XXXXIV
CAPITOLO
Tornarono
a casa in bici. Erano silenziosi. Francesca non aveva il coraggio di chiedergli
spiegazioni e Giovanni, dal canto suo di dargliele.
-senti,
mi dispiace- prese coraggio Giovanni fermandosi con la bicicletta.
Francesca
si bloccò. Era a vari passi davanti a lui. Si girò col viso.
-non
importa Giò… dispiace a me, non avrei il coraggio di biasimarti perché non me
l’hai detto e quindi….-
-non
te l’ho detto perché avevo avuto già troppa compassione alla mia vecchia città.
E non volevo avere anche la tua- il viso di Giovanni era severo, i grandi occhi
azzurri erano insolitamente freddi e spenti. Il labbro aveva smesso di
sanguinare ma era parecchio gonfio.
-bè..
certo ti capisco.. però avrei potuto aiutarti- gli disse dolcemente appoggiando
la bici ad un palo e avvicinandosi al ragazzo che teneva gli occhi bassi.
-avrei
visto e affrontato le cose con te da un punto di vista diverso e..- cercò di
finire Francesca.
-mi
avresti trattato diversamente eh?? È proprio per questo che non l’ho detto a
nessuno. Odio l’ipocrisia. Voglio essere trattato per come sono io. Non come un
piccolo e povero orfanello.- alzò il viso. Le sue gote si erano leggermente
arrossate per il freddo, e per la rabbia.
Prese
da terra la sua bici. Non riuscì ad andarsene che Francesca disse
-non
sarei mai stata ipocrita con te. Neanche se avessi saputo la verità.- Giovanni
si bloccò.
-tu mi
piaci moltissimo Giò.. dalla prima volta che ti ho visto mentre cercavi di
entrare a scuola senza il libretto…- Giovanni abbozzò un sorriso e si girò
verso la ragazza. Si era dimenticato di quel particolare.
-
e mi saresti piaciuto anche se
mi avessi detto subito che tuo padre era.. morto-
Giovanni
si avvicinò e timidamente la prese in un grosso abbraccio. Era felice. Ora lei
sapeva la verità e l’aveva accettata senza fiatare. Senza compatirlo o altro.
La amava, e molto.
-bisogna
fare qualcosa per questo labbro mi sa…- disse staccandosi e guardando divertita
il labbro di Giovanni, che assomigliava più ad una salsiccia che ad altro.-
devi metterti un po’ di ghiaccio. Tua mamma capirà subito che hai fatto a botte
con qualcuno.-
-eh
già..- disse lui divertito. La sua felicità svanì in un attimo. Si era
completamente dimenticato della mamma e di quello che era successo.
-potresti
venire a casa mia? Mia mamma torna tardi stasera e mia sorella finge di essere
nuovamente malata… ho bisogno di sostegno- disse abbozzando un sorriso.
-oh
certo! Ok dai, andiamo- disse allegramente Francesca raccogliendo la bici e
partendo di nuovo.
Non
era arrabbiata, per niente. Non c’era motivo di arrabbiarsi e capiva Giovanni,
anche se non riusciva proprio a comprendere come ci si potesse sentire a
perdere un genitore… rabbrividì al solo pensiero.
Mangiarono
allegramente loro tre, lui Silvia e
Francesca prendendo in giro la scarsa abilità culinaria di Giovanni. Dopo pranzo
Silvia fu mandata a letto, anche se sapevano perfettamente che non aveva una
linea di febbre.
-ahi-
disse Giovanni mentre Francesca tentava di curargli il labbro rotto.
-ops
scusa ti ho premuto troppo il ghiaccio..?- disse esitante lei
-emmmm-
disse Giovanni sorridendo.
Erano
vicinissimi. Potevano quasi sfiorarsi. Francesca controllava attentamente il
labbro violaceo del ragazzo.
Giovanni
osservava Francesca. Era particolarmente pallida. Bè, non era stata facile per
lei quella mattinata: aveva assistito al pestaggio del suo fidanzato e dopo
quasi 4 mesi d conoscenza, le aveva detto che suo padre era morto.
Era
proprio carina a sostenerlo così. Sicuramente un’altra ragazza non avrebbe
perso tempo stando seduta sull’orlo della vasca a medicare un labbro.
Francesca
intanto, pensava ad altro. “e se non mi avesse detto tutto? Se avesse altri
segreti?”si rimproverò subito per la poca fiducia che riteneva in Giovanni..
però era comprensibile. Ora capiva il motivo della strana e costante assenza
del padre da casa di Giovanni e dello strano comportamento di sua mamma.
Tornando
alla realtà si accorse che stava ormai asciugando il labbro di Giovanni con la
carta igienica ormai da parecchi minuti. Il ragazzo la guardava con aria
divertita.
-a
cosa stavi pensando?- le chiese.
-no no
niente…- cercò di divagare Francesca.
-grazie-
sussurrò lui, prima di avvicinarsi a Francesca e cominciandola a baciare. Era
un bacio sincero, affettuoso. Finalmente senza preoccupazione o ansie.
XXXXV
CAPITOLO
Poco
dopo la ragazza tornò a casa. Davanti al portone c’era un camion e dietro al
mezzo, della gente era indaffarata con parecchi scatoloni. Francesca si
avvicinò curiosa. Era sicuramente un trasloco. Oltre agli operai che aiutavano
a trasportare i pesanti mobili c’erano un uomo e una donna anziani ed una
ragazzina che avrà avuto al massimo 16 anni. Lunghi capelli ricci le ricadevano
disordinati sulle esili spalle e un paio di grossi occhiali a lente spessa le
conferivano un’aria da secchiona.
Francesca
si avvicinò.
-volete
una mano?- chiese all’anziana che dirigeva gli spostamenti
-no no
grazie cara non ti preoccupare…-
-abbiamo
quasi finito- aggiunse la ragazzina mentre portava dentro un grosso scatolone.
Aveva una voce simpatica ed era molto sorridente.
-ok…-
disse Francesca salendo i gradini e raggiungendo l’ascensore.
Non
sapeva ancora che quel nuovo arrivo le avrebbe portato una persona speciale,
che sarebbe diventata uno degli elementi più importanti nella sua vita.
Il
giorno dopo Francesca uscì per andare a fare delle commissioni. Chiuse
velocemente la porta d’ingresso e scese le scale. Si imbattè subito nella
ragazzina con gli occhiali, che aveva visto il giorno prima
-ciao..-
mormorò timidamente lei abbassando la testa
-ciao!-
rispose Francesca con voce più sicura
La ragazzina
abbozzò un sorriso e salì le scale evitando lo sguardo di Francesca
-ehi!-
la fermò Francesca
-come
ti chiami?-
La
ragazzina si fermò a metà delle scale. –Camilla…- mormorò diventando rossa
-io
sono Francesca.. piacere- e le strinse la mano
-sei nuova
qui?-
-oh
si, mi sono appena trasferita…-
era
parecchio graziosa, ma era una bellezza velata dalla timidezza e dalla
insicurezza che la caratterizzava.
-ok..
allora ci si vede!- e dopo averla salutata Francesca scese veloce i gradini,
trovandosi in strada.
Il
discorso della morte del padre di Giovanni non fu più ripreso da Francesca.
Temeva che potesse dar fastidio al ragazzo.
Natale
era arrivato, portando freddo, neve, gioia ma soprattutto vacanze.
Gli
alunni del liceo passavano ormai molti intervalli a giocare con la neve,
aspettando le sospirate vacanze. I milanesi ormai avevano dovuto mettere via
golf leggeri autunnali, per far posto a pesanti giacconi e piumini.
C’era
un’atmosfera diversa in giro: luci bianche e colorate cingevano i pali e i semafori,
ghirlande di un verde acceso con grosse palle rosse adornavano le insegne dei
negozi. Ma l’atmosfera giusta la dava sicuramente la neve. Scesa fitta per più
di 3 giorni.
Giovanni
era insolitamente allegro in quel periodo: il pensiero della partenza non
l’aveva più minimamente sfiorato. D’altra parte la famiglia Guardino si
preparava a passare il quinto natale senza il padre: Un grosso albero adornava
il soggiorno, mentre grosse ghirlande cingevano le scale.
Silvia
aveva voluto spruzzare un po’ di neve finta alle finestre, davanti alle quali
ogni volta che Simona ci passava davanti il pensiero di come avrebbe dovuto
pulire quella robaccia attanagliava la sua mente.
Il
fatto successo quella sera di settimane prima, dopo la festa di natale non
preoccupava più Giovanni. E Simona, dal canto suo, non sapeva che il figlio
aveva preso a botte un ragazzo a scuola…
La
scuola finì poco dopo: le vacanze erano finalmente iniziate, purtroppo cariche
di compiti, soprattutto per Giovanni che aveva ricevuto una bella D in
matematica sulla pagella del primo quadrimestre. La prof.ssa non gli aveva dato
scampo.
Francesca
e Giovanni però non smisero di vedersi. Andavano in giro a cercare regali per
parenti e amici.
Il
pomeriggio feriale del 23 dicembre i ragazzi ne approfittarono per finire gli
ultimi acquisti. Giovanni non sapeva cosa regalare alla sorella, e per questo
si era portato Francesca per aiutarlo.
Entrarono
in un enorme negozio di giocattoli, stracarico di bambini e mamme che
sceglievano i regali. L’attenzione di Francesca cadde sul reparto delle barbie:
un regalo sicuro.
Si
avvicinarono, c’erano parecchi modelli, prima che Giovanni scegliesse quello
giusto ci volle una bella mezz’ora.
Francesca
aveva regalato al ragazzo un cd della sua musica preferita, aveva speso un po’,
ma almeno era sicura che gli sarebbe piaciuto.
Invece, il regalo di Giovanni
era ancora misterioso..