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Autore: MaikoxMilo    20/03/2011    16 recensioni
Questa è la prima fanfiction che decido di pubblicare su Saint Seiya, quindi spero che non sia un assoluto orrore...
Grecia, Estate 2011, 3 ragazze orfane di padre e amiche fin dall'infanzia, trascorrono qui le vacanze... Nessuna di loro sa, però, cosa le aspetta...e chi incontreranno! (riferimenti al Lost Canvas e ad Episode G)
FANFIC RISCRITTA, la trama rimane inalterata tranne in alcuni particolari, aggiunte più descrizioni.
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Camus, Cygnus Hyoga, Leo Aiolia, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 6

 

IMPARARE A CONOSCERE IL COSMO

 

29 Giugno 2011, mattina

 

Mi risveglio che il sole è già alto nel cielo. Tutto è esattamente come lo avevo lasciato ieri sera quando, nella speranza di risvegliarmi dall'incubo, mi ero addormentata supplicando non-si-sa-bene-chi di farmi ritrovare nuovamente a casa. Niente da fare. Come avevamo già intuito ieri, ciò che ci sta accadendo è reale ed estremamente tangibile. Sospiro profondamente, sentendomi pervadere da uno scoramento inespugnabile.

Torno a coricarmi nel letto. Ho freddo, devo tirarmi su il lenzuolo e avvolgermici perché ho i brividi, nonostante sia estate. Butto un occhio sul comodino al mio fianco e vedo che segna appena le 8 del mattino. Chiudo nuovamente le palpebre, stanca, sfinita, a pezzi. La cameretta, per quel poco che ho visto, è arredata in maniera salubre, con pochi oggetti ma indispensabili. Sapevano che ci avrebbero condotte qui, hanno preparato tutto con estrema cura e questo mi inquieta ancora di più. Se almeno mi fossi portata dietro il cellulare, la scorsa notte, avrei potuto, non so, provare a fare una chiamata alla mamma, anche se molto probabilmente ce lo avrebbero impedito.

Mi giro in posizione supina, il morale a terra, la pelle d'oca sulle braccia. Non mi sento affatto bene, la testa è molto pesante e fa male. In queste condizioni, cosa mai potrei..?

“Aaaaahhhh!!! Che ci fai nel mio letto?!?” un urlo fortissimo, proveniente dalla camera vicina, mi fa alzare a sedere di scatto. Appartiene a...

“Michela?” mormoro febbrilmente tra me e me, prima di scattare con il cuore che batte a mille.

Fuori, nel corridoio ancora in penombra, c'è una trafila di porte chiuse. Le urla della mia amica mi indirizzano immediatamente nella direzione giusta, portandomi ad accedere in una stanza senza curarmi minimamente di bussare o di chiedere il permesso. Vi entro di slancio, già preparata al peggio, invece ciò che vedo ferma immediatamente i miei passi: la mia amica è ritta in piedi vicino alla finestra, l'espressione sgomenta e l'indice puntato contro un ragazzo biondo palesemente appena svegliatosi, stante i capelli spettinati e l'espressione ancora intontita dal sonno. Sbadiglia perfino, strofinandosi poi le palpebre prima di tentare di metterla a fuoco.

Ragazzo biondo equivale ad allarme, nel mio gergo, soprattutto se c'è Michela di mezzo. Riduco gli occhi a due fessure, produco un ringhio sommesso, prima di apprestarmi a interpellarlo.

“Chi diavolo sei tu?!” esclama nuovamente lei, sempre più paonazza in volto, tanto da farmi temere che le abbia fatto qualcosa.

“Sono io che dovrei farti questa domanda, è camera mia!” le risponde in tono gelido il biondino, arrossendo comunque nell'esprimersi.

"Che?!? No, no, guarda... è stato il Maestro Camus a dirmi di recarmi qui, la camera è mia!"

"Ascolta, dubito che il Maestro Camus ti abbia detto di recarti proprio qui, sa benissimo chi ci dorme e..."

"No, NO! Ti ripeto che tu ieri sera non c'eri, ti ho trovato qui solo stamattina, vicino a me e... ODDIO, devi essere un pervertito!!!"

"Veramente io..."

"Ehm... Coff, coff! - tossicchio in tono volutamente alto, un po' per farmi notare, un po' perché davvero mi pizzica la gola - Scusami, biondo, chi diavolo sei e cosa hai fatto alla mia amica?!"

"MARTA!" gli occhi di Michela si illuminano di speranza nello scorgermi dall'entrata.

"Eccone un'altra che capisce tutto al volo... - sospira sconfortato il ragazzo, in un modo che mi ricorda paurosamente Camus e che, proprio per questo, mi indispone. Si massaggia teatralmente la fronte, prima di riaprire gli occhi e girarsi nella mia direzione - Guarda che io non..."

Tuttavia si blocca nell'individuarmi. I suoi occhi chiari, chiarissimi, quasi quanto il permafrost, si spalancano dallo stupore. Sembra un po' più che sorpreso, in effetti, quasi smarrito. Non ne capisco il motivo, ma l'arrivo in piena corsa della mia amica, mi spinge a concentrarmi su di lei.

"Tutto a posto? Cosa è successo, ti ha fatto del male?" le chiedo, ricambiando il suo abbraccio, per poi posarle goffamente una mano dietro la nuca e confortarla, sebbene sia più alta e grossa di me.

"Me lo sono trovato nel letto, Marta... può avermi fatto di tutto!" esclama lei, agitata.

Il mio sguardo torna quindi su di lui, lo scruta con malcelato astio per prepararsi al raffronto, o almeno chiedere spiegazioni sfruttando il fatto che lui sembri così disorientato senza un apparente motivo, ma l'arrivo di una terza forza sblocca nuovamente tutto.

“Cosa sta succedendo qui?” ci richiama tutti e tre Camus, appena sopraggiunto.

Mi volto nella sua direzione, ritrovando nuovamente i suoi occhi blu, profondamente indagatori, su di me. Discosto in fretta lo sguardo da lui per puntarlo nuovamente in avanti. Ciò non mi impedisce comunque di notare che tiene indosso una canottiera stropicciata mezza infilata nei pantaloni del pigiama e mezza fuori, come se avesse appena finito di fare le scaramucce nel letto prima di correre qui.

“Stavo cercando di capirlo, ma non ci sono ancora riuscita.” dico a bassa voce, mentre un nuovo brivido mi fa tornare la pelle d'oca.

Se fossi al massimo della forma fisica, probabilmente arrossirei visibilmente nel vedere il suo look trasandato e i capelli così spettinati. E' un qualcosa che non ci aspetterebbe da lui che ci tiene ad apparire sempre serio e composto. In un certo senso, questa versione me lo rende più umano e molto più... vicino!

“Maestro! - la mia amica passa da me a lui in un istante, correndogli incontro per poi rifugiarsi con estrema naturalezza dietro le sue spalle - Quando ho aperto gli occhi mi sono trovata questo... questo ragazzo nel letto. Deve trattarsisicuramente di un pervertito!”

“Michela... - sospira Camus, sua antitesi perfetta, massaggiandosi a sua volta la fronte nel radunare tutta la pazienza di cui dispone – Quando ieri sera ti ho spiegato dove fosse la tua camera da letto, ti ho detto, sì, di andare al primo piano nel corridoio, ma a destra, non a sinistra!"

"Ah, a destra, non... a sinistra." ripete Michela, perplessa, imporporando un poco.

"Sì, questa è la destra, quest'altra è la sinistra. - conferma con ovvietà, alzando prima un braccio e poi l'altro - E poi... Hyoga è tutto fuorché un pervertito, te lo posso assicurare, dato che lo conosco da anni: sono il suo maestro!”

Attimi di silenzio nella stanza... Mi rendo appena conto di aver attaccato verbalmente, senza troppi fronzoli, l'allievo dell'Acquario. Una sensazione di disagio mi investe, ma è nulla confrontata alla reazione di Michela.

“Uh-oh che... che figura di merda!!!” strepita dalla vergogna per poi galoppare fuori dalla stanza e sparire dalla nostra vista.

Solo a questo punto il biondino prende a ridacchiare divertito, non so se per la vergogna, l'assurdità della situazione, o per un misto di queste due.

“E’ proprio strampalata, quella!” commenta, arrossendo ulteriormente mentre cerca di ricomporsi.

“Hyoga, che genere di allenamenti hai fatto ieri? Anche tu, per non accorgerti di avere qualcuno nel letto, devi esserti stancato parecchio! - gli sorride di rimando Camus, guardandolo con affetto - Va bene che, fin da bambino, tendi a dormire rannicchiato sul lato destro come a voler occupare meno spazio possibile, ma trovo comunque difficile il non rendersi conto che un'altra persona si addormenti vicino a te!"

Li osservo con attenzione: per parlare così devono conoscersi da parecchio tempo!

“Maestro, ieri gli allenamenti con Dohko e Shiryu sono stati parecchio massacranti, deve essere per quello che..."

"...che dormivi come un sasso e non ti sei accorto di niente quando Michela è entrata?"

"Sì, qualcosa di simile, ecco!"

E' imbarazzato. Si gratta la testa e ogni tanto butta occhiate nella mia direzione, continuando a chiedersi chi invece sia io.

Mi raddrizzo un poco, nervosa. Non so bene neanche io perché, forse per sopperire parzialmente alla magra figura di prima, ma mi viene da tentare di socializzare con lui, anche se non è mai stato il mio forte.

"Oh, non ti preoccupare! Michela, la mia amica, ha la delicatezza di un camionista quando deve coricarsi, tranne ovviamente quando è parecchio stanca. Allora si posa su un lato, tendenzialmente il sinistro, si addormenta di botto e non si muove più fino al risveglio. Per questo probabilmente non vi siete resi conto di niente: uno dormiva a destra e l'altra a sinistra!" provo a spiegargli, con un mezzo sorriso.

"Ah, ehm... è probabile!" biascica lui, arrossendo di nuovo per poi mettersi a guardare il muro.

"E scusami per prima, non..."

"Di nulla."

"Ehm..."

Binario tronco. Punto morto. Per me e per lui. Fine del dialogo.

Vorrei aggiungere qualcosa ma mi mancano le parole. Diavolo se è davvero timido costui! Generalmente i biondi sono così sicuri di sé stessi, neanche fossero delle micro divinità scese in terra, infatti fanno proprio venire voglia di essere presi a calci nel didietro fino alla fine dei loro giorni. Lui invece sembra più un pulcino arruffato che non sa minimamente come destreggiarsi. E' grazioso a vedersi, fa quasi tenerezza.

"Se è così, Hyoga, abbiamo risolto una parte del mistero!" prende parola Camus, una luce brillante negli occhi, come di orgoglio a stento trattenuto, nel rivolgersi a lui.

"Pare di sì, Maestro. Gli allenamenti devono averci steso entrambi, a me e a quella ragazza. Non mi stupisce, se glieli avete impartiti voi!"

"Sono sempre stato così anche con v... con te, lo sai bene, Hyoga!" borbotta lui, mentre la luce nelle sue iridi, per un istante, viene momentaneamente offuscata.

"Oh, ne sono estremamente consapevole!" annuisce il ragazzo, un sorriso triste a solcargli la carnagione chiara quasi quanto i suoi occhi.

"Anche il maestro di Shiryu, Dohko, non deve andare per il sottile, però!"

"No, affatto! D'altronde, siamo entrambi allievi di due Cavalieri d'Oro!"

Li guardo sorridersi vicendevolmente. C'è qualcosa tra loro che, nonostante la poca differenza di età, me li fa sembrare come padre e figlio. Non saprei bene spiegarne le ragioni, però.

Ciò che è certo, è che mi sento una estranea qui, finita in questo luogo per caso a rompere un'intimità che è solo la loro.

Un pensiero triste mi vela lo sguardo e così la mente: io non ho mai conosciuto mio padre biologico e, in questo momento, sono lontana anche da mia madre, colei che mi ha fatto crescere e mi ha resa ciò che sono oggi.

Vorrei semplicemente poter tornare a casa mia, al sicuro, perché devo stare qui?!

Non ce la faccio, mi sta venendo una crisi di panico e non voglio che degli sconosciuti mi vedano in un frangente simile, sull'orlo delle lacrime. Faccio quindi per fare dietro-front e nascondermi in bagno, o in camera, non importa, ma Camus mi richiama, desiderando la mia attenzione.

“Marta, aspetta, vorrei presentarti ufficialmente al mio allievo, già che sei ancora qui. Con le tue amiche faremo dopo.”

Mi deve presentare... ne farei volentieri a meno! Mi do una veloce sfregata agli occhi prima di voltarmi nuovamente verso di loro, la mano protratta in avanti.

“Piacere, io sono Marta, una nuova allieva del Maestro Camus!” dico, accennando un sorriso... falso, ma pur sempre un sorriso!

“P-piacere mio, sono Hyoga, Cavaliere del Cigno. Anche io sono allievo del qui presente Camus dell'Acquario!"

"Sei già Cavaliere nonostante la tua giovane età... devi essere un portento!"

"N-non proprio, però puoi comunque considerarmi un veterano, Marta. Se hai bisogno di consigli, rivolgiti pure a me!” afferma lui, stringendomi la mano, non senza un certo disagio a stento mascherato.

Lo scruto con attenzione e a fondo, sforzandomi di mantenere il contatto visivo come mio nonno mi ha insegnato a fare, e lui fa lo stesso. Nonostante parli di sé con modestia, non solo è un veterano, deve anche essere incredibilmente abile e capace, lo si presagisce alla prima occhiata. La sua tempra è del tutto affine a quella del Cavaliere dell'Acquario, forse solo un poco meno raffinata, ma splendente almeno quanto la sua. Deve averlo allenato per molti anni, perché, nonostante la diversità fisica, sembra in tutto e per tutto la sua goccia d'acqua.

"Hyoga è mio allievo da quando era un bambino di 8 anni. Ora ne ha 16." mi illustra lo stesso Camus, indovinando i miei pensieri dietro il mio sguardo.

Dunque ha la stessa età di Michela e Sonia, anche lui è nato nel 1995...

"E' un Cavaliere di Bronzo, la sua costellazione è il Cigno, come lui stesso ti ha detto. Ciò che non ti ha riferito, però, è che, insieme ai suoi quattro amici di rango uguale al suo, ha compiuto imprese eroiche, degne di un Cavaliere d'Oro e probabilmente anche oltre."

"Maestro!!!" lo chiama Hyoga, nuovamente rosso, imbarazzato dalla presentazione.

"Marta, rivolgiti a lui come se dovessi conferire con me. E' più piccolo di te, è vero, ma..."

"Ho inteso, Maestro Camus." trancio il discorso, non avendo nulla da obiettare in proposito, cosa che deve sorprenderlo non poco, perché avverto maggiormente il suo sguardo perforarmi da una parte all'altra.

“Stai bene stamattina? Quasi non ti riconosco così remissiva!"

“Sì, sto bene, Maestro! - gli regalo un altro sorriso forzato, fiaccata nello spirito dal mio stato mentale e fisico - Ora però vado a prepararmi per gli allenamenti di oggi!”

Ho tutte le intenzioni di uscire da questa stanza che non mi appartiene e che mi è del tutto estranea, oltre che intollerabile perché trasuda calore; il calore che si può percepire solo in famiglia e che mi è stato strappato, ma Camus mi prende per il polso facendomi sussultare, prima, e perdere quasi l'equilibrio per la sorpresa, dopo.

"Ancora una cosa..."

Mi osserva fisso ed è difficile per me mantenere anche il suo sguardo, oltre a sopportare quelle sue dita che si stringono su di me, per quanto calde e inaspettatamente accoglienti.

"Sì?"

"Non servono. - mi dice, con espressione severa, accennando qualcosa nella mia direzione - Quelle."

Non capisco a cosa si riferisca, ho forse qualcosa in faccia? Mi tocco la guancia vicina con la mano libera, trovandovi qualcosa di bagnato e fastidioso al tempo stesso: lacrime!

"Non serve piangere. - i suoi occhi si socchiudono appena, prima di riaprirsi - Non risolve la situazione."

Il contatto tra noi diviene istantaneamente impossibile da mantenere. Sfuggo dalla sua morsa, guardandolo torvo, il cuore accelerato nel petto. Non mi capirà mai, non c'è niente da fare!

"Grazie, Maestro, lo ricorderò!" dico solo, prima di dargli la schiena e andarmene, non prima di aver sbattuto la porta della stanza dietro di me.

 

********

 

Circa un’ora dopo siamo tutte pronte, vestite nuovamente con i rispettivi pepli e i sandali tipici di questo posto. Un’altra giornata di allenamento forzato ci attende e posso assolutamente dire di non essere affatto in forma per sopportarla!

Malgrado i bicipiti e i quadricipiti siano ancora dolenti e induriti dal giorno prima, scendiamo il più velocemente possibile gli scalini che portano al decimo tempio, dove conosciamo finalmente Shura, il Cavaliere del Capricorno, un tipo spagnolo e parecchio taciturno, nonché uno dei pochi Cavalieri d'Oro -impossibile non accorgersene!- a tenere i capelli corti.

Ecco, se mi avessero detto che un altro dei Dodici avrebbe potuto essere più silenzioso e scontroso di Camus, probabilmente gli avrei riso in faccia, eppure è proprio così! Capricorn non parla, se non per monosillabi o brevi domande concise, ma sembra mostrare una certa simpatia per il nostro maestro, visto come si guardano da lontano e gli ossequi che tacitamente si mandano reciprocamente. Nessuna, o quasi, domanda su noi, un semplice 'potete passare' e tanti saluti. Beh, tanto meglio!

Al nono tempio incontriamo nuovamente Aiolos che si sta dirigendo su dalle stanze del cosiddetto 'Grande Sacerdote', una sorta di pontefice massimo che comanda l'intero Santuario. Stavolta non abbiamo occasione di fermarci a parlare come era successo il giorno prima, per cui, dopo saluti vari e auguri di buon allenamento, continuiamo per la nostra strada, raggiungendo in un battibaleno il Tempio dello Scorpione Celeste.

“Milo? Sonia? Ci siete?” li chiama Camus, inarcando brevemente un sopracciglio nel non vederli già pronti e attivi nell'atrio.

“Siiiii, siamo ancora nelle stanze private, sai bene che Milo è un pelandrone! Salite pure!” risponde pronta Sonia con la sua vocetta vivace e carica di buoni propositi anche oggi. Beata lei!

"Uff, sono già le 9 e mezza e Scorpio è tutto fuorché pronto! - borbotta Camus, un poco infastidito - Questo suo lato pensavo che fosse migliorato con la crescita!"

"Faceva così anche da più piccolo?" chiede Michela tutta interessata alla faccenda.

"Da bambino era fin peggio, arrivava sempre tardi agli allenamenti nonostante i Cavalieri più grandi si raccomandassero la puntualità. Niente, non c'era verso. Ama fare le ore piccole per poi svegliarsi tardi alla mattina. Inconcepibile!"

"Beh, fa bene, è ggggiovane!" commenta Michela, ghignando, allungando volutamente la lettera g per accentuare la parola.

Camus non le risponde, si limita a scrollare la testa mentre saliamo le scale che portano al piano in questione. Appena giunti nel salotto, troviamo Sonia seduta placidamente sul divano e del tutto intenta a leggere un immenso tomo che ha l'aria di essere parecchio complicato.

“Sonia, Milo non è ancora pronto?! - chiede un sempre più irritato Camus – Si è dimenticato che oggi occorre anche il suo aiuto negli allenamenti?”

“Macché dimenticato, Cam, sono già qui, attendi solo un attimo!” gli risponde una voce gioviale in avvicinamento.

Mi giro in sincrono alle mie amiche in direzione della fonte sonora e... mi ritrovo ben presto a sbattere le palpebre più volte, totalmente incredula.

Allo stesso tempo, le guance di Michela assumono nuovamente un colore rosso porpora, mentre le labbra di Francesca, solitamente la più contenuta tra noi, si dischiudono in una 'o' che, pur muta, è estremamente palpabile nell'aria.

E beh... a giudicare da come quest'oggi si è mostrato ai nostri occhi lo Scorpione -anche se lo si era già capito prima, al nostro primo incontro!- non deve essere affatto timido, il tipetto!

"Sono quasi pronto, Cam..."

"Quasi pronto?! - sibila l'Acquario, ancora più contrariato di prima - RICOMPONITI, per Atena!"

"Perché, c'è qualcosa che non va?!"

"Mi chiedi pure se c'è qualcosa che non va?! Guardati e dimmelo tu, Scorpio!"

"Ma io... ah, questo!" arriva infine alla conclusione Milo, osservandosi il torace glabro e già ben abbronzato in bella mostra al tutto il circondario, alias noi.

E in tutto questo, bisogna dire, invidio la flemma di Sonia che, contrariamente alle sottoscritta, continua placidamente a leggere il suo prezioso tomo come se nulla potesse turbare la sua pace dei sensi.

“Ti sembra il caso, Milo?! - lo interroga ancora più aspramente Camus - Davanti alla tua e alle mie allieve?!”

"Cosa vuoi che sia, Cam, sapranno come è fatto un maschio, no?! Eh, ragazze?!"

Poi però osserva la mia espressione e quella di Michela, che ci siamo messe a canticchiare nervosamente tra noi, tentando di guardare altrove, e, in un secondo tempo, quella di Francesca, di difficile decifrazione, anche se imbarazzata quanto la nostra, e la sua espressione diviene a sua volta ricolma di sorpresa.

"Serie?! Siete ancora, tutte e tre, allegramente vergin..."

"MILO!!! - tuona Camus, imporporando a sua volta - Vatti a rendere presentabile, ORA, prima che decida, io medesimo, di accompagnarti molto poco gentilmente nella tua stanza e non farti uscire fintanto che non sarai vestito DECENTEMENTE!"

"Va bene, va bene, Cam, aspetta che... dove ho messo la maglia?" si chiede, guardandosi smarrito intorno alla ricerca dell'indumento perduto.

Effettivamente è bello che nudo, se escludiamo l'asciugamano raffazzonato sui fianchi e la crocchia con cui si è legato i capelli violacei che gli ricadono disordinatamente sulle spalle ancora umide. Uno spettacolo non di certo indifferente, anche se l'esibizionismo mi ha sempre irritata. Tossisco tra me e me, prima di rendermi conto che qualcosa mi pizzica per davvero la gola. Fa che non sia febbre, ti prego, fa che non sia febbre... mi ci manca questa!

“L'hai mollata qui sul divano... e ora copriti, razza di spudorato!” interviene finalmente Sonia, impassibile, lanciandogli la maglietta in questione.

“Ma... ma non dici niente, Sonia?!” chiede Michela, sbigottita.

“No, fa sempre così, è patologico!"

"Fa sempre così... in che senso, scusa?!"

"Lo fa soventemente, è un qualcosa di normale qui, anzi più sta nudo e più si ringalluzzisce, come i galli nel pollaio!” risponde lei, facendo spallucce per poi tornare a leggere. Dalle sue parole si evince una certa esperienza passata che noi possiamo solo immaginare.

"Sonia, mi stai bistrattando?! Bistratti il tuo maestro?!" la voce di Milo, nell'altra stanza dove finalmente è andato a cambiarsi, ci raggiunge forte e chiara.

"No, macché, m-a-e-s-t-r-o! - Sonia ridacchia tra sé e sé, cantilenando un poco nel chiamarlo con quell'appellativo - Dico solo il vero, nulla di più e nulla di meno, eh-ehee! E ora muoviti che stiamo facendo aspettare Camus e le sue nuove allieve ed è maleducazione!"

La guardo, perplessa, stimandola ancora più di ieri. Stento ancora a credere che un tipo del genere, Milo di Scorpio, che usa un colpo letale e insidioso quanto microscopico come un ago, si faccia mettere i piedi in testa da una ragazzina più giovane di me. Sonia mi ha detto che non è così, che anzi è severissimo negli allenamenti, ma la percezione che ho di loro, dalla prima volta che li ho visti interagire, è che il Cavaliere, contrariamente a Camus, sia un poco tontolone e assolutamente inadatto a rivestire il ruolo di insegnante. Non so, mi incuriosiscono e, lo ammetto, un po' li invidio.

“Ah! – Michela ripiomba tra noi dopo aver impiegato diversi secondi a riprendersi dalla rivelazione della compagna più piccola – Maestro?”

“Cosa c’è, Michela?”

“Posso trasferirmi alla Casa dello Scorpione? Meno scale, più spazio, e soprattutto...”

Camus sospira lungamente, prima di girarsi senza rispondere e interrompere così le fantasie sfrenate di Michela.

"Ah, nulla contro di voi, Maestro, eh, non ho dubbi che siate bravissimo, ma..."

"Michela, spero che tutto il fiato che stai dimostrando di avere questa mattina, lo utilizzerai interamente negli allenamenti intensivi cui vi sottoporrò oggi. Poi potrai andare dove ti pare, se sarai ancora in bolla!"

"Ah... a pensarci bene, Maestro, sto bene dove sono, sì, non cambio casa!"

"Bene. Vedi di non sbagliare nuovamente camera, stanotte." annuisce, severo, lasciandola lì su due piedi, colpita in pieno e affondata, le guance color porpora.

Quando si dice che la classe non è acqua... anche nel sarcasmo!

“Michela, vuoi fare un’altra magra figura come quella di stamattina?! Trattieni i tuoi ormoni, santo cielo!” interviene Francesca, dandole gomitate sul fianco. L'interpellata, paonazza in volto, trasalisce e, forse per sopperire all'estremo imbarazzo, si mette a ridere sguaiatamente.

Sarà un'altra giornata infinita, già lo so, Camus mi sembra ben lanciato con noi anche quest'oggi!

 

********

 

Ci troviamo nuovamente sulla spiaggia in cui il giorno prima abbiamo iniziato gli allenamenti. Il tempo è magnifico e, malgrado sia ancora mattina, c’è già caldo soffoco. Non sono minimamente in forma per seguire la lezione e, ancora meno, per fare poi la pratica questo pomeriggio. Tento comunque di non darlo a vedere, cercando di passare inosservata in mezzo agli altri, giacché non siamo sole.

“Bene, oggi parleremo delle attitudini che ogni Cavaliere può possedere.” comincia senza esitazione Camus, mentre le mie amiche ed io ci sediamo compostamente sulla sabbia.

"Attitudini?" chiede Francesca, attenta.

"Sì, inclinazioni personali o anche abilità innate."

"Sembra interessante..." commenta anche Michela, raddrizzandosi nell'assumere l'espressione più intelligente che le riesce.

Le osservo, sempre con quell'onnipresente velo di grigiore che mi perseguita da un po' e che si è esacerbato dopo gli ultimi avvenimenti. Non so come facciano ad essere così reattive, a lasciarsi scivolare addosso il fatto di essere state strappate dai propri affetti. O forse semplicemente riescono a dissimulare meglio di me.

“Vediamo se ieri siete state attente: cosa vi ho detto che deve fare un Cavaliere per rompere gli atomi che compongono la materia?” domanda a bruciapelo Camus, in attesa di una risposta veloce da parte di una di noi tre.

Aiolia e Milo (fortunatamente con indosso la maglietta), che oggi in via del tutto eccezionale assistono ai nostri allenamenti, sembrano divertiti dal cambio di espressione di Michela che, presa in contropiede, non aspettandosi una domanda così diretta neanche fossimo a scuola, esita.

"Oh, ehm..."

"Sì, Michela? Vuoi rispondere tu?"

"Ce l'ho sulla punta della lingua, Maestro, ma... ma..."

“Deve saper padroneggiare il cosmo e concentrarlo nel punto che vuole rompere!” prende parola Francesca, pratica.

"Fra! Me l'hai soffiato, non è giusto!" si lagna la più piccola, offesa.

"Questo perché sei ancora nella camera, Michy, col tuo bel biond..."

"NON E' VERO!!!" la intercetta lei, avvampando, mentre balza sul posto e, traendola a sé, le impedisce di completare la frase.

A seguito del siparietto, Milo e Aiolia se la ridono tra di loro, perfino Sonia, in mezzo ai due, si lascia sfuggire un soffio divertito, contrariamente a Camus che, dopo un lungo sospiro prolungato, l'ennesimo, decide di soprassedere con classe.

“Esatto, Francesca, tuttavia questa forza non è uguale per tutti, ognuno ha il proprio potere su cui fare affidamento e, oltre a questo, è protetto da una costellazione ben distinta!”

Ci guardiamo tra noi, un poco riluttanti. Solo Sonia sembra capire realmente cosa significhi la frase appena pronunciata. Probabilmente per lei questa lezione non è, né più né meno, che un semplice ripasso.

"Ma... le costellazioni intese come le stelle nel cielo?" trova il coraggio di domandare Michela, alzando lo sguardo sopra alle nostre teste nel soppesare quanto appena udito.

“Vi farò un esempio per rendervela più chiara: io, lo avete visto, sono in grado di congelare ogni cosa fino a sfiorare lo Zero Assoluto; la mia costellazione inoltre è uno dei dodici segni posti sull'eclittica: il portatore d'acqua, Aquarius."

"Ganimede. - rimugino io a bassa voce, annuendo appena - Il coppiere degli dei."

"Esatto. Brava, Marta!" si congratula, ammiccando appena nella mia direzione.

Arrossisco, distogliendo lo sguardo da lui. Quando mi guarda così sembra quasi orgoglioso, mi mette una sensazione strana addosso. E' disagio, in larga parte, ma... c'è qualcos'altro di più profondo che non riesco a spiegare a parole. Fortunatamente il nostro scambio di occhiate è di breve durata, perché lui prosegue nella spiegazione.

"Il qui presente Aiolia, che oggi mi ha fatto il favore di presenziare a questa lezione, è invece Cavaliere del Leone, un altro segno dell'eclittica. Rispetto a me, possiede altre doti."

"Che genere di doti?" si incuriosisce Francesca, scrutando a fondo il ragazzo in questione che, sorridendole, non esita a rispondere.

"Fotoni, elettricità ad altissimo voltaggio, fulmini... sono questi gli elementi che imprimo nei miei attacchi."

Ad una simile rivelazione, le labbra di Francesca si allineano. Per un attimo sembra quasi oltraggiata, non me ne capacito, ma poi la vedo distendersi in un leggero sorriso. Che l'abbia solo immaginata quell'espressione di fastidio?

"Capisco. Non deve essere un potere facile da gestire!"

“Uao! Quindi praticamente ogni Cavaliere possiede un proprio elemento, per esempio fuoco, aria, acqua, eccetera?” chiede Michela, sbalordita, dandosi una pacca sulle ginocchia

"Non si parla solo di meri elementi terrestri. - la corregge garbatamente Camus - Un'attitudine può anche essere legata a poteri mentali, o ad arti illusorie. Mu, il Cavaliere dell'Ariete che avete conosciuto ieri, per dire, ha piena padronanza della telecinesi; altri, come Saga di Gemini, riescono addirittura a piegare la mente e prenderne così il controllo."

Aiolia annuisce, facendosi misteriosamente tetro. Sebbene a fatica, il movimento delle sue mani, che si stringono a pugno, giunge ai miei occhi.

"Ma che... FIGATA!!!" Michela è sempre più estasiata nell'immaginarsi quale straordinario potere possa possedere lei.

“Io vi posso dare una dimostrazione pratica, se volete. Osservate! – prende parola nuovamente Aiolia, parzialmente ripresosi da prima. Si avvicina a noi con fierezza per poi superarci e prendere la mira sullo scoglio vicino – Per il Sacro Leo, Lightining Plasma!!!”

Non vi è il tempo di reagire, un fascio multiplo di quelli che sembrano milioni, se non miliardi di fotoni, abbaglia i dintorni, i nostri visi, le nostre espressioni, stagliandosi prepotentemente come il rombo di un tuono nella notte. Siamo costrette a tapparci gli occhi con i palmi delle mani per evitare che vengano feriti dalla luce. Una volta riaperti, non c'è più quella grossa roccia davanti ai piedi di Aiolia Cavaliere di Leo, solo... polvere!

Michela e Francesca si alzano in piedi di scatto per la sorpresa, io provo a fare altrettanto ma, nel compiere il movimento, ricado sulla sabbia come una pera. Sonia, invece, ancora al fianco di Milo, permane ad essere placida e tranquilla come un laghetto nascosto di montagna, sebbene i suoi occhioni verdi trasudino ammirazione per la potenza appena dimostrata dal Leone.

"Troppo veloce?" torna su noi Aiolia, lo sguardo ferino, i muscoli ancora tesi e ben marcati per lo sforzo appena compiuto.

"Io... io... non ho visto niente!!! Come ci sei potuto riuscire, Aiolia?!" esclama Michela, sempre più sbalordita.

"Con la pratica e... parecchi anni di addestramento!"

"Voglio impararlo anche io! Voglio diventare così forte, per favore Aiol..."

“Grazie per la dimostrazione, Lia! Ora, come compito per stamattina, dovrete cercare di fare conoscenza del vostro cosmo. - riprende il controllo della situazione Camus grazie al solo ausilio della voce pacata ma decisamente autorevole - Vale anche per te, Sonia. Sei molto più avanti di loro e tuttavia la tua attitudine ti è ancora oscura."

"Certamente!" acconsente lei, determinata.

"Maestro, quindi noi cosa dobbiamo fare?" si interroga educatamente Francesca, l'attenzione nuovamente rivolta al nostro maestro.

"Vi dividerete in tre gruppi e proverete a concentrarvi per interagite con il vostro cosmo. Dovete fare conto di parlare a tu per tu con il vostro io più profondo, cercate risposte, trovatele dentro di voi, è lì che risiede il tutto! - si raccomanda lui, incrociando le braccia al petto nel prendersi una momentanea pausa, prima di proseguire ad illustrarci le direttive - Francesca andrà con Aiolia, Michela con Milo e Sonia, lavorerete in sinergia... Marta, tu invece starai con me!"

Sono talmente stravolta che lo odo appena senza riuscire pienamente a codificare quanto appena esposto. Non riesco a muovermi subito, mi limito a seguire con lo sguardo le mie amiche. Si stanno dirigendo verso le rispettive direzioni indicate mentre io rimango seduta sulla sabbia, la mente vuota, le forze sempre più carenti. Mi occorre un immenso sforzo di volontà per concentrarmi su entrambe, ma devo!

Siamo rimaste d'accordo, in questo primo momento, di fare il gioco di questi... questi Cavalieri che dicono di essere protettori della dea Atena, fintanto che non si abbasserà la loro soglia di attenzione, rivelando così un possibile spiraglio per la fuga. Stringo convulsamente le mani sulle dunette di sabbia. Resistere... resistere e resistere, come ama ripetere la nostra professoressa di Italiano e Latino.

Chissà se la rivedremo mai...

“Hai un potere davvero eccezionale, Aiolia, mi hai sinceramente meravigliata! - commenta intanto Francesca, approcciandosi al Cavaliere di Leo con una confidenza che raramente lascia trapelare - Quali ideali ti hanno permesso di diventare così forte?”

“Mio fratello, essenzialmente, ma è una lunga storia. - noto che chiude le palpebre per un breve momento, come accade quando si cerca di mascherare un dolore passato che ha però ancora conseguenze sul presente - E' lui che mi ha insegnato a porre i miei poteri a servizio dell'umanità."

"L'umanità..."

"E' così. Il mio pugno colpirà sempre tutti coloro che cercheranno di sottomettere i più deboli e nascondere la Verità! QUESTO è il mio ideale di giustizia, QUESTO è ciò che intendo fare per proteggere la Terra!” esclama ancora lui, quasi ruggendo nel dichiarare la sua posizione.

"Quindi... sei quel che sei grazie a tuo fratello."

"Sì, sono quel che sono perché..."

Non odo più la risposta di Aiolia, anche se ne percepisco quasi il fremito delle interiora nel doversi esprimere su un argomento che non deve essere dei più facili per lui.

La voce acuta di Michela, trillante più del solito, sposta la mia attenzione sul trio formato dalla mia amica, da Sonia e dal Cavaliere di Scorpio.

“Milo, tu che potere hai? Quel fascio rosso che avevi lanciato davanti ai piedi di Marta per, ehm, convincerla a fermarsi, che cosa sarebbe?” domanda proprio lei, cercando di mantenere alto l'umore.

“Beh, il mio potere è un po’ speciale, dolcezza... Sicura di volerlo sapere?” le sorride Milo, sornione, facendo roteare l'indice della mano destra con soddisfazione.

"Uff, eccolo di nuovo che si pavoneggia!" sbuffa Sonia, alzando gli occhi al cielo.

"Dai, reggimi il gioco, creiamo un po' di suspense alla donzella..." scherza il Cavaliere di Scorpio, ridacchiando, chiedendo la collaborazione della sua allieva.

"Sei proprio scemo, tu!"

"Spari raggi laser dalla punta dell'indice?!" tenta Michela, ben contenta di partecipare al gioco.

"Non direi, è ben... altro!" le fa l'occhiolino Milo, quasi gongolando.

Come non dimenticare quel solco sulla sabbia, lanciato da distanza, per bloccare nell'immediato ogni mio, nostro, tentativo di fuga. Sono appena stata in grado di percepirlo, so solo che aveva il colore del sangue. Che cosa fosse realmente mi è ancora completamente oscuro. Mi massaggio a fatica la testa nel ripensare a quegli attimi.

"Osserva qui, Michela, l'unghia del mio indice destro!" le dice intanto, ponendole in bella vista la mano in questione.

“Marta? Riesci ad alzarti?” la voce di Camus da qualche parte tenta di riportarmi alla realtà, con scarsi esiti, perché la mia attenzione è tutta per il terzetto.

Rabbrividisco, frastornata, nel distinguere cosa Milo volesse effettivamente dimostrare alla mia amica: la sua unghia dell'indice destro ha capacità di estrarsi fino a quadruplicare la sua lunghezza per assumere così la forma dell'arma micidiale dell'animale che rappresenta la sua costellazione. Ora, ciò che vedo di lui, del Cavaliere di Scorpio, non è più un dito umano, bensì un pungiglione vermiglio alquanto terrificante.

Possederà anche il veleno?!

“MARTA! - la voce altera di Camus mi riscuote, così come la stretta della sua mano sul mio polso che mi arriva del tutto inaspettata - Sei proprio sicura di stare bene?"

Cerca di farmi alzare in piedi garbatamente ma con urgenza, tanto che, contrariamente a ieri, rifuggo il suo contatto un po' troppo ruspante. Mi irrigidisco di conseguenza, ritrovandomi comunque ben presto in piedi. Svicolo via dalla sua morsa, indietreggiando d'istinto.

Non mi capisco... ieri avrei voluto prolungare il contatto tra noi, perché, per un solo istante, mi ha rammentato il mio nonnino. Ora... ora per quale ragione reagisco così?

“Sto bene. P-possiamo iniziare a..." ma non finisco la frase, inciampo nei miei stessi piedi, con l'ovvio esito che lui, per evitarmi una nuova caduta, mi deve afferrare e tenere da entrambe le spalle. Sto peggio di prima al nuovo contatto, mi viene da ansimare e lui, capendo l'antifona, si stacca immediatamente da me.

"Non mi sembra."

"Sto bene!" ribadisco, con foga.

"Talmente bene da non riuscire a reggerti in piedi da sola?!"

"..."

"Sei molto orgogliosa, rasenti la cocciutaggine!"

"Semplicemente sono stata in compagnia di me stessa per 17 anni, so conoscere gli avvertimenti del mio corpo quando sta male, grazie!"

"Mmm... sei sempre, sempre, così ottusa, o è una cosa che dimostri solo con me?"

"E tu sei sempre, sempre, così ostinato, o sono solo io ad avere il privilegio di assistere a questo lato del tuo carattere?!"

Camus mi fissa, aggrottando le sopracciglia come a dire che, no, non è solito insistere così con un'estranea. Ad ogni modo, cambia in fretta discorso.

"Davvero non ti riesce di darmi il Voi come ti ho espressamente detto di fare..."

"Come potrei? Sei... siete di poco più grande di me!"

"Cinque anni, se non vado errato. - ora anche lui sembra paurosamente infastidito dal mio continuo rispondergli per le rime - La differenza tra un bambino già capace di parlare, muoversi e agire di sua iniziativa e una bebè che non sa di essere nemmeno al mondo ed è capace di comunicare solo tramite il pianto!"

"Forse. - acconsento, seccata - Ma tale disparità si lima con la crescita: non vedo chissà quale differenza tra, per dire, un uomo di 40 anni e una donna di 35, eppure sono comunque sempre e solo cinque anni a differenziarli!"

Mi scruta ancora, con maggior attenzione. Sta certamente valutando come prendermi, ma io, pentendomi della rispostaccia data, scrollo la testa, decidendo di ricondurre il dialogo su un raffronto civile.

"Perdonatemi, non volevo essere così sgarbata."

“La tua pelle è insolitamente calda e non hai una bella cera da stamattina, per questo ti ho chiesto.” mormora, tranquillizzandosi a sua volta, prima di manifestare una sorta di prototipo di quella che umanamente si definisce 'preoccupazione'.

“E' la mia temperatura standard, non c'è nulla di insolito.” lo rassicuro, imperterrita, sfuggendo al suo nuovo tentativo di avvicinarsi a me. Non riesco a resistere.

“Se ne sei sicura, non te lo chiederò più. - dice poi, distogliendo lo sguardo dalla mia figura - Come dici tu, saprai cavartela da sola!"

“Grazie, ci siamo arrivati. E' un buon punto di partenza!” annuisco, improvvisamente a corto di parole e fiato, come se qualcosa ostruisse la respirazione.

Vorrei in verità altro, le sue attenzioni mi fanno piacere e tuttavia mi sento totalmente impreparata ad un confronto con lui. Vorrei riuscire a spiegarmi, vorrei riferirgli del mio malessere, perché, contrariamente a quanto ho simulato, così tanto bene non sto, e lui probabilmente è andato oltre, l'ha capito. E' solo che... che mi sento così stupida al suo cospetto, e vulnerabile. Ecco, questa è la cosa che riesco a tollerare di meno, il sentirmi indifesa, sguarnita, davanti ai suoi occhi profondi e misteriosi.

Camus ovviamente non può capire completamente cosa si stia muovendo dentro di me. Fa il finto sostenuto, guardando altrove, le braccia conserte in una manifestazione di chiusura. Impossibile capire anche da parte mia i suoi, di pensieri. Sembra a disagio, ma per un qualche motivo che sfugge alla mia logica sembra comunque intenzionato a riprovarci. Lo vedo voltarsi verso di me, vorrebbe aggiungere qualcosa. Ciò mi spinge a interromperlo prima che ci riesca.

“Penso di riuscire a parlare meglio con il cosmo, come dite voi, se rimango da sola... posso andare vicino a quella scogliera là in fondo e fare dei tentativi lì?” gli chiedo, tentando di scacciare via l'ennesimo malessere che mi ha investito.

"Perché mai io dovrei permetterti di andare? Spiegamelo, Marta!"

Lo vedo inarcare un sopracciglio con fare inquisitorio, l'espressione nuovamente severa. Ho fatto un passo falso, l'ennesimo, me ne accorgo distintamente. Sospiro.

"Avete paura che fugga, lo capisco, ma ho qualche possibilità di successo? - lo osservo, sempre più insofferente - Anche se tentassi di scappare, voi mi raggiungereste subito. Ormai sapete riconoscere e individuare il mio... cosmo... dico bene?"

"Corretto. Sai essere molto perspicace, ragazzina!""

Non do peso al tono pungente adoperato, mi limito a guardare altrove: "Non ho quindi vie da percorrere, se non restare qui e fare ciò che mi ordinate."

"..."

"Per cui ve lo chiedo per favore: lasciate che, almeno per oggi, io mi impratichisca da sola. Ne ho bisogno!"

Lo guardo, implorante, e sorprendentemente la sua espressione implacabile, nel vedere la mia, si incrina un poco, forse nel riconoscersi nei miei occhi lucidi e spauriti, più probabilmente provando semplicemente pena per me.

"Marta, ascolta... non vi stiamo facendo questo per mera cattiveria nei vostri confronti. Devi provare a capirlo, sei intelligente!"

Il suo tono si è ammorbidito, ma non sono pronta ad ascoltarlo: "Sarò appena là dietro, potrete venire a controllarmi, se vorrete, ma per il momento lasciatemi stare da sola, vi prego!"

"Marta..."

"PER FAVORE!"

“Uff, va bene! - acconsente, rassegnando, capendo di avere un muro davanti - Però non allontanarti troppo, mi raccomando!”

"Tanto dove posso andare?!" ribadisco, disillusa.

"Non è dove puoi andare tu, il problema... - il suo tono assume una tacca di tensione che tuttavia nasconde subito con bravura - Non importa. Ti monitoro da qui, tu stai comunque all'occhio."

"Va bene, grazie, Maestro!"

Ci dicono tutti di stare attenti per questi presunti nemici che sembrano bramarci così tanto -tre semplice ragazze, figuriamoci!- e tuttavia gli unici che hanno perpetrato un'azione di forza nei nostri confronti sono loro.

Mi dirigo, camminando a fatica, verso un'insenatura poco distante dal luogo dell'allenamento. Per buona parte del tragitto mi sento gli occhi del Cavaliere dell'Acquario addosso, sensazione che scema fino a scomparire solo quando, finalmente, la mia sagoma viene nascosta da uno sperone di roccia. Traggo un profondo respiro di sollievo.

Checché abbia assicurato a lui, in me vi è comunque ancora l'idea di tentare una fuga, scappare da questi giovani uomini che combattono per un ideale aleatorio troppo superiore a me, ma so bene che, allo stato attuale, è impossibile. Non mi resta quindi che fare buon viso a cattiva sorte, come le altre.

Così, davanti al primo scoglio che mi sono prefissata di distruggere, trattenendomi la testa con le mani e serrando disperatamente le palpebre nel tentativo di sopprimere il tracollo emotivo che avverto invadermi sempre di più, devolvo tutte le (poche!) energie psichiche rimaste sull'obiettivo da raggiungere. La mia mente prende quindi a vorticare su mille pensieri, sul cosmo, sulla forza immane di Sonia, sulle spiegazioni che Camus non si è lesinato di darci.

Decido di concentrarmi maggiormente sul momento in cui l'allieva del Cavaliere di Scorpio aveva alzato il braccio prima di colpire la roccia, al bagliore caldo e argentato che era scaturito dal suo petto per poi sgorgare e diffondersi ovunque, raggiungendo il punto focale nella mano destra stretta a pugno.

Divarico faticosamente le gambe, costringendomi a riaprire gli occhi per puntarli verso la stessa direzione. Vi è un'unica falla nella roccia, la posso ben vedere... ora devo solo addensare il cosmo nel palmo, caricare e... affondare, ma come?! Il Maestro Camus ci ha consigliato di aprire un dialogo con la parte più profonda del nostro io, eh? Un soliloquio, quindi, niente di più facile per me!

Alzo quindi il braccio nell'avvertire un formicolio freddo pervadermelo -che strana sensazione, però, eppure l'aura che circondava Sonia sembrava così calda e leggiadra!- solo a questo punto mi sento pronta a tirare il pugno che collide proprio contro la roccia davanti a me. Non trovo consistenza né resistenza, semplicemente la materia cede davanti al mio sguardo stupito, riducendosi in pezzi di dimensioni variabili che vengono proiettati nelle più svariate direzioni.

Non ho il tempo di capacitarmi del mio operato, della facilità con cui ciò sia successo, del tutto inspiegabile, che mi sento improvvisamente bruciare violentemente una guancia, la pelle lacerarsi e aprirsi proprio sotto lo zigomo.

"A-argh!" mi sfugge un lamento sommesso, mentre a fatica rimango in equilibrio in piedi. La mano sinistra corre istintivamente a trattenersi la zona lesa.

Caldo. Sento caldo. Qualcosa mi sgocciola dentro il palmo per poi scivolare lungo l'avambraccio. I miei occhi si sono chiusi in un istante, per istinto; convincerli a riaprirsi richiede molto più tempo. Devo essermi sbagliata, il bersaglio non può aver ceduto con così tanta facilità...

Torno a guardare la roccia e sussulto di conseguenza. Ha ceduto invece, è in frantumi, non c'è più nulla della solidità di prima. Come ho potuto..?

Respiro affannosamente, sempre più a scatti, un'ombra scura mi sta appannando la mente, adombrando anche la visuale. Uno scintillio indistinto ricopre in maniera eterogenea ogni frammento sparpagliato tra i miei piedi. Solo tardivamente riesco a codificarlo, quando ormai il ginocchio destro è già ceduto e il sinistro sta per seguire la sua stessa sorte.

Finisco bocconi per terra. Le mani, protese in avanti nel tentativo di attutire la caduta, urtano appena due delle schegge più grosse, che brillano armoniosamente di polvere di brina quasi come se fossero lastricate di ghiaccio. Non ho il tempo di chiedermi altro, ne sussegue il buio...

 

  
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