Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Helena Velena    22/03/2011    0 recensioni
Severus si rifugia nel laboratorio di Pozioni per sfuggire al giorno di San Valentino.
Sviluppato per la sfida N° 10 "Severus a San Valentino" di Magie Sinister.
Genere: Comico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Quella pozza di sangue rosso sul pavimento di pietra gli ricordava vagamente qualcosa.
Snape la osservò contrariato per qualche secondo, stringendo con la sinistra il braccio lacerato che grondava un principio di emorragia.
Quale tra i suoi arnesi nel laboratorio di Pozioni l’aveva ferito? Lui non era certo così maldestro, dannazione, i suoi gesti erano sempre precisi, calcolati. Aveva speso una vita per giungere a quell’esattezza, alla regola perfetta della più viva sorveglianza: la mente che piegava il corpo.
“Oggi è… una giornata detestabile, più del solito, suppongo…” sospirò con un sibilo, biascicando nel bavero. Lasciò andare il braccio, che subito rigurgitò il copioso sangue trattenuto, e prese la bacchetta.
Brachio Emendo”.
Sulla manica strappata rimase soltanto una crosta rossastra, che gli ricordava qualcosa.
Ignorò facilmente l’inopportuno messaggio inconscio, riproposto; in un secondo si riconcentrò sul lavoro, sulla fiamma che faceva sobbollire del liquido amaranto in una storta.
“A me… certo… non interessa… quale ricorrenza sia oggi…” rimuginava intanto, con la solita aria truce. “Nessuno mi distoglierà dai miei impegni…”
Le mani di Snape si muovevano indaffarate sul tavolo, preparando gli ingredienti sotto il suo sguardo assorto.
Eppure, a tradimento, un gomito stranamente fuori controllo rovesciò il contenuto della storta, macchiando di rosso una pergamena ricoperta di appunti.
Snape si lasciò sfuggire un’imprecazione neanche troppo soffocata. La mistura era andata perduta, così come le due ore che ci erano volute per portarla a quello stadio di perfetta saturazione.
Immobile, sommerso e sopraffatto da un’impietosa filippica di autodenigrazione, Snape notò suo malgrado la forma beffarda della macchia scarlatta, che gli ricordava ancora una volta… qualcosa.
Quella cosa.
Sempre la stessa stupida, inequivocabile cosa, … e questa volta gli schizzi avevano composto, confusa ma riconoscibile, anche una sorta di dannata freccia che attraversava a sfregio la macchia…
Una macchia rossa a forma di cuore!
Che fastidio!
Si appoggiò con le mani sul tavolo, le braccia tese, la testa abbandonata, in un gesto di stanchezza e di sconfitta.
“Ma cosa mi... prende, maledizione?”, pensava intanto, circondato dagli ingredienti inutili della pozione rovinata. “Mi muovo sgraziatamente, grossolanamente... nemmeno mi fossi trasformato in quel cialtrone di Hagrid...”
Il corpo lo tradiva, rimontava il suo svantaggio sulla mente.
Era il corpo di un animale ottuso. Sì, decisamente.
Snape alzò la testa, esasperato e scomposto. Lì nel suo laboratorio non doveva entrare, non doveva esistere, non doveva essere... il giorno di San Valentino! Ogni contatto col mondo era bandito!
Faceva così tutti gli anni, Snape, perché non sopportava quella festa dissennata che riempiva Hogwarts di scene stucchevoli, con gli stupidi giovani autorizzati a sbaciucchiar-si ad ogni angolo.
Fin da quando era studente aveva ottenuto di estraniarsi ogni dannatissimo San Valentino, con la scusa di qualche ricerca particolare, strappando il permesso di utilizzare il laboratorio di Pozioni e riuscendo così a sottrarsi ai veri e propri baccanali che si cele-bravano nelle sale comuni, con tutta la loro carica di feromoni nell’aria.
Quella festa più di ogni altra cosa lo emarginava, lo faceva sentire diverso, inade-guato. Negli sguardi che le ragazze gli dedicavano, leggere un profondo ribrezzo era dire ancora poco.
Snape sospirò stizzito.
A trentasette anni suonati non aveva compiuto nessun progresso, in questo senso. Si era rifugiato ancora una volta lì, nel laboratorio di Pozioni, respirando i fumi densi e le polveri sottili, al solo scopo di mettere a tacere i propri vergognosi malumori.
Non proprio, non... stavolta...
Ma intanto c’era da ripulire il tavolo, recuperare la storta... e fare sparire nel pattume quel cuoricione rosso e volgare sulla perfida pergamena.
Snape per prima cosa afferrò deciso l’alambicco rovesciato.
Ah... Maledizione!
Scottava e si ustionò.
“Ma naturale, maledetto idiota! Ci è bollito dentro il Supremo Alcole Esplosivissi-mus fino adesso!”, chiosò velenoso il suo stesso pensiero. “Mille e cento venti gradi, come minimo”, precisò con distacco la sua parte analitica.
Sul palmo l’ustione rossastra ricordava la forma di un cuore disegnato. Le anse curvate della storta l’avevano stampato in maniera sconcertante, per quanto era preciso.
Snape cercò di ignorare l’ennesimo avvertimento. Doveva rifare tutto, tornare al lavoro, ma non riusciva a procedere e si ritrovava preda di una preoccupante insicurezza. Non riconosceva più sé stesso e per certo sapeva, già contrariato, che avrebbe tentato di lavorare nonostante i passi falsi che lui stesso continuava a produrre, magari ignorando tutti gli ingredienti rossi.
“Sì... e poi basterà evitare gli oggetti curvi, e di accendere fiamme... che soluzione brillante, Severus, complimenti... da vero professionista...”
L’evidenza era palese: il corpo non gli rispondeva più, non si piegava ad eseguire i suoi doveri.
Snape incrociò le braccia e si guardò intorno, impotente.
Ovunque rivolgesse lo sguardo, spiccavano beffarde le poco casuali macchie rosse, tutte a forma di cuore. San Valentino aveva invaso la sua roccaforte.
“Sembrerebbe che... alla fine... dopo tutti questi anni... ti sia preso la tua rivincita, vero?”, disse Snape con voce piana, nell’aria ferma. Doveva essere impazzito, pensò subito dopo: mettersi addirittura a parlare con San Valentino, questa specie di entità confusa, capace di riassumere l’idea presunta, banalizzata e sommaria dell’amore, come fosse il più implacabile degli avversari!
“Ma non lo farò! Stanne certo, non... ci... vado!”
Ah, no. Restava fuori discussione!
Avrebbe stoicamente resistito nel suo laboratorio persino a costo di spaccare tutta l’attrezzatura, e finché non si fosse miseramente liquefatto finanche l’ultimo calderone.
La spinta emotiva, però, doveva essere molto prepotente, se era quasi giunto allo stadio dell’allucinazione, pensava la sua parte analitica. La persona istintiva invece scalpitava.
E lui frenato, diviso, dissociato, non poteva più negare l’impatto travolgente che aveva confuso i suoi sensi: la prima lettera di San Valentino, l’unica della sua vita. Il gufo entrato di soppiatto, furtivamente, quella mattina.
“Ah, toccante!” sbottò la sua anima velenosa, sempre in guardia e temprata per bene. “Una nuova e creativa forma di perdita di tempo... il nostro nuovo rubacuori si culla patetico nelle sue illusioni...”
Nulla da fare. La mente e i sensi di Snape si trovavano risucchiati senza scampo dall’ossessione persecutoria di un desiderio preciso, dall’immagine dell’allieva Lynette Varjont, che gli aveva dato appuntamento per... beh... sarebbe dovuto essere tra mezz’ora.
No, no, no!
Anche il Professore di Arti Oscure l’aveva notata, lungo gli interminabili pomeriggi cupi, durante i quali le lezioni si trascinavano. Lei corrispondeva in tutto e per tutto al suo tipo viscerale, così elegante nei gesti e pronta d’intelletto, con l’evidente piega amara e profondissima che le solcava il sorriso raro e solo appena accennato.
“Hmmm... praticamente una smorfia... una contrazione facciale...”, pensava Snape per denigrarla, controvoglia, e si piegò immusonito sul suo tavolo. “Ma di qua non mi muovo!”
Piccoli rumori d’impatto, un impercettibile stillicidio.
Snape riconobbe in fretta i sintomi dell’inopportuna epistassi che di tanto in tanto lo colpiva: schifoso sangue dal naso, insomma.
Oscuramente sapeva già, senza dovere disturbarsi a guardare; quelle meschine gocce di sangue colate sul tavolo e, di nuovo, sulla pergamena, avevano formato una scia di allegri e brillanti cuoricini rossi, perfettamente degni del diario smanceroso di una patetica ragazzina adolescente.
“E’ un’allieva... è minorenne”, sussurrò come per giustificarsi davanti a non-si-sapeva-bene-chi. Per un attimo fu come se lo spettro di San Valentino sogghignasse apertamente.
Non era esatto, e Snape lo sapeva. Lynette frequentava l’ultimo anno, e non poteva essere ancora minorenne. Risultava anche più grande di età rispetto alla sua classe, perché si era iscritta a Hogwarts piuttosto tardi. E appariva infinitamente saggia e assolutamente matura, come una Dea imperscrutabile e senza tempo.
Un caso rarissimo nella vita di Snape, incontrare una donna che sembrasse fatta apposta per lui, come suggerivano tutti i suoi sensi e le affilatissime facoltà.
“Dannazione, no! Non voglio, non... posso...”
Questa volta l’allucinazione che gli replicò fu uditiva e tangibile:
“Non puoi? O... Non vuoi?”, sembrò insinuare insistente lo spirito crudele, la personificazione contorta di San Valentino, sgorgata come da un incubo a misura e consumo dell’irrancidito Professore.
Snape raccolse la sfida, divenne freddo e controllato. La risposta che ne uscì sembrò quasi l’esposizione di un teorema accademico.
“Il problema mi sembra... perfettamente elementare, evidente. Sono stato un assassino, e non ho certo finito, ucciderò ancora... entro la fine di questo stesso anno...”
La voce sicura tremò impercettibilmente. Difficile anche per lui digerire l’idea di quel patto atroce, la promessa di uccidere di sua mano Silente; un trascurabile debito, una “piccola cortesia”... che quest’ultimo gli aveva abilmente strappato.
La tirata continuò, facendosi cadenzata, funerea.
“Molto passato... poco presente... niente futuro. Ecco che cosa avrei da offrire io... a una fanciulla promettente come Lynette!”
Snape recuperò (disperandosi) un tono più ironico.
“Senza tralasciare le salutari occupazioni del mio tempo libero, pieno di amicizie benigne, come Lord Voldemort... perché, per me... è maledettamente concreta, tangibile... la possibilità di venire ammazzato da un momento all’altro.”
Ecco, era sicuro di avere vinto. Cosa diamine avrebbe potuto ribattere lo stucchevole San Valentino, paladino dell’amore romantico e delle passioni scontate, pasciute di anelanti sospiri sotto ai chiari di luna?
Ormai Snape era lanciatissimo, come se fosse vicino a battere ogni precedente record di autolesionismo. Scrutò intorno a sé, padrone della scena, come l’avvocato della propria miseria che avesse individuato una prova inconfutabile.
Invece no. San Valentino non rimase zitto.
“Hai ragione, in fondo, Professor Snape.” Il tono era sepolcrale.
Assieme alla voce si materializzò questa volta una figura spettrale, opalescente. Sembrava fasciata negli stracci.
“Hmmm... e questa mummia sarebbe... il mio San Valentino personale?”, riuscì a concepire il sarcasmo di Snape, suo malgrado un po’ raggelato dalla macabra apparizione.
“Piuttosto penoso, non c’e che dire. Me l’immaginavo diverso... più roseo probabilmente, più paffuto, sensuale... bah! Questo mi ricorda un lebbroso...”
“E così...”, continuò l’essere di oltretomba, “sei convinto di avere tutti i motivi del mondo per rigettare l’amore. Vediamoli nel dettaglio, allora.”
L’apparizione sgradevole si portò vicino al banco di lavoro.
“Là! E là! E là!”, indicava con largo gesto del braccio informe ogni macchia. “E qua!”, si trattava della crosta sulla manica di Snape.
“Guarda, ammira...” continuò quindi l’Ombra, con aria leggermente maniacale. “La verità dell’amore per te è che, in definitiva... non te lo meriti!”
Snape fu amaramente colpito da quella affermazione, ma osservò rassegnato ciò che gli veniva indicato.
Le macchie rosse disegnavano ancora dei cuori, naturalmente, ma apparivano frammentate, divise a metà. Forse, seccandosi, si erano curiosamente ritirate a quel modo.
“Cuori spezzati, vedi?”, esalò gutturale San Valentino, senza più nessuna parvenza di empatia. “Corrispondono nel numero agli omicidi che hai compiuto, agli amori che hai spezzato, alle coppie che hai diviso...”
Con una risata malefica San Valentino svanì per sempre nel nulla, senza aspettare, senza accettare, senza ascoltare... risposte.
Lasciò l’uomo da solo a ricevere quel terribile verdetto, con nemmeno il fantasma di una presenza -di qualsiasi sostanza- accanto.
Cedettero le ginocchia, Snape si rovesciò su sé stesso.
Dentro al petto gli si aprì una voragine dalle cui profondità il senso di colpa più doloroso dell’universo stava risucchiando ogni sentimento e percezione. La sua intera esistenza si contrasse, soggiogata alla mercé di quella ferita beante, dalla verità che, da solo, non aveva mai osato destinarsi.
Un pensiero orrendo, il peggiore di tutti.
Aveva ucciso tanti amori, a partire dal suo.

Soffrì come un animale per un tempo lunghissimo, col fiato spezzato e senza lacrime, sospeso in un deliquio nel cui vuoto desolante si rincorrevano oscure frasi ossessive.

Ma io... io dico che ci sono macchie che non vengono via, Snape. Macchie che non vengono mai via, capisci quello che voglio dire? 1

Macchie rosse.
Rosse come l'amore.
Rosse come il sangue che in vita mia ho versato.

Quando tutto ritornò a una forma terrena e percorribile, Snape si alzò in piedi debolmente.
“Neanche per sogno, altro che... non vengono via”, obiettò a quel punto, con la veemenza d’avanzo dovuta al riemergere dalle profondità estreme della disperazione.
“Sono solo incidenti. Solo stupide macchie causate dalla mia goffaggine con le pozioni, di sicuro temporanee”.
Non convinse nessuno. Era solo.
L’orario dell’appuntamento era passato: Lynette era salva, e al sicuro da lui.
---------------------------------------------
1 Da “Harry Potter e il Calice di fuoco”, frase rivolta a Snape da Malocchio Moody.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Helena Velena