DER
PUPPE- BURATTINO
Sono
stanco, stanchissimo. Non lo so, sarà l'età,
sarà la
salute, non lo so cos'è ma io non ce la faccio
più. Il lavoro è sfiancante e
non ce la faccio tenere il passo con i più giovani. Un
tempo, quando avevo la
loro età, rilassavo il mio corpo e la mia mente distrutti
con il divertimento:
uscivo con i soliti quattro compari della domenica, il vestito buono e
la mia
armonica in tasca. Andavamo in giro per il paese in cerca di fiere dove
suonare
in una piccola orchestrina improvvisata, incontrare belle signorine e,
perché
no, ogni tanto alzare un po' il gomito. Ma ora l'unico sollievo me lo
dà la
cena povera ma calda che mi prepara mia moglie e poi il mio duro letto,
dove mi
lascio abbracciare da Morfeo appena appoggio la testa sul cuscino.
Specialmente
dopo giornate particolarmente pesanti. Come oggi...
E
così mi abbandono al dolce sonno...
Mi
trovo seduto in uno scaffale di
legno invecchiato, circondato da centinaia di corpi minuscoli: sono
tutti
vestiti di una stoffa leggera leggera e molto colorata, visti da qui
sembrano
formare tutti insieme l'abito multicolore di una strana maschera che mi
esaltava tanto quand'ero bambino, ma di cui ora mi sfugge il nome.
Sbircio
verso l'esserino più vicino a me: a prima vista
la sua pelle sembra avere un colorito brunito simile al
caffè appena tostato,
ma in realtà mi accorgo che è lignea, con tanto
di nodi e venature. Sul suo
volto è dipinto un rosso sorriso infantile, i suoi occhi
solo due piccoli
puntini neri; non c'è carne e sangue nel suo corpo, i suoi
arti semplici
bastoncini rigidi. Burattini.
Sono
circondato da centinaia di burattini. Io sono
diventato un burattino, tutto colore legno e vernice. Com'è
potuto accadere?
Non mi sono accorto di nulla, possibile che un momento sono un uomo
stanco
oltre la mezz'età e un momento dopo sono un burattino?!
Intanto
intorno a me cresce un brusio che prima non avevo
notato, troppo intento preoccuparmi della mia nuova situazione...
-Hey
vecchio mio! Come te la passi? Sei tu il nuovo
arrivato, giusto? Beh benvenuto tra noi! Puoi chiamarmi come ti pare,
Pip se
vuoi, come fanno tutti... Eh sì, sono il più
conosciuto qui dentro: ricordati,
se ti serve qualcosa il vecchio Pip è pronto a darti una
mano, anche due se
può!-
Mi
ci vuole qualche secondo per rendermi conto che il
pupazzo steso accanto a me, lo stesso che poco fa osservavo confuso, si
stava
rivolgendo a me con una vocina baldanzosa e cordiale.
-Lieto
di conoscerla Pip- risposi cautamente- Ma, cosa ci
faccio io qui?-
-Beh,
intanto dovresti presentarti, non credi vecchio
mio? Comunque... Se non lo sai tu, cosa ci fai qui, come faccio a
dirtelo io
eh??-
Sarò
anche un vecchio esausto e mezzo rimbambito, ma odio
ancora essere preso in giro da sciocchi individui del genere, proprio
come
quand'ero ragazzo... Mi volto stizzito dando le spalle a Pip, che
continua a
ridacchiare. Stupido sbarbatello... Mi guardo in giro sperando di
scorgere
qualcuno dall'aspetto più maturo che possa ragguagliarmi su
questo strano
posto, ma non vedo nessuno che fa al caso mio. Tutti intorno ridono e
scherzano
e giocano senza alcuna apparente preoccupazione, quando ecco! sento
arrivare
alle mie orecchie il dolce suono di una fisarmonica, proprio dietro di
me. Mi
giro; è solo un ragazzo solitario, ma tanto vale: sembra la
persona più
affidabile tra tutte le presenti. Tentar non nuoce.
Le
note allegre e malinconiche del valzer mi riportano
indietro nel tempo.
“Sous
le ciel de Paris”.
***
Dalla
grigia Senna si alza compatto il bianco velo di nebbia che mi avvolgerà per tutta la
giornata.
Sprazzi
confusi di ricordi e sensazioni mi invadono la
mente. Parigi. Il mio viaggio di nozze.
Solitudine. Un'immensa e impenetrabile solitudine, spessa come nebbia.
Anna
mi ha lasciato. Il giorno dopo le nozze. Mi sento
solo come il cane randagio che annusa e cerca non si sa cosa sulla riva
del
fiume.
“
Nat, tesoro mio. Non me ne volere troppo, ma... Ecco,
tu conosci Andreis, sì certo, è il tuo migliore
amico, ma... Insomma Nat... E'
da un po' che va avanti, non te l'abbiamo detto perché,
insomma, non volevamo
farti soffrire, capisci amore mio? Sai quando due persone si amano non
possono
essere divise. Io e Andreis non possiamo dividerci. Mi dispiace Nat,
non è
colpa tua... Mi dispiace, fattene una ragione... Addio.”
Con
biglietto. Se n'è andata con il mio migliore amico.
Lasciandomi un biglietto.
Con
gli occhi annebbiati straccio quel maledetto pezzo di carta.
Butto tutto via, tranne un pezzo, un piccolo pezzettino solitario.
Non
mi sono mai sentito così solo.
Non
mi sono mai sentito così inutile.
La
fredda Senna scorre lenta ai miei piedi. Il cielo di
Parigi è grigio. Il cielo di Parigi è bianco di nebbia.
Tutto
è appannato. Tutto è solitudine.
***
-Hey.
Hey, ci sei?-
-Hey.
Hey, ci sei?-
-Hey.
Hey, ci sei?-
-Scusa.
Hai detto qualcosa?-
-Sì
ok... Lasciamo stare. Devi essere quello nuovo,
giusto?-
-Immagino
di sì... Sai dove sono finito? Non capisco più
niente...-
-E'
normale all'inizio. Siamo nell'archivio del
Burattinaio, o Magister, come lo chiamano in tanti... Comunque qui
siamo tutti
al suo servizio: scendiamo sul palco e ci fa fare quello che vuole. Tu
sei
prossimo, credo. Lo spettacolo di oggi dovrebbe essere una danza... Non
sono
sicuro.-
-Ma
come?! Il palco?! Io non recito! Io...-
Il
rumore secco di una porta che si chiude interrompe le
mia parole. Passi pesanti vengono nella nostra direzione.
All'improvviso cala
il silenzio più totale.
Il
mio stomaco è una tempesta di farfalle.
-Il
Burattinaio è arrivato prima del solito. Buona
fortuna.-
Quei
piedi appartenenti ad un essere dalla mole
gigantesca facevano tremare il pavimento come una foglia.
Un
uomo enorme, per metà coperto da una fitta ed ispida
barba nera, mi prende delicatamente in mano.
Voglio
urlare, ma la mia bocca non risponde, chiusa in
una muta morsa di legno.
Sempre
con una delicatezza assurda il gigante attacca
sotto la mia pelle dei lunghi fili trasparenti, collegati a loro volta
a due
bastoncini. Tramite questi inizia a muovere tutte le mie articolazioni,
facendomi ballare come un forsennato.
Mi
porta in un'altra stanza.
Tende
rosse. Una scatola nera, grandissima. Una
finestrella. Un palchetto.
Una
brutta musica comincia ad inondare la scena. Note
stonate e forti, come lampi in una tempesta.
E
inizio a ballare.
Prima
con una bella bambolina vestita di rosso.
Poi
vestita di blu. Poi verde. Poi giallo.
Via
via che le mia giravolte diventano più turbinose il
Burattinaio cambia le mie compagne in volo.
Viola
azzurro verde giallo arancione rosso.
Nero.
Lega ai miei fili una bambola vestita interamente
di nero.
Comincia
a farci girare vorticosamente in tondo.
Pubblico,
teatro, donna in nero; teatro, pubblico, donna
in nero.
La
mia testa gira, gira, ma non posso muovermi: i fili li
tiene il Magister.
Penso
di scoppiare e comincia ad urlare, urlare, ma la
mia voce è troppo sottile.
Come
il vento in una tempesta.
Come
una nave in mare aperto nel pieno della tempesta.
Come
il bambù si piega e balla nella tempesta.
E
anch'io mi abbandono a lui e svuotato da ogni
preoccupazione riesco ad andare oltre le note su cui ballo.
Risate,
risate
Tutto ciò che sento e vedo sono solo risate
Risate, risate
Ridendo ai miei pianti
- Narcotizzami-
L'inferno vale tutto questo, habitat naturale
Solo una rima senza una ragione
Labirinto senza fine, che va avanti da giorni contati
Adesso la tua vita è fuori stagione1
All'improvviso
poi la luce. Bianca brillante accecante.
Mi
alzo di scatto: è l'alba e mi trovo tra le lenzuola
del mio letto a fianco a mia moglie, che dorme pacifica...
-A
quanto pare è stato solo un sogno, solo un brutto
sogno. Fin troppo reale.-
Mi
preparo per andare al lavoro, ma qualcosa di concreto
è rimasto dal mio incubo: dalle mia braccia pendono lunghi
fili trasparenti.
Fili da burattino.
Sospiro…
- A quanto pare il modo
migliore per realizzare un sogno
è svegliarsi.-
1: da "Master of Puppets" dei Metallica, canzone che ha ispirato la prima stesura di questa storia ancora quache anno fa.
Nel testo sono evidenziati i prompts dati dal concorso; la citazione finale, anch'essa parte del concorso, è di Paul Valèry.
Detto questo, ringrazio la giudicia Fabi_Fabi per la valutazione e per aver dato l'opportunità a questa storia di vedere la sua stesura finale. E ringrazio tutti voi che vorrete lasciare un piccolo commentino!
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