Serie TV > Queer as Folk
Segui la storia  |       
Autore: Niagara_R    22/03/2011    4 recensioni
Brian Kinney è depresso. Così almeno affermano con convinzione tutti quelli che lo conoscono, preoccupati per lui dopo che Justin se n'è andato lasciandolo solo.
Brian Kinney non si sente affatto depresso, e preferirebbe non sentirsi compatito ogni giorno che passa, quindi gli serve un diversivo, un passatempo, qualcosa, o qualcuno, che riesca a distrarlo dalla monotonia, e magari che lo diverta anche un po'.
Ma non si può mai dire cosa accade quando due caratteri un po' troppo simili si vengono ad incontrare...
Da Livin Derevel e Alty, una storia no-Britin, chi non è interessato può tranquillamente non leggere!XD
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Ethan Gold, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
11

11.

Il Leopardi si deprime

 

- Avrò un lavoro! - esclamò Ethan quella sera, Brian si voltò sulla sedia girevole del pc - Così potrò ripagare la tua ospitalità. Non sarà tutti i giorni... E’ una cosa saltuaria, ma sempre meglio di niente! - spiegò al pubblicitario.

- Di che si tratta? -
- Una sottospecie di corriere... --
- Droga? Buono, lì, si guadagna molto bene. - disse Brian con convinzione.
- No, non droga! Michael ha parlato di me con quello che recapita i fumetti, se avrà bisogno farò io da corriere! -
- Aaahh... - annuì pacato. Non gli disse che pochi minuti prima aveva telefonato a Michael, e gli era già stato detto - Interessante. -
- Poi beh, ho ancora qualche soldo del primo lavoro che mi hai trovato tu, e i dodicimila dollari, di tanto in tanto posso ritirarne qualcuno, posso provvedere a me stesso in questi termini. - spiegò da perfetto uomo di casa.

- Guarda che io non ti ho chiesto niente per il periodo in cui starai qui. - ricordò Brian.
- Lo so, però voglio farlo, è mio dovere, non mi va di usufruire e basta. Per cominciare ti risarcirò le lenzuola che Wolfram ti ha rovinato... Poi, posso occuparmi di casa tua. Non toccherò nulla, ti prendo la posta... -
- Come una brava e perfetta mogliettina. -

- Vivo da solo da quando ho lasciato i miei in Virginia, me la so cavare. - disse invece - Odio essere di peso, e odio dipendere da qualcuno. -
Brian annuì lasciando vagare lo sguardo per un po'.
- Lo sai che ti hanno richiesto per un altro spot? -
Ethan cadde dal bracciolo della sedia, finendo col sedere per terra.
- Da... Davvero?! - esclamò arrampicandosi per il divano. Brian confermò.
- La nuova collezione di cofanetti da trucco per la primavera. E mi hanno chiesto di te. Sotto fervente consiglio di Nadir. -
Ethan sorrise con le guance che si imporporavano. Allora Nadir non se l'era presa con lui per il suo rifiuto.
- Wow, è fantastico! -

- A quanto pare ti stai rendendo famoso nel mio campo. - Brian guardò il viso di Ethan che si colorava pian piano. Trovava leggermente irritante che avvenisse dopo aver pronunciato il nome di Nadir.
- Non riesco a crederci... Wow. Anche se con alti e bassi... Questo periodo mi sta andando abbastanza bene! -

- Non è il periodo. - replicò Brian voltandosi di nuovo verso lo schermo - Sei tu che sei eccezionale. -
Non poteva credere di aver detto davvero una cosa del genere.
Ethan sorrise, fiero di sé, faceva un certo effetto sentirselo dire da uno come Brian. Anzi. Da Brian in persona.
- Grazie! - esclamò gongolando.

- Ora tirartela troppo. Mi è scappato. - replicò in tono menefreghista, concentrato sullo schermo.
- Sì, certo! - rise Ethan avvicinandosi, si chinò appena per vedere cosa c'era sul monitor per poi voltarsi verso Brian - Se tu fossi un animale, ora staresti soffiando come un gatto, perché sei arrabbiato per esserti lasciato scappare un complimento a me! - Era trionfante.
- Allora, mentre finisci di lavorare ti preparerò qualcosa, così mandi già questo affronto personale al tuo ego. - Ridacchiò mentre si portava dietro il banco di cucina.
- Sciocchezze! - sibilò Brian, e dopo qualche istante di silenzio si voltò verso Ethan, che alzò lo sguardo allo stesso momento e fece un sorriso che Brian ricambiò automaticamente, per abbassarlo subito.

In quella casa stava succedendo qualcosa che non gli piaceva.
O che perlomeno, non gli sarebbe dovuto affatto piacere.

Il tempo passò, giorno dopo giorno, in una sorta di calma apparente che tranquillizzò gli animi, soprattutto quelli di Debbie, Michael e Ben, Ted ed Emmett, per la gioia del gossip.
Brian e Ethan avevano continuato ad abitare insieme, Ethan si era prestato a quella pubblicità, e anche ad un'altra in cui era stata richiesta la sua presenza. Aveva guadagnato un considerevole gruzzolo, gli era andata proprio bene, sembrava che le agenzie di moda amassero la musica classica per dare un tocco di eleganza in più ai loro spot, meglio per lui.
Il conto in banca si era gonfiato in modo soddisfacente, ed era stato in grado di pagare metà delle spese per l'appartamento, oltre che a provvedere autonomamente a se stesso, e a Wolfram.
Il suo appartamento non era ancora agibile. Dopo due fottutissimi mesi, gli scarafaggi non se n'erano ancora andati. O forse era solo quella vecchia acida della padrona di casa a non aver ancora chiamato quelli della disinfestazione, ormai Ethan aveva già dato per dispersa quella causa.
Quindi gli toccava rimanere con Brian.

Quel giorno era rientrato prima del pubblicitario, quindi molto diligentemente aveva raccolto la posta dalla buca ed entrò in ascensore, tanto ormai possedeva ogni sorta di chiavi di quella casa.
Bolletta, bolletta, pubblicità, e una cartolina.
Raffigurava un paesaggio straniero europeo.
Europa?
Ebbe quasi il timore di girarla per vedere il mittente. Ma si ripeté che non era suo diritto e che non doveva interessargli. Per niente.

Era da parte di un certo George.
Tirò un sospiro di sollievo. Chissà perché, poi. In fondo non era fatti suoi, Brian non poteva ricevere posta da uno dei suoi innumerevoli amanti sparsi per ogni porto del mondo?
Stava diventando paranoico. E anche stupido.

Entrò nell'appartamento e posò la posta sul tavolo, salutando Wolfram e sbuffando vedendo il letto sfatto di Brian come ogni santissima volta. Prese una camicia buttata li sopra a casaccio e la guardò prima di sistemarla. Quasi automaticamente se la portò vicino e sentì tutto il profumo di cui era impregnata. Se la scostò di scatto quando sentì dei rumori alla porta.
- Cosa stai facendo? - era Brian.
- Niente. - rispose all’istante - Sistemavo il letto. -

- Lascia perdere... Tanto la disferò molto presto. - sorrise malizioso, quella sera aveva in programma di andare al Babylon, ed era chiaro che si sarebbe portato dietro qualcuno.
A Ethan non dispiaceva tantissimo quella cosa, anche perché lui dormiva sempre sul divano, come un sasso, con nelle orecchie gli auricolari con inserite le musiche di Mozart, quindi si accorgeva di poco o niente. Aveva il sonno molto pesante.
- Tu non vieni? - gli chiese mentre si sfilava la giacca, dopo il lavoro.
Ethan si irrigidì un momento.
Gli faceva uno stranissimo effetto andare al Babylon con Brian, soprattutto perché spesso finivano la serata a ballare insieme. E quei momento gli davano seriamente da fare.
- No, grazie. -

- Non ti farebbe male ascoltare qualcosa di diverso dalla tua musica classica, per una sera. -
- Se quella che c'è al Babylon si può sempre definire musica... Comunque non me la sento, ho mal di testa, credo rimarrò un'oretta alzato giusto per suonare. Stai tranquillo. - continuò distogliendo lo sguardo da Brian - Finirò molto prima che tu torna a casa con la tua conquista della sera. -

Brian non rispose, si fermò ad osservare le spalle di Ethan che si muovevano mentre sistemava, o faceva finta.
Le spalle sottili, le braccia muscolose, da suonatore di violino, delicato ma deciso, come i rami di un albero.
Gli posò una mano sulla schiena, era caldissima, Ethan s'irrigidì come un ghiacciolo, non se l'aspettava. Non disse nulla, un po' perché era scioccato, e un po' perché... Beh, perché non gli dispiaceva.
Era una mano grande, gli faceva piacere sentirsela sulla maglietta, a pochissimi millimetri dalla pelle nuda.

Anche Brian continuava a rimanere in silenzio, con la mano che sembrava andare a sfiorare da un momento all'altro quel lieve lembo di pelle nulla. Flash di quella loro unica volta corsero al suo cervello, per sparire quasi subito.
- Ti... Ti è arrivata una cartolina da un certo George. - mormorò Ethan sperando di cavargli fuori qualche parola, ma non cambiando posizione e rimanendo sempre fermo e rigido.

- George? - mormorò Brian dopo qualche minuto di silenzio assorto - Chi cavolo è George?! -
- Non lo so... - rispose lui - Amico tuo, non mio. -
Finalmente la mano di Brian cadde dalla sua schiena, lasciando al suo posto un freddo anomalo, un alone di aria fredda stranamente vuoto che gli impresse una sgradevole sensazione di spaesamento.
Brian si preparò mentre Ethan intanto faceva da colonna sonora, ripetendo un pezzo di Mozart che adorava, esattamente quello che gli avevano commissionato per l'ultimo spot dei jeans per donne.
Si sentiva bene, a posto, il conto in banca era stato ampiamente tranquillizzato con quei lavoretti, non era certo diventato milionario, ma i soldi per pagarsi la retta per almeno il primo anno di Accademia ormai erano in suo pugno.

- Allora... - Brian si infilo una camicia nera senza maniche, e un paio di pantaloni che rendevano piena giustizia al suo fondoschiena - Sei messo bene con la pecunia, ora? -
- Yes1 - annuì Ethan fermando per un attimo l'archetto - Sì. Presto potrò togliere il disturbo e partire. Tranquillo! - scherzò - Sarai il primo a sapere quando diventerò un grande musicista! -

Brian annuì sorridendo, sistemandosi un polsino.
- Non ne dubito. Probabilmente sentirò parlare di te ai telegiornali. "Il più grande artista scazzoso di sempre, un arrogante ragazzo prodigio che tutti odiano per la sua lingua, ma tutti amano per la sua bravura"! - declamò in tono pomposo, Ethan rise riprendendo a suonare, danzando leggermente.
- Scherza scherza, ne riparleremo! -
Brian gli passò accanto scompigliandogli i capelli mori.
- Vado, vedi di farti trovare a nanna quando torno, non voglio seccature con gli ospiti. - si assicurò in tono frivolo.
- Vaffanculo. - replicò tranquillamente, ormai quello scambio di battute era un classico.
Nonostante tutto il tempo che era passato, a Ethan quella situazione continuava a sembrare un po' strana.
Lui e Brian non stavano insieme, no, affatto. Però vivevano insieme come se fossero stati due fratelli. Si prendevano in giro, a volte avevano litigato furiosamente, altre volte si erano trovati d'accordo su parecchie cose in una volta sola.
E avevano scopato. Non tante volte, quattro, cinque al massimo in due mesi, dopo quella particolare prima volta. Non c'era niente da dire, Brian scopava che era una meraviglia, il dono in terra del dio dell'eros che doveva aver solidificato il suo sperma per regalarlo agli uomini del pianeta.

Poteva finalmente affermare, che la convivenza con Brian era stata una delle cose migliori degli ultimi tempi, nonostante tutto. E il pubblicitario, dopo pochi giorni iniziali dove era sembrato scegliere con cautela come comportarsi, aveva finalmente capito che non c'era nessuno pericolo di un Justin 2. L'unico che sembrava non volersi scollare da lui era soltanto Wolfram, che lo aspettava sempre davanti alla porta di casa.
- Meglio se ti fai trovare addormentato, tu. - lo riprese Ethan con un sorriso prima di tornare a suonare - Ha minacciato di lavarti, l'ultima volta che è quasi inciampati su di te al buio. -

- Meow. - commentò il felino lanciandogli un'occhiata altezzosa, che stava a dire che Brian era suo, e di nessun'altro gatto.
Doveva ammetterlo, Brian non era poi così malaccio come gli era sembrato.
Certo, era pur sempre un arrogante del cazzo, pitocco e esageratamente frocio. Ma in tutto quello, era simpatico. Si era reso conto che non era poi così stronzo, anzi. Si sbatteva un sacco per gli altri, anche se poi gli altri spesso non se ne rendevano neanche conto. Era come una specie di supereroe, come diceva Michael.
Come diceva quel fumetto che Michael e Justin avevano fatto insieme.
Smise di suonare sbuffando, scrollando un poco le spalle. Pensare a Justin gli faceva venire i brividi. Più di due anni da quando se n'era andato, definitivamente.

Decise di sconnettere il cervello. Magari servendosi al piano-bar di Brian. Era inutile avvelenarsi il fegato pensando alla fastidiosa immagine di Justin che pendeva dalla sua testa. Finalmente erano riusciti tutti a dimenticarlo, e non era il caso di farlo riaffiorare, in quel momento, dove andava finalmente tutto bene.

- Continui a fare conquiste. - Commentò Michael - Sarà almeno il quarto ragazzo che ti lancia occhiate nel giro di cinque minuti. E non gli dai retta. Ultimamente noto che te ne prendi solo carini e mori! -
- Stai insinuando qualcosa? - chiese Brian alzando un sopracciglio, finendo il drink.
- Chi, io? -

- Sì, tu. -
- Assolutamente. - sorrise Michael civettuolo.
- Assolutamente sì o assolutamente no? -
Mikey rise, dandogli un gentile pugno sulla spalla.
- Eddai, ammettilo, Fiocco ti sta facendo perdere la testa! -
- Non dire sciocchezze. - replicò lui - Lo sopporto solo perché... Attira un sacco di ragazzi. -
- Ah sì? - ridacchiò lui.
- Sì. - annuì convinto - Non hai idea di quanti giovani vengano attirati allo studio dalla sua presenza. Non è affatto male. E' un po' come un cane per gli eterosessuali. -

- Oh, questo è vero. Qualche volta, quando ha due minuti liberi, scende per aiutarmi a mettere via la merce in negozio. Vedessi quanti adolescenti nerd con gli ormoni che ballano la rumba vengono attirati in negozio convinti che lavori lì. Faccio vendite da favola! -

- E' uno stronzetto ma becca un sacco. - annuì Brian - Ottima cosa. E poi sembra che lui che dorme sul divano sia uno stimolante naturale per quelli che mi porto a letto, il brivido di un terzo incomodo... Eccitante. -
Michael rise scuotendo la testa, bevendo la sua Coca Cola.
- Io continuo a dire che tra voi c'è qualcosa. -
- Sì, un gatto possessivo. -
- E gli vuoi bene. -
- Gli voglio bene perché grazie a lui rimorchio. -
- Quindi gli vuoi bene? -

- C'è reciproca stima tra noi, ora. -
- Dunque, tradotto nella tua lingua equivarrebbe a un Si, gli voglio bene, quindi posso ritenermi soddisfatto. Credo che quel ragazzo laggiù sia il vincitore della serata! E' il più carino. - Posò una banconota sul bancone e salutò Brian - Ben mi sta aspettando. Buon divertimento! - sorrise allontanandosi piano tra la folla.
Il ragazzo notato da Michael era veramente il più bello della sera. Non particolarmente alto, dai capelli scuri e occhi intensi e marroni. Si avvicinò e Brian gli sussurrò qualcosa all'orecchio.

- Quanti anni hai, carino? - gli domandò con un sorriso allusivo.
- Sedici. - sorrise lui prendendo il posto di Michael. Brian alzò gli occhi al cielo, mettendosi in piedi.
- Scusa bello, ma è meglio che te ne torni a casa, quelli come te dovrebbero essere già a letto da un pezzo. - sospirò. Cavolo, ma perché ultimamente attirava soltanto minorenni arrapati? Cos'era, aveva feromoni minorili?
- So succhiare molto bene. - disse il giovane con un sorrisetto predatorio, e Brian tornò immediatamente sui propri passi.
- Come hai detto che ti chiami? -

- Ian. - sorrise, ritrovandosi dopo dieci minuti nella macchina di Brian e ammirandola proprio come un ragazzino.
- E' una figata quest’auto! -
- Già. - annuì Brian troncando ogni discorso, sperando che il moccioso fosse veramente bravo a fare pompini. La bocca in quel momento gliel'avrebbe riempita molto volentieri.

 

- Tu che ne pensi? -
- Penso che non dovresti ficcare il naso. - rispose Ben, già sotto le coperte - Ci pensa già abbastanza tua madre a quello. -
Michael rise e lo seguì, abbracciandolo.
- No, non dire così. - mormorò languidamente - E' che non riesco a fare a meno di pensarci, Brian sembra così equilibrato... -
- Se son rose fioriranno, diceva qualcuno. - commentò lui baciandogli la fronte - E stanotte non voglio parlare di fiori. -
Michael fece un sorriso tenero, lasciando vagare la mano sul suo fianco muscoloso.
- Sì, sono decisamente d'accordo... -

- Queste sono della parole stupende. - mormorò Ben, Michael gli portò le braccia al collo, chiudendogli languidamente le labbra.

 

 

.Continua.

 

 

 

 

 

 

Come al solito si ringraziano tutte le persone che hanno messo questa storia tra le seguite, le ricordate e le preferite, e naturalmente un grazie a quei pochi che commentano!;)

Grazie, apprezziamo lo sforzo!

Alla prossima!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Queer as Folk / Vai alla pagina dell'autore: Niagara_R