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Autore: Rowena    21/03/2011    5 recensioni
Neville voleva riuscirci, voleva essere un bravo professore e cominciare quell’incredibile avventura che, di certo, gli avrebbe riservato tante emozioni. Era di nuovo a casa, finalmente, e ci sarebbe rimasto per un bel pezzo.[Questa storia si è classificata terza al contest "Magical Creature" indetto da aGNeSNaPe e foxfeina su EFP]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ritrovarsi dopo anni sull’Espresso di Hogwarts. Varcare la soglia del binario magico di King’s Cross, farsi strada tra i ragazzini che affollavano la pensilina per salire sul treno che li avrebbe portati nel luogo più incredibile di tutta la Gran Bretagna.
Con un sorriso, Neville Paciock raggiunse l’ultimo vagone e vi salì ancora incredulo. Stava per tornare a casa, finalmente!
Le vesti in cui si apprestava a tornare a Hogwarts, però, erano nuove e insolite per lui: professore di Erbologia, era diventato professore della sua materia preferita… Aveva ancora bisogno di darsi un pizzicotto ogni tanto, per assicurarsi di non vivere l’ennesimo incredibile sogno.
Erano passati già diversi mesi da quando era stato contattato dalla professoressa Sprite, che gli aveva spiegato che finalmente aveva deciso di andare in pensione e che stava cercando la persona adatta a cui passare la cattedra. Lui.
Non ho mai visto un altro studente con la stessa passione e il talento per la cura delle piante magiche che hai tu, Neville.
Il giovane mago si sentiva orgoglioso a ripensarci, questo sì, eppure insieme alla gioia e all’entusiasmo per quella svolta nella sua vita… Neville provava un certo panico, doveva ammetterlo.
Era curioso avvertire quella stretta allo stomaco, dopo tanti anni, perché era la stessa che lo aveva colto nel salire su quel treno molti anni prima, quand’era appena un undicenne solo e spaventato.
Sorrise ripensando a se stesso a quell’età: allora era così terrorizzato, così insicuro, così certo di essere inadeguato per qualunque standard del mondo magico…
Era stato cresciuto così, con i parenti che mettevano in dubbio i suoi poteri – che si erano manifestati solo tardivamente, a pochi mesi dall’ingresso a scuola – e l’insostenibile confronto con i suoi genitori. Era normale, dunque, che fosse arrivato a Hogwarts così spaventato e desideroso di dimostrarsi all’altezza della sua famiglia, un mix disastroso ai tempi. Com’era cambiato, da allora…
«Ecco finalmente, qui ci sono dei posti liberi!», esclamò un ragazzino spalancando di colpo la porta del suo scompartimento, che sembrò sorpreso nel vedere un adulto sul treno. Neville avvertì una certa familiarità con quella situazione, pur sapendo di essere dall’altra parte, questa volta. «Oh, mi scusi, non volevo disturbarla: possiamo sederci, io e i miei amici?»
«Certamente, non fatevi problemi», rispose con gentilezza l’adulto, osservandoli con un sorriso. Sapeva che l’avrebbero squadrato con curiosità, sorpresi dall’insolita presenza sul treno di una persona adulta che non ci lavorasse, come la signora del carrello dei dolci, ma fece finta di niente per non metterli troppo in soggezione.
Aveva la sua rivista specializzata da leggere, in fondo: lo Strillo della Mandragola aveva appena pubblicato un suo articolo sull’importanza di controllare le coltivazioni di piante magiche straniere in modo da evitare una diffusione spontanea di semi e spore nell’ambiente, con il rischio della contaminazione dell’ecosistema inglese – oltre al pericolo che specie pericolose proliferassero indisturbate in zone abitate da Babbani, mettendo in pericolo la segretezza del mondo magico e chissà quante vite innocenti.
Aveva altro da leggere, in realtà, se voleva tenersi aggiornato con le novità del suo settore: c’era sempre qualche Magicoltore che riteneva di aver creato una nuova varietà di erba magica che avrebbe cambiato il mondo delle pozioni, ad esempio, oppure di aver ideato eccezionali tecniche di studio o di sviluppo in serra, perciò per un botanico curioso come lui c’era sempre qualcosa da imparare.
«Ma secondo te è lui?»
Un bisbiglio a malapena, eppure Neville intercettò quel sibilo e alzò lo sguardo dalla pagina che stava leggendo per notare che i due ragazzini lo stavano fissando stupiti. Finse di non badarvi e tornò al suo articolo, ma i giovani studenti sembravano davvero interessati a capire chi fosse.
«Guarda cosa c’è scritto sul bagaglio», disse il primo sottovoce, «N. Paciock, ti dico che è lui!»
Il suo amico però sembrava scettico: «Sciocchezze, che ci farebbe un eroe di guerra come Neville Paciock sul treno per Hogwarts? Avrà tante cose molto più importanti da fare».
A Neville venne da ridere: vero, era un eroe di guerra. Per un attimo pensò di presentarsi ai ragazzi, eppure decise che forse era meglio attendere il momento ufficiale in cui sarebbe stato introdotto come insegnante, durante la cena, così da lasciarli davvero a bocca aperta.
Chissà cosa avrebbero pensato, o come si sarebbero comportati a lezione…
Gli sembrava ancora così strano sapere di avere dei fan: in fondo, lui non aveva fatto nulla più di quanto gli aveva suggerito il suo cuore, agendo come riteneva più giusto e combattendo per la libertà, eppure tutti continuavano a chiamarlo eroe. A Neville non importava: non voleva la fama, solo una vita serena da spendere con le persone che amava, gli amici, sua nonna – la vecchia Augusta ancora era in gamba e non aveva intenzione di lasciare solo il suo amato nipote – voleva fare ciò che gli piaceva e coltivare le proprie passioni.
Del successo proprio non sapeva che farsene.
Decise di concentrarsi sulla sua rivista, in attesa di arrivare al castello, un attimo primo di ridere tra sé e sé al pensiero della delusione che i suoi due giovani compagni di viaggio avrebbero provato scoprendo che un eroe di guerra come lui avrebbe occupato un posto noioso come la cattedra di Erbologia.
 
*
 
Era notte fonda, ormai, e i ragazzi dormivano già da un pezzo. C’era silenzio, una pace surreale che non sarebbe mai stato possibile assaporare di giorno. Forse era per quello che il coprifuoco era ancora osservato anche nel ventunesimo secolo, per dare ai professori un momento della giornata in cui godersi il loro regno?
Neville vagava per i corridoi, vittima della nostalgia e di una profonda commozione.
Era così bello essere di nuovo a Hogwarts!
Girò l’angolo, riconoscendo un punto in cui si era scontrato con un Mangiamorte durante la battaglia finale, un altro luogo dove aveva dato il primo bacio ad Hannah, al loro ultimo anno dopo la guerra, e poi ancora l’aula di Difesa contro le Arti Oscure…
Il Molliccio. Quello era un ricordo a cui non avrebbe mai rinunciato, quello a cui si aggrappava ogni volta che aveva bisogno di creare un Patronus. Forse per chi aveva assistito alla scena non sarebbe parso un momento particolarmente felice, eppure per Neville valeva più di ogni altra reminescenza del passato, in un certo senso.
Quel Molliccio era stato l’inizio di tutto, con la calda fiducia di Lupin e la sua prima consapevolezza delle proprie potenzialità. Aveva tredici anni allora, e credeva di non avere alcuna speranza di rendere fiera la sua famiglia.
Da lì si era sentito più sicuro, sebbene non fosse che alla partenza di un lungo cammino, spesso non semplice: era stato con l’ES che aveva davvero capito di poter essere qualcosa di meglio rispetto alle scarse aspettative che avevano gli altri. Prima di allora, Neville non aveva mai creduto di poter fare ciò che voleva della sua vita e diventare un uomo buono e capace, uno di cui i suoi genitori sarebbero stati fieri se avessero potuto riconoscerlo, un uomo coraggioso che non aveva paura a mettere in pericolo la propria vita per difendere gli altri, com’era successo al suo settimo anno, con la ribellione che aveva condotto contro i Mangiamorte.
Se non si era riscattato, in quegli anni a Hogwarts… Aveva scoperto delle abilità che non credeva di possedere e da allora le metteva in gioco tutti i giorni, con coraggio e dedizione.
Fissò ancora per un attimo la porta dell’aula di Difesa, carico di forti emozioni: quel Molliccio aveva segnato l’inizio della sua vita con una grassa risata. E da lì Neville era diventato grande, un adulto.
Improvvisamente, però, di nuovo aveva paura di non essere all’altezza: sarebbe stato in grado di aiutare i nuovi studenti a credere in loro stessi, di insegnare loro a non lasciarsi abbattere e dimostrare le proprie abilità anche quando nessuno fosse stato pronto a scommettere su di loro?
Neville voleva riuscirci, voleva essere un bravo professore e cominciare quell’incredibile avventura che, di certo, gli avrebbe riservato tante sorprese.
Era di nuovo a casa, finalmente e ci sarebbe rimasto per un bel pezzo.
 



Ecco qua... Effettivamente c'erano un po' di pacciughi dovuti alla fretta, ma quando ci si riduce all'ultima sera... uops. Grazie alle giudici per il bel commento, sono contenta che abbiano apprezzato la storia. ^^
Alla prossima, Rowi
   
 
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