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Autore: Ellens    22/03/2011    13 recensioni
Juliet Sunders non ha paura di nessuno: si caccia nei guai, se li va a cercare come suo unico divertimento, ne è attratta tanto quanto un'ape è attratta dal suo stesso miele.
Chase Turner la odia: lei tende a rovinargli la vita giorno per giorno, per il semplice fatto che l'odio è reciproco.
Passano il tempo a minacciarsi, squarciarsi gomme e umiliarsi a vicenda, giusto per imporsi a far capire chi è che comanda alla Bellflower High School.
Due tipi così non possono che continuare ad odiarsi, o no?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Juls si guardò allo specchio, dandosi una ravviata ai capelli indomabili; gli occhi nocciola brillavano alla luce della lampadina al neon, che rischiarava l'ambiente del bagno

 

 

 

 

 

 

Juls si guardò allo specchio, dandosi una ravviata ai capelli indomabili; gli occhi nocciola brillavano alla luce della lampadina al neon, che rischiarava l'ambiente del bagno.

S'arrese all'evidenza che quei dannati riccioli non si sarebbero mossi d'un millimetro dalla loro postazione, abbandonò il pettine sul lavabo e si passò un filo di matita a sottolineare gli occhi.

Lanciò, nel mentre, un'occhiata all'orologio del cellulare: erano le sette della domenica sera e, se c'era una cosa che Juliet Sunders amava, visitine dal preside e uscite con Baker ed Alice escluse, questa era passare le serate con sua nonna.

Che poi, in realtà, sua nonna naturale non era: alla morte della vecchia e acida nonna Abigail, il marito, poco più che sessantenne, aveva preso a frequentare un corso di balli latinoamericani, la sua grande passione soppressa per amor della moglie; lì, tra un tango e una salsa, era scoccata la scintilla tra lui e una simpatica signora di cinquantasei anni, scapola per scelta e viaggiatrice incallita.

Nonna Amalia era fissata col fatto che la vita fosse una sola, che andasse vissuta fino all'osso e che bisognava divertirsi; ogni qualvolta si tirava fuori, alle cene di Natale, il comportamento scapestrato e sfacciato di Juliet, lei era l'unica che spezzava una lancia a suo favore, affermando che se il preside Wilson era poi così divertente, lei avrebbe dovuto andare nel suo ufficio più volte possibili.

La madre della ragazza s'era messa in testa che la nonna aveva una brutta influenza sulla sua figliola, ma ormai il danno era fatto: era come se si fossero trovate, nonna e nipote.

- Non è tua nonna, Juls, ricordatelo- le ripeteva la signora Sunders, che non aveva digerito il fatto che il padre, da qualche anno a quella parte, avesse sostituito sua madre con la prima scapestrata trovata per strada.

- Certo che è mia nonna- rimbrottava Juliet, infastidita.

- No, non è tua nonna. Tua nonna è al cimitero, e dovresti andarla a trovare un po' più spesso- la rimproverava allora, e Juls, che di andare al cimitero proprio non aveva voglia, usciva di casa e si recava al dipartimento dello Sceriffo, come al solito.

Lì, la nonna era stata assunta in qualità di segretaria, il che era decisamente comodo; una volta al mese il dipartimento mandava degli agenti a controllare gli armadietti della Bellflower High School in cerca di sostanze illegali; Juls, grazie a certe sue conoscenze ( consistenti in un'arzilla donna sulla cinquantina), riusciva sempre a sapere in anticipo il giorno in cui gli agenti avrebbero fatto la loro comparsa trionfale, e sempre grazie ad alcune sue conoscenze non molto rassicuranti, di cui in famiglia proprio non sapevano niente, riusciva ad ottenere un po' d'erba o roba simile che, stranamente, scivolava nell'armadietto di qualcuno che non le andava troppo a genio.

Due settimane fa, Penelope Montgomery, oltre ad aver ottenuto un tragico non classificato, era stata sospesa, poiché nel suo armadietto tutto rosa e brillantini spiccavano trasgressive delle canne di dimensioni sovrannaturali.

Quando Chase Turner l'aveva ghiacciata col suo sguardo decisamente forzato, perché era alquanto palese che trovasse la cosa divertente, ma si sentiva tenuto a fare il fidanzato fedele, lei gli aveva sorriso dall'altra parte del corridoio, sventolando angelicamente la mano.

Quando Penelope s'era fatta trovare davanti alla porta di casa sua, atteggiando un'aria minacciosa, Juls non aveva fatto altro che squadrarla da capo a piedi e sputarle addosso un semplice - Dammi un mesetto e rimpiangerai una stupida sospensione, Penny. Ora, se vuoi scusarmi, vado a confabulare col diavolo per rovinarti la tua prossima manicure-

Nella settimana che seguì, comunque, l'odio che la ragazza provava verso il fidanzato della vecchia e stupida Penny sbollì lentamente, poiché, come spesso le ripeteva Liam, non era mica colpa di Turner se le sue ragazze erano una più stupida delle altre; l'odio, quindi, era scemato, tramutandosi nel semplice e puro fastidio che la presenza di Turner suscitava in Juls, la quale aveva infine deciso di dedicarsi con dedizione al piano di partenza, e cioè fargli pentir d'averla conosciuta.

Non che il ragazzo non se ne fosse già pentito, comunque.

La Sunders era estremamente irritante quando gli donava sorrisini falsi come Tanya, la barbie tarocca, che non preannunciavano altro se non un grande, enorme, infinito giramento di palle; perché quella cavolo di ragazza, tutta casa e presidenza, non faceva altro che farlo incazzare.

C'erano volte, poi, in cui senza accorgersene si ritrovava a ridere delle sue fuoriuscite, pentendosene amaramente: Juliet Sunders era la sua piaga, non poteva certo farlo ridere.

Tra i corridoi della scuola, comunque, iniziarono a girare strane voci; non che i nomi dei due non fossero già prima sulle bocche della gente, ma questa volta, quei santi nomi, erano appaiati.

Le cheerleader, per la precisione, capitanate da Penny, avevano messo in giro la voce che Sunders avesse un debole per Turner, e che si struggesse cercando di nasconderlo dietro qualche stupido dispetto; la ragazza, difatti, dedicava al tipo sin troppe attenzioni.

Il giorno dopo che Penelope mise in giro quelle stupidate, la sua macchina venne trovata senza ruote nel parcheggio desolato della scuola, alle sette di mattina.

- Con Penny non credo finirò mai di vendicarmi- digrignava Juls ad Alice, mentre tornavano a casa.

- Juls, se continui così ti buttano fuori-

- Ne varrà la pena-

- Comunque, Turner non è male- commentava poi Alice, sorridendo a mezz'asta.

- No. Turner non è male, Turner è il male-

- Juls, non esagerare. Se la tira solo un po', e ha tutti i diritti di farlo-

- No, cara Alice. Gli tiro un pugno e finisce a gambe all'aria, non so se mi spiego-

Alice taceva, immaginandosi l'amica alle prese con un Turner nelle vesti di fidanzato.

Juls s'ammirò ancora allo specchio, poi decise di uscire dal bagno e sgusciare via.

Era bella, niente da dire. Lei non era la solita ragazza carina, la cui bellezza era nascosta o quant'altro; lei era proprio bella.

Aveva, però, il brutto vizio di mettere in soggezione chiunque le stesse intorno, tant'è che di ragazzi coetanei ne aveva avuti proprio pochi. Tendeva ad ammaliare quelli più grandi, per i quali aveva delle certe preferenze.

Entrò in camera sua e aprì la finestra: la madre le aveva annullato e proibito tutte le uscite, comprese quelle con Amalia. A quelle, però, v'era un rimedio.

Uscì dalla finestra, camminando un attimo sul bordo del davanzale: se fosse caduta, si sarebbe spappolata al suolo come una cacca di piccione.

L'albero che lei e il padre avevano piantato tredici anni prima era ormai cresciuto abbastanza da essere giunto all'altezza della finestra. Ne afferrò un ramo, come aveva fatto tutte le volte che era stata sbattuta in punizione.

Con un po' d'agilità si aggrappò al tronco, scendendo pian piano giù. All'angolo del marciapiede, in una piccola macchinina degli anni '50, l'aspettava sorridente nonna Amalia.

- Ciao, tesoro- la salutò- salta su, ti porto da un'amica-

Juls si sedette al posto del passeggero - Chi, nonna?-

- Non chiamarmi nonna, lo sai che mi sento più vecchia-

L'unica persona con cui Juls non si sentisse in dovere di fare la sfacciata era Amalia. La ragazza sorrise - Chi, Amalia?-

- Una mia compagna di scuola, quand'ero giovane. Vive con la famiglia del figlio, sono stati molto gentili ad invitarci. Mi pare abbia un nipote- trillò la donna, guidando all'impazzata.

Se c'era una cosa che Amalia proprio non sapeva fare, quella era guidare.

Juls sorrise - Uh, e com'è il nipote?-

- Mi han detto che è un bel giovinetto. Simpatico, un po' con la testa per aria, un po' arrogante e faccia tosta, ma credo andrete d'accordo. Forse lo conosci, so che viene nella tua scuola-

Juls scrollò le spalle - Sarà qualcuno che mi odia. Come al solito-

La nonna ridacchiò - Se t'odiano, avranno qualcosa da invidiarti -

La ragazza annuì: la cosa non la toccava molto, anzi, la lasciava indifferente. Ciò che pensava di lei quella massa insulsa, di certo non l'avrebbe cambiata.

Aprì la portiera della macchina, che intanto era stata parcheggiata in una delle vie secondarie della città, poi uscì, tastando il terreno con le sue vecchie e consumate converse.

La nonna, vestita a tema floreale, bussò al campanello laccato in ottone di un portone grande, in ferro battuto.

Se Juls avesse letto il cognome inciso sul campanello, forse sarebbe riuscita a svignarsela prima che qualcuno la vedesse.

Quando, però, il fantomatico nipote dell'amica di Amalia aprì la porta, decisamente scocciato d'avere estranei in casa, ciò che Juls non riuscì a trattenere fu un verso di ribrezzo: Turner la fissava sconcertato da dietro il ferro battuto della porta della veranda, e su entrambi i visi dei ragazzi si poteva notare quanta voglia avessero di insultarsi.

Persino Juls, il cui più grande obiettivo era irritarlo fino all'estremo, quella sera non aveva davvero la forza di rivolgergli parole carine, false o meno.

- Allora vi conoscete!- Amalia batté le mani, estasiata - Benissimo, non ci sarà bisogno di presentazioni- La donna scostò senza troppi indugi Chase dall'entrata, e s'intrufolò nella tana del nemico urlando qualcosa come " Anne! Sono arrivata!"

- Che vuoi, Sunders?- sputò Turner. Quella stupida non l'avrebbe di certo insultato davanti al padre.

- Ehi, Turner, abbassa i toni. Mi pareva che un tempo fossi più carino- disse lei, facendo un passo verso la casa.

Il ragazzo le mise una mano in fronte, spingendola via - Mi ci è voluto poco per capire che tu non sei normale. Tu non sei una ragazza normale- la guardò, trasudando odio. Non in casa sua, non quella deficiente in casa sua.

La deficiente in questione, dal canto suo, aveva ben afferrato il concetto: girava voce, nella scuola, che il padre di Turner fosse un mezzo esaltato, deciso al cento per cento a far arrivare il figlio dove lui non era giunto.

Afferrò la palla al balzo: la voglia d'irritarlo che all'inizio veniva meno, ora sembrava rinata nel suo petto - Hai paura che t'umili in casa tua, Turner?- disse, sfoderando un sorriso a trentadue denti - Devi essere proprio deboluccio, per aver paura d'un angioletto come me- e, detto questo, lo spostò, entrando in casa e piantandolo lì, a maledire tutti i santi del paradiso e i diavoli dell'inferno.

 

 

- Juliet, tesoro, siediti vicino a Chase- sorrise Amalia, dall'altra parte della sala da pranzo.

Juliet, senza farselo ripetere, affondò nella sedia accanto a quella del ragazzo.

Questo, tutt'altro che felice, s'allontanò.

Nel bel mezzo della cena, mentre le nonne erano tutte impegnate a parlare di vestiti e il signor Turner era catturato dalla partita di football in TV, la signora Turner si voltò ad osservare i due ragazzi - E quindi, come vi conoscete?- chiese, tutta sorrisi e ammiccamenti.

Chase guardò la madre, poi guardò la ragazza che gli sedeva accanto - A scuola- tagliò corto.

La donna, decisamente delusa, incalzò - Frequentate qualche classe insieme?-

Questa volta, Juls non perse l'opportunità - Ooooh, eccome- annuì.

La madre, che sembrava aver finalmente trovato un punto d'appiglio, s'illuminò - Oh, e cosa?-

- Scienze, spagnolo e matematica- chiuse lì Chase: non aveva intenzione di continuare a parlare, assolutamente no.

La signora Turner annuì, nuovamente delusa. Juls, che aveva il cuore tenero, pensò proprio che avesse bisogno di qualche altra informazione - Senza contare tutte le ore di punizione-

Il padre di Turner distolse un attimo lo sguardo dallo schermo TV, poi tornò a fissare la partita, tendendo le orecchie.

- Prego?- la madre di Turner sbatté le palpebre, presa in contropiede.

- Le ore di punizione, sa, no? Tutti i pomeriggio passati a scuola, il laboratorio di pittura...- Juls trattenne un sorriso, sentendo già l'odore di vittoria.

- Chase, tesoro, non ne sapevo niente- balbettò la signora Turner.

Il figlio fulminò Juliet, poi aprì la bocca - Io... ehm... sono in punizione. A scuola-

- Ma avevi detto che erano gli allenamenti prolungati della squadra di nuoto della scuola- protestò la donna.

A quanto pareva il vecchio Chase non aveva detto tutta la verità alla mamma.

Juls rise - Oh, no, signora Turner. Siamo in punizione fino alla fine dell'anno-

Chase le tirò un calcio da sotto il tavolo, Juls sorrise ancor più affabile.

- Ma non mi spiego il perchè- la donna scosse la testa; Amalia, dall'altra parte del tavolo, guardava preoccupata la scena.

- Oh, be', è un po' lunga la cosa, se devo essere sincera. Diciamo che ha scardinato il mio armadietto-

- Hai bucato le gomme della mia macchina-

- Hai messo la schiuma da barba nel mio armadietto-

Chase strinse le labbra, Juls si rivolse ai presenti - Ma perché, lui non ve l'ha detto?-. Sbatté le ciglia.

- No- il padre si voltò a guardare il figlio - Non sapevo che mio figlio si facesse mettere i piedi in testa da una ragazza-

Il silenzio calò nella sala da pranzo.

Nonostante tutto il presunto odio che Juls provava per Turner, forse ne provava di più nei confronti del padre. Oltre ad essere estremamente antipatico, aveva appena messo in discussione la sua posizione nella scuola, e, alla Bellflower High School, da che mondo e mondo, tutti sapevano che Juliet Sunders aveva tutto il diritto, se non il dovere, di fare il bello e cattivo tempo.

Chase, in quel momento di silenzio, si rimangiò tutte le minime cose decenti che aveva pensato della ragazza in quell'ultima settimana, quando era riuscita a strappargli un sorriso: quella tipa era un demonio, e l'avrebbe pagata anche per quello.

Juls bevve un po' d'acqua, giusto per prepararsi al discorso - Signor Turner, sa chi sono io?- l'uomo la guardò appena - Bene, glielo dirò molto volentieri. Io sono quella ragazza di cui tutti parlano male al mercato, il sabato mattina, perché è finita per la ventesima volta in due mesi in presidenza. Quella che è stata beccata due volte a rigare la macchina dello Sceriffo solo perché mi sta decisamente antipatico. Quella che la notte del 31 dicembre di due anni fa, è andata a lanciare uova, sempre sotto casa dello sceriffo, urlando come una pazza con una bottiglia di champagne in mano. Sono quella ragazza che a dodici anni è scappata di casa per tre giorni, non so se ricorda. Sono quella ragazza a cui avrebbe detto di diffidare a sua figlia, se mai ne avesse avuta una, perché ho una strana influenza sulle altre persone. Non per qualcosa, certo, ma solo perché mi faccio prendere la mano quando ho voglia di divertirmi, o di vendetta, dipende dai momenti. Quindi, signor Turner, non credo dovrebbe rimproverare il suo irritante figlio per essere finito in punizione a causa mia. Ci avrei messo due minuti a farla espellere, se fosse stato un mio compagno, e sa perché? perché lei è così deficiente, che pure un babbuino nel periodo degli amori avrebbe più senno di lei- la ragazza, appena accalorata, s'alzò.

Amalia e l'altra nonnetta batterono le mani, Chase continuò a mangiare, incazzato un po' con suo padre, un po' col fatto che quell'idiota l'aveva appena difeso come se lui non ne fosse in grado, mentre la signora Turner e il marito la guardavano sbigottiti.

- Vado a casa, nonna, o mamma s'accorgerà che sono scappata dalla finestra. Buona cena- gettò il tovagliolo sul tavolo e dette le spalle ai presenti, uscendo.

Camminò nel buio della sera per dieci, forse quindici minuti, finché un rumore di passi non la fece voltare: Turner l'inseguiva, correndo.

- Che vuoi?.- chiese, sorridendogli falsa come sempre - Se sei qui per il bacio della buona notte scordatelo, ho promesso a papà che arriverò vergine al matrimonio, e non ho intenzione di cadere in tentazione-

Turner non la calcolò molto - Senti, Sunders, non c'era proprio bisogno di fare quella scenata e di difendermi con mio padre. Ho quasi diciotto anni, non ho bisogno del tuo aiuto- le puntò un dito contro- E la prossima volta che dici i cazzi miei ai miei genitori, giuro che ti faccio pentire di aver imparato a parlare-

Lei scoccò la lingua- Innanzitutto, Turner, le minacce ti vengono male. In secondo luogo, forse hai frainteso. Non avevo alcuna intenzione di difenderti, volevo solo mettere in chiaro la situazione: non sei tu che non devi farti metter ei piedi in testa, sono io che decido se metterli o meno. E non sarà di certo tuo padre a credere che non ne sia in grado, Turner, perché potrei far dimettere Obama, se solo lo volessi- la ragazza portò le mani sotto il seno.

- Davvero?- Chase alzò un sopracciglio, trattenendo una risata: Sunders era la tipa più presuntuosa che avesse mai conosciuto, senza contare il fatto che andava soppressa.

- certo che no, ma crederci mi rende felice- gli dette le spalle, allontanandosi - Ci si vede a scuola, Turner-

 

 

 

Eccomi, eccomi.

Non ho molto da dire su questo capitolo, nonnò.

In questo capitolo conosciamo Amalia, che non so se avrà un ruolo più spesso nella storia o meno, ma per ora l'ho introdotta.

Pooooi, Turner è combattuto, poiché la nostra vecchia Juls sotto sotto gli sta simpatica, ma deve reprimere questa simpatia per principio.

aaaah, l'orgoglio.

In terzo luoooogo, entra in scena anche il padre di Turner, che mi sa proprio lo rivedremo più volte nel corso della storia. Non è quel che si dice un simpaticone, ecco D:

Okaaaaay, me ne vado, davvero.

Non credo vi costi molto, quindi non ignorate la magica frase "inserisci una recensione" e fatemi contenta, vi preeeeeeego T_T fatelo per me, per Juls e per Chase.

Mi va bene anche un "fico" oppure "schifo", a voi la scelta.

Occhei, me ne vado per davvero.

Un bacio a tutti quelli che leggeranno, che recensiranno e a cui farò pena. un bacio a chi leggerà e cestinerà, a chi penserà che sono una fica ma non mi calcolerà più nella sua vita e a chi penserà che devo davvero smetterla di postare stronzate.

Un bacio a chi s'è accorto che ho usato un carattere e una grandezza diversa per incitarvi a fare le recensioni.

Un bacio alle 4 magnifiche persone che hanno recensito, alle 37 che hanno inserito la storia tra le recensite e alle 17 che l'hanno inserita tra le preferite, infine alle 2 che l'hanno inserite tra le ricordate.

Un bacio a mamma che m'ha fatto e basta, perché mi si son seccate le labbra.

Ciao!

 

~Ellens

 

   
 
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