Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: T_Jey    19/03/2011    0 recensioni
Cassandra è giovane e come tale si lascia trasportare dai sentimenti.
Dopo alcuni eventi sente il bisogno di scrivere i suoi pensieri su carta, per potersi liberare, per potersi sfogare, per chiarirsi un po' le idee e per, in definitiva, girare, alla fine, la pagina.
La Sofferenza permea le sue parole e la rabbia i suoi pensieri.
( Secondo me ci si può immedesimare in lei, ma se è vero, dovete dirmelo voi)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Se un periodo deve essere di merda non lo può essere solo in parte, lo deve essere del tutto; dal minimo dettaglio a quello più macroscopico.

E quando la merda inizia a scendere sembra che non ci modo di frenarla, e provare ad aprire un ombrello non servirà a niente, perchè in un modo o nell’altro te la ritroverai alla gola senza neanche aver avuto il tempo di dire ne “ahi” nè “bai”...o come cavolo si usa dire...

Poi mi vengono a dire che c’è una giustizia divina e che se le cose vanno in un certo modo è perchè c’è uno lassù che decide tutto.

Ma non venitemi a raccontare stronzate.

Se c’è qualcuno lassù è solo un sadico stronzo che di quello che succede qua giù non sa niente.

Io la morte l’ho sempre vista da lontano.

Non mi aveva mai toccata...ma ultimamente si sta avvicinando sempre di più e in modo sempre più inaspettato.

Sì, è vero, si è presa i miei nonni, ma per me erano quasi degli estranei.

Si è preso anche la mia amata zia, ma per quanto l’amassi come fosse stata la nonna che la mia nonna non era mai riuscita ad essere, quando mancò ero troppo piccola per poter effettivamente elaborarne la morte.

Un momento c’era e quello dopo non c’era più. Ma se è una persona che vedi una o due volte l’anno, ti piange il cuore, sì, ma poi tiri avanti.

Quando invece ti porta via qualcuno con cui hai passato più tempo in un anno che con i tuoi in cinque, beh, quello fa male.

Specie se ha circa la tua età e se lo porta via velocemente, senza preavviso e in modo così stupido e futile che ti fa rabbia solo pensarci.

Non c’entra il fatto che fosse solo un tuo compagno di classe e che era forse un anno che non lo vedevi più.

Il suo sorriso ti tormenta. Il ricordo della sua allegria, della sua voglia di vivere ti fa sentire inadatto a vivere una vita che lui non potrà più avere.

Ti senti maledettamente colpevole di una fortuna che a lui non è toccata.


Se ripensi a tutti quegli stronzi che vivono fino ai cent’anni...non ci puoi credere a una giustizia divina.

E anche se fosse vero che loro lì stanno meglio, noi? No dico, e sì, viva l’egoismo, a noi non ci pensate?

Che poi è sempre quello il fatto. Quelli che veramente soffrono sono quei poveri stronzi che rimangono qui.

Sono quelli che si troveranno ad dover organizzare il funerale, a piangere sulle loro foto e a tentare di ignorare il dolore lacerante nel petto.

L’ingiustizia più grande è sopravvivere alle persone amate, perchè in un modo o nell’altro nel momento in cui cessi di vivere, cessi pure di soffrire.


Morissero due pezzi di merda per ogni innocente, forse la cosa potrebbe anche andarmi bene. No, non è vero. Forse la vita è la punizione peggiore per chi ha commesso qualche colpa.

Forse vivere è veramente solo sofferenza. Sofferenza e ricerca della felicità.

Tutti cerchiamo invano di stare bene, di essere felici e di non pensare ai problemi.

Palle.

Il più delle volte abbiamo perfino paura di essere felici, o meglio di provare la felicità e poi vederla cessare.

Abbiamo paura di soffrire ancora di più, e allora ci impediamo di essere felici.




Vivere non è facile.


Vivere è continuo combattere.


La morte passa e tutto finisce.


Ma non per chi rimane.

Per chi resta diventa tutto ancora più difficile.


Ma vivere è stupendo e fanculo a tutto, è una meraviglia indescrivibile.

La natura è grandiosa e ci offre esperienze uniche.


Io non voglio essere triste, non voglio essere pessimista, non voglio piangere delle disgrazie non voglio piangere la morte, non voglio doverla affrontare, non voglio vedere la gente che ama soffrire e diventare succube del dolore, non voglio permettere che sia la tristezza a governare la mia vita, non voglio che questa alternativa possa essere reale, nè nella mia vita, nè in quella di quelli a cui voglio bene.


Odio vedere la tristezza negli occhi di chi amo.

Odio vedere la sofferenza nei tratti di mio fratello. Mi spaventa, mi irrita, mi fa arrabbiare, mi fa soffrire.


Odio vedere mia madre piangere, odio vedere mio padre piangere.

Odio vedere l’angoscia nei miei occhi nel mio riflesso.

Odio ogni lacrima che il dolore mi fa piangere.

Odio che provare tanta rabbia per queste cose.


Vorrei essere abbandonata dalla tristezza.

Vivere felice senza angoscia.

Ma il tutto è ricollegato al senso di Responsabilità, che mi impedisce di non curarmi delle cose, delle persone, della mia casa, dei miei animali, della mia pianta e di chi mi circonda.


Assurdamente lotto ogni giorno tra il mio tentativo di indifferenza e la mia incapacità di ignorare l’altro.

Non riesco a ignorare qualcuno se penso di poterlo aiutare.

Ma l’assurdo vive anche in questo.

Le persone odiano essere aiutate. Non è assurdo, le mette in imbarazzo.

C’è niente di più stupido dell’essere imbarazzati o infastiditi quando qualcuno vi presta il suo aiuto? Io non lo so.


So che sto divagando, sto soffrendo e sto scrivendo per sfogarmi.

Parlare di tutto e non dire niente di sè, raccontare tutto senza spiegarsi, scrivere e vivere nella carta dovrebbe essere un buon modo per una sorta di catarsi...


Fuori piove, il celo è nero e il mio spirito è più nero del cielo nero.

Le nuovole ruggiscono e lacrimano.

Ogni tanto mi viene il sospetto di essere meteopatica...


Più fa brutto più son triste.

Cassandra si alzò dalla propria sedia con lentezza, come se il gesto le costasse fatica.

Il dolore nelle ossa le impediva di muoversi con troppa velocità.


La finestra del salotto dava direttamente sui tetti della casa di fronte, dall’altra parte dello stretto vicolo.

La pioggia aveva smesso di scendere, ma il cielo era come i suoi occhi, pronto per piangere ancora per ore.


Lei non era mai stata tipo da diari segreti, ma forse in quel periodo della sua vita era quello di cui aveva bisogno, un confidente.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: T_Jey