpo del loro assistito si trascinava
pateticamente alla risibile velocità di pochi decametri l’ora…
“Basta
così, signor Racer” dispose il Coordinatore, dalla Centrale Operativa
“portiamolo a dormire: è inutile!”
“Ricevuto…!”
rispose sospirando il pilota.
“Così,
anche oggi abbiamo fallito” commentò sconsolato il capo della Sensitiva “e
domani è l’ultimo giorno!”
“Farai
bene a inventarti qualcosa” grugnì il collega della Cerebrale “dov’è finita la
tua inventiva leggendaria?”
“L’ho
spremuta ben oltre l’inimmaginabile, amico mio” rispose Humper, con voce neutra
“purtroppo l’unica soluzione che farebbe al caso nostro si trova del tutto al
di fuori dalla mia portata.”
“E
sarebbe?” s’interessò il collega, accarezzando un infimo residuo di speranza.
“Quella
di farlo volare!” precisò Jerry, non del tutto sarcastico.
Fewer
scosse la testa con amaro disincanto: “E pensare che basterebbe farlo parlare! Che ne dici, Hugh?”
“Di
tenerti per te le tue insinuazioni” replicò il capo della Neuro, con malcelata esasperazione
“cosa credi che abbia fatto in tutti questi giorni?! Pensi proprio che, se ci
fosse soltanto una minima possibilità
di convincerlo, non l’avrei saputa trovare?
O magari credi che me ne sia strafregato di tutta la faccenda? Dillo, se hai
coraggio!!”
“Hugh,
io non volevo affatto…”
“Vuoi
che non lo sappia che, almeno la metà di voi, qui dentro, mi considera un
incapace, a cominciare dal capo?! Chi non pensa che, se la relazione fra quei
due sciagurati non si è evoluta in modo normale,
la colpa è stata tutta mia? Beh, avreste dovuto esserci voi, nei miei panni e
in quelli della mia equipe…!”
“Ehi,
calmati: anche noialtri abbiamo avuto i nostri problemi!”
“Oh,
ma certo… è sicuramente difficile
escogitare sistemi per sgusciare dalle grinfie di Lamù e corteggiare decine di
altre sventole. È notevolmente problematico digerire tutte le cibarie che quel
complessato s’ingurgita in continuazione. Dev’essere poi del tutto inverosimile
farlo correre a velocità olimpionica per distanziare la sua pretendente e
rincorrere le sue prede femminili. Altro che risolvere la grana che competeva
alla sezione del sottoscritto… cosa volete che sia rendere monogamo e fedele un
incallito maschilista e potenziale misogino?!”
“Misogino? Questa sì che è buona…!” non
seppe trattenersi Humper.
Simons
si voltò furiosamente verso di lui: “No, Jerry: è tragica! Ed è ora che lo sappiate bene tutti: se io, da quando quel
disgraziato ha cominciato a camminare, non ho potuto indirizzarlo verso un
rapporto sereno con l’altra metà del cielo, è proprio perché la maggior parte
delle mie risorse ho dovuto impiegarle per non fargli odiare le donne! Mi dite
come si può indurre un individuo a rispettare e ad amare il sesso opposto, se
il suo esponente più importante, la persona che ti ha sputato fuori dai
visceri, dichiara a ogni piè sospinto di non
averlo mai voluto?!”
“Ma
dai, Hugh” intervenne Jerry, punto sul vivo “pensavi davvero che la signora
Moroboshi dicesse sul serio?”
“Ma
cosa caspio c’entra cosa potevo pensare io?
È ovvio che si trattava di sfoghi o provocazioni… ma credi proprio che lo possa
intuire un bambino di pochi anni?!”
“Hai
ragione” dovette ammettere Fewer “ma crescendo…”
“Certi
errori sono madornali, Brad” scosse la testa Simons “e certi danni sono esiziali
e permanenti. Il nostro assistito l’ha sempre sentito sulla pelle di non essere
stato desiderato, quand’è venuto al mondo. Questo l’ha portato ad avere un
carattere ribelle nei confronti dei genitori che, maldisponendoli, li ha spinti
a comportarsi in modo da consolidare, anziché far regredire, la convinzione del
figlio!”
“Questo
lo sappiamo, Hugh” cercò Fewer di tagliar corto “anche se continuo a non capire
perché il pessimo rapporto con sua madre abbia promosso questo spropositato libertinismo…”
“Brad,
quello con la madre è il primo rapporto intercorrente fra un individuo maschile
e un membro dell’altro sesso. Concepimento, gestazione e parto sono relazioni
ben più carnali di quanto lo siano i
futuri accoppiamenti esterni con una o più partner. Se si parte male con
quello, sono guai. Ecco perché lo abbiamo indotto a essere un libertino!” rivelò
il capo della Neuro, così semplicemente.
“Siete stati voi??!!” esclamò il collega
della Cerebrale, cogli occhi fuori dalle orbite.
“Ma
certo. Dietro l’ovvio ed espresso ordine di A1 e col debito apporto di Jerry,
che ha potenziato i ricettori degli impulsi sensuali.”
“Ma
vi aveva dato di volta il cervello?!” Fewer non riusciva a credere alle proprie
orecchie “Così, tutti questi casini…”
“Non
c’era altra scelta per non compromettere definitivamente le relazioni
interpersonali: o allupato o misogino! Oppure omosessuale… avresti preferito questa soluzione?”
“Non
fare l’idiota” ribatté il collega, reprimendo un brivido “dico solo che
potevate via via attenuare questo suo allupamento cronico, una volta che…”
“Ed
è esattamente ciò che contavamo di
fare” spiegò con veemenza Simons “e tutto sarebbe filato liscio, se non si
fosse messa di mezzo Lamù, colla sua pretesa di far subito di Ataru il proprio marito, a tutti gli effetti!”
“Abbiamo
più volte cercato di spiegare alle nostre controparti spaziali che ci serviva
del tempo, per sistemare le cose” intervenne il capo della Sensitiva “purtroppo
quelle testone non hanno mai voluto darci retta…”[3]
“E
siamo giunti a questo punto…!” annuì Fewer, dimostrando la sua comprensione finale.
“Proprio
così” aggiunse la voce del Coordinatore, giunto silenzioso dietro a loro,
assieme ai capi della Cardiaca, della Metabolica e della Motoria “al punto che
dovremo sfidare l’impossibile per non far precipitare l’esistenza del nostro
assistito in un baratro senza ritorno!”
“Lei
pensa davvero che si possa ancora farcela?” chiese timidamente Simons.
“Siamo
appunto qui per tenere un consiglio di guerra” confermò A1 “che mi dice del
livello energetico, signor Meals?”
“Un
buon sonno e una buona colazione ci permetteranno di correre ancora per tre o
quattro ore. Non di più!”
“Signor
Moore, qual è il grado di efficienza della sua sezione?”
“Ancora
al di sopra della soglia di sicurezza. Ma non di molto, temo” rispose il capo
della Cardiaca “saremo comunque costretti a rallentare il passo, anche nella
giornata di domani, concedendoci solo dei brevi spunti.”
“Che
è come dire non gareggiare affatto” commentò aspramente il collega della Cerebrale
“tanto varrebbe finirla subito, con questa farsa!”
“Non
possiamo, signor Fewer” scosse la testa il Coordinatore “l’orgoglio di Ataru
non lo permetterebbe. Dobbiamo combattere fino a che ci rimarrà una sola oncia
di fiato!”
“Ma,
signore… lei lo sa bene che abbiamo contro tutte le probabilità!” osservò il
capo della Sensitiva.
“Non
proprio tutte, signor Humper” lo
smentì A1, con fare sornione “ne abbiamo una,
teoricamente, a nostro favore…”
“Vale
a dire?” s’informò Fewer.
“Che
la Principessa degli Oni si lasci prendere.”
Tutti
gli altri ammutolirono, cercando di capire se la frase del capo fosse stata una
semplice battuta. Certo, almeno in teoria, era anche una prospettiva possibile… ma non era del tutto
probabile!
“Lei
però non ci crede” puntualizzò Simons “non è vero, signore?”
“No” rispose asciutto Wellington “però ci spero…!”
[1] Questa scena si svolge in effetti prima dei vani tentativi di Mendo & C. di neutralizzare la macchina cancella-memoria, ma non credo che la cosa abbia eccessiva importanza. Ho operato tale scelta soltanto per semplificare la mia trama.
[2] Ovviamente la Sensitiva di Humper non viene interessata dai messaggi telepatici, data la loro natura extra-sensoriale.
[3] Sta alludendo alle responsabili organiche di Lamù.