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Shera correva a perdifiato per i meandri della torre oscura, cercando un posto dove rifugiarsi. Trovò il suo ultimo baluardo contro le tenebre tra le pieghe di una tenda e, una volta avvolto nelle sue candide spire, si lasciò scivolare a terra tenendo la schiena attaccata alla parete e si mise a piangere; un pianto sordo, sommesso,  quasi impercettibile.
Mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance pallide, gli tornarono alla mente, anche se in modo confuso e sfocato, gli eventi che nel giro di pochi minuti lo avevano portato a quella corsa disperata: lui ed altri nove valorosi combattenti che varcavano i cancelli della torre nera, la salita sulla grande rampa di scale che si inerpicava  come un gigantesca, immonda serpe verso l’ultimo piano della torre e l’arrivo alla loro meta…la sala del trono!
Ricordava come  loro, i “10 eroi”, erano avanzati spalla a spalla sempre più all’interno del salone ….. e poi le porte si erano chiuse di scatto, isolandoli e spegnendo tutte le candele  presenti in quel luogo maledetto, lasciando il salone illuminato solamente dalla luce dei fulmini che filtrava dalle inmense finestre. Nessuno di loro si era chiesto perché non vi fosse nessuna guardia … ma poco dopo la risposta arrivò da sola.
In pochi attimi due figure erano scese dal soffitto e, silenziose come spettri, avevano dato il via ad un massacro così cruento che neppure il più sadico abitante di questa terra avrebbe saputo descrivere.
Solo lui ed un altro ragazzo di nome Voltok ,si erano salvati: lui era corso a perdifiato giù per le scale e si era poi rifugiato dietro la tenda di quella che doveva essere una sala da pranzo, come testimoniava il lungo tavolone sui cui si potevano notare piatti e posate d’oro accompagnate da bicchieri di diamante. L’altro superstite aveva continuato a correre verso la porta.
Shera sapeva che dirigersi subito verso l’uscita non era consigliabile; infatti i due fantasmi avrebbero prima di tutto controllato che nessun intruso avesse la possibilità di scappare al loro giudizio.
Si passò una mano sulla fronte, stava sudando non certo a causa della paura ma per il caldo!
La temperatura iniziò a salire sempre più e alla fine la tenda prese fuoco, avvolgendo il povero Shera in un turbine di fiamme che poco a poco lo ridussero ad un cadavere bruciacchiato.
Nascosta tra le ombre un’ombra sorrise e, rimettendosi la falce in spalla, si diresse verso l’uscita.
 
Voltok aveva trovato rifugio tra gli immensi scaffali della biblioteca della torre. Nascosto com’era tra quegli antichi tomi, pensava, nessuno avrebbe potuto trovarlo.
Attraverso lo spazio che c’erano tra alcuni libri , scrutava incessantemente la porta della biblioteca…nessuno in vista!
Sospirò sollevato e stava per uscire dal suo nascondiglio quando, sul pavimento, scorse un libro completamente nero sulla cui copertina campeggiava un disegno argentato di un teschio con le orbite in fiamme.
Lo raccolse e iniziò a sfogliarlo quando la temperatura della stanza iniziò a scendere ed una catena con anelli spinati gli avvolse il collo strattonandolo all’indietro. Poi una voce melliflua e fredda come il più rigido degli inverni gli sussurrò all’orecchio.
-Non toccare i mie libri, plebeo…-
Il freddo divenne insopportabile ed in poco tempo Voltok divenne una statua di ghiaccio. Non appena il suo misterioso assassino tirò la catena, Voltok, o ciò che ne rimaneva, crollò in mille pezzi sparpagliandosi sul pavimento.
Dopo aver riavvolto e rinfoderato la sua catena, un’ombra tra le ombre si diresse verso l’uscita ridendo e nella torre nera ritornò il silenzio.