Autrice:
Aetheriata
Traduttrice: PurpleMally
Titolo: Lucky week
Rating: Verde
Desclaimer: I personaggi qui descritti
appartengono ai legittimi proprietari e questa fan fiction non è stata scritta o
tradotta a scopo di lucro.
Link alla
storia originale: http://www.fanfiction.net/s/6841642/1/Lucky_Week
PS. All’inizio avevo optato per una
traduzione letterale. Poi però mi sono resa conto che non avrebbe per niente
reso giustizia all’opera, quindi mi sono data ad una traduzione un po’ più
libera. Niente di che, ecco, naturalmente ho cercato di farla il più letterale
possibile: semplicemente fra una traduzione letterale che suona male e una un
po’ più libera che suona bene, tendo per la libera.
A
lucky week
Era
il primo giorno di scuola dopo il ritorno di Kurt alla McKinley.
Suo padre e
Carole avevano preso in considerazione l’idea di comprare una nuova casa per la
loro famiglia allargata e non aveva intenzione di impedirglielo solo perché
avevano da pagare la retta.
Così aveva cambiato scuola un’altra volta – e
aveva deciso di fare una perfetta rentrée.
“Avete visto?”
“Hummel è
tornato!”
“E sta indossando una gonna!”
Dave per poco non si soffocò
con la sua Coca.
“Cosa?” chiese, fermando la ragazza che aveva detto l’ultima
frase.
Lo guardò in modo strano e con uno strattone si liberò dalla presa sul
braccio. “Ho detto che Hummel è tornato e che indossa una gonna. Corta, tra
l’altro. Tutto ciò che indossa è più femminile di un’uniforme da
Cherioo.”
Dave deglutì. Non era sicuro di volerlo vedere… gli avrebbe
fatto avere sogni erotici per il resto della sua vita.
Dalla fine delle
lezioni, Kurt si era sorpreso di non essere stato colpito con una granita, di
non essere stato buttato dentro un cassonetto o di non essere stato spinto
contro gli armadietti. In effetti non aveva incontrato Karofsky durante tutta la
giornata.
Si strinse nelle spalle, mise i suoi libri nell’armadietto
(uno diverso da prima, quindi non avrebbe più incontrato Mercedes fra una
lezione e l’altra ma non sarebbe neanche stato assalito da brutti ricordi) e si
avviò verso la sala prove.
La porta era aperta come al solito e Kurt si
congelò sul posto quando sentì la voce di Artie provenire dall’interno.
“Avrebbe potuto indossare qualcosa di meno offensivo, giusto?”
Ci furono
dei mormorii di fondo.
“Capisco che sia felice di essersi liberato della sua
uniforme”, disse Mercedes, “Ma questo non significa che lo debba far vedere
così… tanto.”
Kurt provò a sbirciare dentro la stanza senza essere visto e
vide tutti loro – i suoi amici – annuire.
“Già”, disse Puck. “Può anche
essere gay e tutto il resto, ma non deve comportasi così da ragazza. Si
presupponeva che lo avesse capito, dopo tutto.”
Kurt si voltò, mentre i
suoi occhi si riempivano di lacrime. Era stata una sua fortuna arrivare proprio
in quel momento, no?
Non sarebbe andato alle prove, quel giorno, non dopo
aver sentito quello che i suoi amici avevano da dire.
Aveva pensato che
sarebbero stati felici di averlo di nuovo con loro, che a loro piacesse proprio
per com’era. Che lo accettassero.
Arrivò nell’ormai quasi deserto
parcheggio, sentendo il suo cellulare squillare per una chiamata in entrata,
probabilmente di Mercedes che voleva sapere dove fosse finito.
Si sedette su
una di quelle panchine, non avrebbe potuto trattenere le lacrime ancora per
molto e nascose il volto fra le mani.
“Avrei dovuto trovare un modo per
rimanere alla Dalton,” borbottò “Anche dopo il disastro con Blaine… ma poi non
avrei saputo cosa realmente pensano di me.”
Soffocò
un singhiozzo e cercò un fazzoletto quando di colpo ne comparve uno proprio
sotto il suo naso.
Lo prese, si asciugò le lacrime e guardò in alto, con la
bocca appena aperta per ringraziare, quando vide Dave Karofsky in piedi di
fronte a lui, con un’espressione preoccupata e inquieta sul viso.
Dave
era in qualche modo riuscito ad evitare Kurt per tutto il giorno e si stava
dirigendo verso sua macchina quando lo aveva visto.
Kurt indossava realmente
una gonna nera, lunga fino alle ginocchia e degli stivali alti. Sopra indossava
un’attillata maglietta rossa senza maniche che non lasciava decisamente nulla
all’immaginazione.
Dave deglutì. Non era sicuro se fosse stato fortunato
a vederlo o no. Dio dei cieli, come poteva un ragazzo essere così a suo agio
vestito in quel modo?
Proprio mentre quel pensiero gli stava passando per la
testa aveva realizzato che Kurt stava piangendo.
Una tempesta di emozioni lo
aveva attraversato: rabbia, dolore, disperazione, preoccupazione. Cosa era
successo? Era stato ferito? Chi aveva osato fargli del male?
Non ci aveva
nemmeno pensato mentre camminava verso Kurt per dargli il fazzoletto.
Gli
occhi di Kurt si erano spalancati dallo shock quando aveva visto Dave in piedi
davanti a lui ma il suo volto s’incupì all’istante.
“Oh, eccoti,” disse e
incrociò le braccia al petto. “Mi stavo giusto chiedendo quando ti saresti fatto
vivo. Allora, facciamolo, ok?”
Dave era confuso. “Come?” domandò e Kurt roteò
gli occhi. “Presumo che tu voglia darmi il benvenuto come si deve, Karofsky. E
allora fallo. Buttami in un cassonetto, colpiscimi, aggrediscimi sessualmente…
avanti, so che lo vuoi.”
Fu sorpreso di vedere l’evidente espressione
offesa sul volto di Karofsky dopo le sue parole.
“Lascia perdere, Hummel”
borbottò il ragazzo più grande, infilando le mani nelle tasche e voltandosi.
Kurt sospirò. “Aspetta!”
Dave si fermò e lo guardò, ancora offeso.
“Scusa” sussurrò Kurt “Non avrei dovuto dirlo. Sono solo abbattuto e, a
essere onesti, ho aspettato che ti presentassi e che mi tormentassi per tutto il
giorno.”
Dave annuì e fece qualche passo indietro, guardando verso la
panchina.
Dopo il cenno di Kurt si sedette e si appoggiò all’indietro, non
riuscendo a guardarlo.
Non voleva rovinare quel momento fortunato sbavando.
“Non è che io non comprenda quello che hai detto” disse Dave con attenzione
“Fa solo, sai, male. Sono stato di proposito fuori dai piedi, oggi ma quando ti
ho visto qui non potevo andarmene e basta. Io…” si fermò e sospirò.
“Ascolta,
Kurt, mi dispiace.” Ammise e fu molto più semplice di quanto avesse immaginato.
“Ti ho messo in seri casini e mi sento malissimo per questo. Sono stato un
cazzone. Mi sarei dovuto scusare molto prima, lo capisco, ma ero… spaventato.
Non volevo vedere quello sguardo nei tuoi occhi di nuovo, quello sguardo di puro
terrore e sofferenza. Così ho pensato che sarebbe stato meglio stare
completamente fuori dalla tua vita invece che spaventarti ancora.”
Prese
un bel respiro profondo e osò guardare Kurt che lo stava fissando, con le labbra
leggermente dischiuse.
“Penso” disse il cantante “che questa sia stata la
volta in cui mi hai parlato di più. E conto qualsiasi cosa tu mi abbia mai detto
come una sola!”
Dave non ci poteva fare nulla, doveva sorridere e – Oh Dio,
ma quello era il suo giorno fortunato o cosa? – Kurt sorrise a sua
volta.
“Accetto le tue scuse” disse Kurt “Volevo un nuovo inizio alla
McKinley – beh, speravo sarebbe stato possibile. E allora…” Allungò una mano e
dopo un momento, Dave l’afferrò. La strinse con cautela, percependo il suo volto
arrossarsi a quel contato e il calore infiltrarsi attraverso la sua pelle. Kurt
l’aveva toccato! E di sua spontanea volontà! Se fosse morto in quell’istante,
Dave immaginò di farlo con un sorriso.
“A un nuovo inizio… David.” Dave
sorrise a sentire il suo nome.
“A un nuovo inizio, Kurt.” Rispose,
stringendo quella mano che scomparve del tutto nella sua.
“Allora”, disse
una volta finito il contatto, cosa che gli aveva fatto sentire più freddo di
prima. “Per cosa eri abbattuto?”
Il volto di Kurt si rabbuiò e si pentì
immediatamente di averlo chiesto. Ma prima di riuscire a dire qualcosa, Kurt
cominciò a parlare. “Ho origliato i miei amici mentre parlavano di me. Non erano
molto contenti del mio abbigliamento.”
Dave gli lanciò una breve occhiata e
arrossì. “Penso sia straordinario,” disse e sorrise. “Ti sta bene.”
“Esatto!”
piagnucolò Kurt. “È perfetto! Specialmente in confronto a quelle orrende
uniformi che avevamo alla Dalton! Ma pensando che sarei dovuto essere più cauto,
amalgamarmi con la massa. Mi sono omologato alla massa negli ultimi mesi! Voglio
mostrare chi sono di nuovo. E pensavo che loro fra tutti mi avrebbero
capito.”
Dave si morse il labbro inferiore mentre ascoltava. Quando Kurt si
fermò disse cautamente: “Beh, prima di tutto, capisco perché tu sia arrabbiato,
non è mai carino sentire i propri amici parlare alle spalle. Probabilmente io
sarei corso dentro e avrei urlato loro contro invece di venire qui fuori. Ma
sono sicuro che non lo stessero dicendo in maniera cattiva. Vogliono solo che tu
sia al sicuro. Ho sentito Azimio dire agli altri che amerebbe mostrarti quanto
sei il benvenuto qui.” Sorrise appena, felice di vedere Kurt sorridere di
rimando.
“Allora, devo ringraziare te per questo pacifico primo giorno,
giusto?” Domandò Kurt e Dave sospirò.
“Sì, forse. Ma non sono sicuro di
riuscire a fermare Az ogni volta, quindi… Per quanto questo abbigliamento ti
stia bene, io non ti consiglierei di indossarlo ancora per venire a
scuola.”
Kurt rise e Dave semplicemente… si sciolse. Aveva sognato questa risata,
certo, ma non avrebbe mai creduto sarebbe stata rivolta a lui.
“Dave Karofsky, il mio eroe… Sicuro di
non aver fatto un trapianto di cervello mentre ero via?”
Dave rise, per
giunta, ma scosse la testa. “Ho fatto outing con i miei genitori,
sai.”
Fu la prima volta in cui Dave vide Kurt senza parole. Il cantante
lo fissò, la bocca aperta e gli occhi spalancati.
Dave dovette guardare
altrove, era semplicemente troppo adorabile.
“Non solo un eroe…”, disse
finalmente Kurt. “Ma anche incredibilmente coraggioso. Sono impressionato,
David. E sono fiero di te. Come è andata?”
Questa volta fu il volto di Dave a
rabbuiarsi.
“Beh, all’inizio erano sconvolti, certo. Ci sono state un sacco
di grida e di pianti, volevano portami da un terapista che mi avrebbe fatto
“tornare sui miei passi”… Alla fine ho detto loro che erano i miei genitori e
che mi avrebbero dovuto amare in qualsiasi situazione. E se non avessero potuto,
forse sarei dovuto semplicemente andare via.”
Kust si portò una mano a
coprire la bocca. “Non l’hai fatto seriamente!”
Dave annuì. “Sì, l’ho fatto.
Dopo di che hanno sbollito l’incazzatura e l’hanno accettato. Non l’ho ancora
detto a scuola ma i miei genitori mi appoggiano adesso ed è bello.” In modo
piuttosto impulsivo Kurt prese la sua mano e lo guardò dritto negli
occhi.
“Ti appoggio anche io.” Disse piano “Sono qui per te se hai bisogno di
parlarne, o… se vuoi fare outing. Ma se non vuoi, va bene lo stesso. Sono fiero
di te lo stesso, ci vuole molto coraggio per fare ciò che hai fatto. Quindi se
non vuoi fare outing durante il liceo, io ti capisco alla perfezione. Ma io sono
qui per te. Okay?”
Dave deglutì, sentendosi affogare in quei bellissimi occhi
blu. Dovette letteralmente tirarsi indietro prima di fare qualcosa di stupido, e
ringraziò gli Dei per la sua forza di volontà.
“Grazie, Kurt” rispose piano
“lo apprezzo davvero. Tutto, intendo. Il fatto che mi abbia perdonato, il tuo
aiuto… grazie.”
Kurt diede un’ultima stretta alla sua mano e guardò da
un’altra parte. Dave pensò di averlo visto arrossire appena.
“Prego.”
Rispose il cantante e rimasero seduti in silenzio per un po’.
David si
ricordò di una cosa. “Kurt… quel ragazzo con cui sei venuto a scuola l’altro
giorno… dopo il bacio…” si schiarì la voce “è il tuo ragazzo?”
Kurt lo
guardò, cercando il suo viso, per cosa, Dave non lo sapeva. Finalmente il più
giovane scosse la testa. “No, non lo è. Siamo stati insieme per un po’, proprio
prima delle Regionali e per un po’ anche dopo. Ma… non è andata molto bene.”
Dopo aver visto l’espressione curiosa di Dave, sospirò e andò avanti. “Io amo il
romanticismo. Blaine non è così romantico. Cambia i suoi interessi in amore
molto velocemente e a causa delle cose più piccole. Si è innamorato di me solo
perché Pavarotti era morto. Era l’uccello degli Usignoli,” aggiunse quando Dave
assunse un’aria confusa. “Mi sono chiesto: e se quel maledetto uccello non fosse morto?
E sì, era giusto dubitare di tutta la faccenda… Blaine mi ha lasciato quando
ho cominciato a considerare l’idea di tornare qui. Quindi… non ha veramente
funzionato.”
Dave avrebbe voluto strangolare questo Blaine. Come aveva anche
potuto pensare di scaricare un ragazzo spettacolare come Kurt? E dall’altro lato
della medaglia… Sono fortunato che sia
così idiota, pensò e sorrise fra sé e sé.
“Mi dispiace,” disse a
Kurt che sventolò una mano in aria. “Nah, non ti preoccupare. È meglio così,
penso. Troverò qualcuno migliore.”
Guardò Dave per un secondo e questa volta
l’atleta fu sicuro che Kurt stesse
arrossendo.
“Ma non l’ho ancora detto agli altri.” Aggiunse e Dave sentì una
fitta di dolore alle sue parole.
“Perché no?” Domandò e Kurt sembrò non
essere a suo agio. “Non mi sembrava il momento. Ma lo farò, presto. Per il
momento è solo… strano. Anche se pensano
di essere solidali sono sempre molto riluttanti quando parlo di altri
ragazzi… quindi penso di non voler vedere il sollievo nei loro occhi.
Preferiscono vedermi single, perché così possono far finta che in me ci sia
qualcosa di… normale.”
Dave si rattristì, sentendo quelle cose. Gli amici non
dovrebbero pensare certe cose gli uni degli altri.
Prima che potesse dire
qualcosa, Kurt si alzò rimuovendo dello sporco dai suoi vestiti, cosa per cui
Dave dovette guardare altrove, di nuovo.
“Grazie, David,” disse Kurt e prese
di nuovo la sua mano. “Parlare con te mi ha fatto davvero sentire meglio. Non ci
avrei creduto un paio di mesi fa,
ma sei davvero gentile. Sono felice che possiamo avere questa seconda
opportunità.”
Dave gli strinse la mano e guardò nel profondo di quegli occhi
blu di nuovo. “Già. Anche io. Non sai quanto significhi questo per me.”
Kurt
gli rivolse un gran sorriso. “Non ci scommetterei,” disse e gli fece
l’occhiolino.
Santa madre di Dio, sta
flirtando con me, era l’unica cosa che Dave riuscisse a pensare e per poco
non si perse ciò che Kurt aveva appena detto. “Scusa, come?”
Kurt sorrise
ancora. “Finn e io diamo un party venerdì, a casa nostra, i nostri sono fuori.
Vorrei chiederti se ti andava di venire.”
Dave ci pensò un po’. “I tuoi amici
non sarebbero molto felici di avermi lì,” gli ricordò ma Kurt sospirò. “Non mi
importa. Voglio invitare tutti i miei
amici e lo farò.”
Dave sentì un calore sprigionarsi in tutto il corpo. Kurt
lo aveva appena chiamato suo amico!
“Okay allora,” acconsentì. “Ci
sarò.”
Kurt sorrise, strinse per l’ultima volta la sua mano e la lasciò,
voltandosi. “Perfetto. Ci vediamo venerdì. Al più tardi.”
Dave agitò una mano
dietro di lui, anche se Kurt gli dava le spalle. “Al più tardi,” ripeté,
sorridendo come un idiota.
Quello doveva essere il giorno più fortunata della
sua vita.
*
“Hey,
Finn?”
Suo fratello guardò in su e Kurt deglutì. “Uhm… Ho invitato qualcun
altro stasera, spero vada bene.”
Finn aggrottò le sopracciglia. “Amico, ti ho
già detto che va bene se vuoi portare Blaine…”
Oh Dio, devo proprio dirgli della rottura!
Kurt impallidì appena ma scosse la testa. “No, non Blaine. Io… Io ho
invitato Karofsky.”
Finn sbatté le palpebre. “Tu… Cosa? Perché avresti
invitato quell’idiota?”
Kurt sospirò. “Sono tornato alla McKinley e voglio
ricominciare da capo, Finn. Io e lui abbiamo fatto una chiacchierata durante il
mio primo giorno e penso… Penso che possiamo buttarci il passato alle spalle. Mi
aiuterai?”
Suo fratello non era chiaramente convinto ma annuì. “Certo, Kurt.
Se è ciò che vuoi. Ma se esagera nel guardarti in modo sbagliato, lo caccerò
personalmente.”
Kurt sorrise. A volte era bello avere un fratello maggiore.
“Ok, certo. Fammi dare una mano con gli snacks adesso, okay?”
Finirono i
preparativi con buon umore, non parlando più di Dave.
Tutte le Nuovi
Direzioni erano già state avvisate del nuovo ospite invitato e avevano reagito
in vari modi, la maggior parte era arrabbiata o confusa ma tutti loro avevano
promessi di essere “gentili e amichevoli” con Dave quando sarebbe arrivato.
Se arriva, pensò Kurt e sospirò
per la decima volta in altrettanti minuti. Dave era in ritardo e Kurt sperò che
non si fosse spaventato.
Il campanello suonò in quell’esatto momento e Kurt
sorrise mentre quasi correva alla porta. Dave era in piedi lì fuori, sembrava
nervoso e sorrise appena quando vide Kurt. “Hey…” disse. “Scusa per il ritardo.
Io… non sapevo cosa mettermi,” finì fiaccamente.
Kurt lo guardò. Dave portava
un paio di jeans e una chemise nera sopra una maglia bianca.
“Stai bene,”
sussurrò Kurt, arrossendo e girando la testa.
Anche Dave arrossì. “Uhm.
Grazie. Anche tu.”
Uno strano silenzio seguì quando Kurt gli chiese di
entrare. “Siamo di sotto” disse e fece strada. “Era la mia camera prima ma ora è
tipo una camera per la famiglia.”
Scesero le scale e furono accolti da
entusiasti gridolini dagli altri invitati, alcuni di loro già estremamente
brilli. Finn aveva avuto l’opportunità di bere, questa volta, Kurt era sobrio di
nuovo e così Rachel. Non aveva più toccato un bicchiere di alcol dall’incidente
all’assemblea.
“Hey, amico” disse Puck e diede una pacca sulla schiena a
Dave. “Kurt ci ha detto che saresti venuto. Comportati bene o dovremo prenderti
a calci in faccia.”
David annuì e sorrise. “Si, certo, Puckerman. Non ti
preoccupare, sono un buon ospite.”
Puck
rise e mise un bicchiere nelle mani di Dave. “Bravo ragazzo”, disse e si
allontanò per parlare con Lauren.
Dave posò il bicchiere lì accanto senza
berlo e seguì Kurt verso dei sofà su cui sedersi. Non si sentiva molto bene ma
sperò che sarebbe cambiato presto.
“Cantiamo!” Urlò Rachel e alzò il
volume, lasciando che la musica riempisse la stanza. Presto tutte le Nuove
Direzioni furono in piedi, ballando e cantando una canzone pop che Dave non
riconobbe.
Batté i suoi piedi a ritmo e guardò Kurt ballare, cantare, divertirsi.
Quella si era rivelata
essere davvero la sua settimana fortunata.
“Hey, Kurt!” Santana lo
chiamò dalle scale dove si era seduta. “Dove hai lasciato il tuo bel bambolo,
comunque?”
Lo stomaco di Dave fece una capriola. Kurt non gli ha ancora detto
nulla?
Kurt si strinse nelle spalle. “Ha le prove. Sai, gli Usignoli non
festeggiano. Fanno sempre le prove per essere in preciso synch.”
Tutti risero
e Dave si sentì escluso. In quel momento avrebbe voluto entrare nel Glee così
tanto, così avrebbe avuto più cose di cui parlare.
“Devi essere molto felice
di essere andato via di lì, Kurt,” disse Rachel “Non sei mai stato bene in
quell’uniforme. Opprimevano il vero te.”
Kurt si mostrò d’accordo. “Già… ed
prudevano.”
Questa volta Dave si unì alle risate.
“Che
ne dite di giocare al gioco della bottiglia?”, domandò Rachel ad un certo punto.
Il gruppo gemette e esultò in risposta e ancora una volta Dave sentì di essersi
perso qualcosa di importante.
“Blaine non c’è, Rache, non potrai
“rivoluzionare il suo mondo” di nuovo” Urlò Finn e loro scoppiarono a ridere.
Tutti tranne Kurt, che aggrottò semplicemente le sopracciglia.
“No, non quel
gioco un’altra volta” Spiegò Rachel. “Pensavo più a qualcosa sullo stile di “Io
non ho mai!” Chiunque venga indicato dalla bottiglia deve dire qualcosa che non
ha mai fatto prima”.
Gli altri si strinsero nelle spalle ma acconsentirono.
“Finchè non devo baciare Puck di nuovo,” disse Finn “Mi va bene
tutto.”
Puck gli diede ragione. “Davvero, la peggior sfiga di sempre! Non
capisco proprio perché tutte quelle ragazze abbiano pagato per un tuo bacio a
San Valentino.”
Ci furono altre risate mentre si stavano sedendo, Dave fra
Brittany e Tina, di fronte a Kurt.
Si sentì quasi… felice.
Il gioco
andò avanti per qualche minuto, tutti quanti rivelarono pochi segreti di poca
importanza o novità, poi la bottiglia si fermò su Dave. Ci pensò un
attimo.
“Io non mi sono mia ubriacato.” Disse finalmente e la risposta fu una
sorpresa generale. “Mio cugino è stato ucciso da un guidatore ubriaco.” Spiegò
calmo. “Non mi è mai piaciuta l’idea dell’alcol quindi non mi sono mai
ubriacato.”
Tutti loro annuirono tristemente e continuarono il gioco. Il
prossimo turno fu quello di Kurt.
Sorrise. “Non sono mai stato innamorato di
una ragazza. Scusa, Brittany.”
Il gruppo rise ancora, persino Brittany. “Va
bene, Kurt. Ciò nonostante eri bravo a baciare.”
Dave guardò Kurt sorpreso ma
poi si ricordò la settimana in cui Kurt era venuto a scuola vestito di flanella
e con altri vestiti maschili, tenendosi per mano con Brittany. Così anche Kurt
aveva provato ad essere etero.
Dopo qualche giro, la bottiglia finì di
nuovo su Dave e lui deglutì. Aveva pensato a cosa dire ma non sapeva se sarebbe
stato realmente in grado di farlo.
Guardò Kurt che aveva scelto quel momento
per sorridergli. Un sorriso genuino e ampio.
Dave annuì a se stesso. “Non ho
mai baciato una ragazza.”
Ci fu uno scoppio di urletti per tutto il gruppo e
Kurt gli fece l’occhiolino.
“Come, amico,” esclamò Puck “Non hai nemmeno mai
pomiciato con San o Britt? Cosa è successo ai vostri record,
ragazze?”
Entrambe si strinsero nelle spalle. “Non è stato per mancanza di
voglia”, disse Santana e sorrise “Ma ha sempre trovato un modo per
evitarlo.”
Puck scosse la testa. “Dobbiamo rimediare! Su, Karofsky, è il tuo
giorno fortunato! Due ragazze in una botta sola!”
Dave si guardò intorno,
sentendo il panico crescergli dentro. “Davvero, non penso sia necessario” cercò
di tirarsene fuori ma le ragazze stavano già avanzando verso di lui.
Non
sapeva cosa fare. Non poteva colpire Santana o Brittany, no? Ma il pensiero di
loro che lo baciavano gli faceva venir voglia di vomitare.
“Seriamente,
ragazzi, lasciatelo in pace” disse Kurt irritato e Dave ringraziò il cielo per
il suo essere così gentile con lui. “Se volete che baci qualche ragazza, posso
farlo io al loro posto.”
Il silenzio calò su di loro mentre tutti guardavano
Kurt, incluso Dave. Aveva sentito bene?
Kurt incrociò le braccia al petto.
“Vi ho sentito parlare l’altro giorno.” Disse “Non avete detto che sembro e mi
comporto come una ragazza? Che il mio abbigliamento era estremo e offensivo? Oh,
e sono stato un cheerio. Dovrebbe andare bene se bacio Dave, giusto?”
Le
Nuove direzioni erano abbastanza ragionevoli da sentirsi in imbarazzo.
“Kurt, ci dispiace” cominciò Mercedes ma lui la interruppe con un gesto
della mano.”No, ‘Cedes, va bene. So cosa pensate su di me.”
Sembrava ferito.
“Ma pensavo che come miei amici avreste parlato meglio di me, anche dietro alle
mie spalle.”
Dave non poteva più sopportarlo. Non pensò alle conseguenze, si
piegò in avanti, mise una mano sul collo di Kurt e lo spinse verso di sé fino a
che le loro labbra non si incontrarono.
Ignorò gli schiamazzi intorno a sé,
si concentrò solo sulla sensazione delle labbra di Kurt sulle proprie, così
soffici e liscie… e che stavano rispondendo al bacio. Fu quello che fece
interrompere il bacio a Dave e che lo fece fissare Kurt che gli sorrise, rosso
come un peperone.
Si sedettero di nuovo e, per rompere il silenzio sconvolto
intorno a loro, Dave disse: “Se potessi scegliere se baciare Kurt o qualsiasi
essere femminile sul pianeta, sceglierei Kurt.”
E quando Kurt fece un sorriso
ancora più grande, si alzò, attraversando la distanza fra di loro per sedergli
accanto, spingendo Brittany da un lato, e prese la sua mano, Dave non sentì solo
di aver avuto una settimana fortunata.
Si sentì il ragazzo più fortunato del
mondo.