Angeli del cuore
“Dov'è? Dov'è?!”
“Hikari!”gridò Miyako per la terza volta.
“E pensare che dovrei essere io quella da temere per gli sbalzi d'umore.”borbottò tra sé e sé. Ma no, Hikari non la degnava della benché minima considerazione.
“Se la smetti di agitarti, magari riesco perfino ad aiutarti!”tentò quest'ultima carta.
Niente.
Oh, io conoscevo benissimo l'oggetto di tale ricerca, ma non ero riuscito a comunicare niente a Ken e Miyako, in quelle poche ore. E non potevo certo mostrarmi in quel momento, malgrado la netta sensazione che, anche se l'avessi fatto, Hikari non si sarebbe accorta comunque di me, presa com'era.
“Ci rinuncio”declamò con fare teatrale. “Mancano esattamente dieci giorni a Natale, al momento il mio problema principale è spacciare un paio di calzette rosse per il bebè come ulteriore regalo di Natale per Ken. Oltre ai boxer, naturalmente. Ma naturalmente tu non mi stai sentendo, vero, Hikari?”
Miyako incrociò le braccia, profondamente offesa dall'oltre ogni dire irriguardosa condotta della sua amica.
Se solo avessi potuto rivelarle subito tutto! Avrebbe perdonato Hikari all'istante, e le avrebbe sicuramente dato una mano.
Riuscì comunque a dimenticare temporaneamente il suo rancore, illuminandosi per la vista che le offriva la finestra.
Chicago era completamente coperta di neve. Certo, anche le nuvole sono bianche e la nostra casa natia ne è piena, ma avevo capito che da quando Miyako e Ken erano diventati umani, tutto aveva assunto per loro un significato, un odore, un sapore nuovo. Non davano più niente per scontato, e si emozionavano ancora più dei bambini terrestri. Ovviamente, Miyako era solo peggiorata da quando era incinta.
“OH!”
Il capo di Hikari riemerse da alcune scartoffie e scatole dimenticate in un armadio, spargendo polvere dappertutto.
“Miya, l'ho trovato! Non posso crederci di averci messo tanto, davvero. Pensare che è un anno che non lo uso.”
Vedendo che Miyako non rispondeva, Hikari le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla.
“Miya-chan?”
Lei
sbuffò.
“Oh,
scusa, hai parlato?”
Hikari aggrottò un sopracciglio.
“Cosa ti prende?”
“Vediamo...Non
ti sei quasi nemmeno accorta della mia presenza, non mi hai degnato
di uno sguardo...”
“Davvero?”fece Hikari, sconvolta.
“E
già! Si può sapere cosa stavi cercando con tanta foga?”
“Il
mio passaporto.”
Hikari rispose con estrema disinvoltura, come se cercare così disperatamente il passaporto fosse un'occupazione abituale.
“Oh,
torni in Giappone per Natale?”
Hikari scosse la testa,
scrollandosi un po' di polvere.
“Ah,
no?”fece Miyako curiosa. “E allora dove vai di bello?”
“A
Parigi”rispose secca. Se sperava di estirpare con una frase così
laconica la curiosità di Miyako, si sbagliava di grosso.
“Parigi? Quando l'hai deciso? Come? Ma troverai posto? In dieci giorni, poi!”
“Miya, Miya, calmati. Quest'agitazione non fa bene al bambino”sorrise Hikari, riponendo il prezioso documento al sicuro.
“Come
se prima non mi fossi già agitata abbastanza. Avanti, rispondi al
mio interrogatorio. Cos'è questa storia di Parigi?”
Hikari si
tormentava le mani.
“L'ho deciso ieri, è stato un...un progetto inatteso.”
“L'hai deciso ieri?”
Lo sguardo di Miyako vagò per un momento nel vuoto. Poi, un'improvvisa consapevolezza fece capolino nella sua mente.
“Un momento. Ma ieri non era il compleanno di un certo Takeru Takaishi?!”
“Hm”annuì Hikari, scorrendo la lista di clienti sulla sua agenda.
“'Hm' non è affatto una risposta. Per caso, Takeru Takaishi c'entra con la tua decisione di andare a Parigi a Natale? Per caso, eh, considerato che è mezzo francese e che ieri sei stata da lui.”
Hikari arrossì. “Oh, e va bene!”
“Su!”Miyako si accomodò sul divanetto, facendole cenno di sedersi. “Ora racconti tutto alla tua amica Miyako!”
Hikari continuava a trovare estremamente interessanti i suoi palmi.
“Non
che ci sia molto da dire, in verità.”
Miyako si grattò il
mento. “Non ti credo affatto, confido che tu lo sappia.”
Hikari
sospirò. “Mi ha insegnato a pattinare. È bravo, sai? E...E
niente, a un certo punto si è messo a nevicare e...”
“E?”la
incalzò Miyako, sinceramente curiosa.
“E
gli ho dato il mio regalo di Natale.”
“Oh!Come hai fatto a
trovare un regalo in un paio d'ore? Beata te!”
“Non è un
regalo esattamente materiale...”iniziò lei, ormai bordeaux.
Hikari
inspirò profondamente. “L'ho baciato. Lui...Lui poi mi ha chiesto
di andare a Parigi, per questo Natale. Ed io ho accettato, tutto
qui.”
Abbozzò un sorriso.
“TUTTO QUI?!”
Miyako si prese il viso tra le mani, incredula, cercando invano di risollevare la mandibola.
“Beh,
senti, non so perché l'ho baciato! C'era la neve, lui era così
insolitamente carino e...”
“...E meno male che stavi male per
David!”
Hikari
s'immusonì. “Secondo te, ho fatto male? Voglio dire...Cinque
giorni con lui a Parigi? Da soli?”Deglutì. “Non avevo pensato
alle conseguenze, lo ammetto.”
Miyako le poggiò una mano sulla
spalla. “Non credo, onestamente, che lui ti costringerebbe a fare
qualcosa contro la tua volontà. Non capisco come tu lo possa odiare,
è tanto carino con te! Ma... ci pensi...Parigi! E se ti facesse
conoscere sua madre?”
“Temo sia inevitabile, lui va a Parigi proprio per passare il Natale con la madre.”
“Oh, conoscerai tua suocera”disse con tono allegro e leggero Miyako.
“Cosa!Non lo dire nemmeno per...”
Miyako roteò gli occhi.
“Certo, perché adesso mi dirai che hai baciato Takeru per pura compassione o solo per l'atmosfera. E ti aspetti che io ci creda?”
“Ammesso e non concesso che riusciamo a partire, vista la coltre di neve”sospirò Hikari.
“Vedi che muori dalla voglia di partire? Oh! Ma è una cosa così romantica...Il primo viaggio insieme!”
“Miyako,
sembri più entusiasta tu...”
“Questo solo perché tu non vuoi
ammettere che sei contentissima di andare in Francia e, soprattutto,
di andarci con Takeru.”
“Ti ricordo che io e Takeru ci siamo
già trovati in vacanza assieme.”
“Me l'hai raccontato. Ma all'epoca era tutto diverso. Tu non gli avevi ancora rapito il cuore, e lui non ti piaceva così tanto.”
Hikari rimase interdetta.
“Ma
lui non...”
Miyako si alzò. “Scusa, emergenza bagno. È
incredibile come la gravidanza ti squilibri completamente.”
Hikari,
nel breve momento che le separava dal continuare la chiacchierata, si
sfiorò le labbra, sorridendo ad un ricordo non troppo lontano. Ci
pensava molto più di quanto osasse ammettere persino a se stessa.
“Rieccomi!
Dicevamo...”
“Dicevamo che dobbiamo lavorare!”sorrise
Hikari, alzandosi a sua volta.
“Hai
ragione”si rammaricò Miyako, notando l'ora. “Tuttavia, volevo
solo dirti una cosa. Tra me e Ken è stato il cosiddetto 'amore a
prima vista'. E, delle volte, l'amore agisce davvero così:vedi una
persona e, per una qualche ragione assurda e inspiegabile,
improvvisamente sai che è quella con cui vuoi invecchiare.
Ma...Nella maggior parte dei casi, Hikari, niente è così
estemporaneo. A volte, l'amore nasce lentamente, talmente che nemmeno
ti accorgi che sta nascendo. Così, ti ritrovi a vedere una persona
tutti i giorni, a parlarle, a salutarla. Ed ecco che, quando non la
vedi per qualche giorno, d'un tratto scopri che ti manca. Che ti
manca anche solo un suo 'ciao' sussurrato di fretta. Che quel rito
condiviso s'è così radicato in te da far parte dei tuoi giorni. Più
ricordi possiedi insieme ad una persona, più questa entrerà
intensamente in te, è qualcosa di ovvio. Non puoi evitarlo, Hikari.
Devi solo chiederti se sei un tipo da amore a prima vista o amore
coltivato pian piano...Io una mia idea ce l'ho, tu che dici?”
Hikari
non rispose per qualche minuto.
“Dico solo che dovrai aiutarmi a scegliere i vestiti da portare in Europa!”sorrise dolcemente la fotografa.
Ma sapevo che il discorso di Miya aveva sortito qualche effetto. Takeru la portava in Francia a conoscere sua madre; Hikari in qualche modo ne era lusingata. Forse avrei potuto...
Certo! Takeru e Hikari sarebbero tornati dalla Francia il 28 dicembre. Dovevo solo far in modo che a Hikari venisse voglia di passare il Capodanno con Takeru in Giappone, dalla sua famiglia.
Una volta conosciuti i rispettivi nidi d'infanzia, beh...Era fatta. Oramai era completamente fatta, e stranamente non c'era solo gioia in me.
Hikari digitò 'clima Parigi inverno' sul motore di ricerca, creandosi uno spazio sul divano, sommerso da capi di vestiario di ogni foggia, stagione e genere.
Miyako aveva tirato fuori ogni possibile tipo di indumento. 'E se ti portasse a ballare? E se andaste a una première di non so cosa? E se, e se, e se...'
Mancavano solo i costumi da bagno! Poi, era dovuta scappare per dei controlli in ospedale, lasciandola tra vestitini e maglioni.
“L'inverno non è particolarmente prolungato e rigido. Esso è infatti caratterizzato da un'alternanza di periodi miti e piovosi e periodi invece più rigidi e nevosi, con minime anche di -10 ° C.”lesse, soddisfatta, concludendo che peggio di Chicago d'inverno c'era ben poco.
Si stiracchiò dolcemente, cominciando a eliminare i capi superflui. Come uno strano completino intimo sbucato da chissà dove.
In quel momento, le squillò il cellulare. Indaffarata, decise di impostare l'opzione del viva voce, permettendomi così di risparmiare sul mio corredo di missione.
“Pronto?”
“Scommetto
che stai già facendo le valigie”rispose una calda voce maschile.
“Manca una settimana!”
Eppure notai una vena di allegria nella protesta.
“Sei comunque una donna, a certe tare genetiche non si sfugge!”
“Takeru,
su, parla chiaro. Ho da fare, che c'è?”
Takeru sbuffò piano.
“Volevo solo sentirti e assicurarmi che avessi ancora intenzione di
partire.”
Hikari fissò interdetta il proprio telefonino in tralice .
“Quale
ragazza sana di mente rifiuterebbe un viaggio a Parigi, con vitto e
alloggio gratis?”
“Quale ragazza sana di mente rifiuterebbe un
viaggio a Parigi con me,
semmai.”
Hikari scosse la testa. “Sul 'sana di mente' avrei da
obiettare.”
“Ad ogni modo, ti consegnerò il biglietto
direttamente in aeroporto. In quel marasma che è il tuo studio, si
perderebbe sicuramente...”
“Direttamente? Pensavo ci saremmo
visti, in questa settimana.”
Sorrisi. Hikari tentò di mascherare la sua indifferenza.
Il sollievo di Takeru fu quasi palpabile, anche a chilometri di distanza.
“Beh,
ma tu hai da lavorare. E il reality è finito...”
“Oh, sì,
certo.”tartagliò Hikari, in cerca di un appiglio. “Però, uhm,
non avevo pensato a un possibile problema. Il 23 a che ora dobbiamo
partire? Avrei un impegno il 22 sera...”
“Calma, niente
levatacce. Partiremo all'incirca per l'ora di pranzo, in modo da
arrivare lì per la mattina della vigilia, ora locale. Sono undici
ore di viaggio, tesoro. E calcola sette ore di differenza, ti
avverto. Non ci avrai mica ripensato?”chiese, con una punta d'ansia
maldestramente camuffata.
“Supponevo
c'impiegasse parecchio, in effetti. No, ti accompagno, puoi dormire
sonni tranquilli.”
“E che impegno avresti il 22 sera?”
“Di
lavoro. E, anche se fosse di diversa natura, non-”
“Di
sera? Un impegno di lavoro? Adesso si chiama così?”
“Vieni
anche tu, se non ci credi”lo invitò lei. “Devo chiudere,
adesso.”
“Per cercare notizie sul clima invernale in
Francia?”
Hikari riattaccò senza troppe cerimonie, scuotendo la
testa.
“Sono matto ad aver detto di sì.”ripeté Takeru, visibilmente nervoso.
“Non
dire stupidaggini. Lì dentro” Hikari indicò un locale sperduto
nella periferia di Chicago “ci sono orde
di ragazzine che non sanno
della tua presenza...”
“E che mi salteranno addosso. Com'è
che non hanno scelto la palestra della scuola, come d'abitudine?”
“Non
entro nei meccanismi scolastici. E allora? Non sei abituato a ragazze
adoranti?”
“Hanno dieci anni meno di me! Non sono nemmeno
all'università!”protestò Takeru, lasciandosi trascinare.
“Non pensavo ti facessi certi problemi, credimi. Hai una moralità ben nascosta, ma in fondo ce l'hai anche tu.”
“Divertente”mugugnò lui. “Ehi, ma...Quello che intravedo sotto il giubbotto...È un vestito?”
“Cos'altro vuoi che sia?”sbuffò Hikari, aggrappandosi al braccio di lui onde evitare una rovinosa caduta proprio poco prima di entrare.
“Wow. Non sei qui per lavorare?”
Hikari
gli sorrise, entrando nella sala sottobraccio con lui.
“Sì, ma
che male c'è ad unire l'utile al dilettevole?”
“Cosa ne hai fatto della persona triste che conoscevo?”
Inizialmente, nessuno considerò l'ingresso in scena di Hikari. Tutti erano presi a controllare chi avesse accompagnato chi, quale fosse il vestito, l'acconciatura, il trucco più bello, a scommettere su chi avrebbe vinto il premio di coppia danzante, per darsi il disturbo di notare subito la fotografa.
E, in realtà, il rito delle foto era quello più segretamente atteso: immortalare il momento, ricordare che s'erano divertiti, anche se lui aveva invitato la biondina senza cervello di turno, anche se lei aveva occhi solo per il capitano della squadra di rugby.
“Aspetta che si accorgano di te”gli mormorò Hikari sicura, sbottonandosi il cappotto.
“Dai qui”si offrì Takeru, togliendosi il proprio e consegnandoli all'addetto guardaroba.
Fischiò in segno di approvazione verso Hikari. “Ripeto, qualcuno ti ha rapito stasera. Sembri quasi una ragazza normale.”
Chris quasi si strozzava per imitare il fischio, ma fortunatamente lo dissuasi subito.
“Smettila!”
“E
perché? Anche quei ragazzi laggiù ti osservano”
“Hanno
ancora l'acne” ridacchiò lei, afferrando i ferri del mestiere.
“Beh, alcuni sono più alti di me. Certo che quelle lì non sono niente male...Ouch!”
Hikari gli aveva appena rifilato una gomitata, fingendo di aggiustare gli obiettivi.
“Ti
ricordo” sibilò “che la maggior parte di loro è minorenne.
L'hai già dimenticato? Oh, ecco che parte l'adorazione.”
Un
capannello di ragazzi, con l'aria di passare molto più tempo sui
libri che a giocare a pallone, si avvicinò ai due.
“Ragazzi,
mi dispiace”iniziò Takeru. “Se non avete voi penna e un foglio
di carta su cui scrivere, non vedo proprio come possa firmarvi un
autografo. Però la foto possiamo farla, dopotutto lei è qui
apposta!”
Così concludendo, Takeru sfiorò una spalla di
Hikari, che cercava disperatamente di non cadere dai tacchi. Sono
sicuro che pensasse qualcosa tipo: 'Maledetta
Miyako, ma soprattutto maledetta me e quando mi sono lasciata
convincere a farmi vestire da lei!'.
Uno dei ragazzi, con spessi occhiali, lo guardò interrogativo.
“A
meno che tu non sia esperto di neutrini, dubito tu possa rispondere
alle mie domande.”
“Sì, e poi che farcene del tuo
autografo?”
“Per non parlare della foto con te. Chi se ne
importa della foto con un uomo!”intervenne un terzo, magrolino e
ansioso di far notare che anche a loro interessavano le ragazze.
“Ragazzi, scommetto che nemmeno sa cosa sia il paradosso del gatto di Schrödinger.”
Hikari cercò di trattenere malamente una risata.
“Allora...Cosa volete, ragazzi?”
“Una
foto”replicò insicuro l'ultimo. “E...”
“Ci concederesti
un ballo? Solo uno. Però, ehm, a testa, sai, d'accordo che facciamo
parte del Club di Scienze, ma, ecco, non siamo poi così sfigati
e...”
“...E tu sei bellissima”concluse sognante
Mr-cerco-un-esperto-di-fisica-delle-particelle.
“Non ti da fastidio, vero? Si tratta di quattro salti innocenti. Poi ti lasciamo la tua ragazza intatta, sempre se, dopo aver provato le nostri doti, vorrà tornare da te.” disse il ragazzo del paradosso a Takeru, con un'espressione da cagnolino bastonato.
Takeru, tuttavia, si stava innervosendo.
“Mi shtanno attipatici”decretò Chris, incrociando le braccia.
“Ma
no, sono perfettamente innocui”lo rassicurai. “E molto
divertenti. Tipici adolescenti insicuri.”
Chris li scrutò con
attenzione.
“Pecché
insiculi?”
“C'è un momento critico nella vita di ogni essere
umano, e anche di ogni angelo che decide di crescere. È
l'adolescenza, e loro sono tutti dei perfetti archetipi. Quelli che
hanno tentato degli approcci verso Hikari sono molto intelligenti e
insicuri, presi costantemente in giro da gente tipo loro”indicai la
muscolosa squadra di rugby, che non si capacitava di come quei
quattro nerd fossero riusciti ad accalappiare Hikari per un ballo.
“A parte che non sono la...Non importa”rispose Hikari. “A te da fastidio?”
Takeru sollevò un sopracciglio, cercando di comunicarle col labiale 'Ma che cavolo stai dicendo?'.
Alzò le spalle. “No, prego”
I quattro lo convinsero anche a scattare delle foto del momento fatidico. Da idolo delle masse a scartato fotografo di serie B, la serata non si preannunciava poi così divertente per Takeru.
“Hanno avuto il loro quarto d'ora di gloria, credo. E qualcosa su cui fantasticare fino a Carnevale.”sghignazzò Takeru, una volta che Hikari ebbe finito di volteggiare.
“Fortunatamente
non erano lenti. Spero che tu abbia fatto delle buone foto.”
“Ho
seguito le tue istruzioni, non lamentarti.”
“E tu? Non ti si è
avvicinata nessuna?”
“Oh, tutti i rugbisti per chiedermi
l'autografo.”
Hikari sorrise, accettando di buon grado un
bicchiere che le porgeva lui.
“Stai
perdendo colpi, sul serio.”
“Non m'importa poi di far colpo su
sedicenni cheerleaders.”
“Cheerleaders che adesso ti hanno
riconosciuto e i cui sospiri si sentono fin qui. Dai, balla con una
di loro!”
“Perché
dovrei?”
“Sarebbe un aneddoto che racconterebbero a chiunque,
non credi? Le faresti davvero felici, anche se solo per una sera.
Dai, che ti costa?”
In quel momento, un gruppetto di ragazzini si avvicinò all'angolo foto.
“Balli con me?”domandò il capitano della squadra ad Hikari, spavaldo, mentre il dj annunciava un ritmo lento e romantico. “Dai, dopo aver ballato con Newton, non puoi negarmi questo piacere.”
“Oh,
Takeru!”squittì una ragazzina. “Posso chiamarti Takeru, vero? Mi
sembra di conoscerti da sempre! Oh, ti prego, ti prego, balla con me!
Sarebbe il giorno più bello della mia vita!”
La ragazza
proruppe in una risata acuta, efficacemente seguita a ruota da altre
cinque ragazzine.
Hikari cercava in tutti i modi di sfuggire a quell'umano armadio a due ante. E aveva appena finito di consigliare a Takeru di ballare con le ragazzine.
“Spiacente” mormorò Takeru, mentre la canzone partiva. “Sono impegnato per questo giro.”
Takeru la portò al centro della pista. Perfetto!
Impacciata, Hikari gli strinse le braccia al collo.
“Tra
i tanti balli, proprio il primo lento-”
“Preferivi essere
nelle grinfie dell'energumeno? Accidenti, è perfino più alto di
me!”
Hikari
sospirò. “Grazie, mio eroe, per avermi salvata.”
Takeru la
strinse un po' di più a sé, cullandola dolcemente.
“Non
avrei ballato comunque con lui. Ma chi gliel'ha concessa tutta quella
confidenza?!”
“Però con i quattro dell'apocalisse non
hai-”
“Ma loro sono teneri. E mi ricordano tanto me, sempre un
po' emarginata. Scommetto che tu eri-”
“Sì, il capitano della
squadra di basket. Uguale a mister confidenza.”
“Non avevo dubbi.” sospirò Hikari. “Meno male che sei un po' cambiato.”
Takeru sorrise.
“Sei arrivata a conoscermi così tanto da dire che sono cambiato?”
“Un
po' ti conosco, oramai.” ammise Hikari, nascondendo il viso nel
petto di lui.
“Hikari” fece lui all'improvviso. “Perché hai
lasciato che tutti credano che sei la mia ragazza?”
“È
più semplice così, come fai a condensare il nostro rapporto e
spiegarlo a quattro adolescenti schiavi degli ormoni?”
Takeru le
fece fare una piroetta.
“Condensare
il nostro rapporto?”
“Sì, chi glielo spiega che c'è
addirittura una quercia che simboleggia il mio antico odio per te?
Tu, piuttosto...Perché sei venuto? Non temi i paparazzi? E se
qualcuno ci vedesse insieme?”
“E se anche fosse? Chi se ne importa.”
Il lento era finito.
Tra poco sarebbe partita la gara per eleggere la coppia della serata.
Takeru e Hikari si attardarono sulla pista, guardandosi confusi.
“Sono contento che tu mi abbia detto di sì” Takeru le baciò una mano, portandola via a scattare altre foto.
Lasciando la sensazione che il 'sì' cui si riferiva non era tanto circoscritto al viaggio in Francia, quanto all'accettazione inconsapevole che Hikari stava manifestando verso di lui, dicendo 'sì' alla progressiva scoperta della più nascosta personalità di Takeru.
Non erano valse a nulla tre sveglie.
Nemmeno Miyako che l'aveva svegliata, chiamandola al telefono fisso.
Ero dovuto intervenire io, in un déjà-vu di settembre, altrimenti Hikari non sarebbe mai partita.
E non potevo permettermelo. Non adesso che eravamo così vicini.
Hikari correva, cercando il gate corretto, cercando Takeru.
“Ti sto portando nella capitale della moda e del buoncostume, perciò, guai a te se a Parigi ti presenti in forte ritardo e così conciata.”la punzecchiò Takeru, con un borsone affianco.
“Buon...giorno...anche...a...te”riuscì a rantolare Hikari, prima di stramazzare seduta. “Devo...stare comoda in viaggio. Ho anche un paio di libri.”
Takeru
sbuffò. “Sarebbe quello il tuo unico bagaglio?”
Hikari annuì,
ancora col fiato corto. “Per cinque giorni...non potevo certo
trasferirmi. E poi, guarda il tuo borsone, è
minuscolo.”
“Hikari”rettificò Takeru, osservando
l'orologio. “Io ho imbarcato anche una valigia da quindici chili.”
“Come,
non siamo vicini?”
“A quanto pare, no”sbuffò Takeru. “Vorrà dire che faremo spostare qualcuno, non è poi la fine del mondo.”
“Il solito egoista viziato. Non importa, possiamo anche stare delle ore separati.”
“Come
vuoi tu, non m'interessa se non vuoi stare vicino a me.”
Hikari
sospirò. “Sei un bambino...Qual è il mio posto?”
“22E.”
Hikari
cercò il proprio posto, notando che le era capitato come vicino un
bel ragazzo moro.
Non ci fu nemmeno bisogno di intervenire, poiché Takeru si avvicinò allo sconosciuto chiedendogli la cortesia di mettersi al suo posto.
“COSA! Ma era carino!”protestò Hikari, seguendo l'innominato con lo sguardo.
“Ed era anche un mio grandissimo fan, pensa un po'.”sorrise lui, afferrando un giornale da leggere.
“Fossi in te, riderei un po' di meno. Guarda lì, potevi capitare con lei”
Il ragazzo si era seduto vicino a una bellissima ragazza con dei lunghi capelli ramati.
Takeru si lasciò sfuggire un mugolio di disapprovazione.
“Dai, siediti.”
“Ma
guarda come scherzano già! Nascerà un amore su questo aereo, e
poteva essere il mio! Hai rovinato un possibile incontro,
sappilo!”
Takeru la fissò in cagnesco. “La prossima volta
vado a sedermi vicino alla top-model di turno. Meglio se straniera,
così non c'è nemmeno bisogno di parlare.”
Hikari incrociò le braccia, una volta seduta.
“E invece mi tocca starti vicino per undici ore.” esclamò nervosa.
Takeru aprì il giornale, infischiandosene.
Al momento del decollo, Hikari non riuscì a trattenere un gemito di terrore.
Takeru lasciò perdere il quotidiano per concentrarsi su di lei.
“Non dirmi che hai paura dell'aereo.”
Hikari era diventata pallidissima.
“Oh,
santo cielo. Ecco perché non torni praticamente mai in Giappone.
Calma, calma. Adesso prendo-”
“Puoi stare zitto solo un
secondo?”boccheggiò lei, afferrandogli una mano.
Takeru si limitò a far combaciare perfettamente le sue dita con le fessure tra quelle di lei, non dicendo più nulla.
Una volta passato il momento, Hikari si rianimò.
“Non pensavo che potessi ammettere di aver paura di qualcosa”
“Ho paura di ciò che va contro natura.”deglutì Hikari. “Come l'aereo. Come l'ascensore quando sale. Come il dimenticare. È per quello che scatto fotografie. Non voglio dimenticare. Non voglio andare contro natura e verso l'oblio. Sono athazagorafobica.”
Così dicendo, Hikari sembrò riacquistare colore.
Lo sguardo di Takeru si posò sulle loro mani, ancora intrecciate.
“Posto
che non ho afferrato la parola chilometrica che hai detto...Questo
per te non va contro natura?”
Hikari arrossì, ma non ruppe il
contatto. Con la mano libera, si stropicciò gli occhi e si strinse
nelle spalle.
“Ho ancora sonno”mormorò.
Takeru colse al volo la richiesta implicita di lei, che desiderava con tutte le sue forze dormire e avere il meno possibile la sensazione di essere sull'aereo.
Le baciò la fronte, sistemandole la testa sul suo petto e avvolgendola con un braccio.
“Così non dovresti avere troppo freddo”cominciò, ma Hikari già aveva chiuso gli occhi, prendendo a respirare regolarmente.
Takeru la fissò intensamente per qualche secondo, poi chiuse gli occhi anche lui, e chissà, forse l'avrebbe sognata.
Approfittando delle infinite ore di aereo che avrebbero dovuto affrontare, decisi di tornare a casa. Congedai Chris, che poté andare a giocare felicemente con Maya, e sprimacciai beatamente la mia nuvoletta.
Un solo splendido concetto attraversava la mia mente, in tutte le sue varianti.
Riposo.
Relax.
Dolce far niente.
“Tu non sei al lavoro?”
Ecco. Le ultime parole famose.
Mi voltai dall'altra parte, grugnendo qualcosa.
“Daisuke, so che non stai realmente riposando, quindi rispondimi.”fece una voce annoiata dietro di me.
“È
questo il modo di trattare il tuo fratellino di nuvola? Uno torna
distrutto e...”
“Ma per favore!”replicò secca Jun. “Tu ti
diverti un mondo con queste missioni! Se poi, quando diventa notte a
Chicago, tu preferisci volare con Chris, non è colpa mia.”
“Non
è colpa mia!”protestai,
facendole il verso. “Non sto dando la colpa a nessuno, vorrei solo
riposarmi un attimo. È un concetto tanto difficile da capire per te?
E poi”sbuffai “Chris preferisce Maya a me, ultimamente.”
Jun
ridacchiò. “Ah, l'amore...”
“È
un baby angelo, non sa nemmeno parlare correttamente!”
“E
allora?” Jun fece spallucce. “Pensi che questo cambi le cose?”
Rabbrividii
al pensiero di Chris innamorato. Era piccolo!
“Non
credo che Chris vorrà crescere, sta così bene in queste
vesti.”
“Nessuno pensa che i baby angeli vogliano crescere,
no? E come mai crescono quasi tutti?”
“Non ne ho idea”ammisi.
“Però, so che è molto più bello rimanere baby angeli.”
“Ma
tu sei cresciuto, Daisuke”mi fece notare. “Perché?”
Non
avrei mai, mai ammesso che ero cresciuto solo perché era cresciuta
lei, così le rigirai la domanda.
“Sei cresciuta prima tu di me.
Perché?”
Jun sospirò.
“Non sono affari tuoi”
Lo disse col solito tono stizzoso. Sarebbe stato tanto bello se, prima o poi, fossimo riusciti a intenderci e parlare fraternamente! Miyako, per esempio, aveva altri...M'interruppi. Miyako non era più un angelo.
“Vado
da Inés, è meglio. Buon riposo.”
Così dicendo, Jun volò a
Santiago, dove l'aspettava la sua nuova assistita. Per breve tempo,
era stata anche l'angelo del the di Miyako, ma il capo l'aveva
spostata quando aveva notato che Miya s'era integrata perfettamente,
e inoltre che doveva aiutare me con Hikari e Takeru.
La voce di Jun si era leggermente incrinata; perché?
“Daisuke. Daisuke?”
Mh.
Sapete, noi angeli non dormiamo come voi umani, anche se chiamiamo quest'attività 'dormire'. Non ce ne serviamo per riposare il corpo, dato che siamo essenze quasi incorporee; è più che altro un modo per pensare alle prossime mosse da compiere, per tracciare un bilancio del proprio operato, per schiarirsi le idee. A volte si fanno persino dei 'sogni premonitori', per esempio avevo sognato spesso Ken e Miyako, proprio poco prima che diventassero umani.
Io ero proprio nella fase di massima pace interiore, quando una leggera voce femminile mi aveva chiamato.
Non poteva essere di nuovo Jun.
Schiusi piano gli occhi.
Wu mi stava a tre centimetri dal naso.
“WU!”
“Ben
svegliato!” sorrise lei.
“Da quanto tempo sei qui?”
“Oh,
vediamo, abbastanza da sentirti dire solo 'Hikari, Capodanno, Tokyo,
Takeru, Parigi, Chris, no all'amore. Anzi, 'no' e 'amore, innamorato
eccetera' erano le più gettonate. Non è un po' strano, per un
angelo del cuore?”
“Stavo solo pensando che adesso Hikari e
Takeru non s'infatueranno più di nessun altro.”
Wu sollevò un
sopracciglio. “E che c'entra Chris?”
“Ho detto Chris? Che
strano. Forse perché mi aiuta sempre e...Ma anche tu mi aiuti tanto
e sei un'amica preziosa!”aggiunsi in fretta, notando come il suo
viso stesse virando sull'arrabbiato.
Servì: si calmò subito.
“Sono felice di aiutarti!”
Mi rivolse un altro mega sorriso. Come poteva avere nel giro di millisecondi stati d'animo così diversi, rimaneva un mistero.
“Comunque,
che ci fai qui?”
Wu si picchiettò la testa. “Mi ha mandato il
capo!”
Sgranai
gli occhi. “Cosa vuole?”
“Non lo so. Com'è che dicono gli
umani? Ambasciator non porta pena!”
“Wu, piantala di accettare
missioni che abbiano a che fare con scrittori o vecchi moralisti.”
Insieme, volammo dal capo.
Mentre Wu mi ragguagliava sui progressi della sua ultima missione-'Oggi lui l'ha guardata! Sono certa che andrà bene'-, incontrammo Yamato.
“Ehi! Da quanto! Come stai?”
Lui
mi fissò con la sua solita espressione indecifrabile. “Daisuke,
Wu.” ci salutò.
Wu era sempre stata stranamente inquietata da
Yamato, e diventava insolitamente seria quando lo incontrava.
“Sei appena stato dal capo?”
“Fortunatamente no”sospirò lui, con lo sguardo ancora fisso nel vuoto.
“Wu, mi scusi un attimo?”
Lei scrollò le spalle, aveva appena visto anche Kyo e Thomas. Non avrei dovuto lasciarla da sola ad affrontare quella situazione, ma...
“Si può sapere che hai? Sora ha lasciato Taichi, sta per ricominciare una nuova vita in Giappone. Perché non sei mai contento?!”
Yamato mi fissò vitreo.
“So che sai perché ti occupi di Takeru e Hikari, e so che Sora ha parlato con Hikari. Ma non t'intromettere.”
Avevo fatto l'abitudine ai modi freddi e sprezzanti di Yamato-mi chiedevo spesso come avesse fatto Sora a preferirlo a Taichi.
“E
invece m'intrometto! Hai idea Taichi di quanto sia stato male? Sai
Sora-”
“Daisuke”mi rispose incolore. “Ti sei mai
innamorato?”
“No”dovetti
confessare. “Non di quell'amore di cui faccio innamorare le
persone.”
“Buffo, per un angelo del cuore. Ma non entro nel
merito delle decisioni dall'alto.”Sospirò ancora. “Allora, non
potrai mai capirmi. Non potrai mai arrivare a pensare di aver solo
commesso uno sbaglio per il tuo egoismo, per il tuo amore. Non merito
tutto quel che ha fatto Sora, non-”
“Ora ti do uno schiaffo,
se non la finisci!”mi alterai. “Pensi che questo atteggiamento
sia produttivo? Pensi che crogiolarti nel tuo dolore e non dirle
niente sia molto meglio per lei?! Credi che Sora sia felice di
vederti solo per pochi attimi, quando nemmeno tu puoi mentire a te
stesso e dirti che non l'ami?”
Yamato evitava accuratamente di
ricambiare il mio sguardo.
Mi sarei innamorato come lui? Avrei mai pensato di andare contro me stesso, per fare del bene alla persona amata?
“E allora cosa proponi concretamente di fare?”mi chiese beffardo.
“Trovati
un altro angelo e trasformati in umano.”risposi serio. “So che
non vuoi che Sora muoia nel suo mondo, perciò è l'unica
soluzione.”
Yamato rise. Di una risata dolorosa, terribilmente
sofferente, incredula.
“Daisuke...Sai
perché gli angeli si possono trasformare solo in coppia? Di norma e
regola, dico. Per sempre, non per scopi della missione.”
Scossi
la testa. “È qualcosa di semplice. L'amore è l'unica forza che
può mettere le ali, e, nonostante noi ce le abbiamo già, non
bastano. Ci vuole amore per morire in un mondo e rinascere
nell'altro. Solo amore.”
“Ma tu la ami e-”
“Amore tra
gli angeli. Tutti e due gli angeli devono amare. Altrimenti, come
avrebbero fatto Ken e Miyako?”
Mi grattai la nuca. Adesso
comprendevo appieno la desolazione di Yamato.
“Non
posso costringere un angelo ad amare un umano, o ad amare me,
capisci? E se un angelo ama un altro angelo, beh, si trasformeranno
insieme, se vorranno. Mi vergogno di aver anche solo pensato di
chiedere a Ken o Miyako di trasformarsi con me.”
Ecco perché
Ken insisteva sul farmi notare che l'amore, tra gli angeli, esiste
eccome.
Come potevo non sapere tutte quelle cose? Avevo sempre accettato passivamente ciò che mi veniva insegnato, ma solo in quel momento ne capii la reale portata.
“Non
so che dirti, amico. Non so davvero che dirti. Ma è possibile che
nessun altro angelo s'innamori di un umano?”
“Tu
t'innamoreresti di Hikari?”
Mi sentii quasi arrossire.
“Beh, è carinissima, bellissima, è dolce e...Però, lei ha Takeru. Quindi, no, non penso me ne innamorerei seriamente, dopotutto.”.
“E tutti gli altri angeli la pensano come te. Inoltre, il capo non promuove affatto questo genere di cose, perciò...”
Yamato s'interruppe, triste.
Cercai di sorridergli.
“Troveremo un modo, vedrai! Per adesso va da Sora e non pensare a nient'altro!”
Yamato mi rivolse un mezzo sorriso di gratitudine- evento più unico che raro-, e volò via.
“Wu”la richiamai, notando che anche Kyo e Thomas erano volati via.
“Wu?”
Si stava asciugando gli occhi, chissà le miniere della terra come le erano grate.
Le
posai una mano sulla spalla. “Mi dispiace se...”
“No. Dovevo
affrontarli da sola, prima o poi. Dovevo-”La voce le si spezzò di
nuovo, per l'ultima volta.
“Wu, ti posso chiedere una cosa?”
Cercò di sfoggiare il miglior sorriso che aveva.
“E basta lacrime, su!”tentai di sdrammatizzare, togliendo le ultime traditrici.
“Dai, sono pronta! Chiedimi tutto quel che vuoi!”
“Ma è così brutto amare? Tra te e Yamato non si sa chi sta peggio. E credo che anche mia sorella mi nasconda qualcosa...”
Sgranò gli occhi sorpresa.
“Oh,
no! Non pensarlo mai, Daisuke! Il mio amore non è terminato col
lieto fine, ma...Ma mi ha regalato tante emozioni intense! Sarò
grata a Kyo per sempre; sono un
angelo, perciò il mio 'per sempre' indica davvero tanto tempo. Io
penso davvero che sia più triste non amare che non essere amati.
Certo, è triste anche così, però...Però amare qualcuno ti eleva,
ti fa pensare solo al suo bene, anche se questo è qualcosa che ti
ferisce. Oh, siamo arrivati!”esclamò tutta pimpante.
Ti
fa pensare solo al suo bene, anche se questo è qualcosa che ti
ferisce.
“Ultimissima
cosa, poi ti lascio tornare da Maya.”
“Certo, sai che ti
ascolto! Comunque, fai bene ad agire così...Una volta che Hikari e
Takeru conosceranno i rispettivi nidi d'infanzia, s'innamoreranno.
Garantito!”
“Come fai a saperlo?”domandai sconcertato.
“Prima
ti ho sentito parlare, ricordi? E poi Chris e Maya e...”
“Va
bene, va bene, non m'interessa questo. Volevo chiederti...”cominciai,
ma ci fu qualcosa che mi fermò. Forse era la frase di prima, forse i
suoi occhi grandi che mi fissavano curiosi.
“No,
nulla, non importa.”
“Cosa?”
“Niente, davvero!”le
sorrisi. “Adesso devo proprio andare dal capo!”
“Ah, no,
adesso sono curiosa!”
Mi
si aggrappò a un braccio. “Dai, dai, dimmi!”
“No!”
“Sì!”
“NO!”
“Scusate
se v'interrompo” fece capolino la voce acuta di Mimi. “Daisuke,
il capo ti aspetta da un po'. Wu, tu non dovresti essere altrove?”
Wu
sbuffò, regalandomi una linguaccia. “Me lo ricorderò, sta
tranquillo.”
Io venni trascinato da Mimi, felice di essere
scampato alle grinfie di Wu.
“Capo”lo salutai rispettosamente, con un cenno del capo.
“Prego, accomodati, Daisuke.”
Sentii che sorrideva a Mimi, mentre quest'ultima usciva. L'avvicendamento aveva fatto bene all'umore del capo!
“Capo, sono sicuro di avercela quasi fatta! E Wu, che sapete bene essere uno dei più valenti angeli in circolazione, ha confermato questa mia impress-”
“Daisuke, non m'interessano i tuoi rapporti con l'angelo Wu.”
Durezza.
Perché?
“Ah, ma infatti, non...non c'entrava niente!”
“Daisuke”
Si sentì quasi un sospiro. “C'è un aspetto della tua missione su
cui vorrei ti soffermassi a riflettere.”
“Se si riferisce alla
trasferta a Parigi, potrei chiedere a-”
“Fammi finire, per
favore”
Decisi di chiudere la bocca una volta per tutte.
“Mi sono spesso accorto, monitorando la tua attività, che prediligi osservare la missione dal punto di vista di Hikari. Come mai, posso chiederlo?”
Eh?
Colto alla sprovvista, risposi:”Beh, dipende soltanto dalle diverse vite che conducono Hikari e Takeru. Lui, soprattutto ora che è in riabilitazione, si sveglia sempre molto tardi. Perciò, non appena si fa giorno, vado subito da Hikari:la sua giornata è più lunga di quella di Takeru. E, inoltre, è buona amica di Miyako, così è più facile per me farla parlare e ragionare a proposito dell'ipotesi di lei e Takeru come coppia. E prima c'era anche Sora, e Hikari le confidava tutto, e-”
Mi
bloccai all'improvviso.
“Te lo chiederò una volta sola, e
rispondi con la massima sincerità. Anche perché, se non lo farai,
saranno guai solo per te.”
Deglutii.
“Ti
stai innamorando di Hikari, Daisuke?”
COSA?
Ma che avevano
tutti?
Hikari
era bellissima, ma ero un angelo! Il mio dovere era un
altro!
“No!”risposi semplicemente. “Sto solo compiendo il
mio dovere!”
Il capo si rilassò immediatamente.
“Puoi
andare ora, e buon lavoro.”
Volando via, lo sentii mormorare a
Mimi, che era appena entrata, “Del resto, umani e angeli insieme
non funzionano affatto.”
Non penso di avere molte scusanti, ma eccomi. Con l'ultimo giorno d'inverno, ecco anche me ^^'
Mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto, ma, come anticipavo a EnMilly nella risposta alla sua recensione(@Shine e Padme, risponderò anche alle vostre, don't worry!), quello da metà gennaio a metà marzo è stato un periodo atroce per me...E, purtroppo, non c'entrano solo problemi sentimentali (anche quelli, ma si profilano nuovi orizzonti, grazie al cielo!), bensì problemi personali che non vi racconto qui per evitare il melodramma. Senza contare il mio immenso dolore per il disastro giapponese, dovrò presto affrontare una scelta parecchio difficile, che plasmerà il mio futuro, ammesso che tra Maya e guerre varie ci arrivi. E non lo potrò fare prima di qualche altro mese, perciò... Perdonatemi in anticipo se andrò più a rilento del solito. Mi è stato suggerito di fermarmi per un po' di tempo, scrivere parecchi capitoli e poi pubblicarli a intervalli più regolari. Lo farei anche, ma temo che, così facendo, la parola fine non la vedremmo più. Preferisco aggiornare ogni uno-due mesi, che fermarmi un anno e aggiornare ogni settimana poi.
Tenete duro, manca veramente poco- otto capitoli circa, se tutto rientra. In realtà, questo capitolo doveva finire in un altro modo, ma dovevo prendermi una pausa per spiegare un paio di cose sul mondo angelico. Il prossimo sarà davvero a Parigi, potete starne certi! ^^
Stavolta, credo che ci vedremo entro il mio compleanno- ovvero, tra un mese, tranquilli. Hikari conoscerà finalmente Natsuko, e qualcun altro =P (Padme NON ODIARMI XD)
Spero
che questo capitolo ripaghi la vostra attesa e le vostre aspettative.
Vi devo come sempre tantissimo!
HikariKanna