Juls
si guardò allo specchio, dandosi una ravviata ai capelli indomabili; gli
occhi nocciola brillavano alla luce della lampadina al neon, che rischiarava
l'ambiente del bagno.
S'arrese
all'evidenza che quei dannati riccioli non si sarebbero mossi d'un millimetro
dalla loro postazione, abbandonò il pettine sul lavabo e si passò
un filo di matita a sottolineare gli occhi.
Lanciò,
nel mentre, un'occhiata all'orologio del cellulare: erano le sette della
domenica sera e, se c'era una cosa che Juliet Sunders amava, visitine dal
preside e uscite con Baker ed Alice escluse, questa era passare le serate con
sua nonna.
Che
poi, in realtà, sua nonna naturale non era: alla morte della vecchia e
acida nonna Abigail, il marito, poco più che sessantenne, aveva preso a
frequentare un corso di balli latinoamericani, la sua grande passione soppressa
per amor della moglie; lì, tra un tango e una salsa, era scoccata la
scintilla tra lui e una simpatica signora di cinquantasei anni, scapola per
scelta e viaggiatrice incallita.
Nonna
Amalia era fissata col fatto che la vita fosse una sola, che andasse vissuta
fino all'osso e che bisognava divertirsi; ogni qualvolta si tirava fuori, alle
cene di Natale, il comportamento scapestrato e sfacciato di Juliet, lei era
l'unica che spezzava una lancia a suo favore, affermando che se il preside
Wilson era poi così divertente, lei avrebbe dovuto andare nel suo
ufficio più volte possibili.
La
madre della ragazza s'era messa in testa che la nonna aveva una brutta
influenza sulla sua figliola, ma ormai il danno era fatto: era come se si
fossero trovate, nonna e nipote.
-
Non è tua nonna, Juls, ricordatelo- le ripeteva la signora Sunders, che
non aveva digerito il fatto che il padre, da qualche anno a quella parte,
avesse sostituito sua madre con la prima scapestrata trovata per strada.
-
Certo che è mia nonna- rimbrottava Juliet, infastidita.
-
No, non è tua nonna. Tua nonna è al cimitero, e dovresti andarla
a trovare un po' più spesso- la rimproverava allora, e Juls, che di
andare al cimitero proprio non aveva voglia, usciva di casa e si recava al
dipartimento dello Sceriffo, come al solito.
Lì,
la nonna era stata assunta in qualità di segretaria, il che era
decisamente comodo; una volta al mese il dipartimento mandava degli agenti a
controllare gli armadietti della Bellflower High School in cerca di sostanze
illegali; Juls, grazie a certe sue conoscenze ( consistenti in un'arzilla donna
sulla cinquantina), riusciva sempre a sapere in anticipo il giorno in cui gli
agenti avrebbero fatto la loro comparsa trionfale, e sempre grazie ad alcune
sue conoscenze non molto rassicuranti, di cui in famiglia proprio non sapevano
niente, riusciva ad ottenere un po' d'erba o roba simile che, stranamente,
scivolava nell'armadietto di qualcuno che non le andava troppo a genio.
Due
settimane fa, Penelope Montgomery, oltre ad aver ottenuto un tragico non
classificato, era stata sospesa, poiché nel suo armadietto tutto rosa e
brillantini spiccavano trasgressive delle canne di dimensioni sovrannaturali.
Quando
Chase Turner l'aveva ghiacciata col suo sguardo decisamente forzato,
perché era alquanto palese che trovasse la cosa divertente, ma si
sentiva tenuto a fare il fidanzato fedele, lei gli aveva sorriso dall'altra
parte del corridoio, sventolando angelicamente la mano.
Quando
Penelope s'era fatta trovare davanti alla porta di casa sua, atteggiando
un'aria minacciosa, Juls non aveva fatto altro che squadrarla da capo a piedi e
sputarle addosso un semplice - Dammi un mesetto e rimpiangerai una stupida
sospensione, Penny. Ora, se vuoi scusarmi, vado a confabulare col diavolo per
rovinarti la tua prossima manicure-
Nella
settimana che seguì, comunque, l'odio che la ragazza provava verso il
fidanzato della vecchia e stupida Penny sbollì lentamente,
poiché, come spesso le ripeteva Liam, non era mica colpa di Turner se le
sue ragazze erano una più stupida delle altre; l'odio, quindi, era
scemato, tramutandosi nel semplice e puro fastidio che la presenza di Turner
suscitava in Juls, la quale aveva infine deciso di dedicarsi con dedizione al
piano di partenza, e cioè fargli pentir d'averla conosciuta.
Non
che il ragazzo non se ne fosse già pentito, comunque.
La
Sunders era estremamente irritante quando gli donava sorrisini falsi come
Tanya, la barbie tarocca, che non preannunciavano altro se non un grande,
enorme, infinito giramento di palle; perché quella cavolo di ragazza,
tutta casa e presidenza, non faceva altro che farlo incazzare.
C'erano
volte, poi, in cui senza accorgersene si ritrovava a ridere delle sue
fuoriuscite, pentendosene amaramente: Juliet Sunders era la sua piaga, non
poteva certo farlo ridere.
Tra
i corridoi della scuola, comunque, iniziarono a girare strane voci; non che i
nomi dei due non fossero già prima sulle bocche della gente, ma questa
volta, quei santi nomi, erano appaiati.
Le
cheerleader, per la precisione, capitanate da Penny, avevano messo in giro la
voce che Sunders avesse un debole per Turner, e che si struggesse cercando di
nasconderlo dietro qualche stupido dispetto; la ragazza, difatti, dedicava al
tipo sin troppe attenzioni.
Il
giorno dopo che Penelope mise in giro quelle stupidate, la sua macchina venne
trovata senza ruote nel parcheggio desolato della scuola, alle sette di
mattina.
-
Con Penny non credo finirò mai di vendicarmi- digrignava Juls ad Alice,
mentre tornavano a casa.
-
Juls, se continui così ti buttano fuori-
-
Ne varrà la pena-
-
Comunque, Turner non è male- commentava poi Alice, sorridendo a
mezz'asta.
-
No. Turner non è male, Turner è il male-
-
Juls, non esagerare. Se la tira solo un po', e ha tutti i diritti di farlo-
-
No, cara Alice. Gli tiro un pugno e finisce a gambe all'aria, non so se mi
spiego-
Alice
taceva, immaginandosi l'amica alle prese con un Turner nelle vesti di
fidanzato.
Juls
s'ammirò ancora allo specchio, poi decise di uscire dal bagno e
sgusciare via.
Era
bella, niente da dire. Lei non era la solita ragazza carina, la cui bellezza
era nascosta o quant'altro; lei era proprio bella.
Aveva,
però, il brutto vizio di mettere in soggezione chiunque le stesse
intorno, tant'è che di ragazzi coetanei ne aveva avuti proprio pochi.
Tendeva ad ammaliare quelli più grandi, per i quali aveva delle certe
preferenze.
Entrò
in camera sua e aprì la finestra: la madre le aveva annullato e proibito
tutte le uscite, comprese quelle con Amalia. A quelle, però, v'era un
rimedio.
Uscì
dalla finestra, camminando un attimo sul bordo del davanzale: se fosse caduta,
si sarebbe spappolata al suolo come una cacca di piccione.
L'albero
che lei e il padre avevano piantato tredici anni prima era ormai cresciuto
abbastanza da essere giunto all'altezza della finestra. Ne afferrò un
ramo, come aveva fatto tutte le volte che era stata sbattuta in punizione.
Con
un po' d'agilità si aggrappò al tronco, scendendo pian piano
giù. All'angolo del marciapiede, in una piccola macchinina degli anni
'50, l'aspettava sorridente nonna Amalia.
-
Ciao, tesoro- la salutò- salta su, ti porto da un'amica-
Juls
si sedette al posto del passeggero - Chi, nonna?-
-
Non chiamarmi nonna, lo sai che mi sento più vecchia-
L'unica
persona con cui Juls non si sentisse in dovere di fare la sfacciata era Amalia.
La ragazza sorrise - Chi, Amalia?-
-
Una mia compagna di scuola, quand'ero giovane. Vive con la famiglia del figlio,
sono stati molto gentili ad invitarci. Mi pare abbia un nipote- trillò
la donna, guidando all'impazzata.
Se
c'era una cosa che Amalia proprio non sapeva fare, quella era guidare.
Juls
sorrise - Uh, e com'è il nipote?-
-
Mi han detto che è un bel giovinetto. Simpatico, un po' con la testa per
aria, un po' arrogante e faccia tosta, ma credo andrete d'accordo. Forse lo
conosci, so che viene nella tua scuola-
Juls
scrollò le spalle - Sarà qualcuno che mi odia. Come al solito-
La
nonna ridacchiò - Se t'odiano, avranno qualcosa da invidiarti -
La
ragazza annuì: la cosa non la toccava molto, anzi, la lasciava
indifferente. Ciò che pensava di lei quella massa insulsa, di certo non
l'avrebbe cambiata.
Aprì
la portiera della macchina, che intanto era stata parcheggiata in una delle vie
secondarie della città, poi uscì, tastando il terreno con le sue
vecchie e consumate converse.
La
nonna, vestita a tema floreale, bussò al campanello laccato in ottone di
un portone grande, in ferro battuto.
Se
Juls avesse letto il cognome inciso sul campanello, forse sarebbe riuscita a
svignarsela prima che qualcuno la vedesse.
Quando,
però, il fantomatico nipote dell'amica di Amalia aprì la porta,
decisamente scocciato d'avere estranei in casa, ciò che Juls non
riuscì a trattenere fu un verso di ribrezzo: Turner la fissava
sconcertato da dietro il ferro battuto della porta della veranda, e su entrambi
i visi dei ragazzi si poteva notare quanta voglia avessero di insultarsi.
Persino
Juls, il cui più grande obiettivo era irritarlo fino all'estremo, quella
sera non aveva davvero la forza di rivolgergli parole carine, false o meno.
-
Allora vi conoscete!- Amalia batté le mani, estasiata - Benissimo, non
ci sarà bisogno di presentazioni- La donna scostò senza troppi
indugi Chase dall'entrata, e s'intrufolò nella tana del nemico urlando
qualcosa come " Anne! Sono arrivata!"
-
Che vuoi, Sunders?- sputò Turner. Quella stupida non l'avrebbe di certo
insultato davanti al padre.
-
Ehi, Turner, abbassa i toni. Mi pareva che un tempo fossi più carino-
disse lei, facendo un passo verso la casa.
Il
ragazzo le mise una mano in fronte, spingendola via - Mi ci è voluto
poco per capire che tu non sei normale. Tu non sei una ragazza normale- la
guardò, trasudando odio. Non in
casa sua, non quella deficiente in casa sua.
La
deficiente in questione, dal canto suo, aveva ben afferrato il concetto: girava
voce, nella scuola, che il padre di Turner fosse un mezzo esaltato, deciso al
cento per cento a far arrivare il figlio dove lui non era giunto.
Afferrò
la palla al balzo: la voglia d'irritarlo che all'inizio veniva meno, ora
sembrava rinata nel suo petto - Hai paura che t'umili in casa tua, Turner?-
disse, sfoderando un sorriso a trentadue denti - Devi essere proprio
deboluccio, per aver paura d'un angioletto come me- e, detto questo, lo
spostò, entrando in casa e piantandolo lì, a maledire tutti i
santi del paradiso e i diavoli dell'inferno.
-
Juliet, tesoro, siediti vicino a Chase- sorrise
Amalia, dall'altra parte della sala da pranzo.
Juliet,
senza farselo ripetere, affondò nella sedia accanto a quella del
ragazzo.
Questo,
tutt'altro che felice, s'allontanò.
Nel
bel mezzo della cena, mentre le nonne erano tutte impegnate a parlare di
vestiti e il signor Turner era catturato dalla partita di football in TV, la
signora Turner si voltò ad osservare i due ragazzi - E quindi, come vi
conoscete?- chiese, tutta sorrisi e ammiccamenti.
Chase
guardò la madre, poi guardò la ragazza che gli sedeva accanto - A
scuola- tagliò corto.
La
donna, decisamente delusa, incalzò - Frequentate qualche classe
insieme?-
Questa
volta, Juls non perse l'opportunità - Ooooh,
eccome- annuì.
La
madre, che sembrava aver finalmente trovato un punto d'appiglio, s'illuminò
- Oh, e cosa?-
-
Scienze, spagnolo e matematica- chiuse lì Chase: non aveva intenzione di
continuare a parlare, assolutamente no.
La
signora Turner annuì, nuovamente delusa. Juls, che aveva il cuore tenero, pensò proprio che avesse bisogno
di qualche altra informazione - Senza contare tutte le ore di punizione-
Il
padre di Turner distolse un attimo lo sguardo dallo schermo TV, poi
tornò a fissare la partita, tendendo le orecchie.
-
Prego?- la madre di Turner sbatté le palpebre, presa in contropiede.
-
Le ore di punizione, sa, no? Tutti i pomeriggio passati a scuola, il
laboratorio di pittura...- Juls trattenne un sorriso, sentendo già
l'odore di vittoria.
-
Chase, tesoro, non ne sapevo niente- balbettò la signora Turner.
Il
figlio fulminò Juliet, poi aprì la bocca - Io... ehm... sono in
punizione. A scuola-
-
Ma avevi detto che erano gli allenamenti prolungati della squadra di nuoto
della scuola- protestò la donna.
A
quanto pareva il vecchio Chase non aveva detto tutta la verità alla
mamma.
Juls rise - Oh, no, signora Turner. Siamo
in punizione fino alla fine dell'anno-
Chase
le tirò un calcio da sotto il tavolo, Juls sorrise ancor più
affabile.
-
Ma non mi spiego il perchè- la donna scosse la testa; Amalia, dall'altra
parte del tavolo, guardava preoccupata la scena.
-
Oh, be', è un po' lunga la cosa, se devo
essere sincera. Diciamo che ha scardinato il mio armadietto-
-
Hai bucato le gomme della mia macchina-
-
Hai messo la schiuma da barba nel mio armadietto-
Chase
strinse le labbra, Juls si rivolse ai presenti - Ma perché, lui non ve
l'ha detto?-. Sbatté le ciglia.
-
No- il padre si voltò a guardare il figlio - Non sapevo che mio figlio
si facesse mettere i piedi in testa da una ragazza-
Il
silenzio calò nella sala da pranzo.
Nonostante
tutto il presunto odio che Juls provava per Turner, forse ne provava di
più nei confronti del padre. Oltre ad essere estremamente antipatico,
aveva appena messo in discussione la sua posizione nella scuola, e, alla
Bellflower High School, da che mondo e mondo, tutti sapevano che Juliet Sunders
aveva tutto il diritto, se non il dovere, di fare il bello e cattivo tempo.
Chase,
in quel momento di silenzio, si rimangiò tutte le minime cose decenti
che aveva pensato della ragazza in quell'ultima settimana, quando era riuscita
a strappargli un sorriso: quella tipa era un demonio, e l'avrebbe pagata anche
per quello.
Juls
bevve un po' d'acqua, giusto per prepararsi al discorso - Signor Turner, sa chi
sono io?- l'uomo la guardò appena - Bene, glielo dirò molto
volentieri. Io sono quella ragazza di cui tutti parlano male al mercato, il
sabato mattina, perché è finita per la ventesima volta in due
mesi in presidenza. Quella che è stata beccata due volte a rigare la macchina
dello Sceriffo solo perché mi sta decisamente antipatico. Quella che la
notte del 31 dicembre di due anni fa, è andata a lanciare uova, sempre
sotto casa dello sceriffo, urlando come una pazza con una bottiglia di
champagne in mano. Sono quella ragazza che a dodici anni è scappata di
casa per tre giorni, non so se ricorda. Sono quella ragazza a cui avrebbe detto
di diffidare a sua figlia, se mai ne avesse avuta una, perché ho una
strana influenza sulle altre persone. Non per qualcosa, certo, ma solo
perché mi faccio prendere la mano quando ho voglia di divertirmi, o di
vendetta, dipende dai momenti. Quindi, signor
Turner, non credo dovrebbe rimproverare il suo irritante figlio per essere
finito in punizione a causa mia. Ci avrei messo due minuti a farla espellere,
se fosse stato un mio compagno, e sa perché? perché lei è
così deficiente, che pure un babbuino nel periodo degli amori avrebbe
più senno di lei- la ragazza, appena accalorata, s'alzò.
Amalia
e l'altra nonnetta batterono le mani, Chase continuò a mangiare,
incazzato un po' con suo padre, un po' col fatto che quell'idiota l'aveva
appena difeso come se lui non ne fosse in grado, mentre la signora Turner e il
marito la guardavano sbigottiti.
-
Vado a casa, nonna, o mamma s'accorgerà che sono scappata dalla
finestra. Buona cena- gettò il tovagliolo sul tavolo e dette le spalle
ai presenti, uscendo.
Camminò
nel buio della sera per dieci, forse quindici minuti, finché un rumore
di passi non la fece voltare: Turner l'inseguiva, correndo.
-
Che vuoi?.- chiese, sorridendogli falsa come sempre - Se sei qui per il bacio
della buona notte scordatelo, ho promesso a papà che arriverò
vergine al matrimonio, e non ho intenzione di cadere in tentazione-
Turner
non la calcolò molto - Senti, Sunders, non c'era proprio bisogno di fare
quella scenata e di difendermi con mio padre. Ho quasi diciotto anni, non ho
bisogno del tuo aiuto- le puntò un dito contro- E la prossima volta che
dici i cazzi miei ai miei genitori, giuro che ti faccio pentire di aver
imparato a parlare-
Lei
scoccò la lingua- Innanzitutto, Turner, le minacce ti vengono male. In
secondo luogo, forse hai frainteso. Non avevo alcuna intenzione di difenderti,
volevo solo mettere in chiaro la situazione: non sei tu che non devi farti
metter ei piedi in testa, sono io che decido se metterli o meno. E non
sarà di certo tuo padre a credere che non ne sia in grado, Turner,
perché potrei far dimettere Obama, se solo lo volessi- la ragazza
portò le mani sotto il seno.
-
Davvero?- Chase alzò un sopracciglio, trattenendo una risata: Sunders era
la tipa più presuntuosa che avesse mai conosciuto, senza contare il
fatto che andava soppressa.
-
certo che no, ma crederci mi rende felice- gli dette le spalle, allontanandosi
- Ci si vede a scuola, Turner-
Eccomi, eccomi.
Non ho molto da dire su questo capitolo, nonnò.
In questo capitolo conosciamo Amalia, che non so se
avrà un ruolo più spesso nella storia o meno, ma per ora l'ho
introdotta.
Pooooi, Turner è combattuto, poiché la
nostra vecchia Juls sotto sotto gli sta simpatica, ma
deve reprimere questa simpatia per principio.
aaaah, l'orgoglio.
In terzo luoooogo, entra in
scena anche il padre di Turner, che mi sa proprio lo rivedremo più volte
nel corso della storia. Non è quel che si dice un simpaticone, ecco D:
Okaaaaay, me ne vado, davvero.
Non credo vi costi molto,
quindi non ignorate la magica frase "inserisci una recensione" e
fatemi contenta, vi preeeeeeego T_T
fatelo per me, per Juls e per Chase.
Mi va bene anche un
"fico" oppure "schifo", a voi la scelta.
Occhei, me ne vado per davvero.
Un bacio a tutti quelli che leggeranno, che recensiranno e
a cui farò pena. un bacio a chi leggerà e cestinerà, a chi
penserà che sono una fica ma non mi calcolerà più nella
sua vita e a chi penserà che devo davvero smetterla di postare
stronzate.
Un bacio a chi s'è accorto che ho usato un
carattere e una grandezza diversa per incitarvi a fare le recensioni.
Un bacio alle 4 magnifiche persone che hanno recensito,
alle 37 che hanno inserito la storia tra le recensite e alle 17 che l'hanno
inserita tra le preferite, infine alle 2 che l'hanno inserite tra le ricordate.
Un bacio a mamma che m'ha fatto e basta, perché mi
si son seccate le labbra.
Ciao!
~Ellens