Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Angelina93    19/03/2011    5 recensioni
- MODIFICHE APPORTATE ALL'ULTIMO CAPITOLO -
Rin è una ragazza che ha sempre vissuto con sua madre, non ha però un bel rapporto con il padre infatti, a causa sua, dovrà cambiare molto spesso città.
Questo le impedirà di instaurare con gli altri profondi rapporti di amicizia, ma cosa succederà quando arriverà a Tokyo?
Incontrerà qualcuno per cui varrà la pena di restare? e se questo qualcuno fosse Sesshomaru?
Spero di avervi incuriosito abbastanza :)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Percorro il corridoio principale dell’istituto e sento su di me gli sguardi degli studenti che camminano in direzione delle loro classi.
Anche se non mi volto verso di loro, so esattamente cosa potrei leggere nei loro occhi: timore, ammirazione e, in alcuni casi, invidia.
 
Ghigno beffardo, davanti ad un simile sentimento che, in vita mia, non ho mai provato e so non proverò mai.
 
Giungo ad una porta in legno, parzialmente vetrata. L’uomo al suo interno, accortasi della mia presenza, mi fa cenno di entrare.
 
“Buongiorno signor Taisho, si accomodi”
 
“Buongiorno anche a lei preside, come mai mi ha fatto chiamare?” gli chiedo, prendendo posto su una sedia di fronte alla sua scrivania.
 
“Non si preoccupi, una cosuccia da niente! Riguarda la nuova studentessa. Ne abbiamo già parlato, ricorda?”
 
Come potrei dimenticare una cosa del genere.
Inizialmente pensavo fosse uno scherzo.
Dopo pensai che avesse completamente perso il cervello.
Dopo ancora, invece, ricordo che stavo valutando se alzarmi e andarmene, sbattendogli la porta del suo studio in faccia.
 
Come può pensare che io, Sesshomaru, stia alla mercé di una ragazzina?
 
“Si ma, se mi permette, adesso potrei sapere il motivo delle attenzioni nei confronti di questa ragazza?”
 
“E’ la figlia del nostro più grande finanziatore e voglio che trovi il meglio qui e Sesshomaru, so già che il meglio è lei”
 
Perfetto, immagino che sia anche viziata.
 
“Signore non credo che...”
 
“Oh suvvia, so per certo che non la disturberà più del dovuto. Adesso vada, le ho già fatto perdere molto tempo. Le lezioni sono già iniziate da un po’ ”
 
Detto questo mi alzo, ed esco finalmente dalla presidenza. Per i miei gusti, quella stanza incominciava ad essere troppo piccola per tutti e due.
Osservo i corridoi e noto che non c’è nessuno. Tanto meglio, mi andrò a fare quattro passi.
 
Spero, per il bene di questa ragazzina, che sia meno idiota del previsto.
 
                                                                            ***
 
Certo che è davvero immenso quest’istituto, sto camminando da almeno mezz’ora e non sono riuscita ancora a trovare la mia classe.
Dove sarà mai la IV – D?
 
“Scusa, hai bisogno di aiuto?”
 
Non mi ero neanche accorta di non essere da sola. Guardo alla mia sinistra e incrocio lo sguardo di un ragazzo, poco più alto di me, dagli occhi color nocciola.
 
“Si vede così tanto?” gli dico scocciata.
 
“E’ la seconda volta che passi di qui”
 
“In verità sto cercando una classe, la IV - D. Potresti aiutarmi?”
 
Il ragazzo di fronte a me scoppia a ridere. Odio quando la gente mi ride in faccia, soprattutto quando ride di gusto e sembra non abbia la minima intenzione di smettere.
Faceva tanto il buon samaritano, ma ora mi sta proprio sulle scatole.
Dite che cambio idea sulle persone troppo facilmente? Nient’affatto, sono semplicemente istintiva.
 
“Che hai da ridere?”
 
“Vedi, la classe che stai cercando è proprio qui davanti a te!”
 
Come, cosa, prego, che? Non è possibile! Significa che ho girato mezzo istituto e la mia classe stava a quattro passi da me? Forse, ripensandoci, avrei riso anche io di me stessa se fossi stata nei panni di questo ragazzo.
 
“Fantastico”
 
“Sai cosa c’è di ancora più fantastico?”
 
“Illuminami”
 
“Siamo compagni di classe”
 
Oh magnifico...
 
Lui continua a guardarmi con un sorrisino da ebete stampato sul volto, quando una domanda mi sorge spontanea.
 
“Ehm e perché sei qui fuori?”
 
Tecnicamente, visto il soggetto, potrei anche immaginare il perché.
 
“Ho fatto tardi e ti consiglio di entrare, la professoressa Mikawa ha davvero un caratteraccio”
 
“Non avrebbe molto senso dato che mi caccerebbe subito, nel caso tu non l’abbia notato, anche io sono in ritardo”
 
“In effetti...” mi dice, incrociando le braccia al petto.
 
Potrà mai essere così terribile questa donna? Però, forse una spiegazione c’è...
 
“Cosa insegna?”
 
“Matematica, perché?”
 
Touchè, è un classico. Tutte le professoresse di matematica che ho incontrato nell’arco della mia carriera scolastica erano tutte isteriche e totalmente incapaci. Ovviamente, non ci ho mai capito nulla e questa, a quanto pare, sembra rispettare tranquillamente i soliti standard.
 
Io l’ho sempre detto: se la matematica vi da alla testa, datevi all’ippica!
 
“Direi che come inizio non c’è male...”
 
La porta alle spalle del ragazzo viene improvvisamente spalancata da una donna che ha l’aria di essere alquanto arrabbiata. E’ di media statura, capelli raccolti in uno chignon, occhialetti rettangolari e lineamenti marcati. E, soprattutto, è davvero irrimediabilmente molto, ma molto brutta.
 
“Signor Miroku, non solo è stato messo in punizione perché ha fatto ritardo, adesso si permette di anche di disturbare la mia lezione facendo confusione per i corridoi?” sbraita la donna.
 
“Professoressa stavo solo cercando di aiutare questa ragazza. E’ la nuova studentessa che stavamo aspettando, ma si era persa ed io l’ho aiutata”
 
Ho la netta sensazione che il ragazzo, calandosi perfettamente nella parte del baldo giovane che salva donzelle in difficoltà, abbia evitato la furia della donna che, solo in quell’istante, nota la mia presenza.
 
“Lei sarebbe la signorina Mikagawa?” mi dice, squadrandomi dalla testa ai piedi.
 
Questa donna mi sta già sulle scatole.
Sarà la menopausa? No, perché se è così a quell’età preferirò l’isolamento.
 
In ogni caso, le faccio un cenno affermativo con il capo.
 
“Perfetto, può entrare e presentarsi agli altri suoi compagni, quanto a lei” continua fissando il ragazzo di nome Miroku “la prossima volta, nel dare indicazioni, non faccia tutta questa confusione!”
 
Dopo essere entrate in aula, chiude la porta alle sue spalle e si accomoda alla cattedra.
Mi trovo davanti una trentina di ragazzi che mi guardano, incuriositi.
Sapete, questa è la parte che odio di più. Contrariamente a quanto sembra, sono molto timida, mi è difficile all’inizio relazionarmi con gli altri, sono una vera tragedia sociale!
In più, cosa che non sopporto, la maggior parte delle volte divento rossa come un peperone.
 
“Ha perso la lingua Mikagawa? Su si presenti alla classe”
 
Questa donna non sa in che guaio si sta cacciando, ancora un’altra parola e le faccio vedere io che fine farà la sua lingua!
 
“Salve a tutti, mi chiamo Rin Mikagawa e ho 17 anni. Provengo dalla città di Osaka e spero di passare un buon anno scolastico insieme a tutti voi”
 
Sempre se prima non me ne andrò di nuovo    avrei voluto dire ma, per adesso, meglio tralasciare questo dettaglio.
 
“Prendi posto accanto ad Ayame. Lì c’è un banco libero” dice la strega, indicando un banco esterno in fondo alla classe.
 
Mi avvicino al mio posto e guardo la ragazza di nome Ayame.
E’ molto carina e sembrerebbe simpatica. Meno male!
 
“Ciao, piacere, io sono Ayame!” mi dice sorridendomi.
 
“Piacere mio”
 
“Ayame, Mikagawa!! Rimandate a dopo la vostra conoscenza! Piuttosto, concentratevi su queste funzioni esponenziali” urla isterica.
 
“Scusateci professoressa” diciamo all’unisono, scambiandoci un’ultima occhiata furtiva.
 
Tanto, quanto potrà mai essere lunga questa giornata?
 
                                                                           
                                                                               ***
 
Din    dan    dun    don...            Din   dan   dun  don
 
 
“Finalmente, non se ne poteva più!”
 
“Pensa che è solo l’inizio” mi dice Ayame mentre finisce di riporre un libro nello zainetto.
 
“Ecco fatto, andiamo che devo presentarti due mie amiche!”
 
“Oh... d’accordo”
 
E così ci avviamo verso il cortile della scuola, pullulante di studenti.
Camminando, ho notato che c’è anche una biblioteca, facilmente raggiungibile grazie ad un sentiero. Credo che sia l’ideale per chi adora leggere o chi ha bisogno di starsene un po’ per conto suo, a pensare.
 
“Eccole lì. Kagome, Sango!!”
 
Mi volto verso le due ragazze che ci vengono in contro e, apparentemente, sembrano essere tutte e due molto simpatiche.
 
“Ehilà Ayame, com’è andata con l’arpia?”
 
“Abbastanza bene, ma come al solito ci ha riempito di compiti. Comunque... voglio presentarvi il nostro nuovo acquisto: Rin Mikagawa!”
 
“Molto piacere di conoscerti Rin, io sono Kagome” e così dicendo mi porge la mano.
 
“Io invece sono Sango”
 
“Il piacere è tutto mio ragazze”
 
“Scusa Ayame, ma non avevi detto che il nuovo arrivo era un ragazzo?” chiede Sango con aria interrogativa.
 
“Ehm... forse ho sentito male” risponde un po’ imbarazzata, poi, però, rivolge un sorrisino furbetto alla compagna “dici la verità, speravi fosse un ragazzo perché vuoi far ingelosire Miroku, CONFESSA!”
 
Il viso di Sango, non appena Ayame pronuncia il nome Miroku, sembra assumere tutte le tonalità che vanno dal rosso acceso all’arancione.
 
Questo nome mi suona familiare. Miroku, Miroku...
 
“Ma cosa stai dicendo? Non potrebbe mai piacermi uno come lui!” esclama indignata agitando le mani.
 
“Scusatemi, ma state per caso parlando di quello lì?” dico io, intromettendomi, indicando un giovane in mezzo ad gruppetto di ragazzi poco più distanti da noi.
 
“Sì, è proprio lui” conferma soddisfatta la rossa “Guardate ci sono anche Koga, Inuyasha e Naraku!”
 
Dopo aver identificato Miroku, mi soffermo a guardare gli altri. Sembrano tutti e tre davvero dei bei ragazzi.
 
“Sapete, è stato proprio lui ad aiutarmi stamattina. Se non fosse stato per lui a quest’ora starei girando ancora per tutto l’istituto”
 
“Non ti avrà mica toccata!?” mi urla Sango.

“Ehm, no. Perché mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere?”
 
“E’ un ragazzo un po’ maniaco...” mi risponde.
 
“Ma avete visto Koga?! E’ stupendo!” dice Ayame con aria sognante.
 
“Credo che Ayame non sia più fra noi... A quanto pare resti solo tu Kagome, c’è qualcuno che ti piace?”
 
“Devi sapere che la situazione di Kagome è particolare” mi dice Sango poggiando la mano sulla spalla dell’amica, che si incupisce.
 
“In che senso?”
 
“Inuyasha oggi è tornato da un lungo viaggio in America. E’ campione di arti marziali e l’anno scorso c’è stato il Torneo Nazionale Shikon, che si è svolto proprio lì. Devi sapere che si sono sempre piaciuti, ma nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di dichiararsi”
 
“Capisco... però adesso possono farlo!”
 
“Non è così facile” mi dice Kagome.
 
“Perché?”
 
“Beh, vedi... Inuyasha è un po’...” Sango incrocia le braccia al petto e assume un’aria pensierosa, quasi stesse cercando di dare una spiegazione plausibile ad un problema fisico-chimico-matematico.
 
“Immaturamente immaturo” mi risponde Kagome.
 
“Ragazze perché non andiamo da loro?” dice Ayame con voce stridula.
 
“Voi avviatevi, credo di aver dimenticato il pranzo in classe”
 
“D’accordo, ci vediamo dopo allora!”
 
Le tre ragazze si avvicinano al gruppetto maschile, mentre io faccio una corsa al piano superiore, maledicendo mentalmente la mia sbadataggine.
Sto correndo per le scale, giro a destra, quando vado a sbattere contro qualcosa di grosso e terribilmente duro che mi fa perdere l’equilibrio.
 
“Ahi ahi ahi, che male. Ma insomma perché non guardi dove cammini?!” dico io, massaggiandomi la testa.
 
Che cavolo di botta che ho preso!
 
“Sei tu che mi sei venuta addosso e ti assicuro che non è stato per niente piacevole”
 
Ora a questo maleducato gliene dico quattro, ma come si permette!
 
“Io? Ma se sei tu che...”
 
Alzo lo sguardo e lo vedo, anzi li vedo. Due profondi occhi color ambra che mi scrutano, quasi come se volessero leggere le emozioni più profonde del mio animo.
Non riesco a sostenere il suo sguardo, così mi soffermo sul suo volto.
E’ freddo e impassibile e la sua pelle è candida, proprio come le nuvole a primavera.
E’ molto alto, la sua postura è sicura ed elegante. Il suo, è il più bel profumo che abbia mai sentito, capace di confondermi e inebriarmi allo stesso tempo. La contemplazione di quell’essere che sembra più divino che umano viene interrotta dalle sue parole, che al mio orecchio giungono forti e perentorie.
 
“Allora? Sto aspettando” mi dice infastidito.
 
Sarà anche bello come un dio, ma è molto irritante.
 
“Che cosa?”
 
Lui continua a guardarmi, freddo come il ghiaccio. Quasi mi spaventa.
 
“Sto aspettando le tue scuse”
 
Le mie scuse? Ferma un attimo.
 
“Io non devo scusarmi proprio di niente! Sei tu che sei spuntato all’improvviso da dietro l’angolo facendomi cadere, ergo le scuse le voglio io!”
 
Inizia a fissarmi, in verità ci fissiamo entrambi per una decina di interminabili minuti.
Credo che ormai questa sia diventata una specie di gara a chi cede per primo, ma se crede che sarò io, ha sbagliato persona!
 
“Rin!”
 
“Kagome, Sango!” mi volto dall’altra parte del corridoio e vedo le mie nuove amiche correre nella mia direzione.
 
Il ragazzo, sempre freddo come il ghiaccio, dopo avermi lanciato un’ultima occhiata, si allontana senza minimamente scomporsi.
 
“Ma che fai lì a terra?” mi chiede Sango.
 
“Sono andata a sbattere contro quel tizio antipatico e sono caduta”
 
“Co...Cosa? Hai chiamato Sesshomaru tizio antipatico??” mi chiede quasi terrorizzata la ragazza.
 
“Non proprio, ma gliel’ho fatto capire” le dico alzandomi da terra.
 
“Ma sei impazzita! Non vorrai metterti contro l’innominabile?”
 
“E dai Sango, basta con questa storia” dice Kagome rivolgendole uno sguardo severo.
 
“Innominabile? Ghiacciolo lo dovevano chiamare! Chi diamine è?”
 
“Ahahahah su questo non posso darti torto... lui è Sesshomaru Taisho, lo studente più bello e intelligente del nostro istituto”
 
Taisho... Taisho... dove ho sentito questo nome? Odio non ricordare le cose.
Alla mia età non è molto normale, sto iniziando a pensare, infatti, che io sia affetta da Alzheimer.
 
“Sarà anche bello e intelligente, ma per me è solo uno spaccone!”
 
“Su non dire così, ognuno è fatto a modo suo” mi dice Kagome sorridendomi comprensiva.
 
Sarà, ma quel tipo è fatto proprio male!
 
 
 
 
Queste furono le ultimissime parole famose!!! Ahahah
Sera a tutte/i, spero che vi sia piaciuto questo capitolo che, come potete notare, è più lungo del solito. Mi auguro che non vi abbia annoiato, anzi, che vi siate divertiti e che vi abbia intrigato ancor di più!
Tutti i personaggi stanno venendo fuori, me ne manca solo qualcuno (ma vedrò poi che ruolo fargli assumere).
Ammetto che sto scrivendo così come viene, nel senso che non ho un vero e proprio filo o linea guida da seguire, quindi per eventuali desideri o altro potete chiedere, poi vedrò cosa posso fare.
Se volete farvi un’idea più precisa della biblioteca della scuola, potete pensare a quella di “Marmalade Boy” o “Piccoli Problemi di Cuore”.
Finalmente i due piccioncini si in/scontrano e, a quanto pare, non sembrano piacersi molto.  Per quanto riguarda la campana che suona immaginate che sia la classica campanella giapponese che ho riprodotto (in modo orribile) sotto forma di onomatopea.
 
Non so garantirvi se gli altri capitoli saranno di questa stessa lunghezza, ma io, sinceramente, li preferisco più corti e scorrevoli. Mi farebbe piacere se mi deste un consiglio su quest’argomento.
 
Volevo ringraziare ancora una volta chi ha recensito la storia e chi continua a seguirmi, sono davvero commossa!
Solo chi scrive può capire quanto sia importante il parere del lettore, e vi assicuro, è davvero fondamentale!
Credo di aver finito, un saluto a tutti e buona festa del papà!
 

Angelina93

   
 
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