Nickame
(sul forum e EFP): Pallina88/Pallina
Titolo dell'elaborato: Felicità
Sbagliata
Pacchetto scelto: Formaggio
Personaggio: Andromeda
Black
Eventuali personaggi
secondari: Famiglia
Black, Ted Tonks
Citazione: “Molte
persone credono di
riflettere mentre stanno soltanto riordinando i loro
pregiudizi.”
Genere: Malinconico, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: OneShot
Eventuali noti dell'autore: Siamo
durante le vacanze di Pasqua dell’ultimo anno di
scuola di Andromeda. Questo personaggio mi ha sempre affascinato e
spero di
averlo reso bene, anche se ne dubito fortemente. Probabilmente ci
saranno un
sacco di errori nella storia, ma l’ho riletta talmente tante
volte che non
riesco più a vederli. Spero comunque che ti piaccia.
*
Felicità
Sbagliata
“Molte
persone credono di
riflettere mentre stanno soltanto riordinando i loro
pregiudizi.”
La campagna
inglese sfrecciava davanti ai suoi
occhi, mentre l’Espresso di Hogwarts la riportava a casa.
Condivideva lo
scompartimento con le sue compagne di Casa che, allegre,
chiacchieravano; lei,
invece, rimaneva in silenzio, isolandosi, mentre osservava il paesaggio
fuori
dal finestrino.
Il giorno prima
aveva litigato con Cissy, per Ted; sua
sorella l’aveva minacciata di raccontare quello che aveva
visto, di quel bacio
rubato al tempo.
Si chiedeva
quando la sua relazione fosse diventata
così importante, quando dall’essere una semplice
avventura si fosse trasformata
in qualcosa di così profondo da togliere il respiro.
Ted era entrato
nella sua vita senza che se ne accorgesse,
prepotentemente, distruggendo la maschera di freddezza che si
costringeva a
portare. L’apparenza era fondamentale per la famiglia Black e
la sua relazione
con un Mezzosangue non sarebbe passata sotto silenzio, lo sapeva.
Nessuno avrebbe
fatto finta di niente, come quando
Cissy si era messa con quel Corvonero; sua madre l’aveva
chiamato un errore
adolescenziale.
Corvonero si,
Mezzosangue no.
Ma lui la faceva
ridere, con la sua goffaggine le
strappava sempre un sorriso, un sorriso sincero, come ne concedeva
pochi. E la
rendeva felice, mentre correvano insieme controcorrente, cercando di
rubare attimi
indelebili.
E
come poteva la felicità essere sbagliata?
*
Non si accorse
di una figura che entrò nella sua
stanza, appoggiandosi allo stipite della porta.
«Abbiamo
saputo della tua piccola tresca…»
mormorò
la voce divertita di sua sorella.
Andromeda non si
voltò, mentre era intenta a disfare
i propri bagagli, calma e pacata.
«Com’è
adesso mischi il tuo sangue con quello
sporco?» continuò imperterrita Bellatrix, mentre
un risata divertita le usciva
della labbra.
Andromeda, a
quelle parole, sentì la rabbia
assalirla e si girò con i pugni stretti lungo i fianchi,
cercando di
trattenersi, determinata a non mostrare il dolore che le stavano
infliggendo in
quel momento.
«Hai
finito? O devi continuare con le tue battute
ancora a lungo?» chiese, ostentando un tono distaccato.
Sua sorella
alzò le spalle, prima di voltarsi e
uscire dalla sua stanza come se niente fosse.
*
I suoi
l’avevano convocata in soggiorno. Suo padre
stava seduto su una poltrona, sua madre era in piedi al suo fianco;
sembravano
un quadro: perfetti e austeri, non un solo sentimento che si potesse
leggere
sul loro volto.
Andromeda
entrò, ostentando una calma che era
lontana dal provare.
«Padre,
madre. Mi avete chiamata?» chiese,
osservando i loro visi imperturbabili.
Suo padre
annuì, alzando lo sguardo su di lei. Nei
suoi occhi lesse una delusione profonda, una delusione che era stata
proprio
lei a causare, lei che era sempre stata la sua preferita, la
più simile a lui.
Come poteva
qualcosa che faceva la sua felicità fare
tanto male alla sua famiglia?
Lo sguardo di
suo padre le lacerava il cuore;
abbassò lo sguardo, incapace di reggerlo.
«Ci
abbiamo pensato.» affermò, un tono di voce
freddo che non gli aveva mai sentito usare, almeno non rivolto verso di
lei. «E
abbiamo deciso che non potrai più vederlo.»
Andromeda
alzò le sue iridi, andando a fissare i
genitori, stupita.
Sua madre
evitava il suo sguardo, guardando fuori
dalla finestra; gli occhi di suo padre, invece, le dicevano che non
aveva
possibilità di ribattere: avevano preso la loro decisione,
non poteva fare
altro se non accettare la loro volontà.
«Ma-»
provò comunque a rispondere, incapace di
credere a quello che stava succedendo.
«Niente
“ma”, Andromeda.» la bloccò
immediatamente
Cygnus Black, alzandosi in piedi. «Non capisco come ti sia
venuto in mente di
fare una cosa del genere, ma non abbiamo intenzione di lasciarla
passare sotto
silenzio ancora. Non dovrai più vedere quel ragazzo, sono
stato chiaro?»
Andromeda
abbassò lo sguardo, arrendendosi; poi,
senza dire una parola, si voltò, ritornando in camera sua.
*
Era notte fonda
e lei non riusciva a dormire. Se ne
stava sdraiata supina sul letto, lo sguardo rivolto al soffitto, mentre
pensieri contrastanti la confondevano.
Le parole di suo
padre le rimbombavano nella testa
senza che potesse far niente per farle smettere; e la freddezza di sua
madre le
ricompariva davanti agli occhi, indelebile. Non aveva nemmeno voluto
guardarla,
come se le facesse ribrezzo.
Si
alzò dal letto, andando alla finestra della sua
camera e spalancandola. Era una notte tiepida di primavera, anche se il
tempo
nuvoloso le impediva di osservare il cielo stellato.
Andromeda prese
un profondo respiro, cercando di calmarsi.
Ma si sentiva mancare l’aria, si sentiva in trappola; nessuno
in quella casa la
capiva, troppo fermi sui loro pregiudizi per guardare oltre al proprio
naso.
Per rendersi conto che Ted l’aveva cambiata, rendendola una
persona migliore;
una persona più felice.
E
come poteva la felicità essere sbagliata?
Senza pensarci,
chiuse di scatto la finestra e prese
la bacchetta, Smaterializzandosi in tutta fretta.
Ormai che aveva
preso la sua decisione non poteva
più aspettare, doveva vederlo.
*
Si
Materializzò davanti alla porta di casa sua e
iniziò a battere il pugno chiuso contro il legno, come una
forsennata, presa da
una frenesia non sua.
Dopo qualche
minuto, sentì dei passi oltre la porta,
prima che Ted spalancasse l’uscio. Aveva l’aria
assonnata, indossava una
semplice maglietta bianca sopra i boxer e si stava grattando la pancia,
mentre
tratteneva a stento uno sbadiglio.
Quando
posò le sue iridi su di lei, aggrottò le
sopracciglia in un’espressione perplessa.
«Andromeda?»
chiese, stupito.
Lei
annuì, prendendolo per una mano e allontanandolo
dal portico di casa, così da essere lontani da orecchie
indiscrete. Lo guardò a
lungo prima di parlare, cercando di memorizzare il suo volto, i suoi
gesti, le
sue parole.
«Andromeda,
che cosa ci fai qui?» le domandò nuovamente
lui, stringendole la mano. «Stai bene?»
Lei sorrise,
felice come mai lo era stata in vita
sua. Non provava rimpianto per la propria scelta, non aveva bisogno di
nessuno
che non fosse lui; non aveva paura.
In quel momento
iniziò a piovere, piccole gocce
scesero dal cielo, andandosi a infrangere su di loro, lievi.
«Sta
iniziando a piovere, vieni dentro.» affermò
lui, iniziando a trascinarla verso casa, ma lei oppose resistenza.
Ted si
voltò, guardandola, sempre più perplesso dal
suo comportamento.
«Sposiamoci.»
dichiarò alla fine, mentre un sorriso
raggiante le si disegnava sulle labbra.
Il ragazzo
allargò gli occhi, sorpreso, incapace di
comprendere cosa veramente gli stesse chiedendo.
«I-io…»
balbettò, massaggiandosi il collo,
imbarazzato. «Sei sicura di star bene?»
Andromeda
sembrò non ascoltarlo e continuò, la
pioggia che ormai era aumentata, bagnandoli completamente.
«Non
dico ora, una volta finita la scuola. Scappiamo
e sposiamoci! Io voglio vivere con te, Ted, non voglio più
tornare in quella casa,
mai più.» affermò, gesticolando
leggermente.
Il giovane
Tassorosso la osservò attentamente, prima
di abbassare lo sguardo, abbattuto.
«Non
penso sia una buona idea.» mormorò in un
sussurro appena udibile.
A quelle parole,
la ragazza sentì il mondo caderle
addosso: precipitò verso l’abisso, senza avere
possibilità di respirare.
Indietreggiò leggermente, mentre le sue iridi si sbarravano,
atterrite da
quello che aveva sentito, spaventata dall’idea di rimanere da
sola, che anche
lui la potesse abbandonare.
Ted
sembrò improvvisamente rendersi conto di quello
che aveva detto e le afferrò il volto tra le mani, lasciando
che i suoi occhi
si perdessero in quelli terrorizzati di lei.
«È
la tua famiglia, Dromeda, sono sicuro che tra
meno di una settimana cambierai idea, non vorrai più
lasciarla e io non posso
impegnarmi con te in una promessa che non sarai in grado di
mantenere.» soffiò
sulle sue labbra. «Io ti amo e per questo non posso legarti a
me per sempre,
perché proverai sempre rimorso per questa scelta, ti
distruggerà.»
Andromeda
iniziò a scuotere lievemente il capo,
mentre lacrime di disperazione le sgorgavano dagli occhi mischiandosi
alle
gocce di pioggia, senza che lei potesse far niente per fermarle. Solo
con lui
riusciva veramente a lasciarsi andare, a mostrare i propri sentimenti,
senza
paura di essere giudicata, con semplicità.
«Non
capisci.» urlò, mentre lui le asciugava con i
pollici le lacrime, in un gesto pieno di sentimenti non detti.
«Mi distruggerò
se non faccio questa scelta, se non ti faccio questa promessa. Non
tornerò mai
indietro, perché sono loro che mi stanno imprigionando,
impedendomi di essere
felice. Può la felicità essere sbagliata? Io ho
bisogno di essere felice, Ted!»
Lui la
osservò a lungo, il volto completamente
bagnato dalla pioggia, prima che un sorriso sincero gli si disegnasse
sulle
labbra.
«Sei
sicura?»
«Non
sono mai stata tanto sicura di una cosa in vita
mia.» rispose lei e lui si avvicinò fino ad unire
le loro bocche in un bacio.
Un bacio che
sapeva di pioggia, di lacrime, ma anche
di speranza; un bacio che suggellava una promessa, la loro scelta di
vita. Un
bacio che non avrebbero mai dimenticato, perché
rappresentava una svolta, che
li avrebbe cambiati per sempre.
Andromeda
sorrise contro le labbra di Ted: la
felicità non poteva essere sbagliata, lo sapeva.
Questa
storia ha partecipato al "Bertie Bott's Every Flavor Beans Contest"
indetto da foxfeina
(che ringrazio! ;D) sul forum di EFP, classificandosi
seconda e vincendo il premio "Miglior Personaggio"!
Questo è il
modo in cui, la mia mente malata, si immagina la scelta di Andromeda;
mi
farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Qui sotto
riporto il giudizio della giudiciA:
Seconda
classificata
Pallina88
“Felicità
sbagliata”
Grammatica: 14,75/15
Non ci sono
tutti gli errori che temevi, come vedi! Ho tolto solo 0,25 punti per un
“che”
mancante: “Com’è adesso mischi il tuo
sangue...”
Lessico e stile:
9/10
Stile
estremamente scorrevole. Non pretenzioso, molto semplice, ma con alcuni
attimi
di grande preziosità.
Un paio di
frasi lievemente pesanti, forse, ma proprio niente di che.
Caratterizzazione:
13/15
Per essere
stata il primo tentativo con il personaggio di Andromeda...direi che te
la sei cavata
più che bene! E' un personaggio parecchio complesso, ma sei
riuscita a renderla
quasi perfettamente, per quanto ne sappiamo. L'unica cosa su cui avrei
fatto
più luce è il contrasto interiore che –
sicuramente – si è sviluppato in lei,
in quei momenti. Insomma, lei non è proprio come Sirius, che
non ne può più e
scappa via. Lei è legata alla famiglia, nonostante tutto. O
almeno, questo ci
sembra. Forse avresti dovuto analizzare un po' di più questo
aspetto :)
Originalità:
8/10
E' pur vero
che il momento in cui Andromeda si ribella alla sua famiglia
è molto
gettonato... ma non riesco, comunque, a non ritenere questa storia
molto
originale, per il modo in cui il tema è stato affrontato.
L'unica scena un po'
scontata è quella in cui i genitori la chiamano “a
rapporto”, per il resto hai
immaginato momenti abbastanza fuori dall'ordinario, che mi sono
piaciuti molto;
su tutti, quello finale :)
Utilizzo elementi aggiuntivi (citazione):
8/10
Hai inserito
la citazione all'inizio del testo. Calza a pennello, non ci sono dubbi.
Avresti
forse potuto giocare di più su quel
“riflettere”, cosa che i Black sono
convinti di fare :)
Gradimento personale: 4,5/5
La storia mi
è piaciuta molto: interessante, romantica, scorrevole.
C'è tutto, direi :) I
miei sinceri complimenti ^^
Totale: 53, 25 punti