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Autore: frency70    22/03/2011    1 recensioni
kioto ha 14 anni ed in un giorno come tanti ha visto crollare tutti i suoi sogni, inghiottiti dalle fauci della terra.
questo racconto è stato scritto per un contest che si propone di aiutare i bambini vittime del terremoto in Giappone. ho deciso di postarlo anche qui, per divulgare il più possibile quest'iniziativa.
un abbraccio a chi si sta impegnado a fare qualcosa. se sommiamo il poco di ognuno di noi diventerà tanto per loro.
ciao
frency70
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il mio Giappone

Il mio Giappone

 

Ciao, mi chiamo Kioto e ho 14 anni.

Vivo in Giappone, precisamente a Fukushima, una città vicino al mare.

Io adoro il mare.

Mi ha sempre trasmesso pace e tranquillità nelle lunghe giornate invernali.

Mi ha dato frescura e refrigerio nei pomeriggi caldi d’estate.

Mi ha regalato momenti magici nelle sere primaverili.

Mi ha accolta nelle sue braccia nei mattini tiepidi d’autunno.

Da quando sono nata, il mare ha fatto parte di me.

Mio nonno ha fatto il marinaio per più di 40 anni ed ha sempre tante storie da raccontare sul mare.

Dice d’aver visto mondi incantati, posti esotici, animali incredibili e più d’una volta ha detto d’aver ascoltato il canto delle sirene.

Mamma e papà mi hanno sempre detto che non devo credere davvero a tutto quello che racconta, ma a me piace pensare a lui, forte ed avventuroso, che solca le acque infestate di draghi marini,  per raggiungere mete paradisiache!

Papà, invece, ha preferito trovare lavoro vicino a casa, per stare con me, il mio fratellino Nakito e la mamma.

Lui lavora alla centrale nucleare. È un addetto alla sicurezza.

Non è un lavoro avventuroso, ma lui lo svolge con attenzione e scrupolo.

Lo fa per noi. Dice che siamo troppo importanti per lui e che meritiamo di vivere in un mondo sicuro.

Mamma fa la maestra elementare. Adora il suo  lavoro, anche se certe volte le mette malinconia.

Questo perché si affeziona ai “suoi” bambini e quando crescono e devono andare alla suola avanzata, lei soffre sempre un po’.

Mio fratello, bhè…è solo mio fratello!

Ha 7 anni e come tutti i bambini di 7 anni è un po’ rompiscatole!

Da grande vuole fare il marinaio come il nonno, ma credo che lo dica solo perché così il nonno gli allunga qualche ien per comprare la frutta candita!

Io non so cosa farò da grande.

Fino a pochi giorni fa volevo fare la stilista. Ho sempre adorato il mondo della moda, le sue luci, i colori, la sensazione della seta sulla pelle, il profumo del cotone grezzo, il rumore delle forbici che tagliano la stoffa. È come una magia! È come dipingere un quadro usando la stoffa al posto dei colori ed ago e filo al posto dei pennelli!

Ma ora ho cambiato idea. Credo che farò la giornalista.

Perché il mondo deve sapere. Il mondo deve aprire gli occhi.

Nessuno deve dimenticare ciò che a accaduto qui, oggi, nella mia città, alla mia famiglia, ai miei vicini di casa, ai miei amici ed a tutti coloro che, come me, hanno avuto la sfortuna di trovarsi qui, in questo giorno infausto.

Perché oggi la terra ha tremato così a lungo che ho creduto mi potesse inghiottire nelle sue fauci. Come uno di quei draghi che tanto la tradizione nipponica ama.

Perché oggi il mare, lo stesso mare che io ho sempre amato, ha sommerso la mia casa e tutti i miei sogni.

Perché oggi papà è stato chiamato ad affrontare un’emergenza alla centrale nucleare. Non so se, quando tornerà a casa, sarà lo stesso uomo di quando è partito stamattina. A dire il vero non so nemmeno se tornerà più a casa.

Perché oggi, mentre il mondo mi crollava letteralmente addosso, ho ripensato in un momento alle volte che ho litigato con mio fratello, alle volte che ho desiderato essere figlia unica, alle volte che, ingiustamente, ho cercato di dargli la colpa per i guai combinati da me.

Quando l’hanno ritrovato sotto le macerie il mio cuore, per un momento, s’è rifiutato di funzionare ed ha ripreso a battere solo quando i soccorritori hanno detto che ce l’avrebbe fatta.

Perché oggi il fango ha sommerso la mia anima, portandomi via l’affetto della mamma. Lei ha cercato di mettere in salvo me e Nakito, ma per farlo lei è rimasta in balia della rabbia del  mondo.

Se ne è andata senza un gemito, senza una lacrima, senza un addio.

Impotente, l’ho vista affondare nella melma. Ho allungato una mano per afferrarla, ma dove un attimo prima c’era lei, subito dopo c’era solo desolazione, vuoto, angoscia, paura.

Il nonno non era con noi, stamattina, per cui non so che fine abbia fatto. Spero solo che il mare, almeno con lui, sia stato più benevolo. Anche se, a dire il vero, oggi non ho visto pietà nelle sue onde scure ed arrabbiate.

 

Sono in ospedale, seduta su una sedia sporca, e tengo la mano di mio fratello. Gli hanno dato dei sonniferi, perché non riesce più a dormire senza fare incubi. D’altronde chi di noi ci riesce?

Se chiudo gli occhi rivedo la scena al rallentatore ed ogni volta i dettagli sono sempre più definiti, la terra che si spacca, sempre più reali, il boato del mare che ci sovrastava, sempre più vividi, il buio e quel silenzio innaturale. Poi mi sveglio e dico < era solo un sogno >.

Un sogno o un incubo?

Un sogno, perché da lì posso fuggire, da lì posso sempre svegliarmi e sperare in qualcosa di meglio, mentre la realtà è molto peggio. La realtà è qui, sotto i miei occhi, che implora d’essere ascoltata, d’essere gridata al mondo.

 

Il cotone delle lenzuola dell’ospedale è ruvido, sembra carta vetrata, ed odora di fango e di disinfettante. Avvolge il corpo di mio fratello come un sudario, tanto che a volte sembra morto.

 

Ho deciso: non voglio più fare la stilista.

Io da grande farò la giornalista e racconterò a tutti la mia storia.

 

Sono Kioto, ho 14 anni e la mia vita è finita oggi, 11 marzo 2011.

 

 

* * * * * * *

 

Con questo racconto ho partecipato ad un’iniziativa che trovo davvero utile ed importante.

Si chiama: “autori per il Giappone” (potete trovare tutti i riferimenti sul sito  www.autoriperilgiappone.eu ). Si propone di raccogliere aiuti economici a favore di Save the Children per il Giappone, per aiutare questo popolo discreto che affronta il dolore e la tragedia, di cui è stato vittima, con estrema dignità e coraggio.

 

Mi auguro che ciò che è accaduto non si ripeta più.

Un augurio ed una preghiera nel vento per tutti quelli che non ce l’hanno fatta e per coloro che sono rimasti a raccogliere frammenti di vita tra le macerie.

 

Un abbraccio grande

Francy70

   
 
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