11.
Il
Leopardi si deprime
- Avrò un lavoro! - esclamò Ethan quella sera, Brian si voltò sulla sedia girevole del pc - Così potrò ripagare la tua ospitalità. Non sarà tutti i giorni... E’ una cosa saltuaria, ma sempre meglio di niente! - spiegò al pubblicitario.
- Di che si tratta? -
- Una sottospecie di corriere... --
- Droga? Buono, lì, si guadagna molto bene. - disse Brian con convinzione.
- No, non droga! Michael ha parlato di me con quello che recapita i fumetti, se
avrà bisogno farò io da corriere! -
- Aaahh... - annuì pacato. Non gli disse che pochi
minuti prima aveva telefonato a Michael, e gli era già stato detto -
Interessante. -
- Poi beh, ho ancora qualche soldo del primo lavoro che mi hai trovato tu, e i
dodicimila dollari, di tanto in tanto posso ritirarne qualcuno, posso
provvedere a me stesso in questi termini. - spiegò da perfetto uomo di casa.
- Guarda che io non ti ho
chiesto niente per il periodo in cui starai qui. - ricordò Brian.
- Lo so, però voglio farlo, è mio dovere, non mi va di usufruire e basta. Per
cominciare ti risarcirò le lenzuola che Wolfram ti ha
rovinato... Poi, posso occuparmi di casa tua. Non toccherò nulla, ti prendo la
posta... -
- Come una brava e perfetta mogliettina. -
- Vivo da solo da quando ho
lasciato i miei in Virginia, me la so cavare. - disse invece - Odio essere di
peso, e odio dipendere da qualcuno. -
Brian annuì lasciando vagare lo sguardo per un po'.
- Lo sai che ti hanno richiesto per un altro spot? -
Ethan cadde dal bracciolo della sedia, finendo col sedere per terra.
- Da... Davvero?! - esclamò arrampicandosi per il divano. Brian confermò.
- La nuova collezione di cofanetti da trucco per la primavera. E mi hanno
chiesto di te. Sotto fervente consiglio di Nadir. -
Ethan sorrise con le guance che si imporporavano. Allora Nadir non se l'era
presa con lui per il suo rifiuto.
- Wow, è fantastico! -
- A
quanto pare ti stai rendendo famoso nel mio campo. - Brian guardò il
viso di Ethan che si colorava pian piano. Trovava leggermente irritante
che avvenisse dopo aver pronunciato il nome di Nadir.
- Non riesco a crederci... Wow. Anche se con alti e bassi... Questo periodo mi
sta andando abbastanza bene! -
-
Non è il periodo. - replicò Brian voltandosi di nuovo verso lo schermo - Sei tu
che sei eccezionale. -
Non poteva credere di aver detto davvero una cosa del genere.
Ethan sorrise, fiero di sé, faceva un certo effetto sentirselo dire da uno come
Brian. Anzi. Da Brian in persona.
- Grazie! - esclamò gongolando.
-
Ora tirartela troppo. Mi è scappato. - replicò in tono menefreghista,
concentrato sullo schermo.
- Sì, certo! - rise Ethan avvicinandosi, si chinò appena per vedere cosa c'era
sul monitor per poi voltarsi verso Brian - Se tu fossi un animale, ora staresti
soffiando come un gatto, perché sei arrabbiato per esserti lasciato scappare un
complimento a me! - Era trionfante.
- Allora, mentre finisci di lavorare ti preparerò qualcosa, così mandi già
questo affronto personale al tuo ego. - Ridacchiò mentre si portava dietro il
banco di cucina.
- Sciocchezze! - sibilò Brian, e dopo qualche istante di silenzio si voltò
verso Ethan, che alzò lo sguardo allo stesso momento e fece un sorriso che
Brian ricambiò automaticamente, per abbassarlo subito.
In quella casa stava
succedendo qualcosa che non gli piaceva.
O che perlomeno, non gli sarebbe dovuto affatto piacere.
Il tempo passò, giorno dopo
giorno, in una sorta di calma apparente che tranquillizzò gli animi,
soprattutto quelli di Debbie, Michael e Ben, Ted ed Emmett, per la gioia del gossip.
Brian e Ethan avevano continuato ad abitare insieme, Ethan si era prestato a
quella pubblicità, e anche ad un'altra in cui era stata richiesta la sua
presenza. Aveva guadagnato un considerevole gruzzolo, gli era andata proprio
bene, sembrava che le agenzie di moda amassero la musica classica per dare un
tocco di eleganza in più ai loro spot, meglio per lui.
Il conto in banca si era gonfiato in modo soddisfacente, ed era stato in grado
di pagare metà delle spese per l'appartamento, oltre che a provvedere
autonomamente a se stesso, e a Wolfram.
Il suo appartamento non era ancora agibile. Dopo due fottutissimi mesi, gli
scarafaggi non se n'erano ancora andati. O forse era solo quella vecchia acida
della padrona di casa a non aver ancora chiamato quelli della disinfestazione,
ormai Ethan aveva già dato per dispersa quella causa.
Quindi gli toccava rimanere con Brian.
Quel giorno era rientrato
prima del pubblicitario, quindi molto diligentemente aveva raccolto la posta
dalla buca ed entrò in ascensore, tanto ormai possedeva ogni sorta di chiavi di
quella casa.
Bolletta, bolletta, pubblicità, e una cartolina.
Raffigurava un paesaggio straniero europeo.
Europa?
Ebbe quasi il timore di girarla per vedere il mittente. Ma si ripeté che non
era suo diritto e che non doveva interessargli. Per niente.
Era da parte di un certo
George.
Tirò un sospiro di sollievo. Chissà perché, poi. In fondo non era fatti suoi,
Brian non poteva ricevere posta da uno dei suoi innumerevoli amanti sparsi per
ogni porto del mondo?
Stava diventando paranoico. E anche stupido.
Entrò
nell'appartamento e posò la posta sul tavolo, salutando Wolfram
e sbuffando vedendo il letto sfatto di Brian come ogni santissima volta. Prese
una camicia buttata li sopra a casaccio e la guardò prima di sistemarla. Quasi
automaticamente se la portò vicino e sentì tutto il profumo di cui era
impregnata. Se la scostò di scatto quando sentì dei rumori alla porta.
- Cosa stai facendo? - era Brian.
- Niente. - rispose all’istante - Sistemavo il letto. -
- Lascia perdere... Tanto la
disferò molto presto. - sorrise malizioso, quella sera aveva in programma di
andare al Babylon, ed era chiaro che si sarebbe
portato dietro qualcuno.
A Ethan non dispiaceva tantissimo quella cosa, anche perché lui dormiva sempre
sul divano, come un sasso, con nelle orecchie gli auricolari con inserite le
musiche di Mozart, quindi si accorgeva di poco o niente. Aveva il sonno molto
pesante.
- Tu non vieni? - gli chiese mentre si sfilava la giacca, dopo il lavoro.
Ethan si irrigidì un momento.
Gli faceva uno stranissimo effetto andare al Babylon
con Brian, soprattutto perché spesso finivano la serata a ballare insieme. E
quei momento gli davano seriamente da fare.
- No, grazie. -
-
Non ti farebbe male ascoltare qualcosa di diverso dalla tua musica classica,
per una sera. -
- Se quella che c'è al Babylon si può sempre definire
musica... Comunque non me la sento, ho mal di testa, credo rimarrò un'oretta
alzato giusto per suonare. Stai tranquillo. - continuò distogliendo lo sguardo
da Brian - Finirò molto prima che tu torna a casa con la tua conquista della
sera. -
Brian non rispose, si fermò
ad osservare le spalle di Ethan che si muovevano mentre sistemava, o faceva
finta.
Le spalle sottili, le braccia muscolose, da suonatore di violino, delicato ma
deciso, come i rami di un albero.
Gli posò una mano sulla schiena, era caldissima, Ethan s'irrigidì come un
ghiacciolo, non se l'aspettava. Non disse nulla, un po' perché era scioccato, e
un po' perché... Beh, perché non gli dispiaceva.
Era una mano grande, gli faceva piacere sentirsela sulla maglietta, a
pochissimi millimetri dalla pelle nuda.
Anche
Brian continuava a rimanere in silenzio, con la mano che sembrava andare a
sfiorare da un momento all'altro quel lieve lembo di pelle nulla. Flash di
quella loro unica volta corsero al suo cervello, per sparire quasi subito.
- Ti... Ti è arrivata una cartolina da un certo George. - mormorò Ethan
sperando di cavargli fuori qualche parola, ma non cambiando posizione e
rimanendo sempre fermo e rigido.
- George? - mormorò Brian
dopo qualche minuto di silenzio assorto - Chi cavolo è George?! -
- Non lo so... - rispose lui - Amico tuo, non mio. -
Finalmente la mano di Brian cadde dalla sua schiena, lasciando al suo posto un
freddo anomalo, un alone di aria fredda stranamente vuoto che gli impresse una
sgradevole sensazione di spaesamento.
Brian si preparò mentre Ethan intanto faceva da colonna sonora, ripetendo un
pezzo di Mozart che adorava, esattamente quello che gli avevano commissionato
per l'ultimo spot dei jeans per donne.
Si sentiva bene, a posto, il conto in banca era stato ampiamente
tranquillizzato con quei lavoretti, non era certo diventato milionario, ma i
soldi per pagarsi la retta per almeno il primo anno di Accademia ormai erano in
suo pugno.
-
Allora... - Brian si infilo una camicia nera senza maniche, e un paio di
pantaloni che rendevano piena giustizia al suo fondoschiena - Sei messo bene
con la pecunia, ora? -
- Yes1 - annuì Ethan fermando per un attimo l'archetto - Sì. Presto potrò
togliere il disturbo e partire. Tranquillo! - scherzò - Sarai il primo a sapere
quando diventerò un grande musicista! -
Brian annuì sorridendo,
sistemandosi un polsino.
- Non ne dubito. Probabilmente sentirò parlare di te ai telegiornali. "Il
più grande artista scazzoso di sempre, un arrogante
ragazzo prodigio che tutti odiano per la sua lingua, ma tutti amano per la sua
bravura"! - declamò in tono pomposo, Ethan rise riprendendo a suonare,
danzando leggermente.
- Scherza scherza, ne riparleremo! -
Brian gli passò accanto scompigliandogli i capelli mori.
- Vado, vedi di farti trovare a nanna quando torno, non voglio seccature con
gli ospiti. - si assicurò in tono frivolo.
- Vaffanculo. - replicò tranquillamente, ormai quello scambio di battute era un
classico.
Nonostante tutto il tempo che era passato, a Ethan quella situazione continuava
a sembrare un po' strana.
Lui e Brian non stavano insieme, no, affatto. Però vivevano insieme come se
fossero stati due fratelli. Si prendevano in giro, a volte avevano litigato
furiosamente, altre volte si erano trovati d'accordo su parecchie cose in una
volta sola.
E avevano scopato. Non tante volte, quattro, cinque al massimo in due mesi,
dopo quella particolare prima volta. Non c'era niente da dire, Brian scopava
che era una meraviglia, il dono in terra del dio dell'eros che doveva aver
solidificato il suo sperma per regalarlo agli uomini del pianeta.
Poteva
finalmente affermare, che la convivenza con Brian era stata una delle cose
migliori degli ultimi tempi, nonostante tutto. E il pubblicitario, dopo pochi
giorni iniziali dove era sembrato scegliere con cautela come comportarsi, aveva
finalmente capito che non c'era nessuno pericolo di un Justin 2. L'unico
che sembrava non volersi scollare da lui era soltanto Wolfram,
che lo aspettava sempre davanti alla porta di casa.
- Meglio se ti fai trovare addormentato, tu. - lo riprese Ethan con un sorriso
prima di tornare a suonare - Ha minacciato di lavarti, l'ultima volta che è
quasi inciampati su di te al buio. -
- Meow. - commentò il felino lanciandogli un'occhiata altezzosa,
che stava a dire che Brian era suo, e di nessun'altro gatto.
Doveva ammetterlo, Brian non era poi così malaccio come gli era sembrato.
Certo, era pur sempre un arrogante del cazzo, pitocco e esageratamente frocio.
Ma in tutto quello, era simpatico. Si era reso conto che non era poi così
stronzo, anzi. Si sbatteva un sacco per gli altri, anche se poi gli altri
spesso non se ne rendevano neanche conto. Era come una specie di supereroe,
come diceva Michael.
Come diceva quel fumetto che Michael e Justin avevano fatto insieme.
Smise di suonare sbuffando, scrollando un poco le spalle. Pensare a Justin gli
faceva venire i brividi. Più di due anni da quando se n'era andato,
definitivamente.
Decise
di sconnettere il cervello. Magari servendosi al piano-bar di Brian. Era
inutile avvelenarsi il fegato pensando alla fastidiosa immagine di Justin che
pendeva dalla sua testa. Finalmente erano riusciti tutti a dimenticarlo, e non
era il caso di farlo riaffiorare, in quel momento, dove andava finalmente tutto
bene.
- Continui a fare conquiste. - Commentò Michael - Sarà almeno il quarto ragazzo
che ti lancia occhiate nel giro di cinque minuti. E non gli dai retta.
Ultimamente noto che te ne prendi solo carini e mori! -
- Stai insinuando qualcosa? - chiese Brian alzando un sopracciglio, finendo il
drink.
- Chi, io? -
- Sì, tu. -
- Assolutamente. - sorrise Michael civettuolo.
- Assolutamente sì o assolutamente no? -
Mikey rise, dandogli un gentile pugno sulla spalla.
- Eddai, ammettilo, Fiocco ti sta facendo perdere la
testa! -
- Non dire sciocchezze. - replicò lui - Lo sopporto solo perché... Attira un
sacco di ragazzi. -
- Ah sì? - ridacchiò lui.
- Sì. - annuì convinto - Non hai idea di quanti giovani vengano attirati allo
studio dalla sua presenza. Non è affatto male. E' un po' come un cane per gli
eterosessuali. -
-
Oh, questo è vero. Qualche volta, quando ha due minuti liberi, scende per
aiutarmi a mettere via la merce in negozio. Vedessi quanti adolescenti nerd con
gli ormoni che ballano la rumba vengono attirati in negozio convinti che lavori
lì. Faccio vendite da favola! -
-
E' uno stronzetto ma becca un sacco. - annuì Brian - Ottima cosa. E poi sembra
che lui che dorme sul divano sia uno stimolante naturale per quelli che mi
porto a letto, il brivido di un terzo incomodo... Eccitante. -
Michael rise scuotendo la testa, bevendo la sua Coca Cola.
- Io continuo a dire che tra voi c'è qualcosa. -
- Sì, un gatto possessivo. -
- E gli vuoi bene. -
- Gli voglio bene perché grazie a lui rimorchio. -
- Quindi gli vuoi bene? -
-
C'è reciproca stima tra noi, ora. -
- Dunque, tradotto nella tua lingua equivarrebbe a un Si, gli voglio bene,
quindi posso ritenermi soddisfatto. Credo che quel ragazzo laggiù sia il
vincitore della serata! E' il più carino. - Posò una banconota sul bancone e
salutò Brian - Ben mi sta aspettando. Buon divertimento! - sorrise
allontanandosi piano tra la folla.
Il ragazzo notato da Michael era veramente il più bello della sera. Non
particolarmente alto, dai capelli scuri e occhi intensi e marroni. Si avvicinò
e Brian gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
- Quanti anni hai, carino? -
gli domandò con un sorriso allusivo.
- Sedici. - sorrise lui prendendo il posto di Michael. Brian alzò gli occhi al
cielo, mettendosi in piedi.
- Scusa bello, ma è meglio che te ne torni a casa, quelli come te dovrebbero
essere già a letto da un pezzo. - sospirò. Cavolo, ma perché ultimamente
attirava soltanto minorenni arrapati? Cos'era, aveva feromoni minorili?
- So succhiare molto bene. - disse il giovane con un sorrisetto predatorio, e
Brian tornò immediatamente sui propri passi.
- Come hai detto che ti chiami? -
- Ian. - sorrise, ritrovandosi dopo dieci minuti nella
macchina di Brian e ammirandola proprio come un ragazzino.
- E' una figata quest’auto! -
- Già. - annuì Brian troncando ogni discorso, sperando che il moccioso fosse
veramente bravo a fare pompini. La bocca in quel momento gliel'avrebbe riempita
molto volentieri.
-
Tu che ne pensi? -
- Penso che non dovresti ficcare il naso. - rispose Ben, già sotto le coperte -
Ci pensa già abbastanza tua madre a quello. -
Michael rise e lo seguì, abbracciandolo.
- No, non dire così. - mormorò languidamente - E' che non riesco a fare a meno
di pensarci, Brian sembra così equilibrato... -
- Se son rose fioriranno, diceva qualcuno. - commentò lui baciandogli la fronte
- E stanotte non voglio parlare di fiori. -
Michael fece un sorriso tenero, lasciando vagare la mano sul suo fianco
muscoloso.
- Sì, sono decisamente d'accordo... -
-
Queste sono della parole stupende. - mormorò Ben, Michael gli portò le braccia
al collo, chiudendogli languidamente le labbra.
.Continua.
Come al
solito si ringraziano tutte le persone che hanno messo questa storia tra le
seguite, le ricordate e le preferite, e naturalmente un grazie a quei pochi che
commentano!;)
Grazie,
apprezziamo lo sforzo!
Alla
prossima!